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Autore: effy_14    22/04/2018    7 recensioni
[ FF partecipante al 1° contest indetto dal GdR One Piece Caffè - Cambia la scena ]
Quello di fronte a lui, il temuto e pericoloso criminale che ammazzava pirati a sangue freddo, altri non era che un ragazzo, della sua età forse, al massimo di pochi anni più grande.
Si stupì di non averlo mai notato prima, fermandosi solo all’apparenza della storie che lo circondavano. Provò un po’ di tristezza per lui, ripensando alle parole di prima: credeva che avrebbe avuto salva la vita, ed invece il suo destino era bello che segnato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Trascinò stancamente il moccio bagnato sul pavimento prima di rimetterlo, finalmente per l’ultima volta, nel secchio. Un sospiro di stanchezza uscì dalla sua bocca: anche il corridoio delle cucine era pulito.
Era stata una settimana infernale. Si trova in quella base solo da un paio di mesi, ma già aveva capito che la settimana del turno di pulizia non gli sarebbe mai andata a genio. Quella della guardia notturna non gli dispiaceva e nemmeno quella del pattugliamento dell’isola, ma la sua preferita era indubbiamente la settimana della mensa.
Un ampio sorriso si allargò sul viso del giovane al ricordo di tutti i cosciotti di pollo “fregati” dai piatti dei suoi compagni d’armi.
Mise al proprio posto gli “attrezzi da lavoro” e si precipitò nella sua camera per potersi togliere grembiule e guanti. Rassettò la divisa davanti allo specchio e si posizionò meglio il berretto sulla testa.
Era vero che non sopportava la settimana delle pulizie, ma era altrettanto vero che quelli erano i giorni in cui aveva più libertà di uscire e di poter fare il giro del paese, o meglio: delle locande del paese. Un sonoro brontolare allo stomaco lo riscosse dai sui pensieri portandolo a precipitarsi giù per le scale.
Una volta uscito dal portone, e abituati gli occhi al sole cocente di quella splendida giornata, buttò , come ogni volta, lo sguardo sul cortile dove era tenuto il prigioniero. Era li da parecchi giorni ormai, appeso a quella croce senza ne cibo ne acqua, ed un po’ gli dispiaceva.
Più che dispiacere provava rabbia ogni volta che ripensava al motivo per il quale era stato “catturato”.
- Pff se non lo avesse fatto fuori lui quel lupaccio ci avrei pensato io!!-
Si fermò di colpo girando la testa a destra e sinistra per verificare che nessuno lo avesse sentito. Non che avesse paura di rispondere a tono a quella pulce di Hermeppo, ma era già al secondo richiamo non ufficiale e il terzo sarebbe arrivato direttamente ai piani alti.
Si massaggiò la testa in un riflesso incondizionato al pensiero dell’ennesimo pugno contro di lui: no, decisamente non era il caso.
Stava per avviarsi fuori dal cancello quando con la coda dell’occhio vide un movimento strano. Si bloccò, girandosi di scatto, e vide una persona parlare con il prigioniero. Corse subito verso il cortile pronto ad intimare l’intruso a lasciare immediatamente il campo, ma, inquadrata bene la figura, si accorse che altro non era che una ragazzina. Fece per rallentare, più  tranquillo, quando l’idea che fosse “solo” una ragazzina davanti ad uno pericoloso criminale, gli fece riprendere la corsa.
Non conosceva bene il detenuto, ma dalle storie che giravano sul suo conto, tutt’altro che rassicuranti, non poteva rimanere impassibile.
Si fiondò sulla ragazzina spostandola dalla posizione in cui era e proteggendola con il suo corpo.
-Che cosa ci fai qui? Sei pazza? – parlò sempre fissando avanti a se, per non perdere nessun movimento del ragazzo legato alla croce.
-Lasciami passare Luffy, lui non mi farà del male! – quella vocina, bambinesca ma decisa lo riscosse dalla sua posizione. - Rica?!Ma che cosa stai facendo?- solo allora si accorse che la piccola teneva tra le mani qualcosa.
-Lui mi ha salvato la vita: non è pericoloso! Quel lupaccio mi voleva mangiare e lui lo ha fermato, e voi anziché ringraziarlo lo avete costretto qui senza cibo e senza acqua! – uno sguardo deciso lo trapassò quasi da parte a parte. La vide scansarlo e passare davanti a lui senza il minimo problema.
- Ti ho fatto questi con le mie mani!! Sono Onigiri: ti piacciono?? –
Il ragazzo con la bandana, rimasto fermo con lo sguardo basso fino a quel momento, alzò la testa verso al bambina e con molta calma fece sentire al marine la sua voce per la prima volta.
- Ti ringrazio mocciosa, ma non posso mangiare, altrimenti romperei il mio patto e non potrei più essere libero. Se diguino almeno per un mese sarò libero, parola del figlio di Morgan. -
Il moro fece un smorfia di disappunto a quella frase, ma di cosa stava parlando? Lui non aveva sentito parlare di nessun patto del genere, anzi, a quello che sapeva lui, di li a pochi giorno il Cacciatore di Pirati sarebbe stato ucciso!
