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Autore: Class Of 13    14/05/2018    0 recensioni
[Okakuri & Co. || Ambientata nel futuro dello Steins;Gate || Feels felici]
#1 - Operation Freyr - Uno scienziato pazzo alle prese con il suo ultimo, folle piano malvagio.
#2 - Quantum Entanglement - Una neuroscienziata comprende come particelle subatomiche ed esseri umani non siano poi così diversi.
#3 - Rivoluzione - Il personalissimo sistema solare di Okabe Rintarō viene sconvolto.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note Dell'Autrice - Parte 1 (sì, ce n'è più di una, preparatevi): Dunque, dunque. Dopo ere geologiche sono finalmente riuscita a produrre qualcosa di semidecente su S;G. Se questa raccolta molto smol (sarà composta da soli 3 capitoli) ha visto la luce è perché quella cara persona di Bahamut ha sclerato in caps lock con me per un'ora dopo aver tradotto l'epilogo di Buttefly Effect's Divergence  (la Light Novel di Steins;Gate narrata dal punto di vista di Kurisu). 
Ho avuto oggettivamente terrore di scrivere qualcosa che è tutto sommato lasciato ignoto nel canon. Stando alle altre Sci;ADV nemmeno lo Steins Gate è esente da problemi, ma almeno nessuno dei preziosi bimbi facenti parte dei LabMem è destinato a morire. Insomma, dopo tutta la sofferenza di Steins;Gate e Steins;Gate 0 ho voluto dare un po' di sana e meritata felicità a tutti, compresi i miei idioti preferiti.
Un ringraziamento speciale va anche alle care SkyObserver e SamidareWielder e al buon NicoSensei per il loro proofreading e costante supporto morale: grazie per aver aiutato questa patata a combinare qualcosa di decente. 

Note Dell'Autrice - Parte 2: Veniamo alle cose serie. Il titolo della raccolta rappresenta la famosissima (?) equazione di Dirac. Non voglio dire un mucchio di scemenze perché di fisica non capisco assolutamente niente, ma questa dovrebbe stare ad indicare che quando due sistemi entrano a contatto, questi continueranno ad influenzarsi a vicenda anche se lontani nello spazio e nel tempo. O comunque qualcosa del genere. Romantico, no? Peccato che tale concetto in realtà non possa essere applicabile a delle particelle grosse come gli esseri umani - evidentemente l'esistenza delle particelle subatomiche ha più romanticismo di quella dell'umanità. Immagino vi chiederete: "Perché hai schiaffato una cosa dal significato incorretto in una raccolta di storie che tutto sommato parlano d'amore?". Sebbene io sia sulla strada per la demenza senile, non sono ancora impazzita: l'amore non è perfetto, quindi va bene rappresentarlo con un'equazione che non si può applicare alle persone, no?

E sebbene io non sia chuunibyou come il buon Okabe (friendly reminder che i chuunibyou sono persone piuttosto cresciutelle che si ostinano ad avere manie di onnipotenza e credono in complotti cospirazionistici come il nostro Okarin), mi sono dovuta fare una certa cultura nell'ambito della mitologia norrena, perché ho dovuto cercare una divinità che fosse associabile alle nozze e all'amore. And that's Freyr, for you. Il qui presente tizio siede sul trono di Odino, osserva il mondo intero e scorge una bellissima gigantessa, perdendo la testa per lei al punto da diventare depresso.  Alla fine si rivolge al suo favorite right arm per andare a farle la corte e, rinunciando alla sua poderosa arma, finisce con lo sposarla. Un mad scientist d'altri tempi (e mondi), insomma.



Operation Freyr.

«Un giorno Freyr si recò fino a Hliðskjálf e guardò su tutti i mondi.
E quand'egli si volse verso settentrione video in un podere un edificio grande e bello
e verso questa casa andava una donna e quand'ella levò le mani e aprì la porta dinnanzi a sé,
dalle sue mani si diffuse luce nell'aria e sul mare e tutti i mondi se ne illuminarono».

