“Qui Radio Potter, benvenuti cari ascoltatori, anche se di solito non lo facciamo, abbiamo accettato una richiesta di una nostra affezionatissima ascoltatrice. << Ciao ladro, sono fenice e dovunque tu sia, questa è per te, con tutto l’amore che posso.>> Ed ora, caro Ladro, Fenice ti dedica il nuovo singolo “Pianeti” di Ultimo.”
Harry aveva già le lacrime agli occhi, Fenice, la sua fenice. Era lei, Ginny, aveva trovato un modo per comunicare con lui. Non poteva crederci, aveva detto “con tutto l’amore che posso”. Amore. Lei lo amava. Mentre una lacrima solitaria gli rigava il volto, sorrise e alzò il volume della radio.
“Io ti aspetto dove il mare non si vede più
Dove il giorno non arriva se non ci sei tu
Dove anche i miei segreti poi si spogliano
Dove gli ultimi hanno forza e insieme cantano
Io ti aspetto giuro che lo faccio dentro un bar
Dove da dentro ti vedrò arrivare
In quel posto che la luna è appesa a un aquilone
Dove si accettano le ansie e diventano cure
Io ti aspetto ”
Harry non poteva crederci, sorrideva mentre le lacrime continuavano a scendere e a rigargli le guance, lei non solo lo amava, ma lo stava aspettando. Lo avrebbe aspettando per sempre. Si chiese se davvero meritasse qualcuno di così bello e così puro come Ginny, e anche se la risposta era no, ringraziava la fortuna, le stelle o qualche dio per averla messa nella sua vita.
“Io ti aspetto nel secondo che precede il tempo
Nelle bugie che non ti ho detto per sentirmi perso
Nei tuoi capelli che non riesco mai a dimenticare”
Harry rise di gusto sta volta, i suoi capelli. Già, nemmeno lui era riuscito a dimenticarli, i suoi rossi capelli così meravigliosi, quel colore e quel profumo, li avrebbe riconosciuti sempre.
“Io ti aspetto perché è nell'attesa che ci riesco
A ritrovarmi a ritrovarti a ritrovare un senso
E tu aspettami lì in alto sulla grande ruota
Dove il mondo è solo un punto da lasciarsi dietro
Prendimi per mano e disegniamo mille passi ”
Harry pianse di nuovo e promise a se stesso che quando e se tutto questo sarebbe finito, l’avrebbe tenuta per mano e avrebbe camminato con lei per il resto della sua vita.
“Come la luce che filtra qui da questa finestra
Come la vita che cambia ma resta la stessa
Come un poeta che bacia il dolore
Come la notte che ruba silenzi e ti regala paure
Io ti aspetto in una stanza che è sospesa in alto
Tra la luce delle stelle 'sto dannato inferno
E vivi tu per me la vita che io rifiuto
Ti aspetto dove ti parlo restando per sempre muto
Che ero un passo da perdere te
Ma tu eri un passo da perdere che
Per tutte quelle sere in cui ti ho persa e neanche so il perché
Che ero un passo da perdere te
E tu eri un passo da perdere me
Io che non ho avuto mai niente di vero a parte te”
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Hermione spense la radio, Harry era seduto a terra piegato su se stesso con le mani in viso e piangeva. Lo aveva visto così solo due volte per la morte di Sirius e per quella di Silente. Si sedette con lui e lo abbracciò stretto.
“Harry, Fenice è Ginny; e tu sei Ladro non è vero”?
“ Si, era uno di quei pomeriggi rubati vicino il lago. Era il tramonto e il sole creava mille riflessi sui capelli di Ginny, sembravano in fiamme, le dissi che sembrava una fenice e che quando saremmo stati soli l’avrei chiamata così. Fu allora che mi disse che mi avrebbe chiamato Ladro, avevo rubato il suo cuore quando aveva solo dieci anni, su quella banchina del treno e che da allora non sarei mai più stato in grado di restituirglielo”.
“Tu la ami” disse Hermione, non era una domanda, solo una costatazione.
“Si io la amo con tutto il mio cuore. Ma è come dice la canzone che mi ha dedicato, siamo ad un passo dal perderci e io non le ho nemmeno mai detto il perché, non sa degli Horcrux, non sa della missione di Silente, non sa nulla ed è l’amore della mia vita, ha almeno il diritto di sapere perché ci stiamo perdendo. Cazzo Hermione, hai sentito la canzone? “Io che non ho mai avuto niente di vero a parte te”. Bhè è una cazzata. Non capisce, sono io che sono perso senza di lei, io che non sono nulla senza lei. Pensa di essere l’unica dei due ad aver perso il cuore, non è così. Lei ha il mio e nemmeno lo sa e forse non lo saprà mai.”
