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Autore: summers001    07/05/2018    7 recensioni
Storia AU
Dal testo:
Se André Grandier avesse dovuto raccontare il momento in cui Oscar Françoise De Jarayes divenne la sua migliore amica, non avrebbe saputo quale scegliere. Forse quando lui la difese dai bulli, o forse quando lei mise in chiaro di non aver bisogno di lui. Oppure magari è stata la volta in cui sua nonna li aveva presentati? [...] Insomma di storie da raccontare ne avrebbero tante, alcune belle altre un po' meno.
La storia che vi sto per raccontare oggi è la storia un po' di tutti noi. E' una storia di amicizia e di qualcosa di più. E' la storia di un ragazzo che conosce una ragazza, che si innamora della suddetta ragazza che a sua volta ricambia o forse no, ma ci arriveremo alla fine. E' una storia di scelte e del caso, perché cos'è la vita se non una serie di decisioni, giuste o sbagliate che siano, basate su fortuite coincidenze?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Once again



L'inizio

Se André Grandier avesse dovuto raccontare il momento in cui Oscar Françoise De Jarayes divenne la sua migliore amica, non avrebbe saputo quale scegliere. Forse quando lui la difese dai bulli, o forse quando lei mise in chiaro di non aver bisogno di lui. Oppure magari è stata la volta in cui sua nonna li aveva presentati? O quando lei lo sorprese con Elisabeth, la ragazza straniera dello scambio culturale? Insomma di storie da raccontare ne avrebbero tante, alcune belle altre un po' meno.

La storia che vi sto per raccontare oggi è la storia un po' di tutti noi. E' una storia di amicizia e di qualcosa di più. E' la storia di un ragazzo che conosce una ragazza, che si innamora della suddetta ragazza che a sua volta ricambia o forse no, ma ci arriveremo alla fine. E' una storia di scelte e del caso, perché cos'è la vita se non una serie di decisioni, giuste o sbagliate che siano, basate su fortuite coincidenze?

La prima grande coincidenza di questa storia vuole la mamma di Oscar, Marguerite Emilie, o solo Marguerite per gli amici, leggere un annuncio sul giornale: "cercasi dattilografi esperti per lavoro ben remunerato". Perché no, si chiese lei, avrebbe potuto aiutare suo padre e i suoi fratelli.

In meno di un anno all'alba della quinta repubblica proprio nel '58, divenne la segretaria del generale François August Reynier De Jarjayes, ministro di Charles De Gaulle. Una bella occasione, se solo l'avesse sfruttata. Invece, avere dieci anni durante il secondo conflitto mondiale ti fa apprezzare i solidi valori della vita, quelli importanti, come la famiglia. Così solo tre anni più tardi dalla presa di quel lavoro, quando di anni ne aveva addirittura solo venticinque, Marguerite sposò Reynier, rimase incinta e nacque una bambina.

Se invece il giorno in cui Reynier chiese a Marguerite "mi vuoi sposare?", lei avesse risposto anche solo "ci devo pensare", come di fatti avrebbe voluto fare, Marguerite sarebbe stata attratta dai moti liberali degli anni '60, avrebbe marciato contro la guerra del Vietnam ed a favore dell'aborto, avrebbe conosciuto un giovane hippy e questa storia non avrebbe mai avuto modo di essere stata narrata. Invece la nostra Marguerite era una donna timida e tutto quello che riuscì a dire fu "sì".

Anche per Reynier la famiglia era tutto ed in questo andava d'accordo con Marguerite. Amava sua figlia ed anche le altre quattro che vennero poi, una dopo l'altra, ma desiderava quel maschio che avrebbe portato il suo cognome fino alla fine e l'avrebbe tramandato ai suoi nipoti, continuando così per altri cent'anni. Desiderava inoltre che suo figlio prendesse il suo posto nel partito gollista francese (antiliberista, anticapitalista, conservatore e cristiano, ma pur sempre democratico) e diciamocelo pure, la politica non è una cosa da femmine.

