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Autore: Celeste98    25/04/2018    4 recensioni
Come io immagino la distruzione del pianeta Vegeta visto da punto di vista della Regina Rosicheena
***
premetto che si tratta di un personaggio con caratteristiche inventate da me che si muove nel contesto di "Dragon Ball: le origini del mito" e che alcuni aventi del testo non saranno perfettamente coincidenti con quelli dell'anime
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Re Vegeta, Rosecheena, Vegeta
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il tramonto sul pianeta Vegeta era una di quelle meraviglie che chiunque dovrebbe vedere almeno una volta nella sua vita. Il pianeta sembrava infiammarsi alla luce degli ultimi raggi dell'ultimo dei tre soli ma questo incendio non durava più di qualche secondo perche subito la luce cremisi veniva sostituita dalle tinte del rosa e del viola sfumando man mano in un blu intenso e avvolgente.
Era uno spettacolo a cui re Vegeta non avrebbe mai rinunciato per niente al mondo.
Il momento che preferiva era senza ombra di dubbio guardare come l’ultimo spicchio di sole scompariva all’orizzonte, in quel momento non poteva permettersi di battere le palpebre.
Guardare il tramonto era diventato per lui una sorta di rito quotidiano. Si dice che la notte porti consiglio ma ciò che sapeva veramente consigliare Vegeta era quel momento a metà strada tra la luce e il buio. Proprio mentre l’ultimo raggio di luce scompariva all’orizzonte, affacciato al terrazzo della sua camera da letto, il sovrano tornò con la mente al colloquio avuto con Freezer qualche giorno prima.
«Quali pensieri affollano la tua mente?» esordì una voce alle sue spalle mentre due braccia gli circondarono il torace in un abbraccio. Vegeta carezzo lievemente le mani di sua moglie dopodiché si voltò incatenando i loro sguardi. Rosecheena era la donna più bella che Vegeta avesse mai visto con i suoi lunghi capelli neri che portava quasi sempre legati in una coda alta, gli occhi di un viola splendente che l’avevano stregato dal primo istante in cui li aveva visti, il suo viso dai lineamenti affilati che le davano un’aria austera. Non era molto alta, infatti gli arrivava pressoché all’altezza della spalla, ma per Vegeta non vi era donna in qualsiasi universo che potesse competere con la perfezione della sua Rosecheena.
«Nulla di preoccupante… Non voglio caricarti anche di tutte le mie preoccupazioni» rispose dopo qualche secondo mentre con una mano le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Non sei capace di mentirmi. Coraggio, racconta»
«Si tratta di Freezer» iniziò il re con un sospiro indietreggiando di qualche passo «Sono stanco di sottostare agli ordini di quel moscerino con manie di superiorità. Forse è arrivato il momento che qualcuno gli ricordi chi sono i Sayan»
«E sentiamo, cosa avresti in mente? Una rivolta? Vegeta, Freezer è molto più potente di quanto vuole lasciarci credere. Non credere solo ai tuoi occhi perché possono ingannarti»
«Tu ti preoccupi troppo. Stai tranquilla, presto sarà tutto finito» disse l’uomo con voce sorprendentemente dolce e rassicurante poggiadole le mani sulle spalle e guardandola dritta negli occhi.
«Non lo so… Vegeta io ho un brutto presentimento. Ti prego promettimi che qualunque cosa succederà starai attento e che tornerai sempre da me»
«Andiamo, cosa sono tutte queste preoccupazioni? Che fine ha fatto la Sayan saccente e orgogliosa come pochi che mi ha conquistato dal primo istante in cui ho incrociato il suo sguardo, la donna che dal primo momento ha saputo tenermi testa in tutto e affiancarmi sul campo di battaglia come se fossimo fatti per lottare fianco al fianco?» provò a scherzare lui ma non ottenendo il solito sorriso strafottente di sua moglie in risposta decise di optare per un’altra tattica. Con una spinta la attirò tra le sue braccia facendola poggiare al suo torace, all’altezza del cuore «Lo senti questo suono? È il mio cuore che batte solo per te, se ti perdessi non sarei in grado di sopravvivere. Ti giuro sul mio onore che tornerò da te, lo farò sempre»
 
