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Autore: Ayumi Yoshida    03/07/2009    3 recensioni
31 one shot inspirate ai temi di Dicembre 2008 della comunità 31 Days su LJ.
Decima shot:
Petali (Sasuke, Karin e...)
“Finalmente… Finalmente domani sarà il giorno!” (…) L’aveva detto già almeno cinque volte, ed ogni volta la sfumatura nella sua voce non era cambiata. Karin sentiva uno strano fremito in quelle parole, una sensazione di attesa impossibile che non aveva mai udito nella voce di Sasuke, che pianificava sempre tutto, talmente tanto da non avere la possibilità di conoscere l'ansia dell'attesa.
- Terza classificata al contest "Che cosa vi assegnerà la sorte?" indetto da Mokochan e vincitrice di premi trama ed originalità! *O* -
Nona shot:
In case (Neji, Neji/Hinata)
Hinata non pensava mai alla sua vita, sempre pronta a mettersi al servizio degli altri. Non aveva esitato un attimo a mettersi davanti a Naruto per proteggerlo con il suo corpo da quegli aculei di legno appuntiti.
Fic partecipante al contest "I miei gusti, le vostre storie!" di Fefy07
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Juugo, Karin, Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Sasuke/Karin
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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A Sil, perchè oggi compie gli anni. AUGURI! <3 (motivazione ufficiale)

A Sil, perchè è un'amica splendida, una scrittrice bravissima, una persona magnifica e mille altre cose belle che adesso non mi vengono XD (motivazione criptica)
A Sil, perchè le voglio un mondo di bene! (motivazione melensa...)
Perchè tu possa passare una gionata piena di felicità! Ancora auguri! *-*






A common passion for the lonely hour.






[31 Days – Theme XVIII – December]

