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Autore: Shainareth    16/05/2018    5 recensioni
*** ATTENZIONE! *** Shot ambientata dopo l'episodio "Rossignoble".
La voce di Adrien si smorzò di colpo quando il giovane, sbucando da dietro la paratia che divideva la camera di Luka dal resto degli ambienti sottocoperta, li vide. Insieme, quasi pressati in un angolo, mano nella mano e persi in un momento tutto loro.
Fu come una secchiata d’acqua gelida.
Non solo per lui.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INTESA




Sì, pensò Marinette, la vicinanza di Luka le faceva ancora effetto. Facendosi piccina al suo fianco, e sentendo un leggero accaloramento al viso, abbassò lo sguardo. Lui se ne accorse e sorrise, intenerito dalla sua timidezza. Marinette gli piaceva. Molto. Era stato fortunato ad averla conosciuta e per questo avrebbe sempre ringraziato il destino, che l’aveva messa in classe con sua sorella Juleka e l’aveva poi portata da lui come il dolce profumo dei fiori in boccio, trasportato dalla brezza primaverile.
   Anche quel pomeriggio ci aveva messo lo zampino quando, dopo averla incontrata ancora in occasione del videoclip girato sulle note della nuova canzone di Clara Nightingale, aveva condotto di nuovo Marinette e gli altri amici di Juleka fino alla barca per rivedere insieme il lavoro ultimato e, magari, suonare qualcosa in compagnia.
   Fu proprio sulla base di queste considerazioni, e sui sentimenti provati in quel momento, che il giovane decise di prenderle la mano nella propria. La sentì irrigidirsi sotto al suo tocco, quasi si fosse appena scottata col fuoco, mentre quei meravigliosi occhi azzurri continuavano a rifuggire i suoi. Per pudore? Luka si convinse di sì. Dopotutto, da quando lei e gli altri erano arrivati, Marinette gli era sembrata più nervosa e sfuggente del solito; ma continuava a sorridergli con la sua innata gentilezza, segno che non poteva in alcun modo avercela con lui. Luka desiderava metterla a suo agio, farle sapere che con lui poteva essere se stessa, senza remore di alcun tipo. Ecco perché aveva aspettato di rimanere da solo con lei per fare la sua mossa, la fida chitarra accanto a sé.
   «Marinette», cominciò allora, con la sua voce calda e roca. Gli occhi di lei indugiarono, ma poi cedettero alla tentazione di alzarsi sui suoi. «C’è una cosa che vorrei chiederti», continuò lui, certo ora di avere la sua attenzione. Marinette s’irrigidì più di prima. Cos’era quella strana, allarmante sensazione di smarrimento? E perché tutt’a un tratto le pareva che Luka le fosse troppo vicino? Le mancò l’aria, le gambe le tremarono e lei desiderò una cosa soltanto…
   «Marinette, per cas…» La voce di Adrien si smorzò di colpo quando il giovane, sbucando da dietro la paratia che divideva la camera di Luka dal resto degli ambienti sottocoperta, li vide. Insieme, quasi pressati in un angolo, mano nella mano e persi in un momento tutto loro.
   Fu come una secchiata d’acqua gelida.
   Non solo per lui.
   Marinette sbiancò. Adrien sgranò le orbite, mentre le gambe gli diventavano improvvisamente pesanti come piombo. Qualcosa cambiò, in lui. Avvertì come una nota stonata, una corda spezzata, e la mente gli si vuotò del tutto. Prima ancora che avesse modo di rifletterci, quando anche Luka si volse nella sua direzione, alzò le mani davanti a sé in segno di scuse. «Tolgo subito il disturbo», balbettò con un sorriso impacciato e incerto sulle labbra, la voce che sembrava estranea alle sue stesse orecchie.
