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Autore: LaTuM    21/04/2018    7 recensioni
Oscar era sempre stata pronta a tutto, non si era mai fatta intimidire da un duello, fisico, di spada o pistola che fosse. Quello che la coglieva impreparata non era dover tirare un pugno a un uomo in un combattimento, quanto ritrovarsi bloccata dal corpo di uomo che la stringeva con l’intento di baciarla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi appartengono a Riyoko Ikeda. La storia appartiene a se stessa. Io scrivo solo per diletto ma non ci guadagno nulla.

I fatti narrati fanno riferimento principalmente al manga.

 

Dammi mille baci, e quindi cento

 

Viviamo, mia Lesbia, e amiamo

e ogni mormorio perfido dei vecchi

valga per noi la più vile moneta.

 

Il giorno può morire e poi risorgere,

ma quando muore il nostro breve giorno,

una notte infinita dormiremo.

 

 

Oscar era sempre stata pronta a tutto, non si era mai fatta intimidire da un duello, fisico, di spada o pistola che fosse. Sapeva sempre cosa fare e, il più delle volte, era lei a uscirne vincitrice; c’era chi diceva che andava così perché era agile, perché era stata ben educata alle armi – e anche quello valeva – ma lei era forte. Forte come nessuna donna avrebbe mai potuto essere semplicemente perché, alle donne, non era permesso essere forti. Per lei era sempre stato normale, aveva cominciato a essere strano crescendo, quando e si era resa conto che la sua voce e il suo corpo erano mutati diversamente rispetto a quello di André, ma comunque il suo spirito e il suo carattere erano rimasti quelli di sempre. Quando era stata costretta a scegliere cosa fare della sua vita, se indossare o meno l’uniforme da Capitano delle Guardie Reali, alla fine aveva deciso di mettere da parte quelle che potevano essere le sensazioni e i conflitti che sentiva dentro di sé e aveva accettato le decisioni di suo padre. Non lo aveva mai rimproverato per averla voluta crescere come un maschio, le aveva permesso di avere una libertà che a tutte le alte donne veniva negata, non era stata costretta a indossare scomodi abiti e starsene imbellettata in un salotto a spettegolare o, ancora peggio, sposare qualcuno solo perché così andava fatto.

Oscar era sempre stata pronta a tutto, non si era mai fatta intimidire da un duello, fisico, di spada o pistola che fosse. Quello che la coglieva impreparata non era dover tirare un pugno a un uomo in un combattimento, quanto ritrovarsi bloccata dal corpo di uomo che la stringeva con l’intento di baciarla. Il tocco degli uomini era così diverso, non era carico di rabbia e di odio, ma la voglia di sopraffarla che univa al desiderio che provavano per lei, nonostante Oscar non si capacitava come fosse possibile.

La prima volta accadde con André, nessuno prima di allora, nemmeno Fersen che lei tanto aveva desiderato, l’aveva mai guardata – e benché meno toccata - in quel modo. Non era la presa che di solito usavano per bloccarla in un combattimento, quello di André era stato un tocco diverso. Era gentile, ma al tempo stesso non ammetteva repliche e lei si era ritrovata in balia degli eventi. Lui l’aveva dapprima abbracciata con garbo ma, certo del suo rifiuto e con anni di sentimenti soffocati alle spalle, l’aveva poi afferrata con forza, baciandola contro la sua volontà e spingendola sul letto. Quello che spaventò Oscar, che la spaventò davvero era il fatto che quanto stava accadendo era completamente nuovo ed estraneo a tutto ciò che sapeva. Le era stato insegnato come allontanare e combattere un nemico, non un amante. Per quanto simile, l’atto e i gesti erano del tutto diversi. E lei non aveva saputo cosa fare. Il terrore nei suoi occhi quando André le strappò la stoffa della camicia, fece gelare il sangue nelle vene dell’uomo che si rese conto di aver esagerato e che Oscar era ancora troppo malata dell’amore per Fersen e lei non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti. André si era allontanato e aveva abbassato gli occhi mesto, promettendole – onorando in seguito la sua promessa - che mai e poi mai avrebbe mai più fatto nulla del genere. In cuor suo Oscar però l’aveva già perdonato; era André, non avrebbe potuto fare altrimenti. Quell’uomo, che così tanto le aveva dato tacendo il suo amore sofferto per anni, si era immediatamente fermato nonostante il desiderio che aveva di lei. Gli era bastato sapere di averla spaventata e non aveva potuto fare altro che chiedere perdono e andarsene. Proprio per questo Oscar non aveva potuto fare altro che perdonarlo, per quanto incredula e sconvolta all’idea che qualcuno potesse desiderarla. Aveva tanto agognato di poter suscitare quei sentimenti nel cuore di Fersen, ma l’uomo era follemente innamorato della Regina anche se, nonostante l’amore fosse pienamente ricambiato, era un amore impossibile che stava portando tutti e tre a una lenta e triste agonia. E ora si era unito anche André, in quella catena di amori impossibili o non corrisposti. In quell’occasione, molto più di altre, Oscar aveva domandato al Signore perché non l’avesse fatta nascere uomo così da risparmiarle a lei e André il dolore di quell’amore così triste.