Quando Marguerite rimase incinta una sesta volta, Reynier sapeva che poteva essere l'ultima. Non si fidava di quegli aggeggi degli ospedali che gli avevano detto che sarebbe stata un'altra femmina e sperava fino alla fine. L'illusione e l'ossessione lo resero pazzo, al punto in cui quando nacque l'ultima bambina, le diede un nome da uomo: Oscar François de Jarjayes. Decise che sarebbe cresciuta da maschio, che le avrebbe insegnato la storia, la geografia e che l'avrebbe presentata ai suoi colleghi del partito come il suo diretto discendente (si noti il maschile!), candidandolo un giorno.

Ed è qui che la nostra storia incomincia.

**

 

11 anni

Siamo nel 1970, quando il generale Reynier De Jarjayes cominciò a notare in suo figlio Oscar un cambiamento nel fisico. Sì, era slanciato, si stava sviluppando in altezza, magro, ma aveva già quei fianchi troppo larghi per un ragazzo e le spalle così strette. Le mani poi erano così affusolate, seppur piene di calli da penna sulle dita, e le movenze fin troppo femminili. I suoi grandi occhi blu poi lo (o la) tradivano. A niente era servito tagliargli i capelli come un ragazzo. Il generale decise allora che suo figlio aveva bisogno di una compagnia maschile.

La seconda grande coincidenza da cui parte questa storia fu quella che coinvolse un tassista ubriaco, un ponte (che avrebbe mietuto vittime famose più tardi, tra cui una certa principessa di Galles) e le anime dei genitori di Andrè Grandier.

Andrè era un ragazzo di appena un anno più di Oscar. Sua nonna, Marron-Glacè (già, proprio come il dolce) era la governante di casa Jarjayes, un villone enorme che si sviluppava su tre piani. Quando Marron ricevette la notizia della morte della figlia e dell'affido del nipote, non perse neanche un minuto: si rimboccò le maniche, chiese le dimissioni e si avviò alla stazione a prendere il ragazzo.

Fu Marguerite a farla richiamare. Il suo gran cuore compensava la freddezza del marito. Marron l'aveva aiutata a crescere le sue figlie e per lei ormai era come una madre, non l'avrebbe mai lasciata andare.

La convocò insieme a Reynier nel suo studio e le chiese i motivi che celavano quelle dimissioni così improvvise. Quando Marron spostò la sottana e mostrò il ragazzo, Andrè, spiegando di come fosse rimasto orfano, Marguerite li invitò entrambi a stare in quella casa. "In fondo è anche la tua." le disse abbracciandola.

Reynier guardava invece il ragazzo. Notava su di lui i segni dell'adolescenza e di tutto quello che mancava ad Oscar: le braccia più grandi, uno o due peli in faccia, come si aggiustava i pantaloni. Certo, tutto a parte il codino da hippy comunista! E gli venne allora un'illuminazione. Abbracciò Marron per la prima volta in vita sua. "Tu e Andrè siete i benvenuti qui!" la accolse con eccessivo entusiasmo.

Ecco, forse fu quello il momento in cui Andrè diventò amico di Oscar.

Non la conosceva, non l'aveva mai vista, né sapeva della sua esistenza. Eppure nella testa del generale era nata un'idea: Oscar avrebbe avuto un amico maschio, Andrè. Avrebbero studiato insieme, sarebbero andati all'università insieme, sarebbero entrati in politica insieme. Andrè sarebbe stato l'appoggio di Oscar, come lui stesso lo era stato per il Premier De Gaulle. La sua vicinanza l'avrebbe aiutata (sì, questa volta al femminile) a comportarsi più da uomo. Sì, sì, sarebbe andata così. Avrebbe portato in alto, al vertice di tutto, il nome della sua famiglia. Così doveva andare.

Il generale non perse tempo. Ripulì il ragazzino, gli comprò vestiti nuovi, gli intimò di tagliarsi il codino (che invece finì solo nascosto sotto al colletto della camicia) e se lo trascinò in giardino dove sapeva che suo figlio era intento a giocare.

"Oscar!" chiamò Reynier. "Oscar!" gridò di nuovo quando lo vide avvicinarsi in calzoncini e maglietta da calcio. "Oscar, vieni, devo presentarti una persona."