   Fu sul punto di fare dietrofront, quando Marinette parlò. «A-Adrien!» Lui arrestò il passo all’istante, tornando a guardarla quasi con timore. I loro occhi si incrociarono per alcuni, interminabili istanti, e ciò che Adrien lesse in quelli di lei ebbe il potere di mutare drasticamente il suo stato d’animo. Ogni esitazione da parte sua venne meno: Marinette lo stava implorando di non lasciarla sola. Non con Luka.
   Senza pensarci oltre, Adrien tornò ad abbozzare un sorriso, simile al precedente ma più consapevole. «Oh, giusto!» esclamò allora, sperando che la voce non troppo ferma non lo tradisse. «Dovevamo fare quella cosa insieme. Ero venuto a chiamarti apposta per questo.»
   Luka, che nel frattempo aveva allentato la presa sulla mano di Marinette e si era istintivamente allontanato da lei, inarcò le sopracciglia. «Quale cosa?»
   «Quella cosa», annaspò la ragazza, tornando a respirare quando si rese conto che Adrien non soltanto aveva recepito il messaggio, ma aveva persino deciso di tenderle una mano – forse due. «S-Sì, quella cosa…» continuò, riuscendo a liberare le dita da quelle del musicista e a fare un passo indietro. «Adrien aveva promesso di… ehm…»
   «Sì, esatto», le venne ancora incontro quello. «Dobbiamo proprio andare, Marinette», la incitò poi, sollecitandola ad allontanarsi da Luka per avviarsi verso l’uscita con lui. «Scusa, amico», si sentì in dovere di aggiungere, troppo educato per non sentire un vago senso di mortificazione nei suoi confronti.
   L’altro vide Marinette scivolargli via dallo sguardo per raggiungere Adrien con quello che gli parve sollievo e se ne domandò la ragione. Forse il motivo di tanto nervosismo da parte sua, quel giorno, era dovuto ad un battibecco con il suo compagno di classe e ora entrambi volevano chiarire la situazione? Spostò la propria attenzione sulla chitarra, la prese fra le mani e ne sfiorò le corde, producendo un suono piacevole e rilassante. Pazienza, si disse, continuando a suonare. Vorrà dire che glielo chiederò la prossima volta, se le va di sentire la mia nuova canzone.
   Non potendo rimanere più sulla barca per via della scusa accampata con Luka, gli altri due ragazzi furono costretti ad improvvisare una bugia credibile con i loro amici, rimasti in coperta fino a quel momento. Insomma, dissero, Marinette era rimasta indietro con i compiti di fisica e Adrien, che adorava quella materia, si era proposto di aiutarla, anche se era venerdì e loro avevano promesso di passare il pomeriggio con il resto della classe. Si erano aspettati in risposta smorfie di delusione e parole di protesta, e invece gli altri li stupirono con sorrisi entusiasti e parole di incoraggiamento – soprattutto per Marinette. Adrien lo trovò strano, ma non questionò. Anzi, ne fu persino sollevato.
   A conti fatti, lo era molto; e non riusciva a spiegarsene la ragione. Sceso dalla barca insieme a lei, sbirciò nella sua direzione. Marinette camminava in silenzio, a testa bassa e le gote appena rosse. Era in imbarazzo. Adrien poteva capirla, dopotutto era stata sorpresa in un momento piuttosto intimo con un ragazzo. Corrucciò le sopracciglia bionde quando si rese conto che non gli piaceva associare la parola intimo a ciò che aveva visto prima. In fondo, si disse a mo’ di giustificazione, non stava succedendo nulla di male: Luka l’aveva presa per mano e sembrava essere sul punto di dirle qualcosa. O forse lo aveva già fatto? O forse era già successo altro? Quel pensiero gli rimescolò lo stomaco. Prese fiato e si ricordò che se Marinette era lì con lui, ora, era perché lei per prima aveva cercato di sfuggire a quella situazione. Luka l’aveva dunque messa a disagio? In tutta onestà, Adrien non si era fatto per nulla l’idea che lui fosse un cattivo ragazzo, anzi. Pertanto mai avrebbe sospettato che avrebbe potuto nuocere a qualcuno o fare qualcosa di scorretto. Forse Marinette non gradiva le sue attenzioni?
