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Autore: valechan91    07/05/2018    1 recensioni
I pensieri di Oikawa sul suo ginocchio, sulla pallavolo, sui suoi desideri e sull'unica persona al mondo che lo rende felice: il suo Hajime. Il solo che gli interessa confortare, venendo confortato.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di  nuovo con una nuova IwaOi!
Esistono altre coppie? La risposta è NO.
E visto che c’è gente che invece si diverte a spezzare l’amore, come se Iwaizumi e Oikawa o uno dei due non potesse ricambiare l’altro, ecco che arrivano i veri fan a salvare due povere anime divise da persone malvagie, da automi, da mostri, come i personaggi che preferiscono.
 
 
Questa storia parla soprattutto dei sentimenti di Oikawa, di ciò che prova per l’unica persona che ama da sempre e che sempre amerà, in barba a chi li vuole dividere, e parlerà anche della sua sfida nella pallavolo.
Buona lettura!
 
 

Remember who you are
 
 
Oikawa lo sapeva. La gente pensava che fosse perfetto, che non dovesse sforzarsi. Bellezza, grazia, talento, forza, tutto racchiuso in un metro e 84.
Solo pochissime persone, una in particolare, sapevano quanto in realtà si sforzasse.
La parola perfetto, ovviamente, gli faceva piacere, ma per lui aveva un sapore amaro.
La perfezione era il suo ideale, un obiettivo da raggiungere. Lui non lo era.
Sentiva montare sempre più la rabbia quando pensava alle parole di quel mostro, quell’automa, di Ushijima.  Supponeva che non avesse nemmeno un cuore che batte.
Aveva sempre guardato con disgusto e disprezzo quella squadra, la Shiratorizawa.
Se fosse andato lì, avrebbe fatto la fine di quell’alzatore dai capelli dai riflessi argentati, annullato completamente da uno più piccolo. E lui sapeva bene cosa si provava ad avere un kouhai che ti alitava sul collo.
Molti ragazzi di altre scuole gli avevano detto che, forse, quel coso era sono imbranato nelle relazioni sociali. Oikawa ogni volta si faceva grosse risate.
Quello, che aveva il coraggio di chiamare il suo stupido orgoglio solo perché non era andato nella sua squadra?
Quello, che non aveva capito nulla di lui?
Ogni volta che ci pensava, si sentiva sempre più orgoglioso di chi era in quel momento.
Si. Ushijima era qualcuno molto facile da odiare, per lui.
Ricordava bene le parole del suo allenatore alle medie. Invece di piangersi addosso, aveva sviluppato delle competenze proprie, portando all’estremo le sue capacità.
Lui che si sottometteva ad un asso? Neanche a pensarci.
Lui che alzava solo ad un unico schiacciatore? Era impossibile.
E Ushijima Wakatoshi si trovava bene nel suo stupido regno di mutant egoisti per avere il fegato da cambiare la struttura della propria squadra.
Tooru lo aveva sempre saputo. L’Aoba Johsai era la squadra per lui, erano gli amici per lui.
Amicizia con quel tipo? Era come la leggenda della Tennyo e del pescatore, un obbligo, stare con una persona meschina.
Aveva la persona giusta al suo fianco, il suo Iwa-chan.
Oikawa non si riteneva perfetto, per quanto fosse ben consapevole del suo talento. Sapeva bene chi fosse.
E di certo, non gli mancava una schiera di persone invidiose che lo odiavano.
Se c’era una cosa di cui andava orgoglioso, era il fatto di non avere dubbi o contraddizioni, ma di sapere già cosa voleva dalla vita. 
Poteva avere molti difetti (del resto, Iwaizumi gli ripeteva spesso quanto fosse stronzo e bastardo), ma quelle parole alle medie erano diventate il suo obiettivo nella vita.
Così come sconfiggere una macchina da guerra.
Mentre si allenava ancora al servizio, Tooru sorrise mefistofelico al pensiero di una cosa accaduta pochi giorni prima.
Aveva visto di sfuggita Tobio con il piccoletto, e il più piccolo aveva  chiamato Ushijima “cannone”, probabilmente ricordando la finale.
Mentre la palla piombava con un tonfo dall’altra parte del campo, Oikawa non poteva fare a meno di pensare che si, il piccoletto aveva cominciato ad usare il cervello.
Un arma da guerra non potrà mai avere un cuore.
 