Vide la bambina abbassare il piatto che porgeva fiera al verde e fare un espressione triste. Stava per dire qualcosa quando l’irritante voce del figlio del Capitano giunse alle sue orecchie.
-Bene bene bene! Cosa abbiamo qui? Come mai tutta questa folla davanti al MIO prigioniero? –
Lo stomacò gli si rivoltò al suono di quelle parole, dette con così tanto disprezzo e superbia, ma tentò di contenersi, per evitare il peggio.
Dopo aver fatto il saluto a quello che sarebbe dovuto essere “un suo superiore” iniziò a spiegare i fatti.
- La piccola Rica, della taverna in paese, voleva portare del cibo al prigioniero signore, la stavo giusto allontanando da...- Non così in fretta cadetto!- lo interruppe con tono superiore l’altro.
- Mmm…ma tu non sei la mocciosetta che ha fatto uccidere il mio amato lupo? – disse avvicinandosi al viso della bambina.
- Il suo lupo cattivo mi stava per mangiare!! – rispose quella a tono sorprendendo tutti, compreso il moro. Si mise subito in mezzo ai due, avendo intravisto la smorfia di disappunto sul viso del biondo. - Come le dicevo Signore la stavo per riportare a casa. –
-Fuori dai piedi pivello! Questa ragazzina ha osato mancarmi di rispetto e va puntita! – sentì la manina di Rica stringergli il pantaloncino impaurita – Ma oggi mi sento buono e quindi mi accontenterò di prende quegli invitanti Onigiri e gustarmeli io, al posto del nostro ospite.- Lo vide allungarsi sul piatto e portarselo alla bocca – Anzi no, ora non ho fame! –
Il gesto e la risata che seguirono ebbero il potere di fargli ribollire il sangue nelle vene. Quell’inetto aveva rovesciato l’intero piatto di riso per terra, pestandolo poi con il piede più e più volte.
Stava per esplodere quando, fortunatamente, un soldato richiamò il biondo con urgenza nella base per un colloqui con il padre.
Prima di andarsene ordinò a Rufy di far andare via la bambina e di tornare a svolgere i suoi compiti da cadetto.
Con ancora le mani che gli prudevano fece andare via Rica, con la promessa che poi sarebbe passato in locanda e si girò verso il prigioniero. I loro occhi si incrociarono per la prima volta da che era li e la verità che gli si presentò davanti per poco non lo fece cadere a terra.
Quello di fronte a lui, il temuto e pericoloso criminale che ammazzava pirati a sangue freddo, altri non era che un ragazzo, della sua età forse, al massimo di pochi anni più grande.
Si stupì di non averlo mai notato prima, fermandosi solo all’apparenza della storie che lo circondavano. Provò un po’ di tristezza per lui, ripensando alle parole di prima: credeva che avrebbe avuto salva la vita, ed invece il suo destino era bello che segnato.
Si morse le labbra, distogliendo lo sguardo, indeciso se dirglielo oppure no: alla fine quello era un suo nemico, ma il suo cuore puro, ed a volte anche ingenuo, decise per lui.
- Forse ti sarebbe convenuto accettare quel pasto, potrebbe essere l’ultimo.- Vide il ragazzo alzare un sopracciglio con fare perplesso e continuò il suo discorso – Quello ha già in programma la tua esecuzione, non credo uscirai vivo da qui.-
- Menti! Io e quel piccolo insetto abbiamo un patto, una promessa, e per me ogni promessa è debito. –
- Beh se lo è per te non vuol dire che lo sia anche per lui. Quello si crede chissà che solo perché figlio di un capitano da strapazzo. Mi spiace che ti abbia ingannato, ma come già detto la sua decisione l’ha già presa. – concluse stringendo un pugno in segno di rabbia.
- Ah quel farabutto!! Ma se questo è il mio destino lo accetterò, mi spiace solo non poter realizzare il mio sogno. – Rufy lo guardò stupito – Sogno? Tu hai un sogno? –
- Si! Ho preso il mare in cerca di una persona. L’avrei trovata e battuta diventando così lo spadaccino migliore del mondo.- Si fermo un secondo per sistemarsi meglio - Solo che una volta partito dalla mia isola ho scoperto che la mia non era una ricerca così facile. Quindi, per vivere, ho iniziato a catturare pirati. Io non la volevo questa fama, questo nome, anche se mi da un certo gusto incutere timore, ma non era questo che cercavo. –
Ascoltò ogni parola, come assorto dalla sue voce, dalla sua sicurezza, e colto da improvvisa curiosità si ritrovò a fargli un’altra domanda – Da dove arriva questo tuo sogno? –
Non seppe nemmeno lui perché lo chiese, ma qualcosa dentro di lui si era mosso, mentre ascoltava la sua storia.
- Da dove arriva? – lo vide sospirare malinconico – Da una promessa, fatta molti anni fa, quando ero solo un bambino ad una cara amica.- puntò lo sguardo dritto nei suoi occhi fissandolo con intensità – Come ti ho già detto, ragazzino, per me una promessa vale più di ogni altra cosa. Purtroppo a quanto pare non per tutti è così, ma non importa, almeno so che ho fatto tutto quello che potevo per realizzare la mia impresa, anziché vivere nel rimpianto di non averci mai provato. –
 
