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Autore: Signorina Granger    16/05/2018    5 recensioni
[Charlotte Selwyn x William Cavendish]
“Beh, io non porterò un diamante al dito ma tranquilla, la fede servirà a far capire a tutte quelle povere donne, lì fuori, che non sono più accalappiabile.”
“Oh, saranno disperate.”
“Disperatissime, si staranno strappando i capelli…” Will annuì prima di ridere debolmente, imitato dalla moglie, che annuì prima di parlare, gli occhi verdi luccicanti:
“Allora ne devo dedurre che oggi è un giorno funesto per tutte le donne britanniche…”
“Per tutte tranne che per una.”
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Charlotte Selwyn Image and video hosting by TinyPic& William CavendishImage and video hosting by TinyPic 



Charlotte lo guardava con gli occhi verdi spalancati e sorpresi e sembrava così agitata che per un attimo Will temette che potesse nuovamente cadere nel panico:

“M-ma Will…”
“So che è… inaspettato. Ma perché no, infondo?” 

Charlotte deglutì, esitando mentre scuoteva leggermente il capo, gli occhi fissi in quelli castano-verdi di Will, che sollevò una mano per sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio:

“Will, sei sicuro, sono passati soltanto pochi mesi…”
“Lo so, magari è presto. Ma non mi interessa Charlotte, l’anno è praticamente finito e andiamo ormai per i 28, non voglio perdere altro tempo. Ne abbiamo già perso a sufficienza, non credi?”

“È solo…”
“Non lo vorresti? Voglio solo stare con te CeCe.”

Will abbozzò un sorriso quasi speranzoso e le strinse le mani tra le sue, guardandola osservarlo di rimando con scrupolosa attenzione. Alla fine Charlotte annuì, lentamente, parlando a mezza voce senza staccare gli occhi dai suoi:

“… Ok.”
“Ok sì mi vuoi sposare?”
“Ok sì ti voglio sposare, se ne sei tanto sicuro.”

“Mai stato così sicuro. Voglio qualcosa di vero, finalmente, una famiglia. Possiamo avere quella che nessuno dei due ha mai avuto, Charlotte… te lo prometto.”

William piegò le labbra carnose in un sorriso prima di sporgersi leggermente e baciarla dolcemente, una mano ad accarezzarle il viso. 

Charlotte Selwyn aveva pensato per un anno intero che quel giorno, il 21 Dicembre, sarebbe stato il peggiore della sua vita. Eppure, ad un esatto anno dalla morte di suo fratello aveva appena ricevuto una proposta di matrimonio… e aveva detto sì.
Buffo, un anno prima mai avrebbe pensato che avrebbe rivisto William Cavendish, figuriamoci arrivare a quel punto… e mai avrebbe pensato di tornare ad essere felice, anche se sicuramente aveva ancora molta strada da fare.


*


“Sono venuta a dirvi che mi sposo. A Giugno.”

Charlotte, seduta con la schiena rigida e le gambe accavallate su uno dei divani del salotto della casa dov’era cresciuta, guardò i genitori spalancare gli occhi con evidente sorpresa alle sue parole, pronunciate con tono neutro e pacato, come se li avesse informati sul tempo.

“Ti sposi?! A Giugno?! Charlotte, mancano… mancano cinque mesi!”
“Sì mamma, lo so. Beh? Cosa queste facce? In estate compirò 28 anni, non siete voi ad avermi ripetuto per anni che stavo aspettando fin troppo per sposarmi?”
“Sì, ma… Con chi?!”
“William, ovviamente.”
“Oh, certo, ovviamente, considerando che non ce l’hai nemmeno presentato… suo padre è Babbana, Charlotte! E Merlino solo sa cos’era sua madre!”

“Per non conoscerlo sai molte così su di lui. Non mi importa chi siano i suoi genitori, e in effetti nemmeno a lui. Ma se ti può consolare, papà, suo padre è un Duca.”
“Padre Babbano e persino figlio illegittimo, non avresti potuto fare scelta migliore. Del resto sembra che tu ci voglia far penare di proposito in tutto ciò che fai.”

“Lo faccio per voi, per tenervi impegnati. Non mi importa cosa pensate, mi sposo a Giugno, fine della storia. Se la cosa non vi aggrada, potete non venire. E francamente papà mi chiedo perché te la prendi tanto, considerando che sono solo la tua povera figlia femmina. Non potrei comunque trasmettere il cognome ad eventuali figli, non vedo perché mio marito conti molto per voi.”

