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Autore: nemesilb    18/05/2018    1 recensioni
Regina vuole essere felice. La Regina Cattiva vuole la sua vendetta. Emma deve venire a patti con un'attrazione diventata qualcosa di più. Tutte vogliono il loro lieto fine.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se hai un'opinione su questo scritto mi farebbe piacere conoscerla per poter crescere e migliorare. Quindi sentiti libero di lasciare una recenzione che è sempre gradita, nel bene o nel male, purché educata. Grazie. Buon divertimento.

DISCLAIMER: Questi personaggi non mi appartengono, e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. - "Copyright Disclaimer Under Section 107 of the Copyright Act 1976, allowance is made for "fair use" for purposes such as criticism, comment, news reporting, teaching, scholarship, and research. Fair use is a use permitted by copyright statute that might otherwise be infringing. Non-profit, educational or personal use tips the balance in favor of fair use."

***

POV EVIL QUEEN

Quella patetica brutta copia di se continuava a seppellirla sotto strati di perbenismo e gentilezza nauseante. Aveva deciso di essere un'eroina per suo figlio, corrotta dalla sua nemesi Snow White. Ma i guai veri erano iniziati con Emma Swan. Da quando Regina ed Emma avevano iniziato ad essere civili per il bene di Henry, lei era stata ignorata sempre di più e relegata nei meandri più profondi di se stessa. Ciò che Regina era diventata era solo una patetica, debole ragazza che necessitava di approvazione per essere felice. Nessuno aveva più paura di lei, non come una volta comunque. Quando Regina l'aveva liberata, di certo non immaginava che avrebbe rimpianto il suo gesto. Regina era diventata così ingenua da credere che l'oscurità potesse essere annientata con un gesto della mano. Letteralmente. Le aveva strappato il cuore, grazie all'aiuto della Salvatrice, l'aveva guardata negli occhi e aveva schiacciato l'organo dicendo “Mi dispiace”! E l'aveva uccisa. O almeno ci aveva provato. Dopo l'esperienza vissuta con Emma Swan per cercare di distruggere l'oscurità, fallendo miseramente, Regina avrebbe dovuto sapere che non può essere sconfitta. Quando schiacciò il suo cuore, una coltre di cenere come fumo si era librata nell'aria arrivando al dragone che aveva consigliato Regina a New York e lì si era materializzata di nuovo, proprio davanti a lui.

EVIL QUEEN: Avevi ragione! C'era una battaglia che imperversava, nell'anima di Regina. Lei ha vinto quella battaglia. Ma questa... Questa è una guerra! Ed è appena iniziata.

Un rapido gesto della mano e il dragone poteva vedere il suo cuore pulsare nella mano della Regina Cattiva.

EVIL QUEEN: La Regina è tornata!

Il tono della Regina era pieno di astio e rabbia e desiderio di vendetta. Se ne andò subito dopo, pronta a mettere in atto il suo piano diabolico per distruggere la sua parte buona e quella maledetta Salvatrice.


 

POV REGINA MILLS

Dopo la dipartita dalla sua parte oscura si era sentita bene, come se le avessero tolto un peso dallo stomaco. Una sorta di serenità l'aveva avvolta e parlando con quella che una volta era la sua nemesi, le confidò di desiderare una nuova storia e di voler credere che stavolta sarebbe andata bene. Il ricordo del suo amore perduto era ancora fresco e sapeva che solo il tempo avrebbe curato le ferite, ma voleva essere ottimista. Quella notte però, un sogno terribile la svegliò nel cuore della notte. Era madida di sudore e ansimante mentre si guardava intorno nella stanza buia. Flash improvvisi della Regina Cattiva alternate a immagini di quello che era diventata ora, le passarono davanti agli occhi. Una Regina Cattiva che la guardava con quel ghigno malefico che tante vole aveva usato, altre con le labbra arricciate dalla rabbia, in altre immagini era riflessiva, ma sempre e comunque con uno sguardo cupo e vendicativo negli occhi. Si convinse che era solo un sogno, privo di significato, forse solo gli ultimi sprazzi di reminiscenza di ciò che era stata per così tanti anni. Andò in bagno e si sciacquò il viso. Si guardò allo specchio come per assicurarsi di essere ancora solo Regina. Poi tornò a letto e si costrinse a chiudere gli occhi. Si addormentò dopo poco. Mancò di notare una coltre di fumo strisciare nell'aria sopra di lei per poi uscire e dirigersi verso il cimitero.


