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Autore: Laura Taibi    14/05/2018    5 recensioni
"«Chat, ti prego, riprenditi!» disse quella, prendendogli la testa fra le braccia e cullandolo, mentre sentiva gli occhi pizzicarle. Se fosse morto non se lo sarebbe mai perdonata.
«Scusami, è stata solo colpa mia! Sono stata debole, ti ho attaccato e nonostante tutto mi hai protetta... ti prego non lasciarmi!»"
One shot ladynoir. Enjoy!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Chat, rispondi!» urlò Ladybug, preoccupata. Le mancava il fiato, ma doveva trovarlo prima che fosse troppo tardi.

Aveva temuto quel giorno. Sperava che non sarebbe mai arrivato, che avrebbe sempre trovato il modo di proteggere entrambi. Si era ripetuta fino alla nausea che poteva farcela ma, alla fine, Chat aveva fatto la cosa più stupida e incosciente, una cosa che soltanto lui avrebbe mai potuto fare...

 

 

Sin da subito era stato chiaro che l'akuma, quel giorno, fosse più pericoloso degli altri.

Poche volte lei e Chat Noir si erano trovati davvero in pericolo. La maggior parte delle loro battaglie si erano rivelate semplici, una volta riunite le loro forze contro i perfidi giochetti di Papillon, ma quel giorno l'akuma aveva un potere incredibilmente pericoloso: riusciva a rendere reali le proprie paure.

In poco meno di mezz'ora la città fu invasa da gente urlante, in preda alla disperazione. Erano i malcapitati finiti sotto il potere dell'akumizzato.

«Parigi e piena di gente coraggiosa, a quanto vedo!» esclamò Chat Noir, atterrando con agilità sul tetto da cui Ladybug osservava la catastrofica situazione.

«Non è il momento di scherzare. Se non lo fermiamo subito qualcuno potrebbe farsi male!»

I due supereroi volteggiarono da una palazzina all'altra, seguendo la scia di stranezze e devastazione fino al Pont Neuf, dove l'akumizzato - una specie di fantasma incappucciato, che volteggiava a pochi centimetri da terra e che diceva di chiamarsi Cauchemar - si divertiva a soffiare una strana polverina nera sulla gente, che istantaneamente vedeva apparirsi davanti ogni loro paura. Le sue mani erano dotate di artigli e avevano l'aria davvero pericolosa.

«Ehi tu!» esclamò Ladybug per attirare la sua attenzione, riuscendoci. «Non sei stanco di spaventare la gente?»

«Oltretutto,» s'intromise Chat Noir, con il bastone dietro al collo e le braccia a reggerlo in modo spavaldo, «Halloween è passato da un pezzo e il costume di Scream non è più di moda!»

Da sotto il cappuccio si sentì una risata cupa, gutturale. «Pensate di avere la forza di contrastarmi?» esclamò l'akumizzato, con una voce che sembrava provenire direttamente dall'oltretomba. «Bene, vedremo se i nostri eroi sono davvero senza macchia e senza paura!» Senza perdere altro tempo, Cauchemar si librò a tutta velocità verso di loro.

I due eroi saltarono all'unisono sui lampioni che abbellivano il ponte.

«Sei lento, fantasmino. Ti ci vorrà più di questo per prenderci» disse Chat Noir, portando le mani sui fianchi. Allungò il bastone nel tentativo di colpirlo ma quello si spostò, indietreggiando.

I due ragazzi si affiancarono, tornando al centro del ponte con le loro armi in pugno.

«Dobbiamo capire dove si trova l'akuma» esclamò Ladybug, facendo volteggiare lo yo-yo.

Chat Noir annui. «Ci penso io a distrarlo, così avrai modo di osservarlo meglio» disse, e si lanciò verso Cauchemar. La ragazza tentò di dissuaderlo ma lui non l'ascoltò.

Era un compito ingrato, il suo, ma qualcuno doveva pur farlo. Da sempre sapeva che tra i due era Ladybug quella più importante, quella che doveva essere protetta dai poteri delle akuma. Se le fosse successo qualcosa non ci sarebbe stato modo di purificare quelle farfalle malefiche.

No, Ladybug non doveva correre rischi troppo grandi. In quanto a lui, beh, Chat Noir sapeva che il suo compito era di distrarre, infastidire e dare così modo alla sua partner di risolvere la situazione.