“Non è per il cognome Charlotte, hai ben tre cugini maschi dopotutto, è per l’immagine della famiglia!”
“Ripeto che non mi importa. Questa famiglia per me non ha mai fatto niente, l’unico di cui mi importava è morto più di un anno fa. Ci vediamo al matrimonio se vorrete onorarmi con la vostra presenza, ora scusate ma ho molto lavoro da fare.”

Charlotte si alzò e senza aggiungere altro, ignorando bellamente le espressioni contrariate dei genitori, girò sui tacchi e si allontanò, sparendo poco dopo per recarsi al Quartier Generale.
Del resto li aveva invitati solo per evitare scenate e discussioni… non le importava poi molto cosa pensavano. Non avrebbe lasciato che condizionassero il suo matrimonio e l’inizio di una nuova vita.


*


Will appoggiò la testa contro quella della neo-moglie e sorrise appena mentre, una mano stretta nella sua e l’altra sulla sua schiena coperta dal tulle del vestito, volteggiavano seguendo la melodia che riempiva la sala gremita.

Anche Charlotte, il viso appoggiato sulla sua spalla, sorrideva quando sentì la sua voce parlare in un sussurro, in modo che solo lei potesse sentirlo:

“Sei da togliere il fiato, Selwyn.”
“Non so se potrai ancora chiamarmi così, ti ricordo che sono una donna sposata e che ora sono la Signora Cavendish.”
“Oh, credimi, non lo dimenticherò…”
“A giudicare dall’anello che mi hai comprato nessuno potrà mai dimenticarlo, Will…”

Will sorrise mentre le faceva fare una giravolta prima di riprenderla tra le braccia, appoggiando la fronte contro la sua:

“Beh, io non porterò un diamante al dito ma tranquilla, la fede servirà a far capire a tutte quelle povere donne, lì fuori, che non sono più accalappiabile.”
“Oh, saranno disperate.”
“Disperatissime, si staranno strappando i capelli…” Will annuì prima di ridere debolmente, imitato dalla moglie, che annuì prima di parlare, gli occhi verdi luccicanti:

“Allora ne devo dedurre che oggi è un giorno funesto per tutte le donne britanniche…”
“Per tutte tranne che per una.”


*


“Hai finito di ridere?!”
“Nemmeno per idea! Davvero pensavi che Alfred fosse un uomo in carne ed ossa?! Will geloso, adorabile!”

“Io non sono geloso!”
“Ah no?!”
“No!”

“Allora non ti irriterà sapere che la prossima settimana hanno convocato un intervento d’urgenza in Irlanda del Nord… starò via un paio di giorni, insieme a Kyle.”
“Kyle l’americano-spalle larghe?!”
“Non ci sono molti altri Auror di nome Kyle, sai!”
“E dove starete, esattamente?!”
“Burke vuole che per non destare sospetti noi… beh, che fingiamo di essere una coppia sposata. Quindi temo che dovremo dormire nella stessa camera, ma tanto tu non sei geloso, no Will?”

Charlotte, che gli si era avvicinata e gli aveva allacciato le braccia intorno al collo, sorrise con fare angelico mentre lo osservava attentamente, decisa a non perdere nulla della su reazione, nemmeno un singolo battito di ciglia. Will, per tutta risposta, contorse la mascella e strinse leggermnete gli occhi, i pugni serrati prima di parlare in un sussurro:

“Spero che sia uno scherzo per prendermi in giro.”
“Uhm, no. Chiedi a Steph se vuoi.”
“NON CI PUOI ANDARE CON LEI?!”
“Non sono io a decidere! Suvvia Will, solo un paio di notti, cosa vuoi che sia.”
“Io non… tu non… tu non dormi nella stessa stanza con un uomo che non sia io, CAPITO?! Dovessi farlo fuori e assumere le sue sembianze con la Pozione Polisucco! Ok, va bene, forse sono un po’ geloso, va bene, ma l’idea di raggiungervi è stata di Reg!”

“Ma per favore, so quando menti!”


*


“Will, dai, aiutami, tra poco devo andare, abbiamo la cena di commiato per gli agenti del MACUSA che nelle ultime settimane ci hanno affiancato nelle indagini… come sto?”

