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Autore: tixit    01/05/2018    14 recensioni
Madame Marguerite ed il Generale osservano il quadro di Oscar
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Generale Jarjayes, Madame Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nel cuore di chi l'ha amata e nel pennello del pittore, nessuna muore mai davvero.

I due, in piedi, fissavano il quadro, in silenzio, mentre la luce di un tardo pomeriggio estivo inondava il Salone. 

"E' così bella." sospirò la donna, poi si avvicinò e con un gesto delicato sfiorò la superficie del dipinto con la punta delle dita. Come una carezza, "E' davvero tanto bella, come avrebbe dovuto essere in un mondo più giusto." si sentivano le lacrime dentro le parole "Non volevo questo ritratto, lo sai, non volevo una donna emaciata con gli occhi rossi e gonfi in casa mia, per sempre. Non volevo un corpo troppo magro che ci spiasse dalle pareti del salone. Sarebbe stato troppo crudele. Quello di adesso non è il corpo che le appartiene, lo vedi anche tu. Ma il pittore è stato generoso e oggi sono tanto contenta che questo ritratto sia qui, al posto d'onore."

L'uomo sfiorò con delicatezza la mano della donna, senza guardarla. "E' proprio lei. Ha i tuoi capelli ed i miei occhi. E quella spavalderia a volte così irritante. Perfino da bambina... te la ricordi? E la forza, quella l'ha presa tutta da te. Una guerriera."

"Le mamme non sono forti, Augustin" disse lei con un sospiro, "E' tutta una finta. Come i panier o le pettinature elaborate. O i fiori di stoffa nei cappellini. Spogliate di tutti i nostri trucchi siamo ben poca cosa."

L'uomo chinò lo sguardo. Poi le cinse la vita con il braccio. "Non è vero e lo sai." disse con voce seria e pacata, mentre la stringeva con delicatezza, "Io lo so almeno. E' una vita che ti conosco."
 
"A volte penso che avrei dovuto fermarti quando era una bambina, oppormi, battere i piedi in terra... ma le piaceva così tanto quello che imparava da te, era così orgogliosa di non essere una come tutte le altre... così forte, indipendente."

"Forse non avrei dovuto..."

"Forse." lo interruppe lei, decisa, "Forse non avremmo dovuto." sottolineò il plurale e l'uomo ebbe un sorriso triste. "E così tu non saresti una donna forte? non mi concedi nemmeno il lusso dei miei errori."

Lei gli diede un colpetto sulla spalla "In salute e in malattia, nella gioia e nel dolore, non te lo ricordi? Abbiamo fatto un lavoro di squadra. A volte non tanto bene," la donna lo guardò da sotto in su, rattristata, "mi dispiace non avercela fatta a starti sempre accanto nel modo che volevi tu... certe volte io proprio non ci resistevo. Ma ho sempre saputo chi ero io per te e chi eri tu per me. Dopo tutto questo tempo non dirmi che non lo sai."

L'uomo incrociò le dita con quelle di lei "Dovremmo parlarle? Spiegarle che sappiamo, che abbiamo capito?"

"E cosa cambierebbe? Smetterebbe di tossire? Smetterebbe di nascondere i suoi fazzoletti?" per la prima volta Madame Marguerite apparve priva della sua compostezza. "Guarirebbe? Ho pregato tanto perché fosse solo un errore, Lasonne è un tale somaro! E, dopo, quando era chiaro che non si era sbagliato, ho pregato tanto per un miracolo, ho cercato di fare patti con Dio, proprio io, di solito così conciliante... ti rendi conto? Ho promesso e patteggiato e offerto di tutto, anche se sapevo che non avevo niente che valesse quanto la mia bambina. E ho pregato. Ho pregato così tanto che adesso non ci credo più. E allora è arrivata la rabbia."

"Saprebbe di non essere sola."

"Non è sola! Non è mai stata sola! Mai, nemmeno un solo momento di tutta sua vita!" Madame Marguerite alzò la voce e strinse i pugni lungo i fianchi. L'uomo la abbracciò cercando di calmarla. 
Restarono nella penombra, con lui che la cullava e lei aggrappata a lui mentre gemeva piano.

