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Autore: TheSlavicShadow    09/05/2018    0 recensioni
26 prompt, 26 settimane, 26 storie.
So let it hurt, let it bleed
Let it take you right down to your knees
Let it burn to the worst degree
May not be what you want, but it's what you need
Sometimes the only way around it
Is to let love do it's work
And let it hurt
Yeah, let it hurt
{Let it hurt - Rascal Flatts}
{{WARNING: NON C'E' NESSUN CROSSOVER, MA PER UNA FANFIC DI SNK NON MI ANDAVA DI CREARE UN ALTRA FIC (capitolo 5)}}
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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2. L'incapacità di fare a meno di una persona ( d. psicologica ) oppure il bisogno incoercibile di un farmaco o di una sostanza: d. farmacologica; part., la condizione del tossicomane.

Prompt: Dipendenza
Pairing: Steve Rogers/Tony Stark
Warning: spoiler Infinity War



 

Non sapeva cosa fosse la parte peggiore di quella apocalisse che si era appena abbattuta su tutta la galassia. Non era sicuro neppure cosa fosse davvero appena successo. Davanti ai suoi occhi le persone erano diventate cenere.

Peter Parker era diventato cenere tra le sue braccia. Il ragazzo che aveva giurato a sé stesso di voler proteggere. Il ragazzo che considerava al pari di un figlio. Quel ragazzo che gli stava appiccicato in continuazione e che in modo snervante continuava a chiamarlo signor Stark anche se gli aveva detto che il signor Stark era Howard. Lui era Tony. Doveva chiamarlo Tony. E Peter gli sorrideva. Faceva un sorriso enorme e gli diceva semplicemente “va bene, signor Stark, no, cioè, Tony”.

Peter Parker era morto tra le sue braccia e non aveva potuto fare nulla per salvarlo. Avevano perso. Thanos aveva vinto. E lui aveva un’altra morte sulla coscienza.

Solo che pesava. Questa pesava in modo particolare. Perché era Peter. Era il suo ragazzo. A modo tutto suo era così orgoglioso di quel ragazzo.

E non lo aveva protetto a sufficienza.

Ed era terrorizzato da quello che lo avrebbe aspettato sulla Terra. Perché sarebbe tornato. Avrebbe costretto la ragazza blu a riportarlo a casa perché doveva sapere. Per quanto straziante fosse doveva sapere chi fosse sopravvissuto.

Doveva controllare Pepper. Doveva sapere se stesse bene. Erano fidanzati adesso. Doveva pensare a lei. Doveva pensare solo a lei. Poi avrebbe pensato a tutti gli altri, ma lei doveva essere la prima persona che sarebbe andato a cercare. Poi avrebbe cercato Rhodey. E dopo Rhodey sarebbe toccato a May Parker. Avrebbe telefonato a Happy, perché Happy doveva stare bene, e si sarebbe fatto accompagnare nel Queens.

Non doveva pensare a Steve Rogers. Non doveva permettere al suo cervello di spingersi nuovamente in quei pensieri. Non doveva importargli. Non doveva pensare a Steve. Steve aveva fatto una scelta e lui era andato avanti.

Non doveva essere Steve il suo primo pensiero.

Ma lo era stato.

Quando Peter era svanito davanti ai suoi occhi, il suo primo pensiero era stato Steve Rogers. Stava bene? Dove si trovava? Gli altri erano ancora con lui? Barnes era ancora con lui? E gli altri? Era riuscito a proteggere la sua squadra? Bruce era riuscito a trovarlo? Bruce stava bene?

Voleva tornare sulla Terra e cercarlo subito. Era stato facile negli ultimi due anni. Non lo aveva mai contattato. Non l’avrebbe mai fatto. Ma sapeva sempre in che parte del mondo si trovasse.

Era dipendente da Steve. Lo era stato per diverso tempo, e non sarebbe stato capace di non esserlo. Era stato dipendente da molte cose. Droghe e alcool avevano fatto parte della sua vita per molto tempo. E poi era arrivato Steve.