 
 
Era sdraiato sul suo letto da un ora buona, ma senza dormire. Dopo la conversazione con Zoro, così si chiamava, aveva deciso di rimandare la visita alla locanda sentendosi troppo turbato per mangiare.
Una promessa, un sogno, un’impresa da compiere: tutte parole che lo riportavano indietro, ad un infanzia felice, piena di aspettative e di meravigliose avventure e di opportunità.
Poi però era arrivata la realtà, prima con la morte di quello che per lui era come un fratello, avvenuta proprio in quel mare che lui agognava tanto, e poi la partenza dell’altro suo fratello.
Per il primo anno ci aveva creduto, aveva continuato a portare fiero quel cappello che rappresentava così tanto per lui e per l’uomo al quale doveva restituirlo, ma poi le stagioni passavano, le notizie su Ace scarseggiavano e il suo entusiasmo andò scemando.
In più le continue pressioni di suo nonno, che lo aveva sempre voluto marine, iniziavano a farsi sentire. Così, un paio di mesi addietro, con grosso stupore di tutto il villaggio, Garp compreso, aveva accettato di andare in una base per iniziare l’addestramento.
Odiava quel posto dal primo all’ultimo centimetro, ma gli era sembrata l’unica soluzione, chissà poi perché?!
Ora che aveva sentito la storia di quel ragazzo, che quelle parole gli erano entrate nelle orecchie per ripetersi e ripetersi all’infinito, nulla sembrava avere più senso. Si alzò di scatto, infastidito dai suoi stessi pensieri, dirigendosi verso lo specchio.
L’immagine che ricevette sa se stesso lo lasciò sconcertato, quello non era lui!
Fame a parte, era cambiato tutto: prima era sempre solare, sempre pronto ad agire senza pensare; ora era la brutta copia di tutti quei burattini che gli giravano in torno: tutti vestiti uguali e tutti senza diritto di parola, comandati da un capitano che non avrebbe meritato un briciolo di rispetto.
Sentì qualcosa montargli dentro, riattivandogli il battito cardiaco, come una scossa elettrica. Con un gesto di stizza si strappò il cappellino bianco dalla testa buttandolo a terra e calpestandolo mentre si dirigeva verso il suo armadietto.
Non era quello che doveva indossare, non era quello il posto dove doveva essere, ma soprattutto non era quello il suo destino!
Si mise il cappello di paglia, riconoscendo finalmente se stesso!
Allargò il sorriso e con uno scatto corse fuori dalla quella che non sarebbe più stata la sua stanza, diretto verso l’armeria per recuperare la spada di Zoro.
Lo avrebbe liberato, avrebbe finalmente dato una lezione ai Morgan e poi sarebbe partito per la sua avventura.
Suo nonno avrebbe capito, ne era sicuro, e forse non se ne sarebbe nemmeno stupito troppo.
Mentre le gambe lo portavano a gran velocità verso la sua nuova vita il cuore gli fece gridare parole importanti, parole che mai più avrebbe dimenticato e che mai più avrebbe taciuto.
 
- IO DIVENTERÒ IL RE DEI PIRATI!! –
 
 
Buona sera a tutti!!
Ecco qui la mia storia =)
Appena ricevuto l’invito mi sono messa a marchingeniare su cosa o come cambiare un avvenimento del manga, ma più pensavo più prendevo il largo. Si perché per me, tutto quello che è successo nel manga non va cambiato! Per ora ogni avvenimento è fondamentale per la storia ed un eventuale modifica sconvolgerebbe troppo il tutto, secondo me.
Però c’è una cosa che non mi è mai piaciuta del tutto: ovvero l’inizio.
Non so, Rufy viene cresciuto sotto la “custodia del nonno” Marine convinto al 100% che non fa nulla anche solo per obbligarlo a seguire i suoi insegnamenti e che anzi, lo lascia partire alla strombatuto senza intervenire minimamente?!?  Non lo sooooooo…
Quindi, ecco la mia personale rivisitazione del tutto =) Grazie mille a tutti per il vostro tempo e ovviamente GdR One Piece Caffè a per aver creato questo contest!!
Buona serata a tutti
 
Effy
 
 
 
   
 
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