[Snorri Sturluson - Edda in prosa - Gylfaginning - XXXVII]


7 Luglio 2015 - Akihabara.


«Vuoi tu, Hashida Itaru, prendere la qui presente Amane Yuki come tua legittima sposa?».


Hashida Itaru, vestito di bianco ma armato del suo immancabile berretto giallo, tremava come una foglia. Per una lunga serie di motivi, la scena gli strappò un sorriso.

Erano trascorsi cinque anni dal giorno in cui aveva posto la parola “fine” a quella terribile e indimenticabile avventura. Lui, folle scienziato pazzo, aveva trionfato contro le cospirazioni dell’universo, piegando lo spazio-tempo alla sua incrollabile volontà. Sembrava un gran figo quando lo raccontava in quel modo, un vero cattivo da grande schermo. Eppure ogni cattivo non era che l'eroe protagonista della propria storia.

«L-lo voglio!».

Per questo poteva affermare con orgoglio che, in quel momento, il suo fido braccio destro fosse diventato protagonista della propria grande, personalissima avventura. Era un'avventura in cui lui, in fondo, sperava di avere almeno la possibilità di essere un supporto, così come il suo migliore amico lo era stato per lui nel suo lungo viaggio attraverso il tempo.

La verità era che, mentre osservava Daru baciare teneramente Amane Yuki davanti all’altare di quel piccolo santuario, si era rafforzato in lui un desiderio. Il desiderio di scrivere il capitolo più folle e meraviglioso della sua storia, portando a compimento l’ultima imponente missione che avrebbe portato Hōōin Kyōma alla gloria eterna.

«Accidenti, non riesco a credere che Daru sia diventato un normalfag prima di me...», sospirò sentendo le labbra tendersi in un sorriso.

«Mayushii era sicura che sarebbe andata a finire così. Daru-kun e Yuki-san sono davvero fatti l’uno per l’altra~». Mayuri, fasciata in un grazioso abito celeste, osservava i protagonisti della cerimonia con aria visibilmente contenta. 
Davanti a loro, i rimanenti invitati alla cerimonia si stavano radunando presso gli sposi per porgere le loro congratulazioni.

«Nyemmeno Faris aveva dubbi, dopotutto il Cheshire Break non mente mai, nya!». La voce della cameriera più famosa del May Queen Nyan Nyan proveniente dalle sue spalle attirò la sua attenzione. «Piuttosto, Kyōma… Quando toccherà a te e Ku-nyan?».

Colpito e affondato.

«Uhm, ecco… l’Organizzazione è sulle mie tracce. S-sarebbe troppo rischioso avviare l’Operation Freyr in queste condizioni», bonfonchiò guardandosi nervosamente attorno. Fortunatamente Kurisu, poco distante da lui, sembrava essere troppo impegnata a conversare con altri invitati per prestare attenzione alla loro conversazione.

La perspicacia di Faris alle volte colpiva nel segno con una precisione sconvolgente.

«Nya-nya? Non mi dirai che hanno utilizzato il loro mental breaker per intercettare i tuoi piani, nya?!».

«Tehehehe. Okarin è un autentico tsundere, di questo passo si farà battere sul tempo anche da Ruka-kun», intervenne Mayuri ridacchiando.

Poco più avanti un ragazzo dai lunghi capelli scuri e dal portamento regale stava porgendo, con un inchino tanto profondo quanto impeccabile, le proprie felicitazioni agli sposi.

«Oh, Urushibara-kun è diventato proprio un bel ragazzo».

«Che lineamenti eleganti, che portamento, mi sembra quasi un samurai del periodo Edo!».

«E guardate com’è educato, un’uomo d’altri tempi».

Urushibara Ruka, coetaneo di Mayuri, era un ragazzo la cui grazia e bellezza, negli anni della sua adolescenza, lo avevano portato a somigliare ad una delicata fanciulla, causandogli non pochi problemi di autostima. Eppure quel fragile ragazzo si era trasformato, con il passare degli anni, in un giovane uomo di rara bellezza ed eleganza, suscitando, proprio come in quel momento, sospiri e palpitazioni nel gentil sesso.