Aveva creduto che fosse Pepper la persona per lui. Avevano avuto una relazione che era un continuo tira e molla per anni, e aveva creduto di essere dipendente da Pepper. Per questo finiva per tornare con lei ogni volta. Cristo, le aveva chiesto di sposarlo alla fine. E l’ultima cosa che avevano fatto era stata litigare. Anche a non voleva neppure sapere quanti anni luce dalla Terra, Pepper era riuscita a urlargli contro prima che le comunicazioni si interrompessero.

Steve non avrebbe urlato. Steve gli avrebbe detto che era un viaggio di sola andata, gli avrebbe chiesto se fosse davvero sicuro della sua scelta. E riusciva a sentire la sua voce nelle orecchie, come se Steve fosse accanto a lui in quel momento. Non si era neppure reso conto di quanto dipendesse da quell’uomo fino a quando non lo aveva perso.

Steve c’era. Steve era stato accanto a lui anche quando Pepper se n’era andata per la prima volta. Era allora che qualcosa era cambiato. New York aveva gettato le basi per quello che sarebbe successo in futuro.

Non avevano mai dato un nome a quello che era successo tra di loro, ma era bastato per tenerlo intrappolato. Era bastato per fargli avere sempre Steve sotto la pelle, come se ogni cellula del suo sangue avesse bisogno di quell’uomo per poter continuare a scorrere nelle sue vene. Quello che Steve gli aveva dato non era paragonabile con niente e nessuno.

Steve stava bene. Doveva stare bene. Doveva essere da qualche parte sulla Terra con quello che rimaneva della loro squadra. E insieme. Insieme, come gli suonava strana ora la parola, insieme avrebbero trovato una soluzione a quello che era successo. Dovevano trovarla.

 

☆★☆

 

Nebula lo aveva riportato a casa. La ragazza aliena lo aveva seguito sulla Terra, forse con la speranza di poter rivedere quello che restava dei Guardiani della Galassia. O forse perché era illusa come lui che potessero trovare un modo per riportare tutto a com’era. Forse voleva solo avere una piccola speranza di poter rivedere la sorella.

Suo fratello stava bene. Rhodes aveva risposto quando aveva cercato di contattare l’Avengers Facility non appena erano abbastanza vicini alla Terra. E quando aveva sentito la voce dell’uomo che conosceva da quando erano ragazzi, aveva fatto davvero fatica a trattenere le lacrime. Rhodes stava bene. Rhodes era vivo. Era tornato a casa, alla casa che lui aveva fatto costruire perché potessero vivere tutti insieme come una famiglia.

Pepper odiava quel posto. Ogni volta che aveva dovuto passarci la notte, non faceva altro che protestare e lamentarsi del suo essere ancora un Avenger.

Steve aveva amato quel posto. Steve lo aveva definito casa e quando Tony lo aveva sentito pronunciare quella parola non aveva esitato ad invadere il suo spazio personale e baciarlo. Anche se non stavano insieme. Non erano mai stati insieme. Avevano condiviso momenti. Avevano rubato attimi. Nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di fare il passo decisivo verso l’altro.

Ma non serviva.

Tony non faceva altro che pensare al Capitano. E forse Steve pensava a lui. Forse anche Steve voleva tornare a casa e poter di nuovo averlo vicino.

Steve stava bene, gli aveva detto Rhodes con finta noncuranza. Aveva solo detto “Steve e gli altri”, non specificando chi fossero gli altri. Non sapeva neppure se ce ne fosse il bisogno. Aveva la sensazione di sapere chi fosse rimasto.

Aveva mosso dei passi incerti all’interno della Facility. Il fatto che si sentisse il rumore di una tv accesa lo aveva calmato. Voleva dire che nonostante sulla Terra fossero rimaste solo 3 miliardi 810 mila, numero più numero meno, di persone, la vita era andata avanti. Si erano fatti forza e avevano cercato di andare avanti.