 

POV EVIL QUEEN

Leggera come l'aria in cui si muoveva, si diresse senza esitazione al cimitero, per infilarsi nella piccola serratura della porta ed entrare. La volta era esattamente come se la ricordava dall'ultima volta che c'era stata, prima di partire per l'oltretomba con la Salvatrice. Trovò facilmente il suo specchio magico davanti al quale si materializzò. Quando il famigliare fumo viola svanì, si guardò nello specchio con nostalgia e in tutto il suo splendore. I capelli erano perfettamente raccolti in un alto chignon, portava un vestito nero come la notte con un colletto rigido e alto imperniato di zirconi che catturavano la luce illuminando il suo volto e una delle sue scissioni più vertiginose. Stivali dal tacco vertiginoso fino al ginocchio. Si guardò per qualche istante come sognante, affascinata da se stessa. Poi la sua voce ruppe il silenzio.

EVIL QUEEN: Come mi sei mancata!


 

POV REGINA MILLS

Quando si svegliò quella mattina si sentì come se non avesse dormito affatto. Si guardò intorno per non notare nulla di strano, anche se lei ebbe la sensazione di essere osservata. Forse si stava lasciando suggestionare dal sogno di quella notte che era ancora vivido. Pensò che una bella doccia l'avrebbe aiutata a dissipare la strana sensazione che aveva addosso, come se stesse per succedere qualcosa. Forse era solo il pensiero di sapere che Snow l'avrebbe chiamata di lì a poco con qualche sciocca scusa solo per farle il solito discorsetto sulla speranza al fine di aiutarla a superare la perdita di Robin. Sì, doveva essere questo. Si alzò dal letto, guardò fuori dalla finestra per non notare differenze e poi andò in bagno per quella doccia.


 

POV EVIL QUEEN

Aveva scorto una collina poco distante dalla linea di confine dove aveva materializzato una copia perfetta del suo castello, ovviamente nascosto da un incantesimo. Da qui poteva osservare il centro della città e in particolar modo la casa di Regina e quella della Salvatrice che guarda caso erano in linea d'aria l'una con l'altra. Lei lo sapeva, aveva sentito i sentimenti di Regina crescere dentro di lei, aveva cercato di contrastarli con tutte le sue forze, riuscendo a deviarli verso il ladro e ora che lui non c'era più, tutto avrebbe ripreso il corso naturale degli eventi perché non si era spezzato quel sentimento crescente. Regina non se ne rendeva conto, non ancora, era consapevole solo del fatto che si era affezionata allo sceriffo biondo. Era la madre naturale di suo figlio, un rapporto di reciproca educazione e civiltà era nell'ordine naturale delle cose, ma qualcosa sotto a tutto questo stava lavorando e aveva portato la bruna a prendere a cuore la bionda tanto da seguirla fino all'inferno. Letteralmente. Certo, si era portata Robin con se, ma non era stata lei a chiederglielo, aveva solo accettato che lui l'accompagnasse. Guardò la piccola cittadina di Storybrooke dal balcone del suo castello come aveva fatto tante volte nella foresta incantata. Il suoi occhi persi nei ricordi di quando per un breve momento la Snow Queen l'aveva liberata dalla sua prigione grazie alla maledizione degli sguardi infranti. Era stata così vicina ad ottenere la sua vendetta allora! Ma quella maledetta Salvatrice era riuscita nuovamente a rovinare tutto spezzando la maledizione, non senza l'aiuto delle sorelle Elsa ed Anna. Erano così patetiche e deboli, sempre a cercarsi. Sembravano una brutta copia dei Charming! Improvvisamente il suo sguardo venne catturato da qualcosa verso la casa imponente del sindaco. Regina era uscita di casa e si stava dirigendo a piedi verso il centro della città. Sapeva dov'era diretta, nonostante si fossero scisse in due parti distinte, in qualche modo erano ancora collegate. Aveva un vantaggio per questo su Regina che non sapeva neanche che lei era ancora viva. E aveva tutta l'intenzione di sfruttarlo a suo vantaggio.