Come programmato, Vegeta con un manipolo di soldati partì alla volta della navicella di Freezer alle prime luci dell’alba.
Rosecheena, che aveva accompagnato il marito allo spazioporto e aveva assistito al decollo, rimase ancora qualche minuto a scrutare il cielo. Al momento di augurare buon viaggio a Vegeta aveva prolungato di qualche secondo il loro abbraccio e, nonostante la presenza dei soldati, si erano scambiati un tenero bacio a fior di labbra dopodiché l’aveva visto salire sulla sua navicella e decollare sperando fino all’ultimo che cambiasse idea, ma così non avvenne.
Rosecheena aveva un brutto presentimento e sapeva per esperienza che non era il caso di ignorarlo così, sfruttando vie secondarie e poco frequentate, tornò a palazzo. Fortunatamente quella mattina anziché la tenuta reale con tanto di mantello aveva optato per una battle suit semplice sui toni del viola e senza spallacci e mantello che la fece passare inosservata fino a palazzo.
Come c’era da aspettarsi, i suoi figli stavano ancora dormendo beatamente nelle loro stanze cosi ebbe il tempo di cambiare la battle suit optando per una di quelle più formali con tanto di spallacci dorati e mantello cremisi.
Passò la maggior parte della giornata tra le scartoffie di cui solitamente si occupava insieme a suo marito ed era ormai pomeriggio inoltrato quando ricevette la terribile notizia.
«Vostra maestà. Vostra maestà» urlò un soldato dai capelli marroni acconciati a cresta  precipitandosi nella sala del trono.
«Calma Pumpkin, cos’è tutto questo baccano? Credi di essere in una piazza per urlare così?»
«Vostra maestà… io…» disse di nuovo bloccandosi in evidente stato di shock. A quella scena pietosa la regina sbuffò sonoramente e mise da parte il trattato che stava leggendo.
«Non ho tutto il giorno, Pumpkin, quindi datti una mossa o sparisci dalla mia vista» ancora in silenzio, il soldato le passò un pezzo di carta con mano spaventosamente tremante.
«È arrivato qu-alche secondo fa da uno degli uomini che hanno scortato il re poco prima che perdessimo il contatto con il suo radar. Freezer ha uc-ciso re Vegeta e tutti i suoi soldati»
Rosecheena sembrava non averlo neanche udito intenta com’era a leggere e rileggere quel breve messaggio. “FREEZER. UCCIDE. RE”. Tre semplici parole in mezzo a un insieme di codici.
La regina accartocciò il pezzo di carta con la mano che lo reggeva mentre si accasciò in ginocchio ai piedi del suo trono. Le sue spalle erano scosse da singhiozzi silenziosi e sentiva il suo petto chiuso in una morsa che diventava sempre più stretta e le impediva quasi totalmente di respirare.
«Mi-mia signora» Pumpkin non poté aggiungere nient’altro perché fu interrotto dal grido disumano della sua regina che si sedette sul freddo pavimento di pietra mentre calde lacrime cominciarono a bagnarle il viso. Rosecheena non seppe dire per quanto tempo rimase lì a gridare il suo dolore ma ben presto dovette ridarsi un contegno e pensare a un piano. Se Freezer aveva ucciso suo marito vuol dire che non sarebbe passato molto prima che toccasse anche a tutti loro e Rosecheena non poteva permetterlo. Facendo appello a tutte le sue forse si rimise in piedi e, stringendo ancora il pezzo di carta tra le dita, si rivolse al soldato che per tutto il tempo era rimasto lì.
«Pumpkin, mi auguro che nessuno oltre noi sappia ciò che è accaduto ed esigo che la notizia non lasci le mura di questa stanza. Liberati di chiunque altro ne sia venuto a conoscenza e poi raggiungimi allo spazioporto insieme a Tarble» la sua voce era rauca e incolore tanto da non sembrare neanche che appartenesse alla regina ma Pumpkin, capendo la gravità della situazione, si affrettò ad obbedire lasciando la stanza con un inchino frettoloso.
Rosecheena, intanto, incenerì il foglio e, datosi un contegno, lasciò anche lei la sala del trono.
Prima si diresse dal suo primogenito, Vegeta. Il bambino era esteticamente la copia di suo padre ma caratterialmente aveva ereditato l’orgoglio, la freddezza e la risolutezza di sua madre e fin dalla tenera età il principe poteva vantare uno straordinario potere che lo rendeva un guerriero d’élite.
Il giovane principe aveva appena lasciato la sua sala di allenamento e si stava dirigendo nelle sue stanze quando incrociò sua madre.
«Salve madre» esordì con tono rispettoso.
«Vegeta vieni con me. Stai per partire, ho già fatto preparare le tue cose» disse la donna tenendo lo stesso tono di voce incolore di poco prima.
«Partire? E per dove?» chiese il principe mantenendo il passo di sua madre diretta alla finestra più vicina, dalla quale partirono in volo.
«Non ne ho idea. a quanto pare questa sarà la tua prima missione da solo, bambino mio»
«Da solo? Perché? Cioè non che non ne sia onorato ma neanche due giorni fa mio padre ha detto che sono troppo giovane e ora mi lasciate partire da solo?» chiese il bambino confuso dal comportamento sfuggente di sua madre.
«T-tuo padre si è consultato qualche minuto fa con… con Freezer ed è arrivato alla conclusione che tu sia pronto» rispose la regina non riuscendo a nascondere un tremolio della voce che non sfuggì a Vegeta.
«Madre? Vi sentite bene?» fortunatamente erano arrivati allo spazioporto dove Pumpkin la attendeva con Tarble, il suo secondogenito.
«Che ci fa qui anche Tarble?» chiese a quel punto Vegeta dimenticando la precedente domanda.
«Verrà spedito su un pianeta minore, nella speranza che, nonostante il suo livello combattivo così basso, sia in grado di conquistarlo» spiegò la donna. Evidentemente Vegeta si ritenne soddisfatto dalla risposta dal momento che seguì sua madre verso la rimessa delle navicelle senza più domandare nulla.
Rosecheena lo aiutò ad accomodarsi nella sua navicella e poco prima di chiudere il portellone gli sussurrò «Vai figlio mio e ricorda sempre che i tuoi genitori sono orgogliosi di te». Le sue parole lasciarono interdetto il giovane principe ma lì per lì non vi fece caso.
Quando la navicella stava ormai per decollare Rosicheena, rivivendo la partenza di suo marito di quella stessa mattina, si lasciò andare in un gesto di tenerezza che non aveva mai riservato a suo figlio: si portò una mano alla bocca e, dopo aver lasciato un bacio sulle dita, la sporse verso il figlio in un ultimo saluto.
Quel gesto così inaspettato da parte di sua madre fece inevitabilmente comprendere a Vegeta che quello era un addio. Con gli occhi sgranati per la scoperta fatta, il bambino provò subito ad aprire il portellone ma non fu abbastanza svelto perché un attimo dopo era già in orbita verso una meta ignota o, forse, la sua stessa morte.
 
