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Autore: Red Saintia    11/05/2018    6 recensioni
La solitudine e la malinconia che porta il dover assolvere ad ruolo che comincia a starle stretto. Voler essere considerata solo per ciò che è realmente, una semplice donna bisognosa d'affetto.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pandora, Wyvern Rhadamanthys
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Per alcuni vivere all’inferno non era una metafora di vita ma la cruda e triste realtà quotidiana. Che sia per scelta o per obbligo non è mai facile, rinunciare alla luce del sole all’aria fresca agli odori e i profumi che ti pervadono i sensi può essere qualcosa più soffocante delle stesse fiamme dell’inferno. Lei con queste privazioni aveva imparato a conviverci, il suo ruolo fin dai tempi del mito era ben chiaro, una sorte dalla quale non ci si può sottrarre, legata a doppio filo al signore e padrone dell’oltretomba Hades.
Pandora…Lady Pandora, comandava l’esercito dei centotto specter del dio degli inferi. Da lei prendevano ordini o subivano punizioni, lei parlava in nome del loro signore. Gli unici in grado di esserle superiori erano gli dei gemelli Hypnos e Thanatos ai quali la sacerdotessa doveva obbedienza. La guerra contro Athena incombeva violenta e feroce, uno dei tre giudici infernali, Minos del Grifone, era già caduto per mano del gold saint dei Pesci. Il cavaliere di Pegaso aveva osato penetrare nel castello di Hades e adesso che tutto era solo macerie e polvere la lotta si spostava su qualcosa di più importante. Dopo l’ascesa alla tela perduta la sacerdotessa di Hades fremeva, voleva ottenere dei risultati e li voleva subito, non poteva permettersi altre perdite ora che anche gli dei gemelli erano caduti per mano dei guerrieri del Jamir.
“Mia signora, tutto è stato predisposto per la vostra partenza, ditemi solo quando volete partire ed io sarò al vostro fianco” disse il fedele Cheshire
“Guarda questo dipinto, dimmi…non trovi che sia magnifico?” chiese lei, perdendosi nell’osservarlo con ammirazione.
“Senza dubbio Lady Pandora, tutte le creazioni del nostro signore sono sublimi” disse lo specter
“Quel ragazzo ha un dono nelle sue mani, quello di donare la salvezza a tutto il genere umano. E quando ciò avverrà le stelle malefiche estenderanno il loro dominio sulla terra” disse compiaciuta.
“Sarà anche per merito vostro mia signora se tutto ciò accadrà, voi siete insostituibile” continuò Cheshire, con i suoi soliti modi da affabulatore. Lei distolse lo sguardo dalla tela guardando finalmente il giovane specter.
“E’ inutile che mi lusinghi con le tue accorate parole, non ti porterò con me. Questa missione è di vitale importanza, dalla sua riuscita può dipendere la sorte dell’intera guerra, porterò Radamante  con me. Va subito a chiamarlo” ordinò la donna, senza aspettare alcuna risposta al suo rifiuto.
“Subito mia signora” Cheshire uscì per svolgere il  suo compito con l’aria stizzita e imbronciata.
Le abitudini di Radamante erano piuttosto solitarie, preferiva starsene per conto proprio, aspettando di ricevere ordini su come agire. La sua devozione e la fedeltà ad Hades erano motivo di vanto e orgoglio per il giudice. Dopo il suo signore l’unica che in qualche modo riusciva a far breccia nel suo carattere duro e austero era proprio Pandora. Così quando quel furbetto di Cheshire si palesò davanti ai suoi occhi, lui capì subito che la donna lo cercava.
“Mio signore, Lady Pandora richiede la vostra presenza per delle comunicazioni urgenti” gli disse
“Bene, riferisci che sarò subito da lei” rispose alzandosi da un ampia poltrona dove stava sorseggiando il suo liquore preferito.
La sua imponente surplice e il suo andamento sempre così fiero e altero non passavano inosservati, era davvero magnifico nel suo incedere e la sacerdotessa lo guardò con aria ammirata. Quando fu dinanzi a lei s’inginocchiò salutandola, mentre lei lentamente gli si avvicinò.
“Cheshire , puoi lasciarci ora, se avrò bisogno di te ti manderò a chiamare” ordinò, e lui lasciò la stanza salutando rispettosamente entrambi.
Gli occhi di Pandora erano fissi su di lui che continuava a tenere la testa bassa davanti a colei che le era superiore in comando.