La sua squadra era tornata a casa. La sua famiglia era di nuovo sotto lo stesso tetto.

“Tony.” Natasha Romanoff era tra le sue braccia in un attimo. La donna lo aveva stretto con forza a sé e doveva ammettere a sé stesso che gli era mancata. La sua piccola spia russa che nonostante tutto era stata dalla sua parte anche quando aveva aiutato Steve a fuggire. Perché Natasha era fedele ad entrambi e voleva proteggerli. “Per fortuna stai bene. Non riusciamo a trovare Peter. Sua zia sta bene, ma Peter non si trova da nessuna parte. Bruce ha detto che l’ultima volta era con te.”

Natasha si era bloccata. Lo aveva guardato e si era bloccata. Aveva capito tutto senza che lui dovesse dire neppure una parola. Era spezzata anche lei. Qualcuno della squadra non ce l’aveva fatta.

Visione, si era detto. Visione doveva essere per forza morto anche se voleva ignorare quella vocina nella sua testa che aveva continuato a riperterglielo da quando Thanos era andato sulla Terra. Era fin troppo ovvio che lo avesse ucciso per togliergli la gemma della mente.

Non avrebbe più potuto sentire la voce di Jarvis.

“Mi dispiace, Tony.” Gli aveva accarezzato una guancia e aveva solo potuto distogliere lo sguardo. Sarebbe scoppiato a piangere di nuovo. Non voleva pensare a Peter. Non voleva pensare a Visione. Non voleva pensare alle perdite che avevano avuto tra le loro fila.

“Chi è rimasto?” Aveva parlato la sua voce gli sembrava così distante.

“Steve, Rhodey, Thor, Bruce. Clint sta arrivando e Scott è ancora in città.”

“Barnes?” Non doveva chiederlo. Avrebbe dovuto chiedere di Wanda. Avrebbe dovuto chiedere di lei, ma non serviva. Non era nella misera lista di Natasha.

Natasha aveva solo scosso la testa senza dire più nulla. E lui avrebbe dovuto pensare a Pepper. Avrebbe dovuto chiedere di lei. Correre in città e cercarla ovunque. Non avrebbe dovuto pensare a Steve e all’uomo per cui Steve lo aveva abbandonato. Non doveva pensare a Steve. Ma era come un prurito sotto pelle che non riusciva a togliersi. Come quello di un drogato che aspetta di farsi un’altra dose e non sa quando potrà farlo. Era astinenza pura e semplice. E non riusciva a togliersi Steve dalla testa in alcun modo.

Sapeva dove trovarlo. Steve era abitudinario. Dopo una missione andata male si chiudeva in camera sua. O in camera loro. Dipendeva dalla situazione.

“Ho sempre pensato che un giorno saresti tornato qui.”

Steve si era voltato lentamente verso di lui. Lo aveva trovato nella sua stanza, quella dove ogni tanto si nascondeva anche lui, e dove aveva riposto lo scudo di Capitan America. Aveva ancora addosso la sua vecchia uniforme, più logora che mai. Era passato troppo poco tempo dalla battaglia contro Thanos. Nessuno aveva ancora metabolizzato quanto successo.

“Noto che ti sei fatto crescere la barba. Eri nascosto in un villaggio Hamish?”

Ma Steve non aveva parlato. Lo aveva guardato per un istante che gli era sembrato infinito. E nei suoi occhi poteva rivedere sé stesso. Avevano perso troppo entrambi e per la prima volta non erano stati presenti uno per l’altro. Perché Steve era presente anche in Siberia. Steve aveva cercato di calmarlo. Steve gli aveva poi mandato addirittura quello stupido e inutile cellulare.

C’erano sempre uno per l’altro in una muta dipendenza da cui non sapevano come sottrarsi.

E come un drogato della peggior specie, aveva tirato un sospiro di sollievo solo quando le braccia di Steve si erano strette attorno a lui e lui aveva potuto sentire il profumo dell’uomo che mancava da troppo tempo al suo fianco.

 
   
 
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