Se fosse nata uomo però, non sarebbe stata diversa da molti altri nobili della Guardia Reale che avevano ben poco da dimostrare. Il suo carattere era stato forgiato da un padre severo e dal suo essere donna, dal dover sempre dimostrare – facendolo nel migliore dei modi – di essere all’altezza del ruolo di Capitano e poi Comandante che aveva ricoperto. Si era ripromessa che mai più nessuno l’avrebbe toccata senza che lei lo volesse, benché meno avrebbe permesso che qualcuno la baciasse senza il suo consenso, ma fu ben presto smentita.

L’episodio più spiacevole avvenne per causa di Girodelle, anche se lei stessa in quel frangente aveva abbassato la guardia, forse perché era accaduto lo stesso con André non molto tempo prima e non credeva che qualcun altro potesse essersi interessato a lei, o forse perché lei non mai preso in considerazione Girodelle, non dal punto di vista sentimentale, per lo meno. Per anni lei era stata il suo comandante, e improvvisamente i ruoli si sarebbero dovuti invertire? No, non era cosa. Il Generale Jarjayes aveva in parte compreso i dubbi di Oscar, ma era ancora ben intenzionato a darla in moglie a qualche nobile. Era un uomo buono, in fondo non la stava obbligando con la forza, ma era anche un uomo che quando si metteva in testa qualcosa, non c’era modo alcuno di dissuaderlo. Così Oscar dovette assecondarlo ma a modo suo, con la tipica obbedienza di un figlio, ma la furbizia delle donne che più e più volte aveva visto nelle dame che frequentavano la Reggia. Avevano organizzato un grande ballo a cui avrebbero preso parte i suoi pretendenti, Oscar aveva fatto chiamare il miglior sarto di Parigi affinché le cucisse un meraviglioso abito che avrebbe stupito tutti. E in effetti aveva davvero stupito tutti, non solo per il fatto che si era presentata con una replica più fine ed elegante di quella che era a sua divisa da Generale di Brigata, ma aveva fatto del suo meglio per fare scalpore e non essere considerata un buon partito da sposare, dall’invitare i suoi soldati a palazzo (garantendogli così anche un lauto pasto), al ballare con quante più dame possibile che non desideravano altro che ricevere le sue attenzioni, fino a chinarsi sul volto di Flora per saggiare lo loro labbra… Questa volta era stata lei a baciare per prima, ma aveva dovuto fare del suo meglio per non mettersi a ridere mentre lo faceva. E tutte quelle dame sembravano così felici per quel suo gesto che camminavano a due metri da terra per la gioia. Ma se molti dei presenti al ballo erano rimasti basiti dai suoi modi, Girodel non sembrava minimamente impressionato, anzi. A dire il vero la cosa l’aveva in qualche modo divertito e compiaciuto. Forse perché lui, più di molti altri, forse più dello stesso generale Jarjayes, era perfettamente consapevole della femminilità di Oscar.