   Certo che ne ha di spasimanti… e dicono tanto di me!
   «Adrien?» Quel pigolio lo riportò al presente e lui rivolse di nuovo la propria attenzione all’amica, che stava rallentando il passo fino a fermarsi. La vide alzare gli occhi chiari e lucidi su di lui e regalargli un sorriso timido e appena accennato. «Grazie.»
   Sentendosi di colpo meglio, il giovane ricambiò quell’espressione gentile. «Tutto bene, ora?»
   Marinette annuì, portandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. Tuttavia, non parlò. Non sapeva esattamente come spiegargli la situazione. A ben guardare, non sapeva spiegarla neanche a se stessa.
   Luka le piaceva molto, e il fatto che lui sembrasse ricambiare le sue attenzioni la lusingava non poco. Ciò nonostante, quando le si era avvicinato più del dovuto ed era stato sul punto di dirle qualcosa che sembrava essere importante, lei non aveva affatto reagito come si era aspettata – e a onor del vero, diversamente da quanto faceva ogni giorno con Adrien, Marinette non aveva mai immaginato di trovarsi in quel genere di situazione con Luka. Anziché sentirsi felice per quanto stava per accadere, in quel momento l’unica cosa che le aveva suggerito l’istinto, supplicandola a gran voce, era stato: fuggi.
   Per quanto imbarazzante, l’arrivo di Adrien era stato tempestivo, quasi come volesse ricordarle che il suo amore, e anche tutto il resto, appartenevano a lui soltanto. Alla vista dell’amico e compagno di classe, Marinette aveva sentito il cuore sussultare. Di gioia, di spavento, di sollievo e di disperazione. Adrien aveva frainteso proprio come lei aveva temuto; e come aveva sperato, Adrien aveva anche capito subito che aveva bisogno di lui.
   Quel loro incrocio di sguardi, quelle parole non dette, quella comprensione silenziosa, quella complicità inattesa… avevano lasciato storditi entrambi. Mai si sarebbero aspettati di trovare tutto quello in qualcuno che non fosse il loro partner in battaglia. Di nuovo, come appena una manciata di giorni prima, Chat Noir e Ladybug avevano gettato la maschera, guardandosi e confrontandosi senza filtri di alcun genere e senza che Adrien e Marinette potessero sospettarlo.
   Adrien ci aveva riflettuto a lungo. Quando suo padre gli aveva proposto – ordinato – di interpretare Chat Noir nel videoclip di Clara Nightingale, si era sentito spacciato all’idea che qualcuno avesse potuto riconoscerlo. Per questa ragione, oltre a non voler indossare la maschera del costume del supereroe parigino, si era ripromesso di muoversi in modo scoordinato, di fare una performance pessima, dando così l’impressione di non essere per nulla adatto al ruolo per cui lo avevano scelto. Aveva mantenuto il suo proposito durante i provini per la parte della sua compagna, Ladybug, fino a che Clara non si era intestardita a volere Marinette nei panni dell’eroina. Lì per lì Adrien aveva interpretato il sollievo provato per quella casualità come una più che giustificata reazione all’alternativa che gli era stata proposta: fare coppia con Chloé. Voleva bene a quest’ultima, per carità, ma… non era Marinette. Lei gli piaceva davvero molto, era un’ottima amica e una sua grande sostenitrice. E quando Adrien l’aveva vista uscire dal camerino con indosso il costume a pois, ogni suo proposito di boicottare la propria performance era venuto meno: pur senza maschera, Marinette assomigliava tantissimo a Ladybug.