A casa Nara si respirava un’insolita atmosfera tranquilla, in quel pomeriggio presto di Marzo.
Shikaku, comodamente spaparanzato sul divano, la bocca semiaperta, russava profondamente da qualche ora; suo figlio Shikamaru, invece, se ne stava seduto in un angolo della stanza a giocare a shogi da solo, muovendo contemporaneamente le pedine sue e del suo incorporeo avversario, l’espressione annoiata.
Ben presto il ragazzo sbuffò, colpendo una delle pedine con quella che aveva in mano e facendola cadere dal piano di gioco.
Sua madre non si vedeva dalla mattina. Si era preparata accampando mille frasi di circostanza ed era scomparsa velocemente, lasciando i due uomini sgomenti.
Non perché preoccupati da tutta quella fretta, ma disperati perché tutta quella faccenda significava solo una cosa: niente colazione.
Per la prima volta Shikamaru si ritrovava a fissare la scacchiera senza alcuna voglia di giocare e con lo stomaco terribilmente infuriato.
Non riusciva a ricordare di essere mai rimasto a digiuno per un intera giornata dall’inizio della sua vita, forse semplicemente perché non era mai successo.
Lanciò uno sguardo distratto fuori dalla finestra, sperando di scorgere sua madre: il cielo quel giorno sembrava come risplendere di piccoli cristalli di luce grazie ai caldi raggi del sole che si insinuavano tra le nuvole.
Si maledì mentalmente mentre si alzava: era possibile che proprio a lui fosse capitata una madre così snaturata?
Stiracchiandosi, raggiunse il divano dove era seduto Shikaku e cominciò a scuoterlo violentemente.
L’uomo, però, non sembrò risentire di quel brusco movimento: dapprima corrugò le sopracciglia come infastidito, poi la sua espressione ritornò perfettamente normale.
Shikamaru alzò gli occhi al soffitto.
“Papà.” Lo chiamò.
“Dimmi.” Rispose l’altro. La sua voce era impastata. Di sicuro era ancora nel dormiveglia.
“Comincio ad avere fame.”
“Dillo a tua madre” fu la semplice risposta dell’uomo, che poi si voltò dall’altro lato e riprese a russare.
Avrebbe dovuto immaginarlo.
Cominciò a misurare la cucina a grandi passi, le dita ghiacchiate sulle tempie, tentando di accelerare con la forza del pensiero lo scorrere delle lancette dell’orologio appeso alla parete sopra il divano, ma senza risultati visibili.
Era così concentrato sul suo obiettivo che non si accorse dei passi leggeri che risuonavano nel silenzio irreale dell’abitazione fino a che qualcuno non richiuse rumorosamente la porta.
“Shikamaru!” una voce baldanzosa e un tocco sulla spalla lo fecero ripiombare alla realtà in men che non si dica.
“Mamma.” Pronunciò neutro, voltandosi. Sapeva già che era lei, non c’era neanche bisogno di assicurarsene. La sua voce era inconfondibile.
“Shikamaru!” ripeté Yoshino “cosa stai combinando?”
Lo stava fissando accusatoria, le mani sui fianchi. La sua classica posizione prima di una sfuriata.
“Cerco di farmi passare la fame.” Le rispose sarcastico.
Gli occhi della donna scintillarono pericolosamente.
“Beh, scusami tanto se gli Yamanaka avevano bisogno di aiuto per sistemare il nuovo carico di fiori in negozio e tuo padre non è voluto andare!”
Gli puntò un dito addosso, agitandolo con violenza e continuò: “Non potevo rifiutarmi. E comunque, se proprio non potevi aspettare, poteva pensarci tuo padre a cucinare.”
“Sì, certo.”
Shikamaru indicò svogliatamente con un cenno della mano il divano: Shikaku era completamente steso e dormiva beatamente.
Poi si portò le mani alle orecchie per coprirle. Prevedeva una tempesta che, infatti, non sarebbe tardata ad arrivare.
SHI-KA-KU!” gridò Yoshino con tutto il fiato che aveva in gola. I suoi occhi danzavano pericolosamente.
L’uomo sobbalzò e spalancò gli occhi spaventato.
“Yoshino… cara, bentornata!” mormorò gentilmente non appena la vide “Come… come è andata?”
La donna si gonfiò per la rabbia, prima di ricominciare a strillare inviperita.
Com’è andata?! Com’è andata?! Pensavo di ritornare e trovare non dico tanto, ma un po’ di ordine, qualcosa da mangiare, invece torno e ti ritrovo a dormire. Come dovrebbe andare?!
Istintivamente Shikaku si portò la mani davanti al petto.
“Ma Yoshino, cara, noi… noi aspettavamo te perché cucinassi!”
Shikamaru si portò, allora, una mano alla testa, scuotendola sconvolto: quella era la goccia che faceva traboccare il vaso.
Inaspettatamente, sua madre fece soltanto una smorfia.
“Questa è l’ultima volta, lo giuro.” Disse solenne, regalando un occhiata piena di veleno al marito “E’ l’ultima volta che faccio finta di niente. La prossima volta ti faccio vedere io!”
Sbattendo rumorosamente i tacchi raggiunse il piano culinario, indossò il grembiule e cominciò a mettersi al lavoro.
L’uomo di casa batté le mani, soddisfatto.
“Così si fa! Altro che la prossima volta…” sussurrò sorridendo, convinto che lei non avesse sentito.
Lei, invece, aveva sentito tutto. Si voltò di scatto e in tre secondi netti gli fu davanti, un cucchiaio di legno in mano.
“Altro che la prossima volta? Altro che la prossima volta? ALTRO CHE LA PROSSIMA VOLTA?!” ripeté alzando sempre di più la voce. “Dovrei cucinare la tua testa per pranzo!”
E ricominciò ad urlare senza sosta.
Shikamaru sbuffò ancora. Vivere in quella casa si rivelava ogni giorno più impossibile.
“Io esco.” mormorò ad un tratto, neanche preoccupandosi di farsi notare, e si allontanò. Yoshino smise immediatamente di sbraitare, gli occhi sbarrati.
“Ma non avevi fame?” domandò dubbiosa.
“Mi è passata.” Rispose il ragazzo semplicemente, mentre si richiudeva la porta della cucina alle spalle.
In quel momento poté udire soltanto l’urlo inferocito di sua madre.


Ino si portò una mano alla fronte, asciugandola.
Grondava completamente di sudore per via del carico di tutti i fiori che aveva dovuto sistemare in negozio quel pomeriggio.
Nonostante il volenteroso aiuto della madre di Shikamaru, la parte maggiore del lavoro era toccata a lei. Solo lei sapeva dove porre i fiori, le quantità giuste di terra, di acqua, di luce…
Era stata davvero una giornata stancante, ma finalmente, dopo che l’ultimo vaso era stato messo al proprio posto, poteva rilassarsi un po’.
Si sedette dietro al bancone, le gambe accavallate, e cominciò a sciogliersi i capelli e a pettinarli con l’aiuto delle dita. L’elastico ancora una volta non aveva retto e la coda era scesa.
Era la terza volta che accadeva durante la settimana.
Sbuffò.
Odiava avere i capelli in disordine. Era questo il motivo principale per cui li portava sempre legati. In quelle condizioni, però, sicuramente era inguardabile.
Cominciò a tamburellare le dita sul bancone, innervosita.
Stava vedendo tutto il suo relax volare via all’improvviso per colpa dei suoi capelli.
Certamente non era il massimo.
Si alzò di scatto facendo forza sul bancone con le mani e buttò indietro la testa, combattiva.
Per quella volta avrebbe vinto lei.
“Mamma, papà, io esco! Ci vediamo dopo!” esclamò a voce così alta in modo che fosse impossibile non sentirla, anche nella stanza attigua.
“Ma Ino… non avevi detto che staresti stata tu in negozio?”
Sua madre giunse a grandi passi dal retro, guardandosi intorno in cerca della figlia, mentre proferiva quella parole, ma fu tutto inutile: Ino era già sparita.