“Alzati Radamante” il giudice obbedì
“Tu sai perché ti ho mandato a chiamare?” chiese la donna
“Posso immaginarlo mia signora. Dopo l’inaspettata sconfitta di Minos sarete piuttosto adirata e sicuramente vorrete reclamare vendetta” rispose
“Si questo è vero, ma il suo sacrificio non è stato vano, lui ha portato con se uno dei gol più temili e questo è comunque un risultato a nostro favore”
“Certamente, come sempre voi riuscite a trovare un segno di vittoria anche in una bruciante sconfitta, questo ci rafforza” continuò lui guardandola negli occhi.
“Tu non hai bisogno di rafforzarti Radamante, godi della piena fiducia di Hades e hai il mio totale appoggio, questo lo sai” gli disse, girandogli intorno come farebbe un cacciatore con la sua preda.
“Ciò mi lusinga Lady Pandora. Vi prometto che non deluderò le vostre aspettative.”
“Bene, a tal proposito mi accompagnerai nella città di Blugrado. Dobbiamo recuperare un oggetto molto prezioso che se finisse nelle mani di Athena potrebbe significare una pesante sconfitta per noi.” spiegò la sacerdotessa
“Questo non accadrà finchè ci sarò io” si affrettò a rassicurarla il giudice.
“L’olicarco che contiene il potere del dio Nettuno in persona ha la capacità di sbloccare la nave volante di quell’insulsa dea. E io non posso permetterle di raggiungere la Tela Perduta” disse con rabbia, ripensando al suo ultimo incontro con Sasha.
“Con me al vostro fianco non avete da temere, considerate quell’oggetto già nelle vostre mani” rispose
“Sapevo di poter contare su di te Radamante, noi ci siamo sempre intesi magnificamente” disse in tono suadente.
“La mia vita è vostra lo sapete mia signora”
“Non è vero, e tu lo sai, la nostra vita…la mia, la tua quella degli altri specter appartiene ad Hades. Noi viviamo al solo scopo di servire il signore degli inferi affinchè vinca la sua battaglia contro Athena” disse la sacerdotessa
“Qualunque sia l’esito finale di questa battaglia il mio braccio servirà solo e sempre il sommo Hades, la mia devozione è una sola. Ma per voi…per te, Pandora, sarei disposto a dare la mia vita.”
A quelle parole lei si concesse di guardarlo negli occhi, loro…gli specter, erano abituati a mentire, era la loro natura ottenere ciò che volevano lusingando e ingannando il prossimo. Eppure Pandora non riusciva a trovare menzogne in quelle parole, o forse non voleva. Lei che fin dall’epoca del mito liberava il male sulla terra e condannava gli uomini alla sofferenza, mai aveva ricevuto parole di conforto, un gesto gentile o qualcuno che si preoccupasse per la sua vita.
“Tu saresti disposto a dare la tua vita per me?” rispose, come se dubitasse di quell’affermazione di circostanza.
“Si mia signora, senza alcun dubbio” il suo viso non mostrava esitazione, sicuro e deciso delle sue parole così come lo era in battaglia delle sue capacità.
“E cosa chiede in cambio un giudice infernale disposto a sacrificare la propria vita?” chiese lei risoluta e fiera.
“Non comprendo cosa intendiate dire”
“Oh…andiamo l’integerrimo e risoluto Radamante intimidito da una donna? E’ ridicolo.”
Pandora gli era vicino adesso, cosi vicino che il suo corpo sfiorava leggermente la surplice del giudice. Lui che da sempre provava una forte attrazione per la sacerdotessa non si mosse. Non avrebbe mai fatto trasparire l’interesse che nutriva per lei. La donna vide la sua incertezza e mostrò la sua audacia.
“Radamante…sarai al mio fianco in battaglia?” disse, mettendogli una mano intorno al collo.
“Certamente mia signora” rispose
“E mi proteggerai dai nostri nemici?” gli tolse l’elmo della surplice gettandolo a terra.
“Li ridurrò a brandelli se solo oseranno sfiorarti” le disse guardandola negli occhi.
“E se adesso in cambio di tanta devozione ti baciassi, tu come reagiresti?” la sua non era una vera è propria domanda, voleva solo metterlo in difficoltà, fargli perdere quella compostezza e quella spavalderia che da sempre lo distinguevano. E ci riuscì, perché lui non seppe cosa rispondere, cercò solo di mascherare il disagio voltando lo sguardo. Lei invece gli prese il viso con entrambe le mani.
“Mi rifiuteresti Radamante, dimmi la verità?” a quelle parole lui fu come riportato alla realtà. I sentimenti umani come l’amore o la pietà non erano cose contemplate da loro. Lui era uno dei tre giudici degli inferi, ma per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa. Erano sempre stati fianco a fianco e mai un incertezza o un dubbio li aveva sfiorati, uniti in una comunione d’intenti. Adesso però lei era diversa, il fardello che portava era diventato più pesante e adesso cercava qualcuno che alleviasse la sua angoscia.