Il ragazzo si preparò a colpire Cauchemar con il bastone ma quello fu più scaltro e, con una mossa inaspettata, fece un salto troppo alto per una persona normale e, come un fulmine, si precipitò sulla ragazza che si mise in posizione di attacco, pronta a combattere.

Chat Noir, resosi conto di quel che stava per accadere, utilizzò il bastone per puntellarsi sull'asfalto e darsi la spinta all'indietro. Raggiunse Ladybug e, per un attimo, fu sicuro di aver sventato l'attacco. Era troppo tardi quando si rese conto che quello era proprio ciò che voleva Cauchemar: con una risata soddisfatta, soffiò sulla sua mano e la polvere nera investì entrambi i ragazzi, che ruzzolarono a terra, tossendo.

Chat Noir si guardò intorno, confuso, cercando di togliersi quella polvere di dosso. Doveva capire cosa era successo e restare lucido. Vide Ladybug di fianco a lui, distesa di schiena, con gli occhi spalancati che osservavano il vuoto.

Un'enorme macchia di sangue si stava allargando sull'asfalto, imbrattando tutto intorno a lei.

Il cuore di Chat Noir si fermò. "No, non può essere!" pensò, annaspando in cerca d'aria "Ladybug... l-lei non..." Non poteva essere morta. No, la sua mente si rifiutava di crederlo.

Ma... in effetti come poteva essere morta? Non era successo nulla, era davvero impossibile! L'immagine di Ladybug a terra prese a tremolare, dissolvendosi come polvere. Il ragazzo si guardò intorno e vide la sua partner a pochi passi da lui, malconcia e piena di graffi e lividi. Si voltò e la vide carponi, con la tuta strappata in più punti e lo yo-yo distrutto, a pochi centimetri dalla sua mano.

"Concentrati" penso il ragazzo tra sé e sé "Non è reale. Resta lucido." Iniziò a controllare il respiro, chiudendo gli occhi per scacciare le terribili immagini che l'akuma lo costringeva a vedere. Doveva uscirne o non avrebbe potuto aiutare la vera Ladybug.

Avvertì un brivido dietro la schiena e, istintivamente, rotolò di lato proprio un secondo prima che Cauchemar riuscisse ad afferrare l'anello che portava al dito. Aprì gli occhi e vide l'akuma stringere i pugni affilati, infastidito da quell'inaspettato contrattempo.

«Non così in fretta» esclamò Chat Noir, scuotendo l'indice. «Devi rivedere la tua polvere... sembra che faccia cilecca!»

Cauchemar, inaspettatamente, rise. «Beh, a quanto pare non per tutti.»

Chat si voltò e vide Ladybug - quella vera, stavolta - con lo sguardo sconvolto, rivolto verso di lui. Le sue mani tremavano e aveva gli occhi lucidi.

«Ladybug, cosa...?»

Non ebbe il tempo di finire la frase perché la ragazza indirizzò lo yo-yo verso di lui, tentando di colpirlo. Chat Noir lo schivò con un salto, guardandola confuso. «Che ti prende, Bugaboo? sono io, non mi riconosci?»

«Sei stato tu... lo hai ucciso» disse la ragazza, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. «La pagherai!»

Ladybug si lanciò come una furia, lanciando lo yo-yo con tutta la forza che aveva.

Mentre Cauchemar rideva di gusto, Chat Noir prese a schivare i colpi, servendosi del bastone per allontanarsi il più possibile. Non avrebbe mai colpito Ladybug, ma se non avesse fatto qualcosa sarebbe finita davvero male.

L'akuma si unì alla lotta, cercando di ghermire il ragazzo con i suoi artigli affilati. «Arrenditi, non puoi battermi e difenderti da lei allo stesso tempo!»

Chat si rese ben presto conto che quello aveva ragione. Gli serviva un diversivo.

Si aggrappò al bastone e, dopo averlo messo perpendicolare al suolo, lo allungò il più possibile, sparandosi letteralmente in cielo. Si sbilanciò e con un salto finì sulla banchina che costeggiava il fiume, dandosi momentaneamente alla fuga.

Aveva bisogno di riprendere fiato, elaborare un piano e liberare Ladybug dal controllo dell'akuma, o sarebbero stati sconfitti.

Utilizzando il bastone si lanciò a tutta velocità da un punto all'altro, raggiungendo Pont au Change ma, quando fece per saltare nuovamente, Cauchemar lo raggiunse, seguito a ruota dalla ragazza. I due si posarono vicino al parapetto, bloccandogli la fuga.