 

POV REGINA MILLS

La doccia sembrava aver alleviato la tensione che le avevano lasciato la notte. Era uscita più sollevata e aveva camminato fin dalla nonna, dove Henry, Snow e Emma l'aspettavano per la colazione. Prima di arrivare si fermò al negozio di fiori per comprarne alcuni da portare sulla tomba di Robin. Non era mai stata una donna sentimentale, persino sulla tomba di sua madre l'unico fiore che aveva portato era una rosa e nient'altro mai più. Ma oggi voleva fare qualcosa di diverso, di normale per così dire. Prese i fiori, fiera di se e inspirò profondamente. Poi si apprestò a raggiungere i suoi amici, se così si potevano chiamare. Era strano pensare a Snow come ad un'amica, erano successe così tante cose tra loro. Ma era ancora più strano pensare ad Emma come ad un'amica. Si era ritrovata più volte negli ultimi tempi ad avere dei pensieri poco casti sullo sceriffo biondo. Anche quando c'era Robin, c'erano state un paio di occasioni in cui sentì uno strano piacere ad essere vicino a lei e se doveva essere sincera con se stessa, aveva provato diverse fitte di piacere al basso ventre anche. Ma ora non era davvero il momento di pensare a questo. Robin era morto, era appena tornata dall'oltretomba e si era appena separata dalla sua metà cattiva. Aveva abbastanza a cui pensare!

La colazione fu piacevole e Henry ottenne di essere accompagnato a scuola da entrambe le madri anche se era troppo grande per questo. Ma lo sceriffo aveva goduto troppo della loro compagnia per lasciarli andare così presto.

HENRY: Perché non mangiamo tutti insieme dalla nonna stasera? Ho promesso a Violet che ci saremmo visti dopo cena per una passeggiata.

REGINA MILLS: E quando ti avrei dato il permesso per uscire dopo cena Henry Mills?

EMMA SWAN: Eh...beh ecco...forse io...potrei aver acconsentito ad un'uscita serale...un po' troppo facilmente!

REGINA MILLS: Miss Swan!

Regina incrociò le braccia e la guardò infastidita. Cosa le stava impedendo di incenerirla con un gesto della mano? Si stava intromettendo nella sua educazione a suo figlio.

EMMA SWAN: Mi dispiace ok? Ero stanca, avevo lavorato tipo 14 ore filate e...forse ho solo non prestato troppa attenzione a quello che chiedeva.

REGINA MILLS: Vai Henry. Puoi avere la tua serata romantica, ma andrai a guadagnarti la nostra fiducia di nuovo.

HENRY: Ulp! Io...certo mamma.

REGINA MILLS: Bene. Ora vai.

Henry sospirò pesantemente perché sapeva che l'avrebbe aspettato un periodo d'inferno, ma per una serata con Violet ne valeva la pena! Salutò l'altra sua madre ed entrò a scuola. Regina si voltò verso Emma non appena il figlio scomparve dietro le porte.

REGINA MILLS: Perché non me l'hai detto?

EMMA SWAN: L'ho dimenticato? (cercando di uscire dai guai) Abbiamo passato l'ultima settimana tra New York e la sistemazione dei personaggi delle fiabe mai raccontate. Semplicemente me ne sono dimenticata. Non essere troppo dura con lui, Violet le piace davvero. Guarda, sarò in giro a controllare che siano al sicuro, non devi preoccuparti.

Regina rotolò gli occhi in alto avvicinandosi ad Emma, mani sulla spalla sinistra spingendola gentilmente verso la macchina.

REGINA MILLS: Va bene sceriffo. Hai portato questo su di te! Ora portami in ufficio prima di finire con l'essere in ritardo.