Quando oramai il ballo era degenerato a causa del comportamento di Oscar e della presenza dei soldati della Guardia al ricevimento, lei si era potuta dire soddisfatta e si era diretta verso le scale che portavano alle sue stanze; prima che potesse salirle però, era stata bloccata dalla voce di Girodelle che la chiamava e che si congratulava con lei per lo spettacolo che aveva dato. Oscar l’aveva guardato storto e mentre lui le diceva chiaramente che le faceva pena perché non aveva idea a quale felicità stava rinunciando, dicendosi comunque ancora disposto ad accoglierla e rendere degna la sua vita di donna cancellando la tristezza e le lacrime che vivevano in lei. Oscar si era sentita stordita da quelle parole fredde ma pronunciate con calore, così dure e al tempo stesso così vere. Girodelle si era accorto dell’effetto di quanto aveva detto su Oscar così, senza aspettare che lei avesse modo di riprendersi dallo stupore, le aveva afferrato le mani e si era chinato sul suo volto di lei, andando a congiungere le proprie labbra con le sue. Fu solo una questioni d pochi istanti prima che Oscar lo spingesse lontano da lei voltandosi e correndo su per le scale. Girodelle probabilmente credette di averla spaventata, ma in realtà Oscar in quel momento riusciva solo a pensare che quelle non erano le labbra calde e morbide che lei conosceva, quelle che già l’avano baciata ricoprendola d’amore. Di certo André l’aveva spaventata quella volta, ma ora non riusciva a non pensare alle sue labbra e tutto quello che sentiva era un dolce dolore che era certa di non aver mai provato in vita sua. Il bacio di Girodelle, quel bacio non desiderato le aveva fatto tornare alla mente quel bacio inaspettato di André.

Nel frattempo disordini Parigi crescevano e una sera, tonando a casa nella carrozza della famiglia Jarjayes, lei e André vennero aggrediti, la carrozza rovesciata e tutto divenne molto confuso. La folla urlava, mille braccia li strattonavano, qualcuno gridava ‘impicchiamoli’, chiamavano André nobilastro, quando lui invece nobile non era e ora rischiava la sua vita solo perché viaggiava con lei. Oscar faticava a vedere quanto stava accadendo quando improvvisamente venne scossa da qualcuno. Era Fersen. Fersen… Quanto tempo era passato. Quanto... ANDRÉ! Oscar si riscosse in un istante e iniziò a urlare che il suo André era in pericolo. La folla che lo trascinava via, lontano da lei. André, il suo André era in pericolo. Fernen la guardò dubbioso per qualche istante prima di annuire, rassicurandola che sarebbe andato immediatamente a salvare André. E così aveva fatto ed entrambi, anche se un po’ malconci erano riusciti a tornare a casa non molto sani, ma sicuramente salvi.

Passarono diversi giorni dalla sera a Saint Antoine prima che Oscar incontrasse nuovamente Girodelle e in lei continuavano a crescere i sensi di colpa per non essere riuscita a salvare André, per averlo lasciato in mezzo al pericolo, per non aver fatto nulla per salvarlo quando lui si sarebbe buttato nel fuoco per lei.

“Mi amate veramente, Girodelle?”

“Non mento, io amo solo voi.”

“Giuri che è vero amore?”

“Lo giuro!” Era serio, non c’era traccia di menzogna né nel suo sguardo né nelle sue parole.

“Allora maggiore Girodelle, non è forse vero che non si vuole l’infelicità della persona che si ama…?”

“Certamente...”

“Maggiore Girodelle… c’è un uomo che… che probabilmente se mi sposasi con qualcun altro ne morirebbe. Mi ama così tanto...” era la prima volta che Oscar diceva ad alta voce che qualcuno… che André l’amava “Se lui fosse triste, anch’io sarei la persona più infelice su questa terra.”

Girodelle le rivolse uno sguardo stupito e al tempo stesso feroce. Stupito perché non credeva che Oscar sapesse, feroce perché per colpa di quel servo, lui non avrebbe potuto averla.

“Parlate di André Grandier? Significa che non vi sposerete mai per lui?”

Oscar ricambiò il suo sguardo con la sua solita determinazione di chi non è disposto a farsi intimidire dal proprio interlocutore.

“Ma lo amate?”

