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Autore: la luna nera    04/05/2018    7 recensioni
In molti si chiedono se siamo soli nell'universo e molti sono quelli che si interrogano sull'origine dei cerchi nel grano. Melissa ed il gruppo dei suoi amici non fanno certo eccezione e quando un cerchio nel grano appare proprio in un terreno alla periferia della città, non possono farsi certo sfuggire l'occasione. A loro si unirà Orion, il nuovo fidanzato di Aurora, ragazzo alquanto strano e taciturno, a tal punto che sembra provenire da un altro mondo.
Chi c'è dietro a quel misterioso pittogramma? Qualcuno sta lanciando messaggi dal cielo?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nonostante le rassicurazioni di Orion, Melissa non riusciva a stare tranquilla, men che mai a chiudere occhio. Stava in piedi vicino alla finestra della sua camera da letto, con le imposte ed i vetri socchiusi: osservava il cielo stellato, osservava la Luna, prossima all’ultimo quarto, illuminare di pallida luce i tetti delle case e dei palazzi. Da quel cielo sconfinato proveniva quel ragazzo strano, misterioso ed affascinante che poche ore prima l’aveva fatta sentire importante come non mai, quel ragazzo stabilmente al centro dei suoi pensieri da giorni e giorni, di cui solo lei conosceva l’origine, quel ragazzo che in quegli stessi momenti stava faccia a faccia con un padre potenzialmente pericoloso, venuto forse per saldare una faccenda rimasta in sospeso. A quel punto, cosa ne sarebbe stato di Orion? Se la sarebbe cavata? Lo avrebbe rivisto mai più? Si strinse nelle sue braccia trattenendo a stento i singhiozzi che stavano salendo dal suo cuore, mentre due calde lacrime scesero dai suoi occhi, rigandole il viso. Alieno o meno che fosse, si sentiva legatissima a quel ragazzo, a prescindere da quanto era accaduto fra di loro poche ore prima, forse si erano davvero innamorati l’uno dell’altra, forse la sua era solo una infatuazione passeggera alimentata dall’alone di mistero orbitante attorno a lui, forse pure lui era attratto da lei per qualcosa ben diverso dall’amore, oppure…. Non le importava di tutto questo, lo avrebbe affrontato e chiarito una volta che Orion si sarebbe ripresentato sano e salvo.

 

Orion, dove sei?

Che cosa stai facendo in questo momento?
Che situazione assurda! Non so cosa mi trattenga dal venirti a cercare. Ho paura, Orion, ho paura di quello che potrebbe accadere. Ho paura di non vederti mai più, di non poterti nemmeno salutare…..

Dove sei, Orion?
Ti ha fatto del male?



 

Scoppiò a piangere, affogando le lacrime nel cuscino e stringendolo come se al posto di quell’oggetto, vi fosse il ragazzo di cui non sapeva più nulla. Era passata sì e no un’ora, ma a lei pareva un’eternità.


Quasi in contemporanea, Orion stava sempre girovagando per la città, con lo sguardo ancora pieno di rabbia, senza una meta. Di suo padre non c’era traccia: il Generale infatti aveva ritenuto decisamente più opportuno lasciare il figlio da solo perché potesse metabolizzare ed assorbire il duro colpo.
Scoprire in una manciata di secondi di appartenere per metà a quel pianeta chiamato Terra, scoprire che per una vita intera il padre gli aveva sempre taciuto la verità, scoprire che mai, in nessun caso, si era fermato un attimo per dirgli delle sue vere origini, ritenendo la carriera militare più importante di ogni altra cosa, lo aveva destabilizzato quasi completamente. Stimava suo padre più di qualsiasi Hiloniano, ed era stato così fino al giorno dell’ultima battaglia, quel giorno in cui si era visto puntare contro un’arma da quell’uomo che, pur di salvare onore e gloria, non avrebbe esitato a colpire il figlio. Vagando di quartiere in quartiere, finì per sedersi su una panchina, sfinito e spossato non tanto dalla lunga camminata, quanto dallo sconvolgimento interno. Guardò la Luna, perdendosi nella luce selenica che sembrava volerlo accarezzare per consolarlo.