Emma sorrise, guardando Regina che finse un'aria esasperata, ma si poteva intravedere l'ombra di un sorriso poco prima di entrare nell'auto dello sceriffo.


 

POV EVIL QUEEN

Aveva passato la giornata ad aspettare pazientemente il suo momento. Voleva lasciare a Regina il suo tempo godendosi quello che le sembrava un momento di calma, la quiete dopo la tempesta. L'arrivo dei personaggi delle storie mai raccontate avevano portato un po' di caos, che lei ovviamente non disdegnava affatto a differenza della sua altra metà, ma tutto sommato Storybrooke si poteva ancora definire una cittadina tranquilla. Sicuramente non per molto. Aveva scorto Regina camminare per le strade buie fino al locale della nonna con aria spavalda nel suo vestito di pelle firmato, alti stivali e sguardo seducente negli occhi. Era così palese e ridicola nel suo blando tentativo di nascondere quello che inconsapevolmente stava facendo! L'aveva vista uscire più tardi con lo sceriffo biondo, la signorina Lucas, Belle il topo di biblioteca e la figlia del re Mida qui conosciuta come l'ex signora Nolan, Kathryn. Una serata tra donne, al Rabbit Hole! La regina continuava ad osservare come la sua metà buona si era trasformata in una donna senza spina dorsale.

EVIL QUEEN: E' colpa di quella Salvatrice. Lei ci ha fatto questo Regina. Ma io la distruggerò e con lei tutti i lieto fine. E tu mia cara Regina, godrai troppo della disfatta dei tuoi amici, una volta che ti avrò liberato dall'influenza dello sceriffo.

Aspettò paziente che la serata terminasse, per fare la sua prima mossa. Le bastò focalizzare lo scrigno nella cripta di Regina e pensare intensamente. Doveva insinuare il dubbio che potesse essere sottratto da qualcuno troppo audace. Lei e Regina erano collegate indissolubilmente e bastò questo a increspare improvvisamente la serenità della sua controparte. Quando quest'ultima percepì uno strano senso di inquietudine, stava ancora guardando Emma ballare e ridere ricambiando lo sguardo della mora e facendole l'occhiolino.


 

POV REGINA MILLS

REGINA: Emma?

Regina si avvicinò alla bionda che stava ancora ridendo ad una battuta di Ruby. Lo sceriffo si voltò a guardare il sindaco e notò subito che c'era qualcosa che non andava. Gli occhi nocciola della bruna erano più cupi e i lineamenti del volto un po' induriti.

EMMA: Che c'è che non va?

REGINA: Io...è solo una sensazione, ma...devo andare via. Scusami.

EMMA: (prendendola per un braccio e fermando i suoi movimenti) Che sta succedendo? Dove vai?

REGINA: Ho bisogno di controllare una cosa. Alla mia volta.

EMMA: Cosa?

REGINA: Il mio scrigno. Ho la sensazione che qualcuno potrebbe tentare di rubarlo.

EMMA: Ma non hai messo un incantesimo di protezione? Nessuno riuscirà ad accedervi.

REGINA: Certo che ho messo un incantesimo di protezione! Ma devo ricordarti che ora c'è qualcuno che può spezzare un incantesimo del sangue?

EMMA: Zelena!

Regina annuì emettendo un sospiro. Emma comprese e accingendosi ad infilare la giacca, la invitò ad incamminarsi.

REGINA: Che stai facendo?

EMMA: Ti accompagno! Non puoi andare da sola. E' tardi e ti serve qualcuno che ti copra le spalle.

Regina spara in alto un sopracciglio e fissa la bionda in attesa di una spiegazione più convincente.

EMMA: Che c'è? Lo so che eri la Regina Cattiva e le sfere di fuoco e bla bla bla, ma sei anche la madre di Henry. E...beh siamo...noi...(muovendo una mano avanti e indietro tra di loro)...sì insomma...possiamo dire che siamo...

Regina accentua lo sguardo allo sceriffo biondo come il sopracciglio resta alto.

EMMA: (in difficoltà) ...Amici?! Che diavolo sto dicendo?