“Non lo so...”*

E in effetti non lo sapeva, era solo certa che lei non voleva far soffrire André per questo, non voleva che la vedesse andare all’altare con qualcuno che non fosse lui, perché sapeva che sarebbe morto di dolore e la morte di André era una cosa che per Oscar era assolutamente inconcepibile. Era forse amore questo? Non lo sapeva. Aveva amato solo una persona nella sua vita, aveva sofferto per Fersen, aveva desiderato che non morisse quando era in America, era stata felice di averlo visto vivo al suo ritorno, ma avrebbe davvero sofferto allo stesso modo se non avesse più fatto ritorno?

Girodelle le baciò la mano. A lui, come spiegazione, bastava.

Oscar ripensò a quanto era successo, al fatto che con quel matrimonio suo padre voleva proteggerla dai tumulti e dalle scelte avventate che avrebbe potuto fare insieme ai suoi soldati. Voleva proteggerla e il modo migliore per farlo sarebbe stato darla in sposa a Girodelle – o a qualche altro nobile. Perché lei avrebbe potuto sposare solo un nobile. E se invece… se invece avesse potuto sposarsi con qualcuno non nobile di nascita? Forse sarebbe stato più facile? Forse sarebbe stata al sicuro? Probabilmente no, perché non avrebbe mai accettato a pieno il ruolo di moglie. Era cresciuta come un soldato, come un uomo, usava epiteti e riferimenti maschile quando parlava in prima persona. Come poteva pensare di fare la moglie? Non era tagliata per quel ruolo.

Nuovamente però, nella vita di Oscar, ci fu di nuovo un bacio inaspettato che la colse di sorpresa, ma il pensiero di quel bacio la rendeva triste, perché era il bacio che il piccolo principe Joseph le aveva dato l’ultima volta che l’aveva vista, non molto prima di morire. Le aveva chiesto di aspettarlo perché lui sarebbe rinato, forte e robusto e allora l’avrebbe sposata. Era un ricordo triste, di uno dei momenti più dolorosi della sua vita, in cui oramai stava voltando le spalle alla famiglia reale e diventando sempre più fedele ai suoi soldati della Guardia e di conseguenza, al popolo. Ancora non sapeva cosa sarebbe successo, ma la sua vecchia vita di nella Guardia Reale le sembrava oramai così lontana. Sembrava passata un’eternità da quando era diventata Capitano e aveva assunto l’incarico di difendere Maria Antonietta. E forse, l’eternità era passata davvero.

Ben presto però a riscuoterla dai suoi pensieri, arrivò di nuovo un altro bacio inaspettato, e questa volta Oscar non avrebbe potuto assolutamente prevederlo. Era da più di un mese che lei e i suoi uomini presidiavano i luoghi in cui si stavano tenendo gli Stati Generali ma, sebbene i lavori stesso procedendo a rilento, fino a quel momento non si erano verificati particolari disordini. Le richieste del Terzo Stato erano però sempre più insistenti e mettevano sempre di più a rischio i privilegi dei nobili così, Oscar ricevette l’ordine di impedire l’accesso alla sala dell’assemblea ai membri del Terzo Stato, a membri regolarmente eletti dal popolo che avevano tutto il diritto – e il dovere – di presenziare ai lavori. Nessuno avrebbe mai dovuto impedirgli l’accesso a quella sala e lei con i suoi uomini – che avevano il compito di difenderli senza distinzione di classe - avrebbero dovuto eseguire quell’ordine infame. Il popolo però non si fece abbattere e si riunì altrove, giurando che si sarebbero impegnati fino a che non fossero riusciti a dare una costituzione alla Francia. A fronte di quel movimento popolare, il Re dovette riaprire la sala dell’assemblea anche ai membri del Terzo Stato che però, nel tentativo di umiliarli e demotivarli, dovettero aspettare ore e ore sotto la pioggia affinché potessero entrare, ma solo da una porta sul retro.