Charlotte comparve davanti a lui con un sorriso, le braccia aperte per farsi ammirare nel suo tubino rosso bordeaux.
Will invece non ricambiò con lo stesso entusiasmo, guardando la moglie con gli occhi fuori dalle orbite:

“E ci vai con quella scollatura?! Siamo a Novembre, Gesù!”
“Cavendish per caso ti sei ammattito?! L’ho preso insieme a te due settimane fa, te l’ho mostrato! Vedi, non mi ascolti!”

“… ma pensavo che quello fosse il dietro per la schiena!”
“Porca Morgana, dammi la forza… Mi sta bene almeno?”

“… No. Il colore ti sbatte, meglio se ti cambi. E non si abbina affatto alle scarpe.”
“Ma… ma è uno dei miei colori preferiti!”
“Mi dispiace per te allora, credimi, lo dico per te tesoro, ma faresti meglio a cambiarti.”


*


Le labbra di William erano inclinate in un sorriso da non sapeva nemmeno quanto tempo, ormai i muscoli facciali gli si erano praticamente indolenziti. 
Eppure quasi non ci faceva caso, gli occhi castano-verdi fissi sul bambino che teneva tra le braccia mentre, alle sue spalle, Charlotte lo osservava senza farsi notare dalla soglia della stanza, appoggiata allo stipite della porta. 

L’unica cosa importante di cui non avevano mai discusso era stato il nome del bambino, Will non aveva sollevato la minima polemica – stranamente – e aveva acconsentito immediatamente a chiamarlo Sean, con sua somma gratitudine.
E anche se non ne avevano praticamente mai parlato apertamente Charlotte aveva saputo fin dal primo momento, da quando gli aveva rivelato di essere incinta in quella stanza del San Mungo, quali fossero le inquietudini del marito riguardo alla paternità. 

Will aveva conosciuto suo padre a stento, Eric non l’aveva mai particolarmente considerato e si era limitato a gestire la sua istruzione mandandolo in un prestigioso collegio fino al suo ingresso ad Hogwarts, ma non gli aveva mai rivelato chi fosse sua madre, pagata per sparire molti anni prima.
Will non lo aveva invitato al suo matrimonio e Charlotte aveva visto il suocero solo una volta, al marito non piaceva nemmeno parlarne, ma lei aveva intuito che il suo non aver avuto né un padre né una madre accanto lo aveva portato spesso, nei mesi addietro, a chiedersi se ne sarebbe stato realmente in grado. Per quanto non le avesse mai taciuto il desiderio di avere finalmente una famiglia sua aveva comunque percepito la sua preoccupazione, a sua detta infondata.

“Vorrei farvi una foto. Siete davvero un bello spettacolo.”
“È tutto suo padre.”
“Cielo, speriamo di no e che sia un Cavendish di nome ma non di fatto…”

Charlotte sorrise appena e si avvicinò al marito, mettendogli una mano su una spalla e l’altra sul braccio che reggeva il figlio per sorridere a sua volta al bambino.

“Sei sempre così tremendamente gentile e generosa di complimenti nei miei confronti, CeCe…”
“Penso solo che tu te ne faccia abbastanza da solo… ma sono sicura che sarai un padre splendido, Will. Questo è davvero importante.”


*


 “CeCe. Smettila. Non è divertente. Aprimi!”
“No! Vai a farti un giro!”
“Io non vado da nessuna parte, apri questa dannata porta!”

Non ottenendo alcuna risposta William sbuffò, smettendo di colpire la porta e imprecando mentalmente: aveva lasciato la bacchetta in camera, dove la moglie di era barricata premurandosi di chiuderlo fuori quasi mezz’ora prima.  Non avrebbe quindi potuto aprire la porta con la magia, e in ogni caso era sicuro che Charlotte l’avesse sigillata anche con qualche incantesimo.

“Pa-pa?”
Will si voltò, incrociando lo sguardo del piccolo Sean che, in pigiama e arruffato, osservava il padre con leggera confusione:

“Niente piccolo. Scusa se ti abbiamo svegliato… torna a dormire.”
“Mamma?”
“In… camera.”
“Ooh, ti ha chiuso fuori?”