Emma cercò di capire il motivo dell'imbarazzo provato nel cercare di definire il suo rapporto con la madre adottiva di suo figlio. Se Regina aveva pensato qualcosa al riguardo o si fosse sentita allo stesso modo non lo diede a vedere. Solo la bruna poteva sentire le farfalle nello stomaco all'idea che la bionda potesse considerarla qualcosa di diverso dalla Regina Cattiva?

REGINA: Così tanto “Charming” mia cara!

E Regina prese la strada verso l'uscita ignorando la sensazione, seguita da Emma che rotolava gli occhi in alto.

Arrivarono alla volta in pochi minuti. Regina aprì la pesante porta e scivolò velocemente per le scale fino allo scomparto sotterraneo dove custodiva tutto ciò che faceva parte della sua precedente vita nella foresta incantata.

EMMA: Allora, il tuo scrigno è ancora qui?

Regina guardò in una nicchia alle sue spalle e vide l'oggetto ancora al sicuro al suo posto. Ma qualcosa non andava. C'era qualcosa di strano. Non capì subito di cosa si trattava, era come una sensazione. Continuò a guardare in quella direzione facendo qualche passo avanti, voltò lo sguardo intorno alla nicchia e poi sul baule dove era stata seduta quando Robin l'aveva baciata.

EMMA: Regina, stai bene?

La voce di Emma la riportò al presente. Si apprestò ad annuire alla bionda continuando a rastrellare con lo sguardo nelle circostanze dello scrigno. Poi notò la diversità. Gli occhi stretti per focalizzare meglio o forse l'effetto dovuto per aver trattenuto il respiro alla scoperta. Si avvicinò ad una sorta di scatola quadrata di legno. Dentro Regina aveva riposto i suoi tesori più preziosi di una vita passata. Ingredienti per le sue pozioni, un calice e stranamente un sonaglio che era stato il suo unico ricordo felice di un infanzia con la madre. Cora era solita suonare il sonaglino quando Regina era in fasce per farla smettere di piangere o per farla giocare quando la teneva in braccio. Non aveva molti ricordi di questo, ma le piaceva pensare guardando il sonaglio che sua madre era ancora capace di amarla teneramente. La mano di Emma si posò sulla sua spalla facendo attenzione a non spaventare la mora assorta completamente nei suoi pensieri. Regina si destò voltando lo sguardo a lei e non perse l'aria confusa e preoccupata con cui Emma la stava guardando.

REGINA: Quella non dovrebbe essere lì! Qualcuno è stato qui.

EMMA: Cosa c'è in quella scatola?

REGINA: I miei tesori e gli ingredienti per le mie pozioni. Sono ingredienti rari e potenti. Com'è finita lì?

EMMA: Sei sicura di non averla lasciata fuori posto? Quando siamo arrivati la cripta era ancora sigillata con il tuo incantesimo del sangue. Nessuno sarebbe potuto entrare qui.

REGINA: Credi che non sappia quello che faccio? Ti dico che è entrato qualcuno.

E così dicendo prese la scatola e l'appoggiò sul baule proprio lì accanto. Regina guardò il contenuto indicando con l'indice i vari scomparti contenenti qualcosa. Emma poteva sentire la voce quasi sussurrata della donna davanti a lei enunciare i nomi degli ingredienti e degli oggetti contenuti nella scatola. Lo sceriffo si guardò intorno per notare se qualche altra cosa potesse essere fuori posto, il segno di un'intrusione, un oggetto caduto, ma niente. Tutto sembrava in perfetto ordine.

REGINA: Emma?

La bionda si voltò raggiungendo Regina.

REGINA: Manca il sonaglio di quando ero bambina.

EMMA: Un sonaglio? Era magico? Chi irrompe nella cripta della Regina Cattiva per rubargli un sonaglio?

Si morse la lingua subito dopo aver finito la frase guardando verso Regina e temendo una sfuriata. Ma lo sguardo che gli rivolse non era quello che si aspettava. I suoi occhi, la sua espressione, i movimenti del suo corpo... le sembrarono predatori, i suoi movimenti nell'alzarsi a chiudersi la giacca di pelle aggraziati e seducenti e...