Non appena fu fuori dal negozio, Ino respirò profondamente, lasciando che l’aria le inondasse ogni centimetro quadrato del petto. Poi espirò lentamente.
Si sentiva già molto meglio, ma non ancora benissimo.
Si guardò intorno: per strada non c’era nessuno.
Era naturale, dato che erano le tre di pomeriggio. Sospirò sconsolata.
“Dove potrei andare?” cominciò a pensare mentre camminava per una Konoha stranamente deserta e tranquilla. “Come potrei rilassarmi? Non c’è neanche qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere…”
Magari parlare con qualcuno le avrebbe risollevato il morale e l’avrebbe fatta sentire meno sola.
Peccato che praticamente fosse sola.
Non le sembrava neanche una buona idea andare da Sakura. Di sicuro avrebbero finito per litigare e lei non aveva bisogno di incorporare altro stress, dopo tutto quel lavoro.
Aveva bisogno di calma, quiete e silenzio per poter riflettere, per perdersi nei suoi pensieri e non uscirne più… almeno fino a quando ne avesse avuto voglia!
Un posto così, se fosse davvero esistito, sarebbe stato splendido.
All’improvviso una sensazione la folgorò, facendole spalancare gli occhi.
Lei un posto del genere lo conosceva!
“La collina…” sussurrò, dandosi un colpetto sul capo e scoppiando a ridere.
Come aveva fatto a non pensarci?
Immediatamente cominciò a correre verso la foresta, mentre il suo sorriso si allargava sempre di più ad ogni passo.


Shikamaru si sistemò meglio sull’erba, facendo aderire perfettamente la schiena al suolo umido di rugiada.
Quello era davvero il paradiso. Altro che un bel pasto sul tavolo mentre il tuo corpo da sempre più segni di voler cedere per la fame!
Certo, il suo stomaco non mancava di farsi sentire, emettendo gorgoglii e borbottii, ma quei rumori così sgradevoli sembravano scomparire di fronte all’azzurro limpido che lo sovrastava.

Il cielo era particolarmente luminoso, quel giorno. Formava reticolati di luce con i raggi del sole proiettati verso l’erba. Soltanto poche nuvole soffici e bianche lo solcavano leggere, dando vita alle forme più strane e diverse.
Shikamaru si concentrò su quella apparentemente più vicina, praticamente in corrispondenza del suo viso. Alzò la testa, sorridendo.
Amava osservare le nuvole.
Quella silenziosa solitudine lo faceva stare bene, gli provocava una magnifica sensazione di tranquillità. Gli avrebbe di sicuro anche fatto dimenticare tutti i suoi problemi, semmai ne avesse avuti, ovviamente.
“Choji.” Disse poi piano, continuando a sorridere.
Quella nuvola assomigliava terribilmente al suo compagno di squadra. In essa riusciva a distinguere i suoi capelli castani, il suo coprifronte, la sua lunga sciarpa e, naturalmente, il fedelissimo pacchetto di patatine.
Come sarebbe mai potuto mancare?
Gli scappò una risata. Non ricordava di aver mai visto Choji senza le sue patatine in mano.
Si portò le mani dietro la nuca, sbadigliando leggermente, e continuò la sua osservazione.
Un’altra nuvola molto diversa dalla prima attirò la sua attenzione.
Era più sottile, labile, quasi un elegante velo bianco disteso nel cielo.
“Ino.”
Shikamaru pronunciò sicuro il suo nome. Quelle nuvola poteva rappresentare solo lei.
Così forte, così combattiva, ma così fragile. E così bella.
Peccato non potesse ammetterlo, altrimenti lei l’avrebbe preso in giro a vita.
Sospirò.
“Shikamaru!”
Una voce baldanzosa interruppe il districato filo dei suoi pensieri e lo fece voltare verso il piccolo sentiero battuto che conduceva fin sopra la collina. C’era proprio Ino di fronte a lui, apparentemente felice, ma leggermente trafelata.
“Ino!” lo shinobi pronunciò il suo nome sogghignando “Cosa ti porta qui?”
Lei lo guardò male, le mani sui fianchi. Poi gli si avvicinò e gli si sedette accanto.
“Voglio rilassarmi. E mi sentivo sola.” Rispose semplicemente la kunoichi, alzando gli occhi cristallini al cielo e cominciando ad osservare le nuvole.
Shikamaru dismise l’espressione ghignante per assumerne una sorpresa.
Non poteva credere che Ino Yamanaka, la kunoichi più popolare di tutta Konoha, si divertisse minimamente nell’osservare le nuvole. Non era da lei.
“Anche… anche tu?” domandò allibito.
“Certo. Perché?”
Continuava a tenere gli occhi al cielo mentre parlava con lui.
“Beh… ecco… perché non pensavo ti piacesse guardare le nuvole, tutto qui.” Ammise con difficoltà, sperando che lei non staccasse mai più gli occhi dal cielo.
Non credeva sarebbe stato più in grado di sostenere il suo sguardo.
Sempre se fosse sopravvissuto.
Accadde, però, tutto l’opposto di ciò che aveva sperato.
Gli occhi di Ino smisero di fissare il cielo e si posarono su di lui. Un sorriso le illuminava il viso.
“Infatti non credevo che l’avrei mai fatto. Ma ho imparato da te che può essere una cosa piacevole, a volte.”
La semplicità delle sue parole lo disarmò letteralmente. Shikamaru spalancò la bocca, ma la richiuse immediatamente non appena si accorse di ciò che aveva fatto.