 

Allora è così che stanno le cose e noi già ci siamo incontrati, Somasur del Pianeta d’Acqua. Luna: è questo il tuo nome, giusto? Tu mi hai visto nascere e tu sai chi è mia madre, sai dove vive e cosa fa, sai se ancora si ricorda di me o mi ha cancellato completamente dal suo cuore. Tu sapevi del mio profondo legame con la Terra, sai molto più di quanto possa immaginare…. Peccato non possa dirmelo. Avrei tante cose da chiederti, avrei tanto bisogno di sapere chi sono io veramente e cosa il destino vuole da me.

Perché non puoi dirmelo?


 

I suoi occhi non riuscivano più a trattenere le lacrime, due iniziarono a rigargli il volto in silenzio, seguite da altre ed altre ancora. Quanta amarezza nel suo cuore! A seguito di tutto ciò che il padre gli aveva rivelato, non aveva più alcuna certezza, dubitava persino della sua identità. Sì, perché a quel punto poteva davvero essere certo di chiamarsi Orion, di essere il figlio del Generale Ireon, uno dei Capitani dei Tagmas di Hilon? E poi? Chi altro poteva mai essere? Stando alle ultime parole pronunciate dal padre c’era dell’altro sul suo conto, ricordava a mala pena qualcosa riguardante il fatto che lui fosse il predestinato. Predestinato a che cosa? Ricordava pure che re Kipsoron aveva plagiato tutta la popolazione e su questo particolare aveva ben pochi dubbi, viste le condizioni della città di Prothevos e delle altre soggette alle loro conquiste. Poi la rabbia gli aveva di nuovo annebbiato il cervello ed aveva cancellato altre eventuali rivelazioni, tutte tranne il pensiero di sua madre. Lui aveva una mamma. Non ne conosceva neanche il nome, sapeva solo che si trovava da qualche parte sulla Terra e nient’altro. Poteva essere una donna qualunque come una potente, una regina o una principessa, perché no? O poteva pure essere già deceduta, a questo punto tutte le ipotesi potevano essere azzardate. Iniziò a pensare quanto sarebbe bello poterla vedere almeno una sola volta, ammesso che fosse possibile. Si sarebbe accontentato anche solo di poterla osservare da lontano, giusto per vedere le fattezze di quella donna che in una notte di stelle lo aveva dovuto salutare e affidare al padre per un destino a lei completamente sconosciuto.
Si asciugò le lacrime stropicciandosi gli occhi, poi si guardò attorno: non c’era anima viva in quella strada. Dopo un po’ intravide un’auto dalla quale scese una guardia giurata che fece il controllo presso un negozio, ripartendo subito dopo. Poi fu di nuovo il nulla. Quel vigilantes, una volta terminato il suo turno di lavoro, sarebbe tornato a casa, trovando probabilmente la moglie ad attenderlo con i figli. Lui invece? Era solo, solo e abbandonato a se stesso, tradito dall’unico familiare certo che conosceva, quel padre che aveva visto solo un soldato in lui, mai un figlio di cui occuparsi. Gli aveva sempre e solo impartito ordini, severe punizioni per fortificarlo e farlo emergere dalle fila militari al fine di mostrarlo pieno di orgoglio come fosse un trofeo. Che senso aveva seguire un padre così?
L’alba ancora non aveva preso a rischiarare l’orizzonte orientale, il buio regnava ancora incontrastato, il buio che ugualmente oscurava tutta la sua persona e che gli impediva di vedere anche il minimo stralcio di luce. Lui voleva solo trovare il modo di restare sulla Terra, voleva imparare ad amare Melissa, l’unico suo punto fermo nell’oceano in tempesta nel quale era finito, ricostruendo assieme a lei una vita fatta di verità, fiducia e felicità.

