- Prologo -
Roy sapeva poco della
famiglia Elric: sapeva che il capo famiglia, un collega di lavoro di suo padre,
aveva due figli, Edward e Alphonse, che avevano rispettivamente 15 e 14 anni. Vivevano con la madre, la signora Trisha, di 29 anni, a Resembool,
il paesino di campagna più sperduto e meno conosciuto di tutta Amestris,
dove fra l'altro era diretto lui.
Schiettamente, Roy
avrebbe preferito mille volte essere spedito all'accademia militare, piuttosto
che essere 'ospite' per un anno a casa degli Elric. Il ragazzo sbuffò: 'ospite' non era affatto la parola giusta. La verità
era che si era ritrovato costretto ad andare a Resembool da suo padre, per via
di una scappatella con la figlia del Comandante Supremo... Suo
padre gli aveva dato due scelte: sposare la ragazza, o andare a Resembool a
mettere la testa apposto senza tornare a Central City per almeno un anno.
'Mettere la testa apposto'... Roy ce
l'aveva la testa apposto! Era suo padre, a chiedergli di sposare quella
ragazza perchè aveva 'plagiato la sua mente innocente fino a spingerla a
fare cose contro il suo volere'... Bleah. 'Contro il
suo volere'. La figlia del Comandante Supremo, Annie, era una bambina immatura
che aveva sempre ottenuto tutto dalla vita, e, specie durante il quarto anno di
liceo, aveva puntato a Roy. Lui, sapendo che il Comandante Supremo era il
diretto superiore di suo padre, l'aveva sempre rifiutata, finchè
non era stato più possibile... Quindi la ragazza era andata a
raccontarlo al padre, l'uomo più potente di Central City, con il preciso
intento - Roy di questo ne era fermamente convinto -
di obbligarlo a sposarla. Beh, Annie non aveva capito niente! E nemmeno il
Comandante Supremo! Se suo padre voleva che lui andasse a Resembool a
comportarsi da bravo ragazzo per un anno, lui lo avrebbe
fatto, poi, una volta scaduti i 365 giorni - e quindi raggiunta la maggiore
età che guardacaso coincideva con la
sostituzione dell'attuale Comandante Supremo -, sarebbe tornato a Central City
e avrebbe recuperato velocemente l'anno che si era perso.
Sì, infondo a
Resembool faceva solo una vacanza... una vacanza rilassante, lontano dalle
fissazioni del padre, dalla rabbia del Comandante Supremo e dal rancore di
tutte le ragazze che ancora credevano che lui avrebbe sposato l'avvenente ed immatura Annie.
Erano questi i
pensieri che accompagnavano Roy Mustang, 17 anni,
occhi e capelli neri, terzo genito del Generale
Mustang, sul treno che lo avrebbe portato a Resembool a scontare la sua
punizione.
Nonostante cercasse di
mantenere la calma e di ripetersi che non era arrabbiato, la sua
espressione corrucciata e il fatto che non riuscisse a stare fermo per
più di due secondi nella stessa posizione la dicevano lunga.
A qualche chilometro di distanza, un ragazzo si trovava più o meno nella stessa situazione...
<< Ma
perchè?! Io non voglio! >> urlava Edward Elric, 15 anni, capelli color del grano e
occhi del medesimo colore, contro una donna solitamente dall'espressione
gentile, ma che per l'occasione aveva assunto un viso fermo e deciso, senza
l'ombra di un sorriso: << Perchè Roy è un ospite di tuo
padre, e come tale dobbiamo trattarlo come se fosse uno di famiglia! >>
spiegò Trisha, capelli castani e occhi
cerulei, a voce alta e ben chiara. Alphonse, 13 anni,
capelli dello stesso colore del fratello e occhi azzurro cielo , dietro di
loro, steso sul divano con il telecomando in mano nel vano tentativo di
continuare a giocare alla play station, sospirò: quel litigio andava
avanti da ormai tre ore, e tutto per cosa? Perchè suo fratello non
voleva cedere la sua camera da letto a Roy, il ragazzo
che avrebbe soggiornato a casa loro per un anno...