«Arrenditi» disse l'akuma.

Il ragazzo si ritrovò faccia a faccia con Ladybug, livida di rabbia. «L'hai ucciso. come hai potuto?!» disse lei. Sembrava sul punto di riprendere ad attaccare ma qualcosa, dentro di lei, sembrò spezzarsi all'improvviso. Le lacrime iniziarono a scendere, solcandole le guance. Crollò in ginocchio.

«A-Adrien...» singhiozzò.

Chat Noir trattenne il fiato nel sentire quel nome. Possibile che si trattasse di un altro Adrien? O forse... stava chiamando davvero lui?

Si conoscevano?!

«Stupida ragazzina, che stai facendo?!» sbraitò Cauchemar, contrariato. «Colpiscilo!»

Ladybug non si mosse. Stringeva le braccia al petto, come a volersi strappare il cuore, tanto le bruciava.

L'akuma sbuffò. Afferrò la ragazza per i capelli e la tirò su, senza che lei facesse nulla per impedirglielo. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi annebbiati, ancora preda delle allucinazioni.

«Lasciala andare!» urlò Chat. Era furioso. Nessuno poteva trattare così la sua Ladybug.

Cauchemar lo ignorò. «A quanto pare non sei utile a nessuno...» disse quello, sfoderando gli artigli.

Chat Noir capì al volo quello che stava per accadere e, senza pensarci un attimo, si lanciò sulla ragazza. Non importava quel che sarebbe accaduto, aveva promesso a se stesso che l'avrebbe protetta. Gli artigli la raggiunsero ma, proprio in quel momento, il ragazzo si mise in mezzo, facendosi trafiggere al fianco e parando il colpo diretto alla sua partner.

Cauchemar lasciò andare la presa, colto impreparato da quel movimento, e i due ragazzi caddero nel vuoto. La Senna che scorreva impetuosa sotto di loro.

Fu forse la vista del sangue, o quel contatto inaspettato con il ragazzo, che fece tornare Ladybug in sé.

Vide tutto come a rallentatore. Avvertì il corpo di Chat Noir accasciarsi contro il suo, mentre il dolore gli faceva perdere i sensi. Presa dal panico fece l'unica cosa che le venne in mente: afferrò lo yo-yo e lo lanciò.

Rimase appesa al ponte, tentando di reggere Chat Noir con una mano sola, ma era troppo pesante e il filo le stava bloccando la circolazione del sangue sulla mano. Sentì la mano del ragazzo scivolare.

«Chat, ti prego riprenditi! Non ce la faccio!» disse, con il volto contratto in una smorfia. Sentì la forza nella presa diminuire sempre di più, le dita del ragazzo sempre più difficili da trattenere.

Chat Noir cadde di sotto.

«Chat!» urlò la ragazza. Era in preda al panico.

Dall'alto sentì l'akuma ridere. Si sarebbe dovuta occupare di lui, lo sapeva, ma Chat Noir aveva bisogno di lei. Fece per tuffarsi ma quello afferrò il suo yo-yo e la trascinò su con una forza e una velocità incredibile, lanciandola poi sull'asfalto.

«Dove credi di andare? Prima devi darmi i tuoi orecchini!»

Ladybug si mise in piedi, tremante di rabbia. non aveva tempo per quello, Chat poteva avere i minuti contati! Lanciò in alto il suo yo-yo ed evocò il lucky charm, che trasformò la sua arma in un palloncino gonfio a pois, rosso e nero.

"Che dovrei farci?!" pensò esasperata la ragazza.

L'akuma si lanciò all'attacco, sfoderando gli artigli. Ladybug lo schivò una, due, tre volte, senza che la sua mente riuscisse ad elaborare alcun piano, troppo impegnata a preoccuparsi della sorte del suo partner.

"Concentrati dannazione! Devi uscirne al più presto!" si disse, con rabbia.

Cauchemar aprì la mano, pronto a lanciare nuovamente la polvere sulla ragazza e fu in quel momento che le venne in mente un piano. Aspettò fino all'ultimo secondo, finché quello non ebbe soffiato la polvere, poi aprì il palloncino e indirizzò il getto verso l'akuma, rispedendogli indietro la sua stessa arma.