“Non potrei mai rifiutare qualcosa donatomi da te Pandora. E se vuoi sapere quale sia la mia reazione non servono parole per dimostrartelo.” La attirò a se per la vita, cingendole la testa con la mano destra che affondava tra i lunghi capelli della donna. La baciò, con tutto l’ardore e la forza che aveva in corpo, lei si strinse in quell’abbraccio avvinghiandosi al suo corpo lasciando che la lingua di lui si facesse strada rapidamente nella sua bocca. Non c’era respiro in quel bacio, solo passione e desiderio. Le labbra di Radamante si allontanarono dalla bocca di lei per baciarle il collo arrivando fino alla spalla scoperta della donna. Pandora chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dalla passione di lui, poi quando i suoi occhi persero di vista quelli del giudice, lei gli catturò di nuovo il volto spingendolo con forza tra le sue labbra. I respiri ansimanti dei due si fecero più intensi, desiderosi di spingersi oltre, lo specter della Viverna perse ogni freno ritrovandosi il corpo di lei tra le braccia, che aspettava solo di essere scoperto e accarezzato. Le mani correvano veloci lungo i fianchi e sopra l’ampia gonna, che venne tirata su in un istante. A quel gesto Pandora si bloccò e Radamante trattenne il respiro nel timore di aver osato troppo.
“Perdonami…la foga del momento mi hanno reso irrispettoso nei tuoi riguardi” le disse. E lei con lo sguardo ancora languido di desiderio lasciò cadere le incertezze che bloccavano il potente giudice.
“Non volevo fermarti, volevo solo dirti che in tutta l’oscurità che ci circonda solo tra le tue braccia riesco a trovare la pace a cui tanto ambisco.” Si strinse a lui come aggrappata ad un ancora di salvezza e pianse…
A lei nulla era concesso, solo di obbedire e impartire gli ordini del sommo Hades. Nessuna debolezza per Pandora nessun rimpianto, nessun sentimento. Eppure lui aveva fatto breccia nel suo cuore, non erano mai stati indifferenti l’uno all’altra sempre così vicini, sempre separati dal dovere. Radamante asciugò le sue lacrime con il dorso della mano.
“Per te sarei disposto a tutto lo sai, non dubitare mai della mia presenza al tuo fianco.” Disse, baciandole il viso e le morbide labbra. E mentre lei stava per far scivolare il vestito dal suo candido corpo…Cheshire entrò nel salone. Vedendoli cosi vicini lo specter si voltò di lato e finse di tossire per attirare l’attenzione. I due si accorsero subito della sua presenza separandosi contro voglia da quell’abbraccio.
“Perdonatemi Lady Pandora, sono venuto ad avvisarvi che la carrozza è pronta per partire” disse Cheshire. La donna cercò di ricomporsi assumendo una voce calma e sicura.
“Bene, arriviamo subito. Ti pregherei però, per i giorni a venire di annunciarti prima di entrare in una stanza, soprattutto se sono in compagnia.”
“Sarà fatto mia signora non dubitate” si affrettò a dire.
“Adesso sparisci!” disse con tono perentorio, e Cheshire andò via prima ancora che lei terminasse di parlare.
“A quanto pare dobbiamo andare adesso” disse il giudice.
“Si dobbiamo, è il nostro dovere” rispose. Radamante raccolse l’elmo della surplice e lo rimise sulla testa.
“Sono con te mia signora. Prendiamo il potere di Nettuno e facciamolo nostro, schiacceremo quegli insulsi cavalieri e festeggeremo la vittoria.”
Lei sorrise porgendo la sua mano al giudice che l’accolse per accompagnarla lungo il tragitto che li avrebbe condotti alla carrozza. Si cullò nelle parole di Radamante sempre cos’convincenti e sicure, capaci d’infiammare il cuore e l’animo di chiunque. Una parte di lei era dispiaciuta per essere stata interrotta in uno dei rari momenti nei quali si era concessa di essere una semplice donna con le sue debolezze e fragilità. E si ritrovò a pensare cosa stesse passando invece nella mente di Radamante in quel momento, visto che dall’apparenza sembrava essere tornato tranquillo e indifferente. Poi lui si voltò guardandola negli occhi e a Pandora non servirono più spiegazioni, quello sguardo valeva più delle parole, più di mille promesse. Era la certezza che lui ci sarebbe sempre stato, come una presenza silenziosa ma costante al suo fianco, e tanto le bastò per stringere di più la sua mano in quella dello specter in risposta a quella tacita promessa.
   
 
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