«Umph. È il mio allievo, dopotutto. Non mi sorprenderebbe se un giorno superasse la mia magnificenza».

«Potresti evitare di comportarti come un idiota almeno in questo genere di occasioni, Rintarō?». Makise Kurisu - la sua ragazza e attuale fonte delle sue tribolazioni - non sembrava gradire il fatto che Hōōin Kyōma fosse tornato sotto le luci della ribalta. La sua espressione contrariata, però, era tradita dai solchi trasparenti che segnavano le sue guance.

«Ohoh~ Kurisu, mia cara assistente. Non ti sarai forse… commossa?».

Kurisu, evidentemente punta nel vivo, sobbalzò arrossendo in maniera adorabile. Un po’ ficcanaso ma di buon cuore, incredibilmente curiosa, intelligente e percettiva, sempre pronta a tendere una mano agli altri. Sotto la sua apparente saccenza e mancanza di tatto, aveva imparato, si nascondevano una dolcezza e una gentilezza fuori dal comune.

Kurisu era sempre stata il suo più grande punto di riferimento, in qualunque luogo, tempo o linea di universo. Sebbene il tempo e le avventure vissute insieme avessero smussato gli angoli del loro carattere a sufficienza da permettere loro di essere onesti con i propri sentimenti e decidere di ufficializzare la loro relazione, Okabe incappava ancora in enormi difficoltà nell’esprimere a parole l’importanza che Kurisu aveva per lui.

«E anche se fosse? Non c'è nulla di male nel commuoversi ad un matrimonio. …N-non che io lo abbia fatto, ovviamente».

Un battito di mani, seguito da un’inconfondibile risata, interruppe il loro battibecco sul nascere. «Wonderful. Like a true married couple, Lintahlo».

«Il professore ha ragione, dovreste sentirvi. Sapevo che c’erano stati progressi nella vostra relazione, ma non immaginavo vi ci sarebbero voluti solo cinque anni per chiamarvi per nome».

Alexis Leskinen e Hiyajō Maho, due illustri nomi nell’ambito delle neuroscienze, guardavano lui e Kurisu con aria palesemente divertita.

Non era colpa sua se finiva con l’imbarazzarsi tremendamente ogni volta che provava a chiamarla col suo nome. Inoltre preferiva non immaginare quanti anni di vita avesse perso la prima volta in cui Kurisu lo aveva chiamato “Rintarō”. Da quel momento aveva deciso di limitare l’uso dei soprannomi al fine di dimostrare la propria buona fede, ma la cosa gli si era ritorta contro in più di un’occasione, come dimostravano le prese in giro di Maho e del professore.

«Oh, c’mon, non prendere in giro il povero Lintahlo», esclamò il Professor Leskinen nel suo giapponese dal forte accento straniero asseatando delle pacche fin troppo amichevoli sulle sue spalle. «Non è necessario essere gelosi, Maho. Un giorno l’amore arriverà anche per te».

Maho Hiyajō, in tutta risposta, avvampò indignata, cercando lo sguardo di Kurisu nella speranza di ricevere il suo aiuto.

«Sei ancora in tempo, senpai. Devi solo imparare a non sprecare le occasioni», rispose Kurisu con un sorriso carico di bonaria malizia.

«Ve l’ho già detto», replicò Hiyajō stizzita.«Al momento non è nei nei miei piani. E poi perché tutto deve girare attorno all’amore, per voi?».

Era difficile credere che le tre persone coinvolte in quel bizzarro battibecco fossero tra le più brillanti menti del ventunesimo secolo, ma, durante le sue visite in America, Okabe aveva avuto modo di capire quanto sia il Professor Leskinen che Maho volessero bene a Kurisu. Era come veder bisticciare i membri di una famiglia fuori dal comune.

«Ku-nyan e Maho-nyan vanno proprio d’accordo, nya», commentò Faris avvicinandosi.