   Si era detto e ripetuto che probabilmente era solo a causa dei capelli scuri e degli occhi azzurri, così simili a quelli della supereroina. Eppure anche la sua vicinanza, in quei momenti frenetici, gli aveva dato adito a credere che non fosse solo un’impressione. Quando era stato costretto a prenderle la mano, era stato assalito da una violenta sensazione di déjà-vu, quasi come se davanti a lui si trovasse la vera Ladybug, l’amore della sua vita. Le emozioni provate in quel frangente lo avevano travolto come una tempesta, sconquassando il suo cuore e mandandolo completamente in tilt. Non aveva saputo dire di no al resto delle direttive di Clara Nightingale, arrendendosi così all’idea di indossare davvero il costume di Chat Noir – maschera compresa – per il video che avrebbero girato e che avrebbe visto lui e Marinette – Ladybug? – protagonisti. A salvarlo era stata un’inconsapevole Chloé, che con uno dei suoi atti di egoistica prepotenza aveva cercato di mandare tutto a monte, fornendo così ai due protagonisti del videoclip una via d’uscita definitiva da quella situazione travolgente e alienante al contempo.
   Razionalmente, Adrien sapeva che l’imbarazzo provato nello stringere la mano di Marinette nella sua era dovuto soltanto alla forte somiglianza fisica di lei con Ladybug; eppure quelle sensazioni stranianti erano rimaste sepolte a lungo nel suo cuore e adesso, senza preavviso, stavano tornando a galla. La cosa più grave era che questa volta Marinette non indossava alcun costume a pois. Era lei e lei soltanto a stargli accanto, ad avergli chiesto aiuto, ad essere stata corteggiata da un altro ragazzo. Lei, con la sua goffaggine per nulla in linea con il personaggio di Ladybug. Lei, con la sua timidezza che mal si sposava con l’audacia delle azioni della bella eroina di Parigi.
   Come un’eco lontana, il vento portò in sottofondo le note di una canzone. Qualcosa di familiare, che li riscosse da quei pensieri senza allontanarli troppo. Era Andrè, il gelataio dell’amore, che si aggirava per Parigi con il suo carretto e il suo dono innato di riconoscere i sentimenti nascosti nel cuore di chiunque si fermasse da lui. Sia Adrien che Marinette avevano fatto la sua conoscenza, ma in solitaria e mancandosi per un soffio senza neanche esserne consapevoli.
   «Ti va un gelato?» Quella proposta, nata spontanea dalle labbra fin troppo sincere e impulsive di Adrien, finì per cogliere di sorpresa entrambi. Marinette si volse a fissarlo con gli occhi spalancati, certa di non aver udito bene ciò che lui le aveva appena chiesto. Vide il giovane portarsi una mano dietro la nuca, come faceva sempre quand’era in imbarazzo per qualcosa. «Sì, beh… visto che sei giù di morale… magari un gelato può aiutarti a ritrovare il sorriso…»
   La ragazza sentì nitidamente il cuore sciogliersi in petto. Come avrebbe potuto rifiutare quell’offerta? Quel pensiero gentile e senza alcuna malizia? Era Adrien, dopotutto, una persona speciale, quel qualcuno che aveva saputo rubarle l’anima con la sua dolcezza e lo splendore del suo sguardo. «Mi… bacerebbe molto.» Adrien corrucciò un sopracciglio. «Cioè!» si affrettò a correggersi Marinette, andando nel pallone come tutte le volte che commetteva gaffe di quel tipo davanti a lui. «Mi mangerebbe! Abbraccerebbe! Oh, diamine!» finì per gridare contro il cielo, affondando le mani fra i capelli in segno di disperazione. La risata di Adrien l’aiutò a rilassarsi e lei si lasciò sfuggire un risolino altrettanto divertito. «Scusa… intendevo che… sì, mi piacerebbe molto», riuscì infine a dire, senza più balbettare in modo insensato.