Non poteva crederci. Non si era infuriata.
“Quindi… noi due cominciamo ad avere una passione comune?” le chiese ancora sottolineando l’ultima parola, indeciso se essere disgustato o sorpreso. Dopotutto, anche se le faceva compagnia nella sua attività preferita, lei era pur sempre una donna!
Ino si morse un labbro.
“Ehm a questo punto… direi di sì!”
Sorrise vivacemente. Finalmente lei e Shikamaru cominciavano ad andare d’accordo, anche se soltanto un poco.
“Allora, cosa aspetti a raccontarmi cosa vedi tu in quella nuvola?” chiese indicandogliene una con il dito. “Io ci vedo…”


Shikamaru si sistemò meglio sull’erba, sorridendo.
Finalmente lui e Ino cominciavano ad andare d’accordo, anche se soltanto un poco.
Nonostante questo, era certo che sarebbe potuto rimanere ore ad ascoltarla.
Ma ancor di più, era certo che sarebbe rimasto ore a condividere quella loro passione delle ore solitarie.


[“Posso… posso sdraiarmi affianco a te?” azzardò Ino, imbarazzata.
“Eh?!” Shikamaru la fissò sconvolto, convinto che lei lo stesse prendendo in giro.
“Non si vedono meglio le nuvole, da lì?”
“Sì sì, certo.”
Ancora leggermente turbato lo shinobi si spostò leggermente, per permetterle di sedersi. Immediatamente Ino prese posto accanto a lui e si abbracciò le ginocchia. Poi alzò gli occhi al cielo, sorridente.
“Le nuvole sono… straordinarie.” Mormorò in un soffio.
“Si.”
Shikamaru sorrise ancora, mentre rialzava gli occhi al cielo.

Ino Yamanaka, alla fine, non era poi così male.]







Tanti auguri a Sil! Tanti auguri a Sil! *_* *canta*
Ebbene sì. Con questa raccolta sono ritornata definitivamente nel fandom. ^^
Era un pò che avevo intenzione di cominciarla, ma ho preferito aspettare fino al compleanno di Sil per inaugurarla!
Il titolo della raccolta è preso dalla canzone omonima di Anastacia. Anche se in questa raccolta di Dicembre si parlerà molto poco, comunque. XD
Spero proprio che questa shot vi sia piaciuta! E' stata una ShikaIno davvero sofferta. Era da tanto che non ne scrivevo una! Spero che i personaggi siano IC. *_*
Mi farebbe molto piacere avere un vostro parere! ^^
Un grazie speciale va a Silvia che me l'ha betata (non so come avrei fatto senza di te! *_*) e alle mie splendide amiche, che mi sopportano sempre (e dico sempre!) durante la progettazione e la stesura di tutte le storie. Vi voglio bene! <3
Non so se riuscirò a scrivere tutte e trentuno le shot, ma spero davvero di farcela. E' il mio sogno! *_*
Bene, mi dileguo. ^^
Alla prossima e fate gli auguri a Sil, mi raccomando! ;D

Vostra Ayumi


   
 
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