Tooru voleva vincere, ma a modo suo. Era narcisista, egocentrico, ma non aveva mai pensato di arrivare in cima da solo. La pallavolo era un gioco di squadra, si giocava in sei. E per quanto ci fossero piccoli genietti in campo, l’alzatore portava al 100% il talento dello schiacciatore, dando il meglio. Tooru si allenava strenuamente e con regolarità, arrivando a chiedere un menu speciale di esercizi.
 
Solo Iwaizumi sapeva quanto duramente faticasse. Il brivido di essere osservato, il brivido di sapere che non sei solo. Era questo quello per cui giocava.
Si sedette un attimo a bordo campo, asciugamano al collo e borraccia, per riprendere fiato.
Si era infortunato al primo anno di superiori, perché aveva esagerato.  Gli faceva male, a volte, nonostante il tutore. Ma si sarebbe sforzato, per superare, per essere in cima con gli altri.
Con il suo Hajime.
Voleva essere in campo con lui.
E come si dice, nomini I Kami…
“Dovresti andare a casa e riposare, Oikawa”
Iwaizumi apparve sulla soglia della palestra, appoggiato alla porta aperta e a braccia incrociate.
“Non mi sono affaticato molto, Iwa-chan” rispose rassicurandolo
“Vuoi esagerare di nuovo? Cavolo, finisce che domani ti ritrovo qui”
Tooru lo fissò con una piccola smorfia. “Iwa-chan, ti prometto che non morirò qui”
 
Iwaizumi si sedette da un lato, braccia incrociate, ad aspettarlo.
Oikawa riprese, ma si stava innervosendo. Più metteva forza, più diminuiva il controllo. Più la controllava, più la forza era notevole, ma non particolarmente. Lo aveva già notato nell’amichevole con la Karasuno, ma stava diventando un problema serio.
Il ginocchio si faceva sentire. Lanciò ancora la palla, nonostante il dolore era uscito bene. Strinse i denti, sotto lo sguardo affilato di Hajime, e riuscì a servire con forza.
Il ginocchio cedette, e cadde sul pavimento.
Sentiva il dolore più forte che mai, anche mentre Iwaizumi lo aiutava, stando attento al ginocchio, toccandolo con gentilezza più di altre volte.
Urlandogli di quanto fosse un cretino, con quel suo solito modo di fare, ma con quello sguardo che si colpevolizzava.
Ah, Iwa-chan, non sei tu lo stupido.
Sarebbe di certo stato di nuovo a riposo per un po’, ed era frustrante.
Il pensiero di non giocare lo terrorizzava.
Sarebbe rimasto in campo, quel campo che gli dava il privilegio e l’orgoglio di giocare e alzare la palla al suo Iwa-chan. Il suo Asso. Il suo unico schiacciatore.
 
