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Autore: vale_gada    09/05/2018    2 recensioni
Non tutto va sempre nel migliore dei modi. A volte la vita è dura...ti fa perdere tutto.
Questa è la mia storia, quello che sento...l'ho fatto vivere ai miei due personaggi preferiti anche se non lo augurerei a nessuno. Scrivere aiuta. Buona Lettura.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando dai il meglio di te, ma non hai successo
quando ottieni quel che vuoi, ma non ciò di cui hai bisogno
quando ti senti così stanco ma non riesci a dormire
Bloccato all'indietro
E le lacrime si versano sul tuo viso
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare
quando ami qualcuno ma tutto va perduto
potrebbe andar peggio?
Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a consolarti
Lassù o laggiù
quando tu sei troppo innamorato per lasciar andar via tutto
​-Fix You, Coldplay-

 

Se qualcuno qualche anno prima avesse detto a Merlin che l’amore non sarebbe bastato, lui da perfetto ed inguaribile romantico avrebbe riso. Di fronte a quella finestra con lo sguardo diretto verso la collina e con le sue enormi cuffie, Merlin contava sul calendario i giorni che erano trascorsi dall’ultima volta che aveva baciato le labbra di quello che pensava essere l’amore della sua vita, quello vero. Le sue dita affusolate si strinsero in un pugno perché dietro quella collina scura illuminata solo dal chiaro della luna, c’era quella che un tempo era la sua casa, la loro casa. Una lacrime solcò i suoi zigomi taglienti. Da quanto non sorrideva sinceramente? Arthur un anno e mezzo prima si era portato via il suo cuore, il suo essere.

Chiuse gli occhi appoggiando la testa sulla sedia di legno, dopo tutto era sotto il suo stesso cielo.

La sua mente era solita fare lunghi viaggi.

Era un giorno di Ottobre quando a quel corso incrociò i suoi occhi azzurri che tormentavano ancora i suoi sogni. Ricordava il biondo che con il suo sorriso gli si avvicinò e si presentò, da lì fu tutta una corsa in discesa. Il moro che con un inutile scusa della perdita di un foglio importante, cercò tra i tabulati il suo numero di telefono. La sua ansia al digitare quel primo messaggio, i sorrisi e gli sguardi. Quella suoneria ad ogni messaggio che gli sembrava di sentire sempre.

E poi quel primo abbraccio di fronte a casa sua dopo aver camminato con le mani nelle tasche e avergli confidato di essere appena uscito da una relazione malata. Quella prima pizza al cinema gettata per il sapore stranamente amarognolo di quei funghi posti sopra; quella prima volta al cinema a fissare il suo sorriso anziché il maxi schermo e quel braccio posto dietro la sua spalla spontaneamente.

E poi fu un sabato di Novembre, il viale alberato alla fermata del bus che avrebbe portato Arthur verso casa. Avevano timore di un contatto e Merlin aveva inventato quella piccola spallata per sentirlo vicino anche solo per pochi secondi. Le foglie che scricchiolavano sotto le scarpe da ginnastica di Arthur e Merlin che prese coraggio abbracciandolo alla vista del bus fermo al semaforo rosso.

Quel bus Arthur non riuscì a prenderlo, la sua bocca si mosse lasciando piccoli baci dall’orecchio fino alle labbra di Merlin e le unì con le sue. Le loro lingue si intrecciarono delicatamente regalando loro sensazioni mai provate. Mille volte il biondo aveva raccontato a Merlin la sua apatia, il suo non sentire niente verso il mondo, eppure per la prima volta in 20 anni della sua vita quel ragazzo con gli occhi grandi liberò nel suo cuore una scintilla mai sentita. Era come se tutto il mondo nero si frantumasse e quei cocci si trasformassero in mille colorazioni diverse.

Non si videro per qualche giorno e nonostante ciò, quando Merlin varcò la soglia della sala dove si teneva quel corso benedetto era come se fossero tornati a quel Sabato.

Una discesa alla massima velocità la loro relazione.

Le ore a camminare avanti e indietro di sera per le vie della città, i baci rubati all’uscita della scuola, Arthur che colorava sempre di più il suo mondo interno, gli autobus presi insieme.