Mayuri ridacchiò, annuendo con vigore. «Maho-san e Chris-chan vanno molto d’accordo anche con Mayushii e Ferris-chan. È così bello vedere tutti i Lab Mem felici assieme~».

Era incredibile pensare che, dopo cinque anni, fossero ancora tutti lì, come se fossero rimasti gli stessi ragazzini che, nell’affrontare la noia di un’estate lontana, erano finiti con il cambiare il mondo.

E se sapeva di dover ringraziare Kurisu e tutti i suoi vecchi e nuovi compagni per essere riuscito a raggiungere quel mondo in cui il futuro era meravigliosamente ignoto, doveva riconoscere dei meriti anche a se stesso. O meglio, ad una versione di sé che non avrebbe mai conosciuto e che aveva dedicato la propria esistenza a costruire quello stesso mondo.

«Holy cow, sembra che la sposa sia in procinto di lanciare il suo bouquet!».

La voce esageratamente alta del Professor Leskinen - il quale stava freneticamente indicando l’altare con lo stesso entusiasmo di un bambino - attirò l'attenzione di Okabe e dei restanti membri del Laboratorio di Gadget Futuristici.

Amane Yuki, bellissima nel suo abito nuziale, sorrideva radiosa agli invitati stringendo tra le mani un grazioso bouquet di rose rosse.

«Senpai, so che le tue doti atletiche non sono il massimo, ma impegnati per prendere quel bouquet, d’accordo?». Kurisu, voltatasi parzialmente verso Maho, le strizzò un occhio, aggiungendo sottovoce qualcosa che Okabe identificò come: “Dopotutto questa potrebbe essere la tua ultima occasione".

Maho, dal canto suo, sembrava determinata a rispondere per le rime, ma la sua espressione mutò rapidamente da rabbia a stupore a divertimento nel momento in cui un mazzo di fiori centrò in pieno la testa di Kurisu, cadendo poi tra le braccia della diretta interessata.

Okabe - e Kurisu con lui -  impiegò qualche secondo a processare l’avvenimento e il significato ad esso correlato. Quando finalmente il suo cervello processò il fatto che la sua ragazza avesse appena afferrato il bouquet della sposa, gli occhi carichi di aspettativa di tutti i presenti - sposi compresi - erano già puntati su di loro.

Panico.

«Fufu… Fuahahah!», la tanto esagerata quanto inappropriata risata di Hōōin Kyōma si levò nel silenzio religioso che aveva temporaneamente avvolto il santuario. «Molto bene, mia cara assistente, vedo che hai allenato i tuoi riflessi in vista della battaglia finale del Ragnarok!».

«Okabe, dopo questa scenata ti aumento l’affitto di 20.000 yen».

«Kyouma-san, non credo fossero queste le parole che Makise-san voleva sentire...».

«Pessimo… Tempismo...».

Le esclamazioni di dissenso dei suoi amici contribuirono ampiamente a peggiorare la sua già pessima figura ma ben presto queste lasciarono spazio ad un allegro chiacchiericcio, distogliendo l’attenzione da lui. Ma sapeva come fosse troppo presto per poter tirare un sospiro di sollievo.

Kurisu, con il bouquet ancora in mano e il volto rosso a metà tra l’imbarazzo e la delusione lo osservava senza proferire parola. Doveva soppesare con attenzione ciò che stava per dirle o le sue scuse non sarebbero state altro che benzina sul fuoco.

«Kurisu, io...».

In un flash di rosso e bianco, il grazioso mazzo di rose finì scaraventato sulla sua testa, causandogli un dolore non indifferente. «Sei un idiota!».

Era sinceramente pentito di aver tirato fuori Hōōin Kyōma in quello che poteva essere un momento cruciale della loro relazione. Avrebbe davvero voluto avere il coraggio di infilare al dito di Kurisu quell’anello - frutto di mesi di lavoretti part-time e di suppliche a Mr. Braun sull’affitto - ma, davanti agli sguardi speranzosi dei suoi amici, il coraggio gli era venuto meno. Era davvero un codardo, quando si trattava di lei...