Non sapeva davvero perché diavolo stava pensando queste cose della madre adottiva di suo figlio! Che c'era di sbagliato in lei ultimamente?

Regina le sorrise e le rispose con una voce stranamente calma. Aveva notato lo sguardo confuso e bramoso dello sceriffo su di lei, ma ora non era davvero il momento per pensare a questo.

REGINA: Era magico per me! E' l'unico ricordo che ho di una madre amorevole.

EMMA: Oh!

Emma cercò di riprendersi in fretta, quel momento era stato abbastanza imbarazzante. Improvvisamente sentì la necessità di uscire di lì e prendere un profondo respiro di aria fresca.

EMMA: Magari vado a dare un'occhiata intorno alla volta per vedere se trovo qualcosa che possa dirci chi è stato qui.

Fece per voltarsi quando la voce di Regina le spezzò il fiato facendola voltare. L'urgenza nel tono di Regina le fece capire che c'era qualcos'altro che non andava.

REGINA: No!

Emma vide Regina fissare un punto indefinito davanti a lei. Si avvicinò alla mora stringendole l'avambraccio per darle il suo sostegno. Seguì lo sguardo di Regina per scorgere qualcosa di sbagliato lì davanti a loro e fu allora che li vide.

Nella nicchia vicino a quello dov'era lo scrigno, seminascosto da una pila di grossi libri polverosi, vi era il lace head e una sfarzosa collana di pietre preziose incastonate nell'oro bianco. Perché le sembravano così famigliari?

EMMA: Regina cosa...

REGINA: Non può essere! Questo non è possibile!

EMMA: Cosa non è possibile? Regina, mi stai spaventando.

Regina si ricordò improvvisamente le parole di Hyde quando l'aveva affrontata in mezzo alla strada quel giorno subito dopo essersi liberata della sua parte cattiva. “Liberarsi della propria metà malvagia non è così semplice come potrebbe sembrare!” Ma non poteva essere, lei aveva...l'aveva uccisa. Le aveva strappato il cuore e lo aveva schiacciato. L'aveva vista divenire polvere e svanire via trasportata dalla leggera brezza di quella sera. La mano di Emma che si posa delicatamente sulla sua spalla voltandola verso di se la ridestò dai suoi pensieri. Emma la stava guardando con quei suoi occhi verdazzurro così profondi, così ipnotici, così seducenti. Era preoccupata, poteva chiaramente vederlo, ma decise di non dirle dei suoi sospetti prima di esserne certa. Sapeva che le avrebbe impedito di fare qualsiasi cosa avesse comportato il minimo rischio.

REGINA: No io...scusami Emma. (una bozza di sorriso) E' solo che...ho avuto una sensazione di quando avevo la mia parte cattiva e...forse devo solo abituarmi alla nuova me. E sono un po' stanca. Forse dovrei tornare a casa e riposare!

Emma rimase a scrutarla attentamente. Il suo superpotere stava impazzendo, ma nelle ultime settimane erano successe davvero troppe cose per pretendere che tutto fosse normale. Regina era provata, la morte di Robin, sua sorella Zelena, la separazione dalla sua oscurità e poi c'erano loro che sembravano aver raggiunto un nuovo livello di quel rapporto così complesso e contrastante nelle sue troppe sfaccettature.

EMMA: Va bene Regina! Avremo questa conversazione in un altro momento. Ma ti posso assicurare che avremo questa conversazione. Ora andiamo: ti riporto a casa.

Regina le concesse un sorriso tirato e la seguì su per le scale. Gettò un ultimo sguardo verso la nicchia stringendo gli occhi e le labbra. Se fosse stato vero, ci sarebbero stati giorni difficili a Storybrooke.

***

Il giorno dopo...

