Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: LiciaTavanzi    13/05/2018    0 recensioni
Sensualità al femminile.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’ INVITO                                              
         
‘Al professor Mazzella, eccetera, eccetera, saremmo lieti di averLa al gala, eccetera, eccetera.’
‘Sì, professore’ pensò l’interessato leggendo l’invito, ‘ho dato lezioni in facoltà, anatomia delle coronarie, sostituzione della tricùspide, ricordo. C’è qualcosa che ancora non ho fatto? Ora farò l’invitato importante.’
In verità, nella ricca villa fuori Roma di Doris Delizia, la DD più famosa d’Italia, le feste facevano notizia e solo il meglio della società era chiamato a parteciparvi.
Proprio la padrona di casa ricevette l’ospite e Mazzella, impettito, si esibì in un perfetto baciamano. La bella Doris, notò, non era proprio lo splendore che sembrava nelle sue pellicole.
“Professore, ho sentito tanto parlare di lei, sa?” lo lisciò ponendoglisi sotto braccio come a un amico fidato. “Le confesso però che non sono del tutto disinteressata.”
‘Ecco’ pensò lui, ‘ora mi chiederà di favorire qualcuno, di evitargli la lista d’attesa magari. Lo sapevo.’
“Professore” continuò la Delizia, “quando la mattina mi guardo allo specchio mi viene un colpo. Non lo dica a nessuno ma, tanto, il medico è come il confessore, non è vero? È che non mi riconosco più: spesso mi faccio proiettare qualche cosetta mia e poi arriva lo specchio a dirmi che non sono più quella. Lei che mi consiglia?”
“Signora” per Mazzella, che aveva pensato proprio le stesse cose, era difficile smentirla, “il tempo passa per tutti. E che ci vuole fare?”
“Su, non faccia il modesto, professore. Lo so che sta già immaginando di sottopormi a qualcosa che solo lei sa escogitare. A tipi così penso basti un’occhiatina e tac, tutto è già come se fosse fatto.”
“Ah, sì, tac.”
La Doris era lungi dal concepire che l’illustre ospite, sommerso da quelle allusioni ammiccanti, si sentisse sempre più a disagio e preoccupato.
“E allora, come mi farebbe?”
“Io? Devo farla? Se si spiega meglio...”
“Prima di passare alle natiche e alle cosce vorrei che si impegnasse sulla bocca: il viso è quello che attira sempre la prima attenzione, non è vero?
Il seno me lo lasci stare per il momento; è ancora bello pieno e potrà farmelo più in là.”
“Signora Doris” e il dottore respirò con un sorriso, “lei sta parlando di lifting, di chirurgia estetica.”
“E certo, professore, di che altro?”
“Io” questa volta Mazzella si impettì anche di più “sono un cardiologo, opero a cuore aperto, trapianti...”
“E che ci faccio? Io il cuore ce l'ho a posto.”
La Delizia si era scostata come se quello fosse un appestato. Brontolando, delusissima, cercava qualche responsabile su cui sfogarsi; e chi meglio del maestro di cerimonie?
“Perchè ha invitato quello lì?” e l’attrice indicava l’individuo, per lei un emerito ciarlatano, un impostore imbucatosi nella sua proprietà sotto mentite spoglie.
Mazzella, pervaso da un tremito perfino nelle sue mani miracolose, riguadagnò la piazzola con l’auto.
Intanto il cerimoniere cercava di far capire alla sua committente che avrebbe dovuto specificare meglio che tipo di ‘grosso chirurgo’ desiderasse alla sua festa.
 
Licia Tavanzi
 
 
LA  CONCUPISCENZA       
 
Avevo rotto con Cristina e me n’ero andato.
Mio padre, che conduceva la sua vita da divorziato, in quel periodo non aveva nessuno in casa, domestica a parte: questa veniva, svolgeva le faccende e se ne andava. Cosa c’era di strano o in che modo avrei potuto essergli di peso se mi fossi trasferito da lui?
“Babbo” avevo dichiarato, “mi sa che finirò come te; talis pater...
La mia roba la porto in settimana. L’ho lasciata in un deposito là vicino sennò quella mi distrugge tutto.”
Non un cenno per chiedergli il permesso: i genitori stanno sempre a disposizione dei figli; altrimenti che genitori sono?
Fu durante il pranzo che vidi: Lisetta stava servendo lo stracotto e lui le palpò il sedere. Quella scartò di lato infastidita, gli versò un’altra mestolata di quel pasticcio e passò a me.
Volevo sprofondare per la vergogna: mio padre era un ‘rattoso.’
Aspettai che fossimo soli e affrontai la cosa:
“Babbo, tu ti fai la cameriera?”
“Ma che dici, scemo? È per la mano al culo?”
“Eh sì, l’ho vista.”
“Sei proprio scemo: quello è niente e a lei fa piacere.”
“Non mi è sembrato affatto; si è scansata. Ma se lo ha fatto perchè c’ero io scusatemi tanto e come non detto: mi cercherò un’altra sistemazione.”
“L’ho detto che sei scemo? Se non m’avesse fatto piacere averti qui non te l’avrei detto?
Stammi a sentire: ma l’hai vista Lisetta? A te piace?”
“È come chiedere se lo scòrfano è bello. Tu chiedi se lo scarrafone è bello a chi non è la mamma sua.”
“Lo vedi che siamo d’accordo, scemone? Credi che vada matto per scòrfani e scarrafoni?”
“E che ne so? Spero di no”.
Ecco, c’era un mistero, un giallo da dipanare. Bene! E temevo che sarebbe stata una barba la permanenza dal papà.
“Ma certo che no, scemo” aveva affermato, intanto, l’augusto genitore. “Fatti fare un po’ di scuola di psicologia. Quella è sposata e madre di figli e credo che neanche da giovane abbia mai infranto i suoi doveri di fedeltà. Mi taglino il ... naso se sarò io a indurla a tanto.
Però una carezza sensuale, un audace strusciamento, uno sguardo con sottintesi sporcaccioni, non c’è nulla di meglio per lusingarla e per continuare a farla sentire desiderabile. A chi non piace essere concupito?”
“Ho capito, babbo: tu lo fai e le lasci ogni possibilità per respingere le avances indignata.”
“...e la cosa finisce lì, con tutti contenti e soddisfatti.
Lo vedi che non sei scemo?” 
 