   «Andiamo, allora», la incoraggiò lui, porgendole la mano. Fu come un nuovo déjà-vu: quando aveva conosciuto André, anche Chat Noir le aveva offerto il palmo allo stesso modo, con il medesimo sorriso gentile e gli occhi pieni d’affetto. Come allora, Marinette ne rimase sorpresa e avvertì l’identica sensazione di calore e protezione che le era stata donata quella sera dall’eroe.
   A differenza di quanto accaduto durante i provini per il videoclip, venne naturale ad entrambi intrecciare le mani, pur con un vago senso d’imbarazzo a dominare le loro azioni successive. Tesero le orecchie e aguzzarono la vista: se la voce di André giungeva fin lì sul lungosenna, significava che non era molto distante da loro. Lo videro infine più avanti, sul Pont des Arts, che con i suoi lucchetti d’amore forniva una scenografia ideale per il gelataio degli innamorati.
   Percorsero la strada che li separava dal ponte in silenzio, col cuore in tumulto ed un groviglio di emozioni in petto che non riuscivano del tutto a decifrare. Ci pensò André a farlo. Non appena li vide, si aprì in un sorriso tutto per loro e, con occhi luccicanti e pieni di gioia, esclamò: «Marinette! Adrien! Sapevo di aver visto giusto, per voi due!» I ragazzi drizzarono la schiena e si scambiarono uno sguardo fugace: li aveva scambiati per una coppia? Non potevano dargli torto, in effetti, perché non solo si erano presentati da lui insieme, ma soprattutto avevano ancora le dita intrecciate. Avrebbero dovuto spiegargli che si trattava di un equivoco, che non stavano insieme; eppure nessuno dei due ebbe il coraggio di aprire bocca. Questo consentì al buon André di fischiettare allegramente e di adoperarsi a comporre la propria opera tutta per loro: «Mirtillo, blu come l’oceano in cui annega Adrien quando guarda Marinette, e menta, verde come il prato in cui si perde Marinette quando incontra gli occhi di Adrien. Il tutto servito su una base di frutto della passione.»
   Quando il gelato fu presentato davanti a loro, entrambi i ragazzi erano ormai preda dell’imbarazzo che avevano suscitato in loro le parole fin troppo dirette di André. E se Marinette sapeva che l’uomo aveva indovinato cosa celava il suo cuore, non era altrettanto convinta che fosse riuscito nell’intento con Adrien. Quest’ultimo, d’altro canto, era certo che André avesse visto giusto riguardo al colore degli occhi della ragazza da lui amata, ma non erano quelli di Marinette a fargli mancare il respiro, bensì quelli di Ladybug. Quanto ai sentimenti di Marinette…
   «Qualcosa non va, ragazzi?» fu la domanda spontanea che pose André, vedendoli titubanti nel prendere il gelato.
   «N-No, affatto!» risposero in coro, sincronizzati come soltanto loro due sapevano esserlo – con e senza maschera. Mossero insieme le mani libere e presero fra le dita ciò che l’uomo stava porgendo nella loro direzione. I loro sguardi si incrociarono per l’ennesima volta, quel pomeriggio, e per un attimo ebbero l’inebriante sensazione che lo scorrere del tempo si fosse arrestato. Gli occhi azzurri di Marinette erano belli e splendenti proprio come quelli di Ladybug. Adrien fu di nuovo travolto dalla tempesta e, senza che potesse farci nulla, il dubbio si insinuò nel suo cuore: quella che aveva difronte a sé, colei a cui stava stringendo la mano e con la quale avrebbe condiviso il gelato dell’amore, era soltanto Marinette? Non rappresentava forse qualcosa di più? La sua attenzione fu calamitata dalle sue labbra, rosa e deliziose alla vista, quasi più invitanti del dolce che avevano fra le dita.