Gli autobus e i suoi lunghi viaggi verso casa.

Arthur non aveva mai detto ti amo e Merlin temeva che probabilmente non glielo avrebbe mai sentito dire, ma lui lo sentiva esplodere dentro di sé. La testa del moro era appoggiata sulle ginocchia dell’altro, il buio e la pioggia che si schiantava contro il grande finestrino. La mano del biondo era nella sua.

Merlin glielo scrisse sul palmo quel ti amo nonostante volesse gridarglielo. Ci fu un lungo silenzio…non aveva capito, non aveva intuito. Arthur chiuse il palmo e iniziò a giocare con le sue dita poi parlò:

‘’Sento che forse ti amo un po’ anche io’’

E Merlin pianse. Pianse di gioia e pianse di tristezza ad un ricordo così importante.

I suoi occhi si riaprirono continuando a fissare la collina. Iniziò a fissare la sua foto e cercò l’odore in quella maglia lasciata l’ultima volta nella sua casa.

La sua mente che vagava lo costrinse a richiudere gli occhi. Stava scordando il suo profumo, le sue labbra…la sua voce.

Si formò vivido il ricordo della loro prima volta. Le mani unite, i respiri forti, le labbra incollate, la sua insicurezza.

‘’Non mi lasciare, ti prego’’

La sua fronte sul petto dell’altro.

‘’Non posso ora che ti ho trovato…non riuscirei’’

E poi le sue mani piccole a giocare con le sue, i baci ovunque andassero, le foto stupide con mille effetti, le pizze insieme ai suoi amici e i ti amo quelli detti e quelli invece dimostrati.

Merlin toccò l’unico segno che avrebbe avuto tutta la vita…la sua cicatrice.

Ricordò la gioia di sapere che l’altro avesse preso la patente finalmente e ricordò i mille viaggi in macchina con i capelli al vento nonostante il freddo di Dicembre. Si insinuò vivido il ricordo di quel furgone bianco prima del buio. Ricordò il sapore del suo sangue, le lacrime di Arthur, la tac nell’ospedale e il suo risveglio dopo qualche ora nel lettino della terapia intensiva…ricordò i ti amo di Arthur, la mano nella sua, le lacrime che solcarono il suo viso al contatto dei loro sguardi.

‘’Temevo di restare solo di nuovo, temevo di poterti perdere…se mi vuoi lasciare io lo capisco…è colpa mia’’

‘’Vieni qui’’

‘’Ti amo davvero troppo’’

I singhiozzi gli impedirono di continuare a scavare in quel modo nella sua memoria. Dov’era? Lontano da lui…con un altro? Lontano da lui.

Si alzò leggermente mettendo le sue mani tra i capelli corvini con il sapore delle lacrime salate nella sua bocca.

E poi rise. Si sentì uno stupido.

Rise chiudendo gli occhi, rise a ricordare Arthur che al suo diploma si gettò in piscina vestito trascinando lui dietro di sé, rise a ricordarlo sul divano dei suoi a guardare le serie tv, rise a ricordare i casini che combinava in cucina quando cucinava delle torte per farlo felice e lui per sentirlo vicino gli cingeva i fianchi, nascondendo la testa nell’incavo del suo collo. Gli sembrava di sentirlo ancora imprecare per quegli esami universitari.

Rise a ricordare il loro primo concerto del cantante Robbie Williams che il moro amava ma che era totalmente sconosciuto al biondo. Rise a ricordare le mille cene fuori a rimpinzarsi di schifezze, rise a vederlo sperso per l’Ikea dopo l’idea di andare a vivere insieme. Rise a ricordare la panna spalmata sulla sua faccia il giorno del suo diciottesimo compleanno. Rise a ricordare le rose al loro primo anniversario. Rise a ricordare quel viaggio in Italia improvviso a vedere l’acquario di Genova.  

E poi un errore inevitabile…

La madre di Merlin era forte ma il padre lo maltrattava. Ricordò nella sua testa quella volta in cui Arthur lo portò alla guardia medica di corsa per un suo forte attacco d’asma e lo liberò dalle grinfie del padre che gli stava urlando di essere sempre stato un fallito. Lo portò via da casa, aveva trovato la sua casa. Nonostante neanche tra i genitori di Arthur corresse buon sangue, aveva trovato il suo piccolo mondo.

