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Autore: Gemad    18/04/2018    1 recensioni
"Era questione di tempo. Solo una maledetta questione di tempo. Sentì un masso sprofondargli sulla schiena e sulle spalle come se volesse provare a sopprimerlo e a farlo strisciare. Ma non l’avrebbe fatto. Cercava di ritrovare dentro sé stesso tutto l’orgoglio e la grinta che gli restavano dentro sé stesso per affrontare quello che sarebbe stato un evento che avrebbe rimesso in carreggiata la sua famiglia.
Era arrivata l’ora di rimediare e di prendere per mano la sua famiglia e comportarsi da uomo.
La zia Bellatrix aveva ragione".
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il vento soffiava forte e la pioggia si abbatteva incessantemente sul vetro delle numerose vetrate sostituendo la sua furia alla calma e piattezza che poteva trasmettere il sole. La stanza, nonostante il tempaccio che si stava manifestando al dì fuori dell’edificio, era decisamente calda. Un tempo che non si addice all’estate nel clima ma che nella temperatura rispetta i classici standard.
Gli ultimi giorni sono stati decisamente difficili per il ragazzo seduto al centro di una stanza, mentre contemplava il passaggio della natura davanti ai suoi occhi in quanto, probabilmente, manifestava ed esternava il suo stato interno. Teneva la bacchetta appoggiata alla sua scrivania, noncurante del fatto che chiunque potesse entrare aveva la possibilità di attaccarlo, senza avere possibilità di difendersi.
Ma non importava. Era fra le mura di casa sua, la dimora che lo ha ospitato da quando è stato messo al mondo, non poteva assolutamente capitare un evento simile. Nessuno avrebbe osato attaccarlo nella sua stessa camera da letto, simile, in grandezza, ad un vero e proprio salotto. Avrebbe potuto pensarla in questo modo fino al mese scorso, ma non poteva permettersi di pensarla allo stesso modo in quel periodo che si stava rivelando più buio, complicato e terribile del solito. Periodo che, sicuramente, si sarebbe protratto nel corso del tempo.
La sensazione che arieggiava nella sua testa giorno dopo giorno, si avvicinava alla disperazione, siccome tutto quanto poteva peggiorare da un momento all’altro.
Si alzò e smise di osservare il temporale abbattersi sulla sua amata casa e si dirette verso la sua scrivania per afferrare la sua bacchetta e tenerla salda fra le sue mani, al sicuro, pronta ad essere utilizzata, se necessario, contro chiunque avesse tentato di fare del male a lui o alla sua famiglia che, in fin dei conti, era composta esclusivamente da sua madre.
Suo padre li aveva abbandonati contro la sua stessa volontà, portato via dagli Auror e dai funzionari del Ministero, portato via da quelle stesse persone che aveva visto sorridere e temere l’uomo che lo ha cresciuto, l’uomo che aveva sempre ammirato e cercato di imitare in atteggiamenti e modi di vestire.
Quel biondo che avevano in comune, quegli occhi freddi e sprezzanti che gli aveva donato, quella pelle chiara e marmorea e quel nome che, un tempo, avrebbe fatto rizzare i capelli a chiunque avesse tentato di andargli contro. Draco Malfoy si specchiò sul vetro zuppo di acqua e vide un volto consumato, segnato dalla tristezza e dalla presunzione e convinzione che, prima o poi, sarebbe crollato.
Dopo l’incarcerazione di suo padre ad Azkaban, il mondo magico ripudiò lui e sua madre, Narcissa. Vengono trattati peggio della feccia del più insulso degli animali, segregati in casa, Villa Malfoy, fra la servitù che incominciava a chiacchierare. Ma non potevano farne a meno; loro compravano i loro alimenti, loro svolgevano le faccende domestiche, loro cucinavano e loro permettevano a Draco e Narcissa di restare all’interno di Villa Malfoy, lontano dagli occhi giudicanti, severi e sprezzanti della comunità magica.
Ma presto sarebbero andati tutti via. Gli introiti monetari diminuivano e gli stipendi ritardavano ad arrivare. E, altrettanto presto, sarebbero giunti sulla soglia di casa altri funzionari del Ministero che avrebbero portato via tutti i loro beni, tutte le loro ricchezze. Draco non poteva immaginare cosa sarebbe capitato ma non poteva lasciare sua madre da sola, non poteva lasciarla in balia delle mani assassine dell’opinione pubblica e della comunità che l’avrebbero fatta a pezzi.
Se necessario, non avrebbe messo piede ad Hogwarts alla fine di quell’estate pur di badare a sua madre, la donna che aveva sempre badato a lui e che non ha mai mostrato anche un solo accenno di detrazione nei confronti dell’affetto e dell’amore che provava per lui, il suo unico figlio, il frutto del suo ventre. Bellatrix viveva con loro, cercava di portare un minimo di orgoglio verso casa Malfoy, caduta in balia dell’oblio della vergogna.
Parlava con la sorella, Narcissa, sua madre, che non riusciva a non trattenere le lacrime ogni qualvolta Draco terminava di omaggiare tutti quanti della sua presenza all’interno di una qualsiasi casa del maniero. Lo sapeva bene Draco. Le menti di tutti coloro che vivono all’interno di Villa Malfoy sono così deboli e semplici da penetrare.