La domanda, seppur innocente, del figlio gli fece ribollire ulteriormente il sangue, limitandosi a borbottare qualcosa prima di dire al figlio di aspettarlo lì e, fregandosene di essere in vestaglia, raggiunse il terrazzo della cucina per uscire sulle scale antincendio: erano andati nell’appartamento a Londra per il weekend e non aveva intenzione di passarlo a litigare… doveva quantomeno riprendersi la sua bacchetta.

“CeCe! Non fare così, ti spiegherò tutto! Anche la finestra?!”

Quando raggiunse la finestra a bovindo e cercò di forzarla Will constatò con un misto di orrore e stupore che la moglie aveva provveduto a bloccare anche quella, forse prevedendo la sua mossa.

“Will, lasciami in pace, non voglio parlare con te!”
“Ma CeCe, non è come sembra, io ero lì a farmi i fatti miei, è LEI che mi si è avvicinata!”

Will sbuffò, chiedendosi per quanto ancora avrebbero litigato per quello stupido episodio nella National Gallery del giorno prima insieme al fatto che la moglie aveva trovato la sua fede nella tasca di una giacca e ora lo accusava di andarsene in giro fingendo di non essere sposato, non credendo che volesse solo farla allargare  – lo aveva anche costretto a dormire sul divano, un tempo avrebbe usato la stanza degli ospiti ma adesso era diventata la cameretta di Sean – e si stava arrovellando su come fare irruzione nella stanza e costringerla a parlargli per chiarire quando una terza voce, maschile e del tutto sconosciuta, giunse alle sue orecchie:

“Si allontani dalla finestra, prego. E metta le mani in vista.”
“Cos- Ehm, no, scusi, veramente questa è casa mia…”. Will si voltò e, aggrottando la fronte, si rivolse con tono incerto all’uomo vestito in modo strano che lo fissava dalla base della scala antincendio, un sopracciglio inarcato:
“Oh, certo, ha scordato le chiavi dentro, immagino. Sa quante volte me lo sento ripetere ogni settimana?”

“Beh, questa è davvero casa mia! Mia moglie mi ha… chiuso fuori.”
“Altra scusa banale.”
“Allora Londra sarà piena di mogli isteriche!”
“Senta, scenda, è meglio.”
“Io da qui non mi muovo! CeCe, aprimi e digli che vivo qui!”

Will bussò nuovamente sul vetro della finestra, che un attimo dopo si spalancò e permise ad una Charlotte visibilmente contrariata di palesarsi:

“Potreste fare più piano!? Sto cercando di fare l’offesa in pace e la stupidità di questa conversazione sta uccidendo i miei neuroni!”
“Signora, quest’uomo vive qui? È suo marito?”
“Non ancora per molto, no.”

Will provò un moto di sollievo quando Charlotte aprì la finestra. Lo fu un po’ meno quando disse al poliziotto che se davvero pensava che i ladri londinesi svaligiassero le case dei quartieri di lusso in pigiama  avrebbe dovuto decisamente cambiare mestiere e darsi alla gestione del traffico, certo.

“Signora, moderi i termini per favore, è una cosa seria.”
“Oh, anche io sono seria, non immagina quanto. D’accordo, ci ha scoperti, io sono Bonnie Parker, lui è Clyde Barrow.”

Charlotte annuì, accennando al marito e Armando con un tono che trasudava sarcasmo da tutte le parti mentre Will, confuso, si volta averso di lei e parlava a bassa voce:

“Chi è questo Clyde?!”
“Il mio amante.”
“COS-“

“Signora, potrebbe scendere e mostrarmi i documenti che garantiscono la proprietà di questa casa?”
“Col cavolo. Buona giornata.”

Poi Charlotte sbattè la finestra e sparì di nuovo, lasciando un Will sbigottito a vedersela da solo con il poliziotto, che gli rivolse un’occhiata in tralice:

“Ehm…”
“Ah, dimenticavo.” La finestra si aprì di nuovo e Charlotte si palesò, questa volta con la bacchetta in mano:

“Confundus. E ora, marito idiota, vedi di rientrare e di non rimetterti nei guai.”
“Mi dici chi è questo Clyde?!”
“No. Ah, nel caso ti interessasse, sono incinta.”

William sgranò gli occhi e fece per dire qualcosa, ma Charlotte richiuse la finestra con un colpo secco, sparendo nuovamente dalla sua visuale.
Così non gli resto che tornare dentro casa, incrociando così di nuovo il figlio, che gli rivolse un’occhiata carica di curiosità:


“Papà?!”
“Storia lunga piccolo… senti, ti piacerebbe avere un fratellino o una sorellina?”