Quello prese a tossire e a scuotere il mantello, per scrollarsi di dosso la polvere e, dall'interno della veste, uscì un foglietto di carta. Ladybug lo afferrò al volo. Si trattava di un biglietto per la casa stregata del luna park che in quei giorni si trovava in città.

Lo strappò con rabbia. L'akuma uscì e la ragazza la purificò, poi lanciò il palloncino per mettere tutto a posto e, senza preoccuparsi di altro, si lanciò alla ricerca dell'amico con il cuore in gola.

 

 

La corrente del fiume era forte e impetuosa e lei aveva già perso tanto tempo.

Percorse le banchine ad una velocità impressionante, urlando il nome del suo partner con sempre maggiore apprensione.

"Ti prego, fa che sia vivo, fa che stia bene" continuava a ripetersi.

Nella sua allucinazione aveva visto Adrien mentre veniva colpito e ucciso da Chat Noir e ogni sua difesa era svanita. Tutta la sua forza di volontà non erano bastati e Chat ne aveva pagato le conseguenze.

Ad un tratto una macchia nera, aggrappata ad un galleggiante, attirò la sua attenzione. Si precipitò ad afferrare il ragazzo e lo trascinò a riva, con il cuore gonfio di apprensione.

La ferita al fianco era davvero malmessa. Il sangue fuoriusciva copioso e il ragazzo era pallido e tremava visibilmente, ma almeno era vivo.

«Chat, ti prego, riprenditi!» disse quella, prendendogli la testa fra le braccia e cullandolo, mentre sentiva gli occhi pizzicarle. Se fosse morto non se lo sarebbe mai perdonata.

«Scusami, è stata solo colpa mia! Sono stata debole, ti ho attaccato e nonostante tutto mi hai protetta... ti prego non lasciarmi!»

Il ragazzo aprì gli occhi, respirando a fatica. Alzò il braccio e, con la mano, asciugò la guancia della ragazza. «Ehi, non piangere Bugaboo» sussurrò, con voce rauca «non dimenticarti che noi gatti abbiamo nove vite.»

Suo malgrado, Ladybug sorrise, tirando su col naso. «Come puoi s-scherzare in un m-momento simile?»

«Non è così grave davver...» si fermò, reggendosi il fianco a causa di una fitta. In quello stesso istante gli orecchini di Ladybug presero a suonare di nuovo. Era già un po' che lo facevano ma lei non se ne era curata.

«D-dovresti andare» biascicò il ragazzo.

Ladybug scosse la testa. «No, non ti lascio in queste condizioni!» disse. Sapeva di stare andando contro a tutto quello che si era sempre detta, ma come poteva andarsene?!

«Così mi r-rivelerai il tuo segreto... n-non ti preoccupa la cosa?» chiese Chat Noir.

Ladybug gli sorrise. No, non la preoccupava più. La sola paura, pura e semplice, di averlo perso, le aveva fatto capire quanto fosse importante per lei. Quanto quel ragazzo, sempre pronto ad aiutarla, fosse unico ed insostituibile. Il volto di Adrien le attraversò la mente, come a ricordarle che non poteva avere il cuore diviso in due e lei sentì il cuore pesante.

Si voltò e guardò nuovamente il suo partner negli occhi e la sua sicurezza tentennò. Amava Adrien, ma provava qualcosa anche per Chat, adesso ne era sicura. Non voleva perderlo, voleva proteggerlo e stringerlo proprio come in quel momento. I loro visi si avvicinarono.

"Che cosa stai facendo?" chiese a se stessa la ragazza, ma il suo viso, le sue mani, il suo intero corpo, sembravano non risponderle più. affondò le mani tra i capelli umidi del ragazzo, inspirò il suo profumo e si lasciò avvolgere dalla morbidezza delle sue labbra.

"Non ne uscirà nulla di buono" pensava, lasciando che lui la attirasse a sé, mentre la sua trasformazione terminava e lei ritornava ad essere soltanto Marinette.

 

 

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mi sono arrivate qualcosa come duemila richieste di scrivere una nuova one-shot e quindi eccola qui!

Non sono brava a scriverle, davvero. Trovo che sia davvero difficile riuscire a creare un inizio e una fine in poche migliaia di parole!

Spero che comunque vi sia piaciuta, o che per lo meno apprezziate lo sforzo di questa povera ragazza xD!

Fatemi sapere che ne pensate e sappiate che l'ho scritta solo per voi, perché vi adoro <3

 

Laura

 

   
 
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