PIANETA HILON

Iersys chiuse a chiave la pesante porta dell’Asteroskopius situato sul torrione rivolto verso l’esterno della città, dal quale era possibile osservare ogni angolo dell’universo. Era quella una stanza non troppo luminosa, con finestre relativamente piccole, fatta eccezione per quella ad uso del telescopio ultradimensionale, che permetteva una visuale impressionante del cielo. Vi era poi una fornitissima biblioteca di stampo scientifico, contenente informazioni su tutti i pianeti conosciuti, inclusi quelli disabitati. L’apparecchio situato nella parte a destra della porta era uno dei più sofisticati trasmettitori ad energia di Vostalòs, le leggendarie pietre estratte dalle miniere di Hilon, capaci di sprigionare una potenza tale da spingere ogni segnale oltre i confini dell’universo e riceverne altrettanti. Da lì aveva constatato che il Generale Ireon aveva contattato il figlio, gli aveva parlato e gli aveva rivelato parte della grande verità sul suo conto. Aveva però anche constatato la dura reazione del ragazzo, fatto peraltro considerabile e prevedibile, data la delicatezza della situazione. Nutriva comunque una profonda fiducia in lui e sapeva bene che, una volta sopita la rabbia, non si sarebbe mai tirato indietro ed avrebbe fatto ritorno su Hilon per prendere il posto assegnatogli dal destino. Ireon doveva compiere quel passo, doveva rivelargli la verità, una battaglia ben più dura di quelle sostenute fino ad allora poiché il coinvolgimento emotivo era totale e, sebbene molto spesso la sua corazza militare lo aveva fatto apparire quasi insensibile, dentro il suo petto batteva un cuore e all’interno di quel cuore c’era solo suo figlio.
Ierys dunque scese le scale del torrione immerso nei pensieri. Fino a quel momento tutto era sembrato filare liscio, il re non sospettava niente, o almeno così pareva. Giunse nel lungo corridoio che lo avrebbe riportato nel suo appartamento, senza notare che due occhi pericolosi stavano osservando ogni suo movimento. Nascosta fra le colonne, un’ombra nera pedinava da tempo il Maestro d’Armi, si spostava al pari di un fantasma in particolar modo ogni qual volta questi si rinchiudeva nel Megalos e, come in quel caso, nell’Asteroskopius. Ignaro di tutto ciò, Iersys raggiunse la porta del suo appartamento, infilò la chiave nella serratura, la girò e giusto un attimo prima di entrare, gettò un’occhiata alla sua destra e alla sua sinistra, come se una voce interna gli suggerisse di guardarsi alle spalle.
Il mattino seguente l’Astro spuntò all’orizzonte, illuminando e scaldando debolmente i tetti semi diroccati di Prothevos. Iersys raggiunse gli altri Maestri d’Armi nella Gran Sala Militare, tranquillamente come ogni mattino.
“Buongiorno.” Il Maestro Xifos gli si avvicinò, salutandolo.
“Buongiorno a Voi.” Iersys ricambiò il saluto.
“So che il re vi sta cercando da questa mattina presto. Per caso lo avete incontrato?”
Quelle parole lo fecero preoccupare. “No, non ancora.” Si massaggiò leggermente la barba. “Voi ne sapete qualcosa?”
“No, ad ogni modo….”
Le sue parole vennero bruscamente interrotte dall’apertura della porta ed il conseguente ingresso dei cerimonieri di corte, i quali annunciavano con solennità che il Magnifico Re Kipsoron esigeva immediatamente la presenza del Maestro d’Armi Iersys nella Sala del Trono. Questi, con preoccupazione non troppo nascosta, si inchinò al loro cospetto, si congedò dagli altri Maestri e si diresse verso l’uscita della Gran Sala Militare, scortato dai cerimonieri al pari di un pericoloso bandito.







 

 

Buon Venerdì a tutti!

Dopo le grandi rivelazioni dello scorso capitolo, adesso alleggeriamo un po’ la tensione. Dico solo un po’ perché il Maestro d’Armi è stato convocato dal re che, evidentemente, sospetta qualcosa.
Orion intanto vaga nel buio della notte in preda alla rabbia, alla delusione e ad un desiderio intimo: quello di poter incontrare almeno una volta sua madre. Che ve ne pare di questa parte?

Grazie a tutti per il costante supporto e a presto!

Un abbraccio
La Luna Nera

  
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