*


Camille, ancorata al suo collo, piangeva come una disperata da qualche minuto e Will, sospirando, faceva avanti e indietro nel salotto cercando di calmarla: aveva provato di tutto, persino a far uscire bolle e scintille dalla bacchetta, ma nulla, anche se di solito funzionava. 
In realtà sapeva benissimo cosa avesse la bambina, probabilmente voleva semplicemente la mamma… peccato che la madre non fosse in casa, al momento, ma impegnata chissà dove in qualche strana missione.

“Cami, non fare così… sveglierai anche tuo fratello.”

Il suo sguardo si concentrò, per un attimo, su una delle fotografie che tenevano incorniciate sopra al caminetto… ce n’era una di loro due al matrimonio, un paio dei figli in fasce, una che raffigurava Charlotte e il fratello e infine una con lui, la moglie, Regan e Stephanie il giorno del matrimonio.

Senza pensarci due volte Will si avvicinò alle foto, prendendo quella che raffigurava una Charlotte vestita di bianco e sorridente abbracciata a lui per metterla davanti al visino della bimba, sorridendole:

“Chi è?! La mamma?! Guarda, Cami.”
Camille poso gli occhi verdi sulla foto e, stupita, allungò le minuscole mani per sfiorare il viso della madre, che nella foto rideva debolmente per qualcosa che lui aveva detto mentre teneva le braccia intorno al suo collo, sfoggiando un sorriso sdentato:

“Sì, è la mamma… adesso andiamo a nanna e la teniamo vicino, ok? Da brava.”


*


Charlotte si addentrò nella sua grande camera da letto camminando con passo felpato, abbozzando un sorriso quando nel buio della stanza scorse il letto già occupato: raccomandava sempre Will di non aspettarla alzata se faceva troppo tardi e quella sera l’aveva ascoltata… portando con sè, evidentemente, anche i figli di tre e un anno, entrambi in pigiama e con il ciuccio in bocca mentre sonnecchiavano placidamente.

Charlotte raggiunse il letto camminando a piedi nudi sul parquet con un sorriso sulle labbra, inginocchiandosi lentamente accanto al materasso nel lato dove Will dormiva, sfiorandogli i lisci capelli castani con una mano. 
Lo osservò brevemente, le labbra carnose socchiuse, il profilo quasi perfetto di quegli zigomi e le ciglia scure e folte prima di chinarsi, lasciandogli delicatamente un bacio su una guancia prima di alzarsi e fare il giro del letto per stendersi accanto a Sean, dando un bacio anche al figlio prima di coricarsi con un sorriso sulle labbra.


*


“Sean è stato smistato a Serpeverde… tale padre, tale figlio.”
“Non fingere CeCe, sappiamo entrambi che sei stata una Testurbante, saresti stata un’ottima Serpeverde a tua volta.”

“Noi due nella stessa Casa? Cielo, avremmo raso al suolo la Sala Comune già al primo anno!”

Charlotte sorrise mentre ripiegava la lettera del figlio con orgoglio e Will rise appena mentre appoggiava la tazza di caffè sul tavolo e Camille, seduta accanto a lui mentre facevano colazione, sospirò con aria sconsolata mentre giocherellava con una fetta di pane:

“Mi mancherà.”
“Lo so tesoro, anche a noi… anche a me lo zio mancava molto. Ti abituerai a stare sola, vedrai.”

“Papà mi aveva promesso un cucciolo per avere compagnia!”
“Ma abbiamo già un cane! Will!”

“Scusa, era così triste la scorsa settimana… e poi tra poco è il suo compleanno…”

Charlotte alzò gli occhi al cielo mentre la figlia la guardava con aria speranzosa e Will invece sorrideva con aria colpevole, quasi divertito dalla situazione mentre guardava la moglie esitare prima di sospirare:

“… Ok, ne riparleremo.”
“Grazie mamma!”
“Non ringraziare me, ringrazia tuo padre…”

“Non fare la sostenuta, tu adori i cani…”
“Certo, tanto poi dovrò occuparmene io, no? Come di tutto in questa casa, del resto…”
“Grazie mamma, sei la migliore!”
“Hai ragione Cami, del resto sei sveglia come tua madre…”




   
 
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