Oscar ribolliva di rabbia di fronte a quegli ordini e non si capacitava come tale ingiustizie provenissero da persone che aveva conosciuto e servito fedelmente per anni, convinta del loro animo buono e del loro senso di giustizia. Vedere la vita con gli occhi del popolo era diverso che osservarla dalle eleganti finestre di Versailles. Tutto era molto più duro, ruvido e non c’era nulla che brillava, ma solo gli animi ardenti di chi lottava per qualcosa di più grande. Oscar provò a far ragionare il marchese che bloccava il passaggio ai membri del Terzo Stato, nonostante Robespierre l’avesse rassicurata che loro avrebbero aspettato e non si sarebbero fatti scoraggiare da questo atteggiamento e dalla pioggia. Ma se Oscar comprese il discorso di Robespierre che cercava di tenere sotto controllo la situazione e placare quegli animi ardenti, Alain divenne cieco di rabbia e iniziò a correre verso quel Marchese che così tanto aveva offeso le persone che ancora attendevano di entrare. Oscar lo vide sguainare la spada a correre verso l’entrata, parandosi davanti a lui intimandogli di non fare sciocchezze. Sapeva che Alain oramai ragionava solo con il cuore e che dopo quanto era accaduto a Diane, il suo odio per l’aristocrazia non aveva fatto altro che incendiarsi sempre di più.

“Non fare fesserie!” gli aveva urlato contro, bloccando qualsiasi suo tentativo di offesa.

“Non intrometterti!” le aveva intimato lui, prima che qualcosa nel suo sguardo cambiasse. I suoi occhi erano velati dalla disperazione e dalla fatica. Oscar cercò i capire cosa volesse fare, ma ancora una volta invano. Lui le prese i polsi e la spinse contro il muro, con forza e delicatezza. Oscar sbarrò gli occhi sentendo le labbra del suo soldato scontrarsi con le sue. Proprio Alain che l’aveva sfidata, proprio lui che non aveva accettato il suo arrivo e che disprezzava quelli come lei per quanto era accaduto a Diane. Alain, rude ma delicato, la stava baciando, nonostante lei stesse cercando di sottrarsi a lui, ma più lei si divincolava, più Alain rafforzava la presa fino a che qualcuno non lo fermò. Era André, che era corso in suo soccorso e che aveva afferrato il braccio del suo compagno spingendolo dietro la schiena, quasi a spezzarglielo se non l’avesse lasciata andare. Era pronto a scagliargli un pugno in pieno viso quando improvvisamente André si fermò. Aveva visto qualcosa negli occhi di Alain che gli avevano impedito di continuare. Oscar era rimasta immobile ad osservarli, per niente desiderosa che tra i due scoppiasse un conflitto. Semplicemente Alain aveva abbassato lo sguardo, forse in segno di scusa, e se n’era andato mentre gli occhi di André si erano fatti ancora più tristi.

Ancora una volta un bacio da qualcuno di inaspettato, ancora una volta Oscar non aveva saputo reagire ed era dovuto arrivare André in suo soccorso perché lei, gli uomini sapeva prenderli a pugni in combattimento, ma quando questi la trattavano come una donna, lei rimaneva inerme, completamente senza difese.

E infine ci fu ancora un bacio, ma questa volta fu un bacio che lei stessa aveva cercato e non aveva provato alcun desiderio di sottrarsi.

Accadde dopo che lei e i suoi soldati si erano rifiutati di sparare sulla folla: loro erano stati arrestati per insubordinazione e tradimento, lei sarebbe stata costretta a riconsegnare i gradi militari ma, appena arrivata a casa, ad attenderla c’era suo padre, livido di rabbia per le sue azioni.

“Inginocchiati e togliti le medaglie!” le aveva urlato contro.

“Non lo farò finché non arriverà la sentenza ufficiale” aveva risposto lei calma ma determinata.

“Non c’è bisogno di una sentenza ufficiale, traditore!” aveva urlato nuovamente suo padre sguainando la spada.

“Se anche tutte le casate nobili abbandonassero la corona, non ammetto che nella famiglia Jarjayes ci sia un traditore! Sarò io stesso a giustiziarti!”

La spada del generale si stava avvinando sempre di più, finché il braccio dell’uomo non venne bloccato da André, sordo alle proteste, sordo allo scherno del generale quando gli disse che sarebbe stato lui a pugnalarlo e poi sarebbe scappato con Oscar, anche se non avrebbe potuto sposarla perché non aveva niente da offrirle.