Oscar, con una mano sulla fronte a pararsi dal sole, guardò suo padre con circospezione. Le pareva fin troppo allegro e si chiedeva chi fosse questa persona. Agitò i piedi per scrollarsi via il fango dalle scarpette, si abbracciò la palla (sporca) e corse verso le tre figure. Aveva riconosciuto intanto nonna Marron e si chiedeva se avesse già cucinato qualcosa per merenda.

Marron nel frattempo stava in piedi preoccupata. Si agitava rigirandosi la vecchia fede al dito e si chiedeva come avrebbe dovuto gestire la situazione. "Andrè, mi raccomando..." cominciò a dire verso il nipote che fino ad ora ne aveva passate tante. Non sapeva come spiegarglielo. Voleva dirgli che avrebbe visto una bambina vestita da maschio, che non doveva dire niente però e trattarla come i suoi amici di scuola. Sospirò e cercò di proseguire. "Devi sapere che Oscar è..."

"E tu chi sei?" chiese il figlio del generale "Come ti chiami?"

Andrè rimase impietrito. Avete presente quel momento in cui vedete una persona, ma non sapete se è maschio o femmina e allora non dite niente per non fare brutta figura. Ecco perchè Andrè non disse niente e preferì adottare la tecnica dell'opossum e sembrare morto.

"Oscar!" lo sgridò il generale. Nome da maschio, pensò Andrè. "Via, le buone maniere!" continuò l'uomo dando una sberla alla nuca del ragazzino, facendo sogghignare l'altro.

"Sì, padre." si ricompose quello con sguardo mesto ed ubbidiente.

"Andiamo, Marron." Reynier prese la sua governante per le spalle e se la trascinò dentro, mentre lei non smetteva di guardare i due preoccupata, con una mano al petto e l'altra sulla bocca. "Lasciamoli soli a fare amicizia."

Oscar aspettò che suo padre varcasse la porta di servizio, entrasse in casa e si allontanasse dalla finestre, per fargli una pernacchia. Il ragazzino, che pareva muto, sghignazzò. "E tu che ridi?" sbottò lei.

Quello fece gesto di cucirsi la bocca, come facevano tutti nella sua vecchia scuola e poi scrollò le spalle. "Sono Andrè." rispose il muto, mentre la scrutava. Aveva uno strano modo di parlare quell'Oscar. Era alto (o alta?) quasi quanto lui, aveva gli occhi grandi e chiari ed i capelli di quel biondo che luccica al sole. In quel momento Andrè pensò al colore degli orecchini di sua madre.

"Sì, sì, bravo." lo accontentò lei. Mollò il pallone a terra e se lo passò da un piede all'altro per poi bloccarlo coi tacchetti della scarpa destra. "Sai giocare a calcio?" gli chiese.

"Certo." Chiunque sa giocare a calcio, pensava Andrè.

"Vieni allora." gridò allegra, correndo e calciando il suo pallone fino a raggiungere il campetto che si era fatta costruire da suo padre a Natale, dopo che aveva portato la sua pagella a casa.

Oscar si girò e tirò la palla ad Andrè, che però con un balzo all'indietro si allontanò, parandosi addirittura il petto ed i pantaloni con le braccia. "Ma non ho i vestiti e mi sporcherò la camicia." si lamentò lui.

Il pallone rimbalzò nell'erba ed entrambi rimasero a guardarlo. "Chi se ne frega," riprese Oscar di punto in bianco "la laveremo." continuò, impaziente di avere finalmente qualcuno con cui giocare.

Andrè ne fu quasi convito: i vestiti si lavano, è normale, che problema c'è? Cominciò allora a correre per riprendere il pallone. Avrebbe dato uno di quei calci che dava lui e avrebbe raggiunto la porta con un tiro soltanto! Poi invece si ricordò che quella non era veramente la sua camicia. Non era una di quelle che aveva nella casa a Parigi, quella dove viveva coi suoi genitori prima che... Non era veramente la sua camicia! "Me l'ha comprata tuo padre." disse fermandosi e diventò di nuovo muto.