Alphonse ammirava
molto suo fratello, sotto vari punti di vista: la testardaggine nel voler
portare a termine una cosa, la furbizia che aveva nel riuscire
a tirarsi fuori nei guai al momento giusto, il suo coraggio e la sua
dedizione nelle cose cha amava fare... Ma se c'era una cosa che non sopportava
di lui era l'immaturità, che da sola era capace di cancellare tutti i
pregi del fratello e di fare perdere la pazienza anche al più Santo tra
i Santi. << Che stia in camera di Al, allora! >> strillò
Edward, sottolineando le parole con un gesto di stizza
indicando il fratello. Alphonse aguzzò le orecchie e mise il gioco in
pausa, mettendosi in ginocchio sul divano e bloccare le proteste di Edward
prima che Trisha prendesse in seria considerazione
quella proposta: << Fratellone, la mia camera è stretta e piena di
manga, videogiochi e libri di scuola, senza contare il fatto
che il mio letto è duro e scomodo, e fatto in lattice affinchè non mi vengano attacchi d'asma durante la
notte... >>
Trisha annuì con
approvazione alle parole del figlio minore, e tornando a rivolgere la sua
attenzione ad Edward, prese in mano un coltello da
cucina, inizando a preparare la cena. Edward
deglutì nel vedere la madre afferrare quell'arnese e impugnarlo come un arma; in genere, quando discuteva con un oggetto
appuntito in mano non poteva fare a meno di gesticolare, facendo venire brividi
freddi al ragazzo.
Trisha alzò il
coltello con decisione, e il tono in cui parlò fece stringere un nodo in
gola ad Edward; aveva usato il tono decisivo, quello
che poneva fine a tutte le discussioni e tutte le lamentelele:
<< Roy dormirà in camera tua, Edward, e ora basta discussioni,
altrimenti andrai a letto senza cena. >>
Così, ferito
nell'orgoglio e umiliato, Edward si arrese, alzandosi dalla sedia. <<
Vado a sistemare le mie cose in garage. >> borbottò arrabbiato, ciabbattando fuori dalla cucina.
1 Capitolo: Arrivo
Esattamente
come Roy si era aspettato, alla stazione non c'era poi così tanta gente;
Resembool era ancora più piccola di come se l'era immaginato. Appena
sceso dal treno, scorse subito la famigliola che lo attendeva: sotto un
lampione, accanto al muro, se ne stavano due ragazzi
che da lontano potevano apparire gemelli, se non per l'evidente differenza di
altezza. Al loro fianco vi era una donna dal viso gentile, che Roy
registrò subito come 'Trisha'. La donna,
infatti, appena lo vide, sventolò con grazia la mano davanti a se, in
segno di saluto. Roy sorrise e corse verso di loro, un po' incuriosito: mano a mano che si avvicinava scorgeva sempre più
differenze tra i due ragazzi. A parte l'altezza, il colore dei capelli, quello
degli occhi, l'espressione, i lineamenti del viso... Il
più alto, probabilmente il maggiore, aveva preso dalla madre i suoi
grandi occhi blu.
<<
Ben arrivato, Roy, hai fatto buon viaggio? >> gli
chiese cortesemente Trisha, sorridendo gentilmente.
Roy sorrise di rimando, sentendosi un po' imbarazzato: non ricordava di aver
mai visto una donna più bella di Trisha Elric,
e lui ne aveva viste di donne... Ad ogni modo, colpito dall'occhiata che gli
lanciò il più basso, probabilmente il più giovane, Roy si riscosse e rispose, chinandosi in un perfetto
semi-inchino in segno di saluto: << Si, signora, Grazie, signora.
>> recitò, in perfetto stile militare. Trisha
lo guardò un po' interdetta, poi il sorriso sul suo volto si
addolcì, e lei gli accarezzò il volto con il dorso della mano:
<< Abbiamo un altro militare in famiglia! >> esclamò,
ridendo. Il ragazzino alto, accanto alla donna, rise, poi gli tese la mano:
<< Piacere, io sono Alphonse, e lui è il mio fratellone, Ed.
>> disse, lasciando Roy a bocca aperta. Ed, con
le spalle contro il muro e l'espressione strafottente, lo fulminò con lo
sguardo, mentre Trisha tratteneva un sorrisino
comprensivo. Alphonse rimase lì, con la mano a mezz'aria, quando Roy
esclamò, sorpreso: << Ma come? Tu sei il fratello minore?! >> domandò incredulo ad Alphonse. Edward
scattò in piedi, separandosi dal muro, e mentre Alphonse prendeva fiato
pronto a spiegare, Trisha sospirava, sconsolata,
preparandosi a sedare un altro dei capricci del figlio.