La porta di casa di Emma si spalancò all'improvviso facendo sobbalzare tutti. Emma, David, Snow e Hook stavano parlando intorno al tavolo. Emma si alzò velocemente facendo cadere la sedia dietro di lei. Alzò le mani verso la porta, palmi ben aperti in avanti, in un gesto istintivo e primordiale. Il suo corpo si rilassò quasi subito quando vide una Regina dannatamente sexy davanti a lei entrare come una furia in casa sua e voltarsi a cercarla con lo sguardo. Un gesto che Emma catalogò come piacevole da pensare e ancor di più da ricevere. Regina poteva sembrare perfettamente rilassata e riposata nei suoi stivali dal tacco rigorosamente alto, la sua gonna a matita di pelle nera, le labbra rosse carnose, gli occhi nocciola un po' scuriti dalla rabbia ma sempre così scintillanti da appesantire il respiro, e i suoi capelli come seta lucente nel riflesso della luce del giorno. Ma la tensione che trapelava dai suoi lineamenti e l'urgenza dei suoi movimenti tradirono la stanchezza che il sindaco stava iniziando ad accusare da tutti gli eventi delle ultime settimane.

EMMA: Regina! Che diavolo c'è di sbagliato in te? Avrei potuto colpirti!

REGINA: Come se potessi riuscirci! Dove sono?

EMMA: (alzando gli occhi al cielo per la provocazione) Di chi parli?

REGINA: Non “chi” idiota, “cosa”. Gli oggetti che erano ieri sera nella nicchia della mia cripta.

Era destabilizzante con quanta velocità passavano da un'interazione amichevole e quasi romanticamente intima al vecchio modo di Regina di considerarla un'idiota! Il volto di Emma si fece cupo già dall'insulto, ma passò in secondo piano quando ebbe la conferma che il suo superpotere ieri sera aveva ragione. Regina le aveva mentito.

EMMA: Parli della collana e del capo per i capelli su cui mi hai mentito ieri sera? Perché anch'io ho gli occhi Regina e non sono un'idiota come continui a ripetermi!

SNOW: Lace Head? Regina...

REGINA: Sì occhi che per la maggior parte del tempo sono dove non dovrebbero essere! - fissò arrabbiata la bionda prima di sospirare e continuare. - Va bene, va bene! Avevi ragione contenta sceriffo? Ora puoi dimmi se li hai presi tu?

EMMA: E come avrei potuto Regina? Hai gettato un incantesimo del sangue a difesa della cripta. Io non sarei potuta entrare anche volendo.

Regina sapeva che era vero, anche se Emma aveva una magia così potente che poteva pensare sarebbe riuscita ad incrinare la barriera quel tanto che basta per farla passare. Emma non era a conoscenza di questo (e lei non vedeva il motivo per cui lo dovesse sapere), ma quando poco fa era tornata alla volta solo per scoprire che gli oggetti non c'erano più, era stata invasa dal panico e dalla rabbia perché significava che le sue paure più profonde avevano preso vita.

EMMA: Regina!

La voce di Emma forte e molto spazientita attirò la sua attenzione.

REGINA: Che c'è!

EMMA: Che sta succedendo?

REGINA: Sono stata derubata! Credevo fosse ovvio! (dopo un sospiro esasperato) Tieni Henry con te, io devo fare delle cose.

E così dicendo, senza ulteriori spiegazioni infilò la porta e scivolò via dall'appartamento lasciando tutti senza parole.

Stava percorrendo la via che costeggia la casa di Emma quando sentì dei passi dietro di lei. Accentuò il passo sapendo già di chi si trattava. Nel tempo aveva imparato la cadenza dei suoi passi e il rumore del tacco delle sue scarpe sulle più disparate superfici, tanto era il tempo che avevano passato insieme.

EMMA: Dove stai andando?

REGINA: Tornatene a casa. Nostro figlio deve essere al sicuro.

EMMA: I miei genitori, Ruby, Hook e diamine, l'intera città proteggerà Henry se ce ne sarà bisogno, ma voglio sapere perché pensi che possa aver bisogno di protezione.

Regina non si fermò, incalzando i passi sull'asfalto determinata a seminare lo sceriffo biondo quando le parole di Emma la bloccarono sul posto.

EMMA: Regina che hai fatto?