Ma qualcosa ha turbato l’animo del Serpeverde. Quella visione di infinita tristezza e continua angoscia nella mente della madre che veniva rivolta verso Draco stesso. Uno stato di preoccupazione. Uno stato di preoccupazione verso la sua vita. Alla fine del pasto serale, Draco era uscito dalla stanza, chiudendo a dovere la porta ma restando fermo, con l’orecchio posto sulla superficie liscia e perfettamente pitturata del legno. Aveva sentito i soliti gemiti di tristezza della madre e, ancora una volta, penetrò nella sua mente. Venne pervaso da un gigantesca emozione negativa che circondò tutto il suo corpo, mettendo a dura prova la sanità del suo cuore e della sua stabilità psicologica.
<< Dovresti andarne fiera sorella! >> ammonì Bellatrix con cattiveria, rabbia, come se stesse osservando una grande ingiustizia << Draco stesso ne sarà onorato! È sempre stato il suo desiderio e Lucius l’ha istruito fin da quando non era altro che un moccioso che voleva la sua scopa per giocare a Quidditch! >>.
<< I-il mio un-unico f-figlio >> bofonchiava fra un sospiro e l’altro Narcissa che cercava di non far fuoriuscire dai suoi occhi ulteriore tristezza e ulteriore senso di apprensione. Ma Draco sentiva che la morsa attorno al cuore della madre si faceva sempre più forte e sempre più insistente.
<< Non pensare che non sarebbe mai arrivato il momento. Con Lucius ad Azkaban chi dovrebbe farlo secondo te? E se Lucius fosse deceduto chi avrebbe dovuto prendere il suo posto e chi si sarebbe dovuto occupare della vostra famiglia? >>.
<< T-tu sai per-perché glielo chiederà Bellatrix! >> sbottò Narcissa. << L-lui v-vuole ven-ven.. >> non riuscì a terminare la frase e cercò di reprimere ulteriori gemiti di pianto.
E Draco capì. Non gli servì nemmeno restare all’interno della mente della propria mamma ancora a lungo. Non gli servì nemmeno anche solo tentar di penetrare la mente della propria zia. Aveva capito quello che sarebbe successo di lì a poco. Era questione di tempo. Solo una maledetta questione di tempo. Sentì un masso sprofondargli sulla schiena e sulle spalle come se volesse provare a sopprimerlo e a farlo strisciare. Ma non l’avrebbe fatto. Cercava di ritrovare dentro sé stesso tutto l’orgoglio e la grinta che gli restavano dentro sé stesso per affrontare quello che sarebbe stato un evento che avrebbe rimesso in carreggiata la sua famiglia.
Era arrivata l’ora di rimediare e di prendere per mano la sua famiglia e comportarsi da uomo.
La zia Bellatrix aveva ragione: ora che suo padre non c’era e non poteva essere presente, doveva essere lui a prendere le redini dei Malfoy e di fare in modo che quella terribile situazione che stavano vivendo, cessasse immediatamente. Avrebbe fatto tutto il possibile e, soprattutto, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di smettere di sentire sua madre versare lacrime per un uomo che non aveva al suo fianco e per un figlio, un ragazzo che sarebbe diventato uomo ancor prima che gli potesse spuntare la barba.
La paura crebbe nel momento in cui sentì qualcuno bussare alla porta di camera sua. << Draco? >> era sua madre. Voce asciutta, calma e piatta, sintomo del fatto che, anche per quel giorno, aveva terminato il suo pianto di sfogo giornaliero.
<< Sì? >> chiese.
<< Devo parlarti >>.
<< Non c’è alcun bisogno. Lo so >>.
Una breve pausa arieggiò.
<< Tesoro.. >>.
<< Farò tutto il possibile madre >> disse Draco interrompendola e fissandola ritta negli occhi, con decisione e tentando di non mostrare alcun segno dell’enorme paura e dell’enorme timore che provava al solo pensiero. << Per la nostra famiglia e per te. Anche a costo di diventare un Mangiamorte >>.
<< Non te lo chiederei se non fosse strettamen... >>.
<< Non penso che il Signore Oscuro me lo chiederà >> rispose il biondo interrompendo nuovamente Narcissa.
Un’altra breve pausa piombò fra i due.
<< Molto bene Draco >> era pronta a scoppiare di nuovo a piangere. << Allora seguimi. Il Signore Oscuro.. >>. La interruppe di nuovo. La interruppe senza le parole. La interruppe abbracciandola forte e tenendola a sé, senza mai mollarla, senza lasciarla andare e sentendo le lacrime della madre bagnare la sua maglietta. Non gli importava. Sua madre piangeva per lui e lui, stavolta, cercava di trattenere le lacrime a stento, guardando fuori dalla finestra, tornando a contemplare quel meraviglioso spettacolo della natura. Non aveva cessato di piovere così come non era mai cessata la convinzione che, quel temporale, andava di pari passo all’animo di Draco Malfoy, prossimo a diventare un Mangiamorte.
   
 
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