Tra i due quella più sgomenta era però Oscar. "Cosa?" urlò fra lo stupito e l'offeso. Perché suo padre non le aveva mai fatto un regalo, a meno che non se lo fosse guadagnato, e questo qui arrivava tutto fresco ed aveva subito una camicia nuova?

"Non dico bugie!" si lamentò lui, fraintendendo le emozioni della sua nuova amica.

Oscar sbuffò. Stava per piangere, ma non doveva farlo: quella era una cosa da femminucce, quella era una cosa che facevano le sue sorelle. Oscar si poteva arrabbiare. Sì, ecco, si sarebbe arrabbiata. Girò attorno al nuovo arrivato e lo scrutò alla ricerca di punto debole. Guardò la camicia per bene, ne seguì le linee verticali pensando che l'avrebbe fatta ancora di più incazzare, fino a quando notò una cosa. "E questo cos'è?" fece incuriosita. Si avvicinò alla schiena del ragazzino e vide un bozzetto, tipo un ammasso di capelli. Lo schiacciò con un dito per averne la conferma: sì, sì, erano proprio capelli!

"Non lo toccare!" urlò Andrè. Si prese il codino in mano e si allontanò, nascondendo le spalle a lei. Alzò un dito cercando di tenerla lontana e di proteggere quei capelli che erano, secondo il suo parere, addirittura troppo corti. Non si era accorto che aveva cominciato ad affannare, quasi in panico. Avrebbe voluto piangere. Anzi, a dire la verità gli occhi si erano già riempiti di lacrime.

Oscar lo guardò stupita e confusa, ma non tanto dalla reazione: aveva sentito da sua madre che la figlia di Marron era morta, dalla governante di avere un nipote ed aveva fatto due più due. Era normale che fosse sulla difensiva. Quello che la confondeva erano le lacrime ed il codino. "Ma sei una femmina!" ne dedusse dalle poche informazioni che aveva.

"Io?" chiese Andrè pulendosi gli occhi e mettendosi con enfasi una mano al petto per sottolineare l'ironia. "Adesso si portano così," si difese stupidamente "e tu che saresti poi, una femmina o un maschio?"

Forse Oscar non avrebbe dovuto cominciare quella discussione. Avete presente le persone insicure? Avete presente quando la società, o in questo caso suo padre, le opprime spingendole ad essere quello che non sono? Avete presente come si difendono? Attaccano. Ed Oscar poi era un'attaccante quando giocava a calcio, le sembrava la cosa più logica da fare. Però, ecco, quello era un punto dolente. Il punto anzi era che non lo sapeva neanche lei, ecco dove faceva male.

L'anno prima aveva avuto le sue prime mestruazioni. Aveva pensato di morire dissanguata, che sarebbe morta in pochi giorni ed era corsa da sua madre disperata. Lo stomaco le si contorceva e le pareva che le sue budella si agitassero col preciso intento di farle vomitare anche l'anima. Quando vide la preoccupazione anche negli occhi di sua madre, Oscar fraintese. Credette che anche lei pensava che stesse per morire. Allora urlò e strepitò ancora di più, fino a che suo padre salì di sopra e la mise in punizione. Rimase allora nel suo letto ad aspettare di morire. Quella sera Marron le portò la cioccolata e le spiegò che quella era una cosa normale che succedeva alle ragazze, che era diventata signorina. Fu la prima volta che il dubbio si trasformò in confusione nella testa di Oscar. In fondo, non era poi così sicura che un pisellino fosse come il suo.

Davanti ad Andrè però, come avrebbe dovuto rispondere? Pensava di essere una femmina, ma di dover fra credere a tutti di essere un maschio, giusto? E allora? Si limitò a scrollare le spalle.

"Sei una femmina?" incalzò lui, che proprio non voleva lasciarla stare e voleva capire, un po' per sviare l'attenzione dal suo codino, un po' per il fascino della curiosità.

"No." rispose con voce quasi stufa Oscar, stufa di porsi da sola quella domanda pur sapendo la risposta. Stufa di non sapere cosa fare quando le venisse chiesto e stufa di non avere risposte da nessuno dei suoi genitori.