Hermione allora lo strinse forte e gli prese il viso tra le mani: “Te lo prometto Harry, qualsiasi cosa accada, ti prometto che avrai la tua occasione almeno per dirle che la ami. Non preoccuparti, posso vedervi. Tra dieci anni sarete sposati e avrete dei bambini… una James, una Lily, forse anche un Albus! Tornerai a casa da lavoro e la bacerai e ricorderai di questa sera e ti sentirai incredibilmente felice perché già allora vi amavate anche se lontani chilometri. Credici harry. Combattiamo, lottiamo e soffriamo per avere quel futuro.”
Harry abbracciò Hermione e la ringraziò. Andarono a dormire… finchè durante il suo turno di guardia Harry non vide una cerva…
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Erano passati ormai giorni da quando Harry, tramite una radio aveva capito quanto fosse forte l’amore che Ginny provava per lui. Finalmente adesso, dopo le atrocità di Malfoy Manor erano a Villa Conchiglia e tramite Bill, poteva far arrivare anche lui a Ginny il suo messaggio. Bill gli aveva detto che lei era a casa, era troppo pericoloso rimandarla ad Hogwarts, era tornata con lividi e cicatrici. Harry al solo pensiero che qualcuno l’avesse ferita, aveva la nausea, decise che non ci sarebbe stato momento migliore di questo, così consegnò la lettera a Bill, perché potesse darla ai gemelli e a Lee.
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Ginny da ormai un mese era bloccata, letteralmente, a casa della sua odiata prozia. L’unico momento decente era quando veniva Lee e insieme ai gemelli in una delle stanze di questa enorme villa, aveva luogo il miracolo, Radio Potter. Amava l’idea della Radio, in qualche modo loro davano speranza a chi combatteva, che la guerra un giorno sarebbe finita. Erano già tutti alla scrivania, quando Lee iniziò la trasmissione.
“Bentornati a Radio Potter, oggi iniziamo con un’altra insolita richiesta, ma ormai io e i miei amici siamo dei romanticoni e vogliamo continuare ad aiutare la coppia di innamorati divisi. Quindi cara Fenice, Ladro ti dedica questa canzone di Ultimo, “La stella più fragile dell’universo”, ti dice di ascoltarla bene, anzi ecco, ti leggo il biglietto. “Fenice, qui Ladro, ascolta la canzone e sappi che dovunque io sia, dovunque vada, il mio cuore è tuo!” ed ecco infine la canzone… buon ascolto!”
I gemelli guardarono Ginny, loro sapevano tutta la storia, gliel’aveva raccontata per convincerli a mandare in onda la canzone la prima volta e ora videro la loro sorellina, forte e coraggiosa, con le lacrime agli occhi.
Ginny provava nostalgia, felicità di sapere che lui l’amava e profonda tristezza nel capire che questo non li avrebbe avvicinati comunque. Fu allora che partì la canzone…
Se riiniziasse un'altra vita non chiederei
che fosse infinita
mi basterebbe sapere che esisti
che è lo stesso il profumo che indossi
E se non mi conoscessi
farei come ho fatto
dirti che ti aspetto in un posto perfetto
che poi io di perfetto non ho proprio niente
divento perfetto se ti ho tra la gente
comunque con te
comunque vada con te
Ginny sorrise con gli occhi umidi. Il profumo… era fissato col suo profumo, tanto quanto lei lo era col suo. Chissà forse in un mondo in cui Voldemort non esisteva, c’erano Ginny e Harry che si annusavano a vicenda e vivevano di quei momenti. In un mondo diverso, lei gli avrebbe potuto rispondere che tutti i suoi difetti sono perfetti, che lui è perfetto per lei.
Me ne sbatto di tutta sta gente
che non dà peso alle cose importanti
che poi l'amore se infondo ci pensi
è l'unico appiglio in un mondo di mostri
e tu lo descrivi in un modo pazzesco
tu lo rinchiudi in un solo tuo gesto.
Ginny scoppiò a piangere…. Realizzò che davvero lui l’amava, a dispetto della guerra e di tutto lo schifo. Lui l’amava, lei era il suo unico appiglio in un mondo di mostri come Voldemort. Harry, il suo Harry, le bastava una sua carezza per sentirsi amata e forse, dato la scelta della canzone, per lui era lo stesso.
Se riiniziasse un'altra vita non chiederei
che fosse infinita
mi basterebbe sapere che esisti
che è lo stesso il profumo che lasci
E se non mi conoscessi
farei come ho fatto
dirti che ti aspetto in un posto perfetto
Fred la strinse stretta a lui e le baciò la testa. “Ti ama Ginny, se non lo avessi capito, ora lo sai, ti ama.”
E Ginny si asciugò le lacrime e sorrise “ Si lo so, lo aspetto nel mondo perfetto che sta costruendo per noi!”