Dopo essersi accertato con una rapida occhiata che l’attenzione degli invitati fosse diretta ad altro, Okabe posò nuovamente il suo sguardo su Kurisu. La scienziata, in tutta risposta, gli scoccó un’occhiata velenosa.

Pensa. Di’ qualcosa, qualunque cosa che abbia una minima parvenza di intelligenza.

«Ehm, io, ecco…», bofonchiò nervosamente strofinando il palmo della mano libera contro i pantaloni del completo scuro che era stato costretto ad indossare. Lo sguardo di Kurisu, se possibile, si fece ancor più terrificante.

Okabe inspirò profondamente, prendendo le mani sottili della scienziata per portarle attorno alla base del bouquet incriminato. Kurisu, sobbalzò, guardando Okabe con malcelata sorpresa nel momento in cui le si avvicinò posando le proprie mani sulle sue.

“...Presto”, fu tutto ciò che riuscì a dirle, guardandola con tutta l’onestà di cui era capace.

E Kurisu, che lo aveva sempre capito meglio di chiunque altro, gli sorrise.
 



Okabe Rintarō si sentiva stremato tanto fisicamente quanto mentalmente. Più volte, durante il ricevimento di nozze del suo migliore amico, aveva provato a chiedere la mano di Kurisu, fallendo puntualmente a causa del pessimo tempismo dei suoi amici.

Ogni volta che lui e Kurisu erano soli, qualcuno riusciva misteriosamente a trovarlo e a chiedergli un favore di qualche genere. Così, tra discorsi da testimone di nozze, balli che avrebbe preferito evitare e pacche decisamente troppo vigorose sulla sua schiena, non era riuscito a concludere assolutamente niente.

«Complimenti, Hōōin Kyōma. Grande dimostrazione di follia, la tua», borbottò tra sé e sé in tono canzonatorio. Le sue dita giocherellavano nervosamente con un piccolo oggetto di forma circolare. «Come pretendi di gettare il mondo nel caos quando non riesci a fare una cosa tanto elementare? I capi dell’Organizzazione riderebbero di te, se potessero vede-».

«Non sei un po’ troppo cresciuto per parlare da solo?». La voce di Kurisu proveniente dalle sue spalle lo colse alla sprovvista. L’oggetto tra le sue mani cadde per terra con un tintinnio, brillando sotto la luce del lampadario. «E quello cos’è?».

«Fa’ silenzio, Christina. Una mera assistente non può comprendere la maestosità dei miei piani», tuonò Okabe chinandosi frettolosamente per raccogliere l’oggetto. Dannato Hōōin Kyōma, veniva fuori sempre nei momenti meno indicati.

«Pensavo fosse finita la fase in cui mi chiami “Christina” per nascondere il tuo imbarazzo», puntualizzò Kurisu incrociando le braccia al petto.

A volte sapeva essere così schietta da risultare quasi spaventosa.

«Cosa è successo? È tutto il giorno che ti comporti in maniera strana». La sua espressione si addolcì. «Te l’ho già detto, no? Con me puoi parlare».

Non poteva competere con lei. Kurisu era fatta così, in qualche modo riusciva sempre ad intuire quando qualcosa lo turbava. Ogni volta lo ascoltava come se le sue parole fossero importanti per lei, proprio come aveva fatto in quell’estate che sembrava non finire mai. Kurisu lo aveva salvato più volte di quante potesse contare, mettendo sempre la felicità degli altri prima della propria. Eppure nulla se non la sua sola volontà, in quel mondo dal domani incerto, poteva garantire che lei fosse parte del suo futuro.

«Al diavolo Hōōin Kyōma!», esclamò prima di coprire la distanza che lo separava da lei in una falcata. Era stato stupido ad esitare per tutto quel tempo. «Kurisu».

«Che… c-che c’è?».