Al tramonto Rosecheena, affacciata a una finestra della sala del trono, ammirava il suggestivo spettacolo del sole che scompariva all’orizzonte. Ricordò che una volta chiese a suo marito il perché amasse tanto quel momento della giornata. Lui rispose che da bambino invidiava quella particolare stella che aveva la capacità di morire ogni sera e rinascere il giorno successivo se niente fosse, senza alcun problema da risolvere o nemico da affrontare e incurante di tutto ciò che accade intorno a lei. Quindi aveva deciso che il momento della “morte” del sole sarebbe stata anche la sua di morte: pochi secondi al giorno in cui poteva dimenticare chi fosse, quali fossero i suoi obblighi e tutti i problemi che lo opprimevano. In quei pochi secondi lui sarebbe stato il niente.
Vegeta era convinto che, in tutti quegli anni, quella fosse stata la decisione più saggia che avesse mai preso e non se ne era mai pentito. E fu proprio durante quel tramonto che Rosecheena ammirò da sola per la prima volta che capì realmente cosa volle dire essere il niente, ma quello che sentì non aveva nulla a che fare con ciò che invece sentiva suo marito: sentiva freddo e le sembrava che i suo cuore avesse smesso di battere.
Non attese la fine del tramonto e trascinando i piedi tornò in fondo alla sala dove si accomodò sul suo trono posto accanto a quello vuoto di suo marito.
Le pareti della grande sala si illuminarono di una calda luce rossa ma quelle fiamme non erano del tramonto.
Il tutto accadde in pochi secondi, la sfera di luce prodotta da Freezer venne assorbita dal pianeta, che iniziò a cospargersi di profonde crepe, facendosi strada fino al suo nucleo dopodiché esplose in migliaia di frammenti.
 
Quando si ridestò, Rosecheena si chiese quando si fosse addormentata. Vaghi ricordi delle ore trascorse le percorrono davanti agli occhi in modo disordinato: l’addio a suo figlio, il messaggio della morte di Vegeta, le loro confidenze della sera precedente mentre al tramonto, le fiamme che illuminavano la sala del trono.
Riuscì a rimettersi finalmente in piedi anche se forse dire “in piedi” non era la terminologia corretta dal momento che si trovava sospesa nel vuoto. Intorno a lei, nelle sue stesse condizioni, vi erano centinaia di Sayan confusi e disorientati.
«No. Non tu. Rosecheena perché sei qui? Hai ricevuto il messaggio, avresti dovuto metterti al sicuro!» la voce di Vegeta la raggiunse prima di suo marito che immediatamente la strinse al suo petto. Rosecheena posò una mano sul petto di suo marito, all’altezza del cuore e, non sentendo alcun battito, alzò il viso per incrociare lo sguardo inondato di lacrime di Vegeta, specchio del proprio.
«Perché senza di te io non sono niente».
 
 
 (immagine che mi ha ispirato la storia)
SPAZIO AUTRICE
È passato tanto tempo dall’ultima volta che ho pubblicato una storia e spero di non essere peggiorata troppo
Questa storia, frutto di un pomeriggio abbastanza produttivo passato ad ascoltare le sigle italiane e giapponesi di Dragon Ball, mi è venuta fuori di getto quindi mi scuso per eventuali errori di battitura (ho preferito postarla subito anziché rileggerla e cancellare tutto credendola una pessima idea)
Spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate
a presto
  
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