Roy
aveva appena finito di sistemarsi nella sua stanza - carina, spaziosa, con un
letto a mezza piazza, una scrivania, una libreria e moquette pelosa -, quando Trisha lo chiamò per la cena. Roy, che era appena
uscito dalla doccia per riprendersi dal viaggio in treno, afferrò al
volo una maglietta nera e un paio di jeans corti dalla valigia lasciata aperta
sul letto, li indossò e scese in cucina.
Ad
attenderlo vi era Edward, seduto al tavolo della sala da pranzo, che trafficava
con le posate con aria corrucciata; Roy capì subito che ce l'aveva ancora con lui per via del commento sulla sua
altezza che aveva seguito il "<< Tu sei il fratello minore?! >>". Appena Edward lo vide
si corrucciò ancora di più e si scostò di lato,
allontanandosi da una sedia che - molto probabilmente - era destinata a lui.
Roy posò i gomiti sul tavolo, inclinando la testa di lato a metà
tra il divertimento e il senso di colpa: << Oh, andiamo, hai intenzione di tenermi il muso ancora per molto? >>
L'occhiata raggelante che Edward gli lanciò basto a convincere
il diciassettenne a correre in cucina a vedere se c'era bisogno di lui per
portare i piatti in tavola; nonostante Roy si trovasse lì da poco meno
di tre ore, si era già fatto un idea abbastanza chiara dei ruoli
familiari che si trovavano all'interno di quella casa e delle persone che lo
ricoprivano. Trisha, la madre gentile che quando
serve diventa severa per il bene dei figli, la tipiaca donna che desidera una figlia femmina per passare
il pomeriggio ad acconciarle i capelli, Alphonse, il figlio minore e con poche
attenzioni, che fa di tutto per essere apprezzato e che rispetta l'immagine
sacra del fratello maggiore e deo genitori, e poi
Edward, il maggiore, il più viziato, in quel caso anche il più
immaturo.
Una
classica famiglia di Amestris, né più né meno. In cucina, Trisha stava mettendo il cibo nei piatti e Alphonse stava grattiggiando il formaggio; quando il ragazzino lo vide
entrare in cucina un sorriso illuminò il suo volto e Roy sorrise
interiormente: Alphonse lo considerava un modello da seguire. Si trovava
lì da poco tempo, ma aveva già fatto colpo su Alphonse; adesso doveva
impressionare Trisha, nell'unico modo in cui un
adolescente poteva impressionare un adulto. << Posso dare una mano?
>> chiese gentilmente, avvicinandosi a Trsiha.
Lei sciolse il fiocco che aveva dietro alla nuca che le teneva addosso il grembiule da cucina e si voltò a guardarlo
sorpresa, mentre contemporaneamente Alphonse lo guardava a bocca aperta.
<< C-certo, Roy. Puoi portare i piatti a tavola
se vuoi... >> propose Trisha, un po' confusa.
Roy sorrise brillantemente, uno di quei sorrisi costruiti che tante volte aveva
esibito alle cene di lavoro con gli amici di suo padre che ricoprivano i piani
altri dell'esercito. Alphonse smise di grattuggiare
il formaggio, aggiungendo subito un veloce "<< Ti aiuto io.
>>", che suonava tanto come un
"<< Ho paura di lasciarti solo con mio fratello. >>"
ma che Roy accettò di buon grado, prendendo due piatti e avviandosi
verso la sala da pranzo. Fu una cena veloce, durante la quale Trisha e Alphonse, e qualche volta Edward, gli fecero
domande sulla sua vita a Central City e sulla sua famiglia. Edward in
particolare, sembrava molto interessato alle domande sull'esercito, così
che ad un certo punto della serata a Roy venne
spontaneo posare le posate e chiedergli: << Hai intenzione di entrare
nell'esercito una volta finita la scuola? >> Purtroppo, si accorse troppo
tardi di aver toccato un tasto dolente per la famiglia. Edward annuì con
forza, guardandolo negli occhi per la prima volta nella serata: <<
Sì, così posso andarmene da quì.
>> affermò con durezza, guardandolo con una decisione che Roy non
avrebbe mai immaginato di vedere proprio nei suoi occhi.