Dopo un poco la donna sospirò "Cercherebbe di consolarci. Cercherebbe di vivere ancora una volta la vita che non ha scelto davvero, di fare quella forte che non teme nulla, la spavalda. La mia bionda figlia sbruffona. Io dico basta. E' vero che onora il Padre e la Madre è uno dei comandamenti, ma direi che siamo stati onorati abbastanza."

"Potrebbe guarire."

"Non può." esclamò Madame Marguerite guardando Augustin negli occhi. "Forse una possibilità ad un certo punto c'era, ma non l'abbiamo colta, non l'abbiamo riconosciuta, lei di sicuro non l'ha vista. O forse non c'è mai stata. O era il suo destino. O magari è meglio così perché nel suo futuro forse c'era qualche ferita che l'avrebbe fatta soffrire terribilmente, o che l'avrebbe resa invalida ed infelice, cosa ne sappiamo?
Quello che conta comunque non è quello che avrebbe potuto essere, quello che ci piacerebbe tanto che fosse, ma solo quello che è. Adesso. Ora. In questa stanza."

"Mi spiace per il matrimonio con Girodel." borbottò l'uomo.

"A me no!" ribatté lei con veemenza, "Una brava persona, un gran bel ragazzo, gli voglio bene, credimi. So che lui la capisce. Ma lei non ha mai sognato un matrimonio, accidenti! Perché volergliene per forza affibbiare uno?"

"Forse perché per noi ha funzionato?" l'uomo era gentile e lei lo baciò su una guancia. "Lei non è me. Te ne sarai accorto in tutti questi anni, spero. Non è come me. E' migliore per tanti versi. E' anche più chiusa. Sicuramente è diversa."

L'uomo non disse niente, si limitò a schiarirsi la voce, imbarazzato.

"Io vorrei solo che quel che resta, poco o tanto che sia, non lo si dovesse trascorrere all'insegna della morte, ma della normalità." riprese la donna, "La morte arriva per tutti, ma fino ad un attimo prima è comunque vita. La differenza è che gli altri non sanno quanto tempo hanno ancora da vivere. Oscar invece lo sa." 

L'uomo le accarezzò il volto con dolcezza. "Se stesse qui tranquilla, con noi... forse ci sarebbero tanti giorni in più, oltre quelli che pensa Lasonne. La proteggeremmo. Come un fiore in una serra. La Guardia Metropolitana non è il posto giusto per lei."

"Ma chi se ne importa di un giorno in più? Che diavolo ci fa? A me non importa niente di prolungarle l'esistenza, ma di vederla vivere pienamente quello che resta. Fino a che può. E poi si vedrà. E a te Augustin? Cosa importa?"

"Vorrei che avesse sperimentato l'amore. Vorrei che non fosse sola. Che non si sentisse sola."

"Oh lo so, lo so..."

"E tu hai ragione, vorrei che si sentisse libera di fare tutto quello che la rende davvero felice, dimenticandosi di me, di cosa farebbe felice me, che sono solo un vecchio, ormai. Perché a me basterebbe..." L'uomo si interruppe di colpo e la donna lo abbracciò. Rimasero a lungo in silenzio mentre fuori tramontava il sole.

"Forse dovevamo dirle di restare qui a dormire. Le strade non sono sicure in questi giorni." borbottò il Generale de Jarjayes con voce severa.

"E' con André," la donna fece una risatina tirata, "cosa vuoi che le succeda? Piuttosto... ma magari le capitasse qualcosa! Meglio che non siano rimasti qui a dormire - qui, lo sai, non può capitare proprio niente. Troppa gente, troppi scalini. Soprattutto troppi genitori."

L'uomo sogghignò divertito e la attirò contro di sé "Che donna maliziosa che ho sposato..."

"Ho fatto sei figlie, Augustin...  te lo ricordi?"

Lei gli posò la testa sulla spalla. Lui sospirò e le diede un bacio. "Nella buona e nella cattiva sorte." sussurrò, e lei annuì senza parlare.

  

Note: dopo avere letto il capitolo del pittore nella raccolta Scorre la Senna, Scorre Lenta. E dopo i commenti di Agrifoglio in una serie di botta e risposta.
Ambientata il pomeriggio de la notte delle lucciole.

   
 
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