Non sarebbe stata l’ultima volta, avrebbero giocato in nazionale.
Gli sfuggì una singola lacrima. Ce l’avrebbero fatta.
Hajime continuava a dirgli di rilassarsi e di respirare, accarezzandogli piano la testa, e nei suoi occhi poteva leggere che come sempre sapeva già cosa gli passava per la testa.
Erano sempre stati una sola entità.
Iwaizumi lo fece sedere, abbassandogli il tutore.
Lo guardò fisso negli occhi, ancora leggermente vitrei per il dolore, e come sotto ipnosi diede un leggero bacio su quel ginocchio.
Le guanche di Oikawa si imporporarono leggermente.
Era sempre stato così, per loro. Non c’erano bisogno di parole. Bastava uno sguardo per leggersi fin dentro l’anima.
Era un loro privilegio, figuriamoci se lo avrebbe ceduto.
“Mi dispiace, Iwa-chan”
“ Non serve, sei uno stupido, ma lo sono stato anche io” sospirò Hajime “avrei dovuto fermarti a qualunque costo”
“Non è colpa tua, Iwa-chan, ma…sono spaventato” disse Oikawa, ammettendo alla sola persona che potesse capirlo cosa provava
“Non provare nemmeno a dirlo, so cosa stai pensando. Non succederà, Shittykawa"
Tooru si sentì rabbrividere sotto lo sguardo serio dell’altro.
Erano sempre stati una  coppia a modo loro, non importava cosa accadesse. Sempre loro due, sempre Iwaizumi e Oikawa.
Sempre loro due contro tutti, contro il mondo, contro quei mostri.
Non lo avrebbe lasciato da solo, o quello che sentiva non sarebbe valso a nulla.
Avrebbe continuato ad allenarsi, perché (lo sapeva solo Hajime), Oikawa ci teneva alla propria salute.
Non avrebbe sprecato la possibilità di giocare ancora  e avrebbe portato il suo Asso ai nazionali con lui.
Era l’unica cosa che dava per scontata, ma il desiderio di giocare, no, quello no.
“Andiamo a casa” disse Hajime, tenendogli la mano mentre lo sosteneva, camminando lentamente.
Tooru ne era certo. Numeri  4 e 1 ancora una volta, erano una solida certezza, come doveva essere, in barba a chi diceva che il suo Hajime non fosse abbastanza.
Avrebbero ancora calcato il campo da gioco insieme, ne era certo.
Una volta a casa, Iwaizumi si dedicò a medicare Oikawa.
Era una delle poche volte in cui Tooru vedeva il lato accorto del suo Hajime.
Hajime amava Tooru, in ogni sua sfaccettatura, in ogni suo lato, in ogni suo lato.
Anche quel ginocchio, anche quelle mani che gli davano il privilegio di avere Tooru come suo alzatore personale, suo alzatore, in campo e fuori, e sempre al suo fianco.
E Hajime lo sapeva, era il suo privilegio anche vedere il vero Oikawa, quello più vero, non solo quello fatto di sorrisetti falsi.
Quella notte, Oikawa lo chiamò, e anche senza andare in fondo, ci fu amore.
Ci furono baci, carezze, ansimi, con due cuori palpitanti di felicità, di rassicurazioni.
Una sola certezza: il loro rapporto si stava naturalmente evolvendo, come era sempre stato.
Sfiorandosi le labbra, sentendosi un unico essere indivisibile, seppero che non c’era possibilità di tornare indietro dopo quella sera.
Anche se era notte fonda, ormai.
La fortuna di avere genitori che ti supportano, loro la conoscevano.
Si addomentarono stretti l’uno all’altro, gambe e dita intrecciate, pensando al futuro insieme.
Nessuno li avrebbe mai separati.
 
 
 
 
 
Piccola spiegazione: la leggenda della Tennyo fa parte del folklore giapponese.
La Tennyo è una divinità femminile, celebre per la sua bellezza. Un giorno, una di essere scese sulla Terra per bagnarsi nelle acque del fiume. Si tolse la veste poggiandola su un ramo.
Un pescatore che passava di lì, invaghitosi di lei, le rubò la veste sacra (l’hagoromo) e la obbligò a sposarla per poterlo riavere.  Così, la tenne legata alla Terra, poiché la veste magica consentiva alla divinità di volare.
Solo dopo alcuni anni, in  punto di morte, il pescatore restituisce l’hagoromo alla divinità.

 
Mi sembrava perfetta per i sentimenti di Oikawa.
Alla prossima IwaOi!
   
 
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