Trisha al sentir quelle parole batte
violentemente la mano sul tavolo, alzandosi di scatto tanto violentemente da
far cadere la sedia all'indietro. << Edward, adesso basta. Vai a letto,
ora. >> sibilò, arrabbiata. Roy guardò sorpreso lo scanmbio di occhiate assassine tra madre e figlio;
evidentemente aveva sottovalutato il loro rapporto. Quel che non faceva altro
che riconfermarsi, era che Edward era un tipo testardo, molto testardo. Alphonse abbassò lo sguardo al suo piatto
ormai vuoto, sospirando sommessamente.
<<
Ho quindici anni, non puoi dirmi quello che devo fare! >> rispose Edward
arrabbiato, alzandosi anche lui. Roy e Alphonse guardarono in silenzio la
scena: Trisha era più alta di Edward, e per
questo il vederla in piedi con i pugni stretti sul tavolo e le labbra strette
dalla rabbia le conferivano un aria di autorità
che nessuno avrebbe voluto sfidare, ma Edward, da tutta la sua 'bassezza',
sembrava comunque torrreggiare sulla madre. <<
Fin quando vivrai sotto il mio tetto farai quello che
dico io. E adesso fila a letto, prima che prenda dei seri provvedimenti.
>> disse, arrabbiata, inarcando le sopracciglia
castane con indignazione. Edward sbatté un pugno sul tavolo con
violenza: << Devi smetterla di dirmi cosa fare! >> le
rinfacciò il ragazzo, mordendosi le labbra per non aggiungere altro. A
differenza dell'espressione di Roy, ancora confusa, quella di Alphonse si
trasformò in una maschera di preoccupazione, e i suoi occhi grandi saettarono
verso il volto delle madre.
<<
E che cos'altro posso fare con te, allora?! >>
chiese Trisha, lasciando finalmente le lacrime libere
di bagnarle il viso. Edward sgranò gli occhi sorpreso, poi, rendendosi
conto che sia Roy che Alphonse lo guardavano severi,
sbraitò un << Piantatela di guardarmi! >> e se ne
andò, scomparendo su per le scale che conducevano al piano di sopra. Trisha si asciugò le lacrime con il dorso della mano
e cercò di riacquistare la solita compostezza, sollevando la sedia da
terra e risedendosi.
Lo
sguardo di Alphonse adesso sfiorava il terreno, e quello di Trisha
era ovattato dalle lacrime: Roy non riusciva a trovare niente da dire. <<
D-devi scusarci, Roy... in genere io
e Edward non litighiamo così... anzi, prima non litigavamo
affatto... E' solo che da tempo lui è cambiato, si comporta in modo
diverso, torna da scuola sempre arrabbiato, ha smesso di frequentare i suoi
amici... Io non riesco a capire come posso aiutarlo... >>
farfugliava Trisha, asciugandosi le lacrime e
trattenendo i singhiozzi. Alla fine si alzò anche lei
dalla tavola, mormorando un frettoloso "<< Scusatemi. >>" e scomparendo anche lei per le scale. Roy
annuì, ancora scosso e Alphonse si schiarì
la voce, attirando la sua attenzione. << Roy, - disse, con voce
incredibilmente matura - ti chiedo scusa per mio fratello... >>. Roy lo bloccò subito, rassicurandolo: << No, non ti
scusare, lo so che... >> Ma Alphonse lo interruppe: << Mio fratello
non era così, prima. Era gentile con tutti, non era mai scontroso
né si arrabbiava con la stessa facilità di adesso... Beh, era testardo come adesso, però... Oh, cavolo!
Non è questo il punto! Il problema è che da quando Winry
ha smesso di rivolgergli la parola, lui... >>
Questa
volta fu Roy a interromperlo, sorpreso: << Che cosa?!
Tuo fratello si comporta così per una ragazza?!?!
>>. Alphonse annuì, triste. << Già. Winry era la sua
migliore amica, ma io so per certo che lui ne era innamorato. >>
affermò il tredicenne, portando i gomiti sul tavolo e posando la testa
tra le mani. Roy lo squadrava con occhio critico, ancora scioccato: non aveva
mai immaginato che 'una ragazza' potesse causare
così tanti problemi. Era proprio curioso di conoscerla, questa 'Winry'.
<<
Poi cos'è successo? >> chiese Roy impaziente,
visto che Alphonse sembrasse non intenzionato ad
aggiungere altro, ormai perduto in altri pensieri. Alphonse parve rinsavire, e
continuò incerto: << Beh, non è che
lo sappia con precisione... Semplicemente, un giorno Winry ha smesso di
parlargli e di venire a trovarlo qui a casa. >>.