Tante volte Merlin aveva tirato su Arthur dalle litigate con i suoi, lo aveva consigliato sulle parole più giuste da dire alla piccola Morgana per spiegarle la situazione e Arthur aveva fatto uguale.

Era sempre lì. Fuori dall’ufficio dell’avvocato, fuori dallo studio dello psicologo per sconfiggere l’ansia di Merlin, fuori dal dottore.

Molto spesso guardavano le stelle, facevano l’amore sotto il cielo scuro consapevoli che i colori erano lì a fondersi in quella superficie dove si stava consumando l’amplesso.

E poi accaddero le prime discussioni.

La prima durante il viaggio ad Amsterdam risolta dopo una settimana grazie alla volontà di Merlin di lasciargli i suoi spazi.

E poi accadde un’altra dopo mesi…la fine.

Era la sera del 27 ottobre…una notte serena che non era affatto il cielo sereno dopo la tempesta.

Merlin scoppiò in preda al nervoso…se ne urlarono tante sotto lo sguardo deluso di Arthur.

L’odore della sigaretta del biondo che proveniva dal garage dov’era solito rifugiarsi nei momenti di crisi.

E mentre in quel letto Merlin immaginò che lo avrebbe sentito rientrare a cingergli i fianchi, senza dare peso al flusso dei pensieri dell’altro, si risvegliò solo.

Solo. Inerme.

Scosse le lenzuola e ancora in pigiama corse verso il suo vecchio letto al piano di sopra e lo trovò lì a fissare il soffitto. Non lo stava guardando…

‘’Arthur ti prego…’’

‘’Ho bisogno di tempo…ho bisogno che tu torni a casa tua…non sono sicuro di quello che provo per te…mi dispiace…non so se sono abbastanza forte ’’

Il mondo colorato divenne opaco…scuro.

Il moro scosse la testa fissando la dicitura online…le lacrime sullo schermo illuminato.

-

La mano nella sua alla festa di Halloween, il loro incontro…la confusione del biondo di fronte al luogo dove si erano baciati per la seconda volta.

‘’Merlin…io non so cosa fare’’

‘’Pensaci ancora’’

‘’Non posso…è tornato il buio…lo hai fatto tornare…non ti amo più’’

Black out…uno schiaffo…il mondo tornò nero.

Tornò nero ad ogni litigata al cellulare per cercare di migliorare le cose che esplodevano, la riconsegna delle cose di Merlin.

‘’Guardami ti prego’’

‘’Ti vedo’’

‘’Guardami negli occhi’’

‘’Non rendere tutto più difficile’’

‘’Ti aspetto se vuoi…’’

‘’Non farlo…vai avanti…fallo’’

‘’Non puoi impedirmelo’’

‘’Merlin…ti prego’’

‘’Ti amerò sempre lo sai…non ti dimenticherò mai’’

‘’Andrai avanti ne sono sicuro’’

‘’Grazie’’

Merlin prese il suo volto tra le mani e lo sentì tremare sotto i suoi polpastrelli.

‘’Me ne pentirò’’

‘’Fallo’’

‘’Non posso’’

Merlin saggiò le sue labbra e lì il suo mondo cadde…cadde in frantumi sapendo che doveva lasciare andare qualcosa che amava con tutto se stesso.

‘’Un ultimo bacio’’

‘’Grazie Merlin…per avermi fatto capire che l’amore esiste…’’

‘’Mi stai lasciando andare’’

‘’Porto dentro il positivo nonostante tutto…ma l’amore non basta’’

‘’L’amore è una buona dose’’

‘’L’amore non basta’’

Baciò la sua fronte e salì in quella macchina…due estranei.

Le lacrime di Merlin scavarono a fondo nella sua anima. Le sue dita digitarono quel messaggio.

‘’Un anno e mezzo fa mi dissi che sarei andato avanti…sono sempre qui a piangerti…fa così male…l’amore non basta…tu mi saresti bastato’’

Lo schermo diventò nero e Merlin continuò a fissare la sua collina…era vicino a lui…sotto lo stesso cielo.

   
 
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