   «Adrien…?» Fu quando pronunciarono il suo nome che il giovane tornò in sé, frastornato proprio come se fosse stato appena sparato da un cannone. «C’è altra gente, dopo di noi…» gli fece notare Marinette, che evidentemente era riuscita a mantenersi molto più lucida di lui, nonostante il rossore diffuso sulle sue belle guance rotonde.
   «Oh… giusto…» balbettò Adrien, cercando di tornare del tutto con i piedi per terra. «Grazie, André.»
   «Grazie a voi, ragazzi», rispose l’uomo, guardandoli come se stesse ammirando un’opera d’arte. «E tornate pure quando volete: siete forse la coppia più bella che io abbia mai avuto la gioia di vedere.»
   Quelle parole furono il colpo di grazia che mandò ancora una volta in confusione i due poveri, inconsapevoli innamorati. Riuscirono comunque a trovare la forza di proseguire lungo il Pont des Arts e a sedersi su una panca non distante da lì, il gelato ancora fra le mani. Si scambiarono un ultimo sguardo, puro e timido come tutti gli altri, e, preso coraggio, consumarono quella coppa di gelato insieme, gustandone ogni boccone e sentendo via via l’animo rasserenarsi. Che André avesse visto giusto o meno ormai non aveva più alcuna importanza: entrambi avrebbero fatto tesoro di quel momento prezioso, vissuto con la piena consapevolezza che l’essere insieme era una delle cose più dolci e naturali che avessero mai provato.












Più scrivo su questi due, più mi rendo conto che non faccio davvero più differenza fra Adrinette, Ladynoir, Marichat e Ladrien: Astruc ha dannatamente ragione, esiste una sola ship e per quanto vogliamo semplificare le varie situazioni con questi quattro nomi, almeno quando scrivo non riesco a distinguerle.
Raramente mi è capitato di provare un trasporto del genere per un pairing, benché si tratti di sue ragazzini al primo amore, di una serie per bambini (non proprio, ma ok). Con la loro dolcezza (ma non stucchevolezza), con il loro candore e la profonda fiducia che hanno l'uno per l'altra, mi hanno conquistata fin dentro le mie vecchie ossa di fanwriter di lunga data (ho appena realizzato che scrivo fanfiction dal lontano 2002... ufficialmente. In realtà sarebbe dal 1997, e cioè da prima ancora che molti di voi venissero al mondo. Sigh.) Mi sento davvero scema, ma tant'è...
Ad ogni modo, lasciatemi dire due parole due sul personaggio di Luka. Premetto che non sono una sua fan, ma non lo odio nemmeno. Anzi, al momento mi è del tutto indifferente. L'unica cosa che mi auguro, al riguardo, è che non si intrometta TROPPO tra Adrien e Marinette. Non per un ragionamento da fangirl, quanto perché (come già detto altrove) il punto di forza di questa serie animata, per me, sono proprio la totale assenza di inciuci alla shoujo manga ed un meraviglioso, curioso e travolgente intreccio amoroso che si limita ai due soli protagonisti, che sono comunque capaci di incasinare tutto pur non avendone la minima intenzione. Se dovessero nascere situazioni troppo "telenovelose", per me sarebbe un po' un punto a sfavore per la storia e ciò potrebbe minare il mio interesse, dal momento che non leggo troppi shoujo né guardo soap proprio per questa ragione. Va da sé che lo stesso discorso lo faccio non solo per il personaggio di Luka, ma anche per quello di Kagami e di qualunque altro tipo di personaggio creato ad arte per mettere scompiglio nella ship principale. Ripeto, è il mio punto di vista. Poi magari Astruc, come sempre, riesce a sorprendermi lo stesso, eh. Vedremo.
Intanto concludo qui il mio solito papiro a fine shot/capitolo, aggiungendo però che la presente è dedicata a Itacina e Raffy Chan, ringraziandole di cuore per avermi fornito due idee diverse che sono confluite (a modo mio) in questa storia.
Un abbraccio e alla prossima!
Shainareth





  
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