Se babbo mi chiama scemo ha tutte le ragioni: quando realizzai che senza Cristina la vita era uno schifo e mi decisi a riappacificarmi avevo già perso un bel po’ di vita nella casa genitoriale.
In quel frattempo Lisetta si sentì letteralmente assalita su due fronti, assediata da un paio di maschi perfettamente funzionanti. Quando non era il genitore augusto a rivolgerle attenzioni cariche di intenti peccaminosi ci pensavo io: ad esempio, imbroccandola, impedita a una rapida fuga dal lavabo, mi dilettavo ad appoggiare il mio davanti al suo didietro, o non riuscivo a trattenermi dal sollevarle la gonna, o dall’affondarle una mano lì disotto o, addirittura, dal tentare di baciarla.
Ovviamente, come era nei miei auspici, tutto restava nelle intenzioni perchè Lisetta, con gesti decisi e sguardi intensi di triste riprovazione, in un attimo mi metteva a posto.
Avrebbe potuto, almeno, commentare che il figlio si comportava peggio del padre, se ciò fosse stato possibile; bestialmente comunque. Invece non una parola.
Nonostante le indegne azioni che doveva subire, la colf continuava ad ammannirmi manicaretti sempre più elaborati e squisiti ed era servizievole come non mai: non una camicia risultava stirata men che perfettamente e non uno dei compiti casalinghi di approntamento, pulizia e manutenzione risultava trascurato se appena appena c’era il sospetto richiedesse la sua opera.
Nel notare come amorevolmente Lisetta rimettesse in ordine la mia stanza e le mie cose quasi mi spiaceva che non mi permettesse di baciarla.
 
Licia Tavanzi
 
 
NEANDERTHAL         
 
Cominciò tutto con uno scavo: al lavoro c’erano cinque studenti di entrambi i sessi, intenzionati a presentare la tesi di laurea su un argomento archeologico.
Un po’ scavando e un po’ praticando una dilettevole vita di campeggio quei cinque scoprirono il cimitero, la più significativa necropoli preistorica mai venuta alla luce.
Dai titoli sui giornali si può capire il subbuglio e il fermento suscitati da quella scoperta:
‘Quattordici tombe di adulti neandertalensi. Dalle ossa più o meno massicce e dalla forma del bacino, nove di quegli scheletri fossilizzati sono di donne’; ‘La Santa Sede afferma che la spiritualità, ìnsita nel culto dei morti, era già ben presente in questi nostri lontani progenitori’; ‘I resti, datati radiologicamente, risalgono al 30.000 a.C. Sono il più recente e, forse, evoluto raggruppamento di tali ominidi prima della loro definitiva estinzione.’
Non fu una sorpresa scoprire in tutte le fosse collanine ornamentali e pòllini di varie specie e, in quelle dei maschi, anche punte di selce.
Gli studiosi argomentavano, in linea con quanto già si conosceva di quella specie di Homo Sapiens, che era evidente una contaminazione, forse una vera commistione, con la cultura aurignaziana dei Cro-Magnon. Infatti tutti si ornavano, si ponevano fiori assieme al defunto e i cacciatori si seppellivano con le loro armi.
Era nella logica di allora e, a volte, anche in quella odierna cercare di portarsi nell’oltretomba gli oggetti più utili e sfruttati in vita nell’illusione di usarli e goderseli anche nell’altra vita.
La sorpresa e lo sgomento ci furono quando si rinvenne, in ciascuna delle sepolture femminili, una statuetta in steatite facente parte del corredo personale delle defunte. Erano tutte ben lisciate, dell’aspetto e dimensione del fallo ma con una correzione innaturale nella sua curvatura.
Un giornalista si chiese se l’arte scultorea non fosse nata così, creata dalle donne, suscitata dalla loro volontà masturbatoria: certo era che quelle signore ci tenevano tanto a quegli oggetti da non volersene separare neppure nell’aldilà.
Qualche collega più malizioso cercò nuovamente l’intervento della Chiesa perchè illuminasse i credenti in merito alla faccenda: la spiritualità come si abbinava alla lampante pratica dell’autoerotismo così pubblicamente esibito? Non c’era da pensare che l’unico idolo di quella popolazione, almeno per le donne, fosse il membro? e così via. Nessun prelato, alto o basso, volle azzardare altri commenti.
I sessuologi, studiata la curva caratteristica delle statuette con prove pratiche su volontarie, furono concordi nel dedurne che le Neandertal conoscevano e sapevano stimolare il punto G. Quello che per la larga maggioranza delle donne di oggi è ancora un mistero inafferrabile per quelle brave cavernicole era una ovvia quotidianità.
Un antropologo formulò la teoria che quei tizi si siano estinti preferendo il sesso fai-da-te all’accoppiamento.
La faccenda si dibatte ancora ed è giusto che sia così perchè sono cose che danno da pensare, specie alle viziose smaneggione.
 
Licia Tavanzi
 
(Ringrazio chi legge e gradisce. Vi do appuntamento alla prossima domenica, 20 maggio, con altre storie)
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: LiciaTavanzi