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"26
prompts challenge: 3/26: VAGABONDAGGIO: 1. Il
frequente spostarsi da un luogo a un altro senza itinerari o programmi
prestabiliti: nei suoi v. all'estero ha incontrato una
infinità di persone;
fig., irrequietezza intellettuale o evasione fantastica.
Parole:
944.
Principe
vagabondo
Primo si
lasciò cadere pesantemente seduto sulla poltroncina di legno
graffiata e
traforata, il lungo mantello nero le ondeggiò alle spalle.
“Oggi
è
stata una delle giornate più intense dell’ultima
settimana. Oltre i soliti tre
giri di ronda e i divertentissimi combattimenti giornalieri, abbiamo
dovuto
incontrare le famiglie alleate” borbottò. Chiuse
gli occhi e si massaggiò il
viso.
“Suppongo
non ve la sentiate di stilare voi i documenti” disse G, con
tono leggermente
irrisorio.
Primo
deglutì
rumorosamente, impallidendo.
<
Documenti? Dovrei rimanere sveglio fino a tardi? > si
domandò, un rivolo di
sudore gli scivolò lungo il viso.
“Non me
la sento… soprattutto perché ho altro per la
testa. Gli dei desiderano che io
stili il fatidico ‘contratto’, per ufficializzare
la famiglia Vongola. Vogliono
che diventiamo una vera e propria famiglia, come i Kozato Simon.
Sono
dubbioso e indeciso, per non dire stressato. Ho cercato di fuggire
dalla
famiglia imperiale ed ora mi ritrovo a rischiare di creare una nuova
monarchia,
solo più piccola.
Non
voglio essere re” disse con voce roca. Le sue parole vennero
in parte coperte
dai sibili del vento che filtravano dalle assi tarlate della casa.
“Sono
convinto che riuscirete a stabilire se creare i Vongola sia la cosa
più giusta
o no da fare” rispose G. Si sciolse la cravatta e la
poggiò sopra la giacca del
gemello, adagiata sullo schienale di una sedia.
“A quel
punto si aspetteranno di vederci combattere sul serio, per uccidere.
Dovremo
imporre il nostro senso di lealtà e giustizia. Non vorrei
che questo progetto
della famiglia ci si rivoltasse contro…” disse
Giotto con voce incerta. Si
passò la mano tra i capelli color oro.
G piegò
di lato il capo, le ciocche vermiglie gli finirono davanti al tatuaggio
sulla
guancia.
“Si
aspetteranno sempre molto da te, ma sappi che noi, i tuoi guardiani, ti
seguiremo sempre ciecamente qualsiasi cosa sceglierai. Segui i tuoi
sogni” lo
incitò.
Primo lo
guardò negli occhi.
“Mi
starete davvero accanto?” chiese.
Il suo
guardiano della tempesta annuì.
“Sempre.
Buonanotte, Primo. Finirò io di compilare questi
documenti” lo rassicurò.
Giotto
si alzò in piedi e si diresse verso la sua camera.
< Le
mie convinzioni mi hanno condotto fino a qui. Ho sempre creduto in
loro, non
posso mollare adesso. Questo è l’unico modo che
conosco per aiutare questo
mondo.
Anche se
dovesse essere la scelta sbagliata, non riesco a credere che non ne
valga la
pena. Firmerò quel foglio > pensò.
Aprì la
porta della sua camera e sgranò gli occhi, vedendo
Sebastiano al centro della
stanza.
“Tu cosa
ci fai qui?” domandò gelido.
“Mi
manda nostro padre. Si chiede quando smetterai di fare il barbone e
tornerai a
casa… Guardati, hai i vestiti bucati, sporchi di fango e di
polvere. La tua
bellezza divina si sta sciupando, sei ricoperto di tagli ed ematomi, le
tue
mani sono un’accozzaglia di calli” gli fece notare
Sebastiano.
Giotto
fece una risata gelida.
< Ho
visto il futuro fratello mio. Un giorno sarai tu il barbone, ti ho
visto
dormire in strada. Ora pensi di rubarmi il trono, ma in futuro non
avrai di
cosa vivere > pensò.
“Puoi
dire a nostro padre che lo ringrazio, ha rinvigorito le mie
motivazioni. Ora
vattene” disse gelido.
Sebastiano
serrò un pugno.
“Stai
sprecando la tua vita. Ti prego, con le tue doti puoi fare molto di
più di
questo. Non è lasciando pochi spiccioli ad alcuni
prediletti, risolvendo qualche
problema a caso, che salverai la nostra gente.
Ti
sposti da un posto all’altro senza fissa dimora, non hai un
posto che puoi
chiamare casa. Hai lasciato il palazzo per seguire idee casuali, senza
nessun
programma prestabilito” lo supplicò.
Giotto
sentì gli occhi pizzicare.
“Tu sei
la mia famiglia Sebastiano, ma non hai mai capito. Ho potuto contare
più su
degli estranei che su di te. Ho incontrato innumerevoli persone
fantastiche in
questo mio pellegrinaggio” gemette.
“Se
deciderai
di rendere i ‘Vongola’ la tua nuova famiglia, la
seguirò, ma no… non capirò
mai”
rispose Sebastiano. Sospirò e se ne andò dalla
finestra.
***********
Gabriel
socchiuse la porta e si affacciò, vide Giotto seduto sul
letto, intento a
singhiozzare. Entrò e lo raggiunse, sedendosi al suo fianco.
“Cosa ti
fa soffrire, mio cielo?” domandò.
Giotto
tirò su con il naso e si sfilò un rametto dai
capelli color oro aggrovigliati e
sporchi di terra.
“Dici
che sembro un barbone?” gemette.
Gabriel
gli posò un bacio sulla fronte.
“Dico
che sembrate un eroe. Vi siete sporcato per salvare una bambina che
stava
annegando, oggi” mormorò.
Giotto
tirò su con il naso.
“Mio
fratello non fa altro che giudicarmi. Ora che è stato
incoronato reggente, pensa
di potermi dire che sto sprecando la mia vita”
piagnucolò. Si strinse l’addome
con entrambe le braccia.
< Conoscere
il suo futuro non mi fa stare meglio. Avrà fame e freddo ed
io non so neanche
perché > pensò.
“Perché
è
un re fasullo. Pavido, zotico, incapace…”
enumerò Gabriel canticchiando.
Giotto
ridacchiò, passandosi le mani sugli occhi.
“Dai,
non è così male” sussurrò.
“Avido,
cupido e stupido”. Continuò a cantare Gabriel.
“Intanto
lui ha dei vestiti bellissimi ed io sembro uno spaventapasseri vestito
di nero”
sussurrò Giotto, le sue gote si erano tinte di rosa.
“Lepido,
stolido e trepido di un re fasullo dei Borboneee”.
Concluse Gabriel.
Giotto
lo abbracciò e gli nascose il viso tra le braccia.
“Scapperei
altre mille volte per vivere una vita al tuo fianco da pari, invece di
vederti
mio schiavo, amore mio. Sei speciale” disse.
Gabriel
fece delle basse fusa.
“Meglio
mille volte essere un vagabondo che può mangiare sogliole
che un re depresso”
disse, facendogli le fusa.
Giotto
gli posò un bacio sulle labbra.