"Non sembri un maschio però." notò Andrè.

Oscar scrutò il ragazzino con lo sguardò. Lui era un maschio. Era più alto, aveva peli su tutte le braccia che spuntavano fuori dalle maniche arrotolate della camicia. Le sue spalle erano già più larghe, sul collo aveva una strana protuberanza, come quella di suo padre, che si muoveva su e giù quando parlava. Portava dei pantaloni diversi dai suoi, stretti sì, ma stranamenti larghi sul davanti. Oscar sospirò. "Non sono un maschio." confessò "Sono una femmina." disse alla fine calciando una pietra, ammettendo quello che aveva sempre saputo, in fondo.

Andrè anche la stava scrutando perplesso. Gli piaceva quel biondo luminoso come l'oro, gli occhi chiari e le guance piene. Sembrava esile e fragile, eppure si muoveva come se non si potesse mai rompere. Il collo era fino ed aveva la pelle così chiara che metteva in risalto delle finissime lentiggini sul naso. Più di tutto però era tenera in quella insicurezza che nascondeva quando si comportava da maschiaccio. In pochi minuti aveva visto una ragazzina forte, combattiva e ribelle e poi un'altra tenera e insicura. Lo faceva sorridere, che ci poteva fare? "Beh, sei carina." le disse sincero.

Fu la prima volta che Oscar arrossì. Provò uno strano calore venirle su dal petto alle guance. Credeva che la sua faccia si sarebbe arrostita, come quando prendeva troppo sole a mare, ad Arras. Abbassò il capo e scavò una piccola fossa nel terriccio col piede. Era così imbarazzata che non sapeva che dire.

Toccò ad Andrè salvarla, prestandosi nel primo gesto di amicizia (primo di una lunghissima fila che durò una vita). "Giochiamo?" le chiese.

Oscar sorrise contenta ed annuì.

Corsero insieme inseguendo un pallone, mentre dalla finestra Marron e Marguerite guardavano i due ragazzini sporcarsi e ridere nel fango. Si guardarono complici le due donne, soffocando un sorriso che Reynier avrebbe fatto meglio a cogliere prima.

Oh, questa volta l'aveva combinata grossa il generale!

 




Angolo dell'autrice
Salve, salve a tutti. 
​Mi presento: sono Veronica, scrivo ff da una vita ed è la mia prima in questo fandom. Vi dico la verità, qui ne ho lette diverse in tempi diversi ed anche diverse volte (nc17 *coff coff*) ed ho avuto voglia di dare il mio contributo da sempre. 
​La storia però di Riyoko Ikeda per me è perfetta così com'è e non avevo voglia di martoriarla. Ho aspettato allora fino a che mi venisse quell'illuminazione geniale ed eccola qua! Non sapevo se ne sarei stata in grado, ma ci provo. 
​La ff volevo impostarla come una via di mezzo tra "il favoloso mondo di Amèlie" e "Forrest Gump", con un narratore esterno onnisciente che raccontasse una storia strana (con personaggi strani), ma normale. Voglio emozionarvi ricordandovi nei prossimi capitoli storie della vostra vita e citando avvenimenti recenti che conosciamo tutti (qui Lady D per esempio o De Gaulle). E' stata una faticaccia ricreare Oscar, renderla IC e plausibile insieme, ma spero di avercela fatta. 
​Ogni capitolo sarà una fascia d'età. Il prossimo per esempio è sui 15 anni. La storia seguirà per grandi linee l'originale (il generale, Fersen, la ribellione, la malattia, l'occhio di Andrè...), così da non ammorbare i più fedeli al manga/anime ,anche se so che non leggeranno xD
​Ve lo dico, sono in ansia perché so che questo fandom è di una fascia di età più alta, quindi vi aspetto più pretenziosi rispetto ai miei soliti lettori. Motivo per cui dovete recensire :P su su, recensite! Fatemi sapere che ne pensate, fate i grammar nazi, fatemi notare se i personaggi sono OOC (oh mio dio, paura!), dite tutto quello che vi passa per la testa. 
​A prestissimo, un abbraccio emozionato a tutti i lettori. 

  
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