Last Struggle

Il dolore era insopportabile. Come se una valanga si stesse riversando sulla mia testa ma senza mai fermarsi. Come se qualcuno mi stesse scagliando addosso delle rocce: grosse, enormi, rocce.

Mi afferrai la testa con la mano sinistra. La mano scivolò immediatamente lungo il mio fianco, inutile. Alzai il braccio destro, ma il dolore non cessava. Stava iniziando a sopraffarmi. Dovevo lottare per continuare a vedere chiaramente.

Lanciai un’occhiata a mio fratello, che dormiva rumorosamente sul divano nel nostro salotto. Sospirando, scesi dalla sedia, barcollai, e stampai un bracio sulla fronte di mio fratello. Sarebbe stato coraggioso. Mary si sarebbe presa cura di lui. Lei era a posto.

Iniziai a percorrere la via. Trascinavo dietro di me la gamba sinistra; fu uno sforzo immane trascinarmi in avanti. I bambini che passavano mi fissavano. Non potevo immaginare che aspetto avesse il mio viso.

La Chiesa. Sì, c’ero quasi. Lo scantinato. Quello era il posto che avevo bisogno di raggiungere. La mia mente stava già vagando quando zoppicai giù per le scale, registrando appena gli scricchiolii delle assi di legno.

Porte. Dovevano esserci. La mano destra ancora incollata alla mia testa, spinsi una porta con il gomito e la aprii. Due figure. Dahra, e qualcun altro.

Poi iniziai a sentirmi debole. Terribilmente debole. La mia gamba destra cedette e caddi sul pavimento.

Venni portata a un tavolo. Fui sollevata e posata delicatamente sulla superficie di legno. La voce di Dahra faceva da sottofondo, urlante. << Mi dispiace… >> sussurrai flebilmente.

Dahra mi disse qualcosa. Non riuscii a capire nulla. Forse mi capiva. << Mi fa male la testa >> farfugliai. Solo che quello che uscì dalla mia bocca fu << Mm ma la tesshh >> Qualcuno replicò. Non compresi le parole. La mia testa pulsava. Mi lamentai. << Mi fa tanto male la testa. >>

Un’altra voce aggiunse qualcosa. Potei capire chi era: Mary. Dovevo farle sapere di mio fratello. Aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui. con la mia mano sana, afferrai quello che pensavo fosse il braccio di Mary. << Prenditi cura di mio fratello. >> dissi. Le parole non furono chiare, ma sperai con tutte le forze che capisse. << Mm fraa… >>

Un’ondata di dolore mi scosse il corpo.

E poi ci fu il nulla. Non potevo vedere nulla, sentire nulla, udire nulla.

Niente di niente.

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N.d.A: Spero che ci daranno una categoria per Gone! E’ uno dei miei libri preferiti. Non vedo l’ora che esca il seguito! Mi scuso per l’estrema brevità della storia. L’ho scritta appena mi è venuto in mente che dovrebbero mettere la categoria(protestiamo!), e in più non riuscivo a trovare molte idee su quello che poteva essere successo prima che Bette arrivasse all’ “ospedale”. Per favore commentate!