«In questo mondo il domani non è che una storia che ciascuno di noi scrive con le proprie mani». Okabe prese un respiro profondo. Era quello il kairos, l’istante di tempo perfetto, o, per meglio dire… La scelta di Steins Gate. «Ho sacrificato i sogni di tutti affinché divenisse un’ incognita, piuttosto che una scena il cui canovaccio fosse già stato scritto».

«T-ti sembra il momento di blaterare cose del genere?», lo interruppe Kurisu. La sua voce e l’espressione sul suo volto lasciavano trasparire una certa attesa. La osservò in silenzio per qualche istante, cercando di imprimere quell’immagine nel suo ippocampo.

«La verità è che oggi più che mai ho pensato al futuro. E mi sono reso conto che… Non riesco ad immaginare un domani in cui tu non mi sia accanto. Perciò...».


Kurisu, le mani giunte al petto e le guance imporporate, lo guardava senza parole. La sua espressione gli riportava alla mente ricordi lontani.


Okabe, tu… Ti ricorderai di me?
 

«S-sposami, Kurisu».

«E-eh?! Ma tu… Così, all’improvviso...».

Okabe le rivolse un sorriso imbarazzato, stringendo convulsamente l’anello nella propria mano. I nervi stavano ricominciando ad avere la meglio. «È davvero una tale sorpresa? V-voglio dire, dovresti saperlo meglio di me, Kurisu. In quanto scienziato pazzo… Non valgo niente senza la mia adorata assistente».

Per qualche istante il corridoio del lussuoso resort tornò ad essere immerso nel silenzio. Deglutì a fatica, il cuore che gli pulsava in gola per l’emozione. Kurisu abbassò lo sguardo.

«Sei davvero ingiusto, Rintarō».

«…Eh?».

«Prima mi fai fare quella figura terribile davanti a tutti al santuario e adesso mi dici queste cose, con quella faccia, poi», continuò Kurisu imperterrita.

Notò con un certo orrore come le guance della scienziata fossero solcate dalle lacrime per la seconda volta quel giorno. E poi cosa intendeva con “quella faccia"? Che avesse sbagliato tutto e fatto la figura dell'idiota?

«Dovresti sentirti. Non trovi il coraggio di chiedermi di sposarti davanti agli altri ma dici di non essere niente senza di me. Insomma, l’Hōōin Kyōma che conosco, che amo e che… voglio sposare, ha più fiducia in sé stesso e nelle proprie decisioni».

Doveva aver avuto un faccia davvero stupida mentre realizzava il significato delle parole di Kurisu, perché lo sguardo di quest’ultima, nonostante le lacrime, si addolcì.

«Sono proprio uno stupido, eh?», ammise mentre, con mani tremanti, le infilava l’anello al dito.

Il sorriso di Kurisu si fece più luminoso. «Sì, in effetti, sì. Ma va bene così. Dopotutto l’amore, come noi, non è qualcosa di perfetto».


«Ehi, Kurisu».

«Mh?».

«Chiudi gli occhi».


Bonus

«Faris ve lo aveva detto che sarebbe valsa la pena spiarli, nya».

«Mayushii è così felice!».

«E poi Okarin ha il coraggio di dare a me del normie...».

«Ho... registrato… tutto».


«Kyōma-san è stato molto coraggioso».

«Awesome, he’s really something».

«Alla fine ce l’ha fatta, quello scemo».

«Are you jealous, Maho?».

«… Un po’. Forse». 

 
Note dell'autrice - Parte 3 (andate in pace): ho disseminato la storia di citazioni alle opere originali di Steins;Gate, quei due gioiellini che sono le Visual Novel. Sarebbe divertente se riusciste a trovarle tutte (anche se si tratta per lo più di Leskimemes, ops). Il titolo della prossima storia (che dovrebbe arrivare in tempi brevi... credo) sarà "Quantum Entanglement" (documentatevi su Wikipedia, perché faccio schifo a spiegare queste cose) e sarà narrato da un ospite d'eccezione... ("soko no loliko--")
Ja ne~

 
   
 
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