“Vi prego di uccidere me in cambio della vita di Oscar, anche se forse nemmeno dieci delle mie vite potrebbero valere quanto la sua…”

Oscar sbarrò gli occhi esterrefatta alle parole di André, pronto a dare la vita per lei come molti anni prima lei era stata pronta a fare per lui per salvarlo da morte certe quando era stato accusato di aver causato l’incidente a cavallo a Maria Antonietta.

Furono salvati entrambi dalla voce di un messo che annunciava che la punizione prevista per Oscar era quella di riconsegnare i gradi militari, senza nessuna altra sanzione. Oscar ebbe la netta sensazione che suo padre fosse in fondo rincuorato da quella notizia, perché deluso dal comportamento di Oscar e il suo tradimento, così come sorpreso della dichiarazione di André. Non aveva detto nulla di esplicito, ma era difficile interpretare in modo differente le sue parole, a maggior ragione ora che Oscar sapeva, dopo quella notte, dopo quel bacio… Si rese conto che era stata una stupida a credere di poter vivere da sola come un uomo. Non era stata in grado di salvare i suoi soldati, non era stata in grado di difendersi di fronte a suo padre. Era stato André a salvarla, così quel giorno come molti altri ancora nella loro vita.

Oscar si appoggiò a un tavolino e portò un braccio di lato, bloccando il passaggio ad André. Oramai non poteva più negarlo a nessuno e neanche a se stessa.

“Ti amo...” aveva sussurrato Oscar, dando così forma a quei sentimenti confusi che le stavano divorando l’anima e il cuore.

“Ma tu come puoi amarmi quando non sono in grado di fare nulla da sola, Andrè? Giuri di amare per tutta la vita solo me?” gli domandò Oscar con tutta la disperazione che sentiva, tutto il dolore che aveva provato si era dissipato in un istante. Era bastato essere onesta con se stessa e con l’uomo che da sempre la seguiva, la salvava e l’amava.

E André le corse incontro, abbracciandola e stringendola a sé, come aveva desiderato fare per anni. E ora erano lì in carne e ossa l’uno tra le braccia dell’altro, come una profezia che finalmente si stava compiendo, come se il destino avesse predetto che fossero dovuti essere lì, in quel momento. Insieme.

“Vuoi mille o diecimila giuramenti Oscar? Per me le parole che contano solo due e sono le parole più importanti della mia vita. Ti amo... Sono così felice di essere nato.”

Oscar poteva sentire la voce di André tremare dall’emozione e lo stesso avrebbe fatto la sua, se solo avesse avuto la forza di parlare, di dire altro. Ma il suo cuore era troppo concentrato sulle mani di André che delicatamente le prendevano il viso, avvicinandolo a suo, e Oscar finalmente poté risentire la sensazione delle labbra di André sulle sue. Le sue labbra calde e morbide coprivano la sua bocca teneramente. Quello era il bacio che Oscar conosceva, e l’unico bacio che avrebbe voluto per sempre.

 

 

Tu dammi mille baci, e quindi cento,

poi dammene altri mille, e quindi cento,

quindi mille continui, e quindi cento.

 

E quando poi saranno mille e mille

nasconderemo il loro vero numero,

che non getti il malocchio l’invidioso

per un numero di baci così alto.

 

Catullo

 

Note dell’autrice:

* Questo dialogo viene dal #36 dell’edizione Granata Marzo 1994

Il titolo della storia è ovviamente un verso della poesia di Catullo.

 

Ho scritto la prima prima storia su Lady Oscar nel 2005 quando ero in quarta liceo durante un’interrogazione (non mia) di storia. *guarda l’orologio* Sono giusto passati giusto un “paio” d’anni dal mio secondo tentativo di scrivere qualcosa su questo fandom! Sarà che il finale è così (tristemente) perfetto che mi viene difficile concepire un seguito, così rileggendo il manga mi sono accorta di come Oscar non abbia mai problemi a duellare, ma quando un uomo prova a baciarla, viene sempre colta di sorpresa incapace di reagire. E da lì è venuto fuori questo.

   
 
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