Come
spiegazione non lo convinceva affatto; << Solo
questo? Se 'Winry' ha smesso di parlargli di sua spontanea volontà
perchè Ed se l'è presa così tanto?
Dovrebbe riflettere sulle sue azioni ed andare a
chiedere scusa a quella ragazza, no? >> Roy era stupito di se stesso: che
diavolo aveva detto?! Sembravano parole di suo padre,
non sue... Inconsciamente si portò una mano alla mandibola, tastandosi
leggermente: che il famoso dente del giudizio avesse ripreso a crescergli,
forse?! Impossibile... Alphonse batté una mano
sul tavolo all'improvviso, e Roy sussultò: ma era un vizio di famiglia,
quello?!
<<
Non è solo questo. Da quando Winry ha smesso di parlargli è
cambiata... Ha cominciato ad usare vestiti che
sfiorano l'indecente il cui colore predominante è il nero, ha preso a
saltare la scuola, non presentarsi ai compiti in classe, qualche volta fuma
fuori dalla scuola, altre gira per Resembool con una banda di motociclisti a
bordo di quei motori che fanno un rumore infernale... Il mio fratellone non
crede che Winry si stia comportando così di sua spontanea
volontà; crede che sia colpa di Occhio di Falco. >>. Questa volta,
fortunatamente per l'autocontrollo di Roy, Alphonse continuò da sé.
<< Occhio di Falco è un ragazzzo
dell'ultimo anno che si è trasferito nella nostra scuola all'inizio
dell'anno scorso; all'inizio non lo conosceva nessuno
e non causava problemi, ma poi... ha cominciato a collezionare ragazze.
>>. Stranamente, Roy sentì un brivido attraversargli la spina
dorsale, ed ebbe la brutta impressione che Alphonse stesse parlando di lui e lo stesse prendendo in giro perchè in qualche modo
era venuto a sapere il motivo per cui si trovava lì. Cercò di
calmarsi, ripetendosi che era impossibile che Alphonse fosse venuto a
saperlo. << 'Collezionare'??? >>
ripeté, con una finta sorpresa che lo fece sentire a disagio. Alphonse
annuì: << Sì, collezionare. Ha cominciato con Sheska, una ragazza del quarto anno che fa da tutor ai
più piccoli. Da quando Occhio di Falco l'ha presa sotto la sua ala
protettiva - scusa il pessimo gioco di parole -, Sheska
ha smesso di aiutare gli altri e si è emarginata dal resto della classe
più di quanto già non fosse. Poi, ha preso anche Rose, del terzo anno. Rose faceva
un tirocinio presso l'asilo della nostra scuola, ma dopo aver conosciuto Occhio
di Falco... anche lei ha smesso di coltivare i suoi interessi e di partecipare
agli eventi di classe. E adesso ha preso anche Winry... Da quando i genitori di
Winry sono morti, lei è diventata più debole, e Occhio di Falco
l'ha presa proprio in quel momento... pensa che adesso vivono
insieme! Winry è scappata di casa
lasciando da sola sua nonna per andare a vivere sotto lo stesso tetto con
Occhio di Falco, e Ed... mio fratello non riesce ad accettarlo. >>.
Roy
si accigliò: << Questa ragazza ha quindici anni? >> chiese
scettico, pur essendo certo che Alphonse stesse dicendo
la verità. Alphonse annuì. Roy si alzò dal tavolo,
scomparendo su per le scale.
<<
Vado a letto. Buonanotte, Alphonse. >>
Quella notte, nel silenzio della camera
che avrebbe occupato da lì a un anno, Roy si rese conto che forse quella
non era una classica famiglia di Amestris...
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E
così eccomi di nuovo su questo sito e in questa sezione…
Spero che
questo primo capitolo di questa mia – confusa – nuova FF vi sia piaciuto, e naturalmente a me piacerebbe che lasciaste una
recensione…
La scelta
del titolo è stata abbastanza complicata, perché la pubblicazione
è stata a dir poco affrettata xD Per adesso ho battuto solo questo capitolo iniziale, e siccome
il prologo era qualcosa di veramente molto piccolo li ho uniti dando vita a
questo capitolo…
Sto
iniziando a scrivere il secondo capitolo ed ho già molte idee, quindi
è probabile che lo pubblichi in settimana [probabile non vuol dire certo], quindi voi datemi il vostro sostegno con
le recensioni e ditemi cosa ne pensate di questo, ok?
A presto, Annie Black.