La mora voltò di scatto ripetendo la domanda che Emma aveva appena pronunciato.

REGINA: Che ho fatto? Io? Dovresti saperlo! Ho passato più tempo con te che con me stessa ultimamente, sei tu quella che ieri sera mi ha riaccompagnato a casa dopo una giornata intera passata come gemelle siamesi. O l'hai dimenticato? Come pensi avrei potuto fare qualcosa di diverso dallo stare con te? Neanche fossimo i tuoi genitori!

EMMA: Sì beh da come lo dici lo fai sembrare cose se fossimo due adolescenti in amore e in piena crisi ormonale!

La mora restò in silenzio con lo sguardo fisso su di lei che imbarazzata vagava con gli occhi per la strada nei punti più disparati per evitare lo sguardo della mora.

EMMA: Non posso credere di averlo detto a voce alta!

REGINA: Credici Miss Swan e tu sei davvero terribile in queste cose! Ma ora...devo risolvere questo.

EMMA: Disse colei che ci ha appena paragonati al simbolo vivente del vero amore! Ulp!

Ancora silenzio! Più imbarazzante del precedente. Un leggero rossore tinse il volto di Regina mentre Emma sembrava non riuscire ad avere il controllo dei suoi piedi tanto era lo spostamento dall'uno all'altro guardando in basso. Ma si costrinse a parlare.

EMMA: Possiamo solo...andare ovunque dobbiamo andare e far cadere la questione?

REGINA: Non ricordo di averti invitato sceriffo!

Senza attendere una risposta dalla bionda si voltò e riprese a camminare, ma riuscì a fare pochi passi quando non sentì che il silenzio a richiamarla. Se i suoi dubbi erano giusti quello che l'aspettava avrebbe richiesto un'infinità di forza e di idee brillanti per risolvere quel pasticcio. Anche se lei insisteva nel chiamare Emma un'idiota per tutto ciò che era la sua vita di tutti i giorni, contrariamente si era dimostrata particolarmente perspicace e brillante in tutte quelle situazioni di vita o di morte, paradossali, oltremodo pericolose e impossibili che si erano venute a creare da quando la maledizione era stata spezzata. Sì fermò lentamente e solo dopo un profondo sospiro rilassò le spalle in segno di resa.

Quando Regina si era girata andandosene, Emma era rimasta ferma al suo posto, senza dire una parola, aspettando pazientemente che la mora tornasse da lei. Era una cosa che aveva imparato di Regina. Era istintiva, diabolicamente letale quando voleva e una cazzo di manipolatrice, ma tra loro le cose erano sempre state diverse. Era come se Regina la rispettasse per qualcosa che non sapeva di aver fatto, forse era per il fatto di essere la Salvatrice, non lo sapeva bene, ma sapeva che quando era necessario, Regina metteva via l'orgoglio e semplicemente tornava da lei perché sapeva che era la cosa giusta da fare. Lei era giusta. E così semplicemente attese di vederla fermare lentamente, per poi guardare affascinata i suoi capelli volare a parte nel vento mentre si voltava verso di lei e incrociare i loro sguardi. Sfere verdazzurro e sfere nocciola che si scrutavano in un silenzio prolisso di parole non dette, di desiderio represso da troppo, di comprensione reciproca.

REGINA: Devo fare questo da sola Emma. E devo sapere che Henry è al sicuro. Con te. Sai che ti dirò tutto. Ma quando avrò le risposte alle mie domande.

EMMA: E' lei?

La domanda di Emma bruciò nel petto di Regina come un fuoco indomabile. Le si formò un nodo in gola difficile da ingoiare. Ma lo fece.

REGINA: Augurami buona fortuna sceriffo. Perché se è quello che penso ne avremo bisogno!

Emma le diede un sorriso tirato in risposta, occhi incollati insieme senza mai distoglierli. Emma era preoccupata, in un modo che le sembrò quasi ridicolo. Davanti a lei c'era una donna che aveva sottomesso interi popoli, capace di tener testa all'Oscuro Signore, a sua madre la regina di Cuori, alla strega perfida, lei doveva avere almeno