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Autore: Ily Briarroot    18/04/2018    4 recensioni
La vita di Ai Haibara è sempre stata segnata dalla sofferenza e dall'oscurità, all'interno dell'Organizzazione. Ha voltato pagina grazie all'aiuto di Shinichi, Agasa e i Detective Boys, ma tra i segreti che nasconde ce n'è uno di davvero grande che non ha mai confidato a nessuno e con il quale si ritrova ancora a fare i conti.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Broken 

Primo capitolo

 


Il freddo pungente del laboratorio era il clima ideale per la situazione, abbinato alla perfezione al camice bianco e alle pareti sterili che facevano da contorno a quel luogo quasi perso nel tempo e nello spazio.
 
Desolazione...
 
Tra provette e microscopi, la giovane scienziata si alzò dalla sedia girevole con l'intenzione di scaldarsi bevendo un sorso del caffé preparato da pochi minuti, quando il cigolio della porta la distrasse dai suoi pensieri.
Guardò gli occhi truci dell'uomo appena entrato nella stanza e sospirò. Verdi e glaciali, la scrutavano senza lasciar trapelare alcuna emozione.
"Buongiorno, Sherry."
Lei non rispose, mantenendo lo sguardo fermo su di lui. Dopodiché quest'ultimo le si avvicinò di qualche passo, lo scalpiccio delle scarpe lucide sul pavimento scivoloso, attento a lasciare tra loro qualche centimetro di spazio. Quando lo vide fermarsi, fu sorpresa di notare il suo sguardo perso rispetto a qualche attimo prima, la sua espressione vagamente inebriata da qualcosa.
E Sherry non si mosse, non pensò a nulla. Non aveva paura di lui, lo sentiva. Lo percepiva lì, davanti a se'. Il suo non aver intenzione di spostarsi, il suo respiro. Non era tesa, ma attenta, in attesa di qualcosa che neanche lei riusciva a spiegarsi.
Si riscosse soltanto quando lui le appoggiò una mano sul braccio, in silenzio.
La ragazza sollevò lo sguardo, reggendo quello dell'uomo che aveva davanti.
 
Contatto...
 
E, di colpo, non sentì più il freddo o la voglia di caffé. Non sentì l'implacabile scorrere del tempo che non le avrebbe permesso di terminare e trascrivere i risultati della ricerca, no. Vedeva lui e sentiva tutto il mondo in quel breve contatto. Calore, solo quello. Il calore di quasi vent'anni di affetti non avuti, di sicurezza mai ricevuta. Un calore diverso, quasi possessivo. Solo contatto, solo pelle. Il resto non importava.

 
"... non mi toccare!".
Ai Haibara si svegliò di colpo, senza essersi accorta di aver alzato la voce. Solo un sogno. Un altro, stupido sogno che avrebbe voluto cancellare definitivamente dalla memoria. Sorrise appena quando si rese conto di essersi addormentata, per l'ennesima volta, con le cuffie sulle orecchie. Se le tolse, realizzando in quel momento di aver dormito per almeno un'ora. Si alzò in piedi ancora frastornata e si avviò alla ricerca del dottor Agasa, tentando di pensare ad altro. A qualunque altra cosa che potesse aiutarla a riprendersi da ciò che aveva rivisto per l'ennesima volta.
"Tutto bene, Ai?".
La bambina sentì la voce dell'anziano da dietro la porta del corridoio e decise di raggiungerlo, spalancandola.
"Sì, tutto bene. Devo essermi addormentata e... Shinichi? Cosa ci fai qui?" chiese poi lei, notando il bambino con gli occhiali alle spalle del professore. L'espressione della castana si trasformò quando capì che lui non le avrebbe detto la verità. Come sempre, d'altronde.
Lo intuì dalla solita risatina che faceva quando lo coglieva sul fatto e ne ebbe la prova quando lo vide cercare con lo sguardo l'appoggio del dottor Agasa.
"Ehm... ecco, mi ha chiamato il professore per farmi vedere una cosa. Non c'è niente di cui preoccuparsi" disse Shinichi, poggiando una mano sulla nuca. Inizialmente lei non gli rispose. Sapeva che stava mentendo, ne aveva la certezza. Ma, in quel momento, non riusciva a farne una priorità.
"D'accordo, io vado a farmi una doccia" rispose solo Ai, voltandosi.
"Aspetta!".
Il detective la afferrò per il braccio e la bambina rimase impietrita, di marmo. Senza capire. Quel tocco, allo stesso modo. Subito dopo il sogno, quel sogno.
Lui si stupì della sua reazione e la lasciò andare con calma. Forse aveva agito con troppa foga.
"Cosa c'è di urgente?!" gli chiese, nel vano tentativo di mantenere l'impassibilità nello sguardo.
"No, ecco... " cominciò Shinichi, scrutandola "volevo solo chiederti perché hai urlato in quel modo. Hai sognato... qualcosa di brutto?".
Nonostante le provocazioni e frecciatine che si scambiavano, lui si fidava ormai totalmente delle percezioni che aveva quando qualcuno di loro si trovava nei dintorni e anche del panico spontaneo che l'assaliva quando la sensazione era talmente forte da bloccarla. E, anche adesso, quella frase che poteva benissimo dipendere da un sogno - o forse no - lo stava facendo pensare.
Ai scosse la testa, sospirando.
"Sto lavorando troppo. Solo questo".
Tirò appena un sorriso e si avviò verso il bagno, lasciando il detective lì, fermo, tentando di capire. La seguì con lo sguardo, finché non gli venne in mente una frase. La stessa frase, detta in un'altra circostanza, molto tempo prima.
 
Non mi toccare, ti prego!
 
Ayumi aveva scostato di colpo la mano dal braccio della castana, stupefatta, quando le aveva quasi urlato contro. Ai non stava guardando la bambina dai grandi occhi azzurri in quel momento, non stava guardando nulla. Erano in classe, la stessa classe che condividevano con altri bambini di sette anni, ma lei era lì solo fisicamente. Era la prima volta che la vedeva così sconvolta e solo in seguito ne apprese il motivo.
 
Ho sognato Gin
 
E l'avevano incontrato, all'improvviso, all'uscita da scuola. Shinichi era riuscito a salvarla per poco, per molto poco, quella volta. E lei era spaventata, spaventata da altri contatti, spaventata da altre voci. Immobilizzata tra le voci delle persone, lei in quel momento ne sentiva una soltanto. E sul tetto, quando era corso a salvarla, la giovane donna che era tornata a essere in quel momento non guardava con la stessa paura di sempre gli occhi del suo aguzzino. Aveva uno sguardo carico di rassegnazione e, a tratti, di sfida. Ma aveva retto bene quello di ghiaccio, persino mentre aveva creduto di stare per morire.
Il detective decise di non fidarsi delle sue parole, mentre ripercorreva con la mente quella giornata d'inferno.
 
Ai, sotto la doccia, chiuse gli occhi a quel ricordo, mentre l’acqua calda le scivolava lungo il corpo.
 
Non mi toccare
Non mi toccare più


Rivedeva la piccola Ayumi spaventarsi, gli altri guardarla stupefatti. Poco prima aveva pensato a lui, ai suoi capelli biondi, al suo sguardo di assassino. E subito dopo, il contatto della bambina le aveva dato fastidio. Ripensava a tutto ciò mentre lasciava che la schiuma lavasse via tutto, lavasse via l’incubo, l’adolescenza, la sua vita da Shiho Miyano. Una vita piena di oscurità e dolore, una vita vuota e priva di affetto, priva di amore se non per quello verso una persona che non c’era più. Le lacrime si mescolavano al getto d’acqua bollente, in balia di quel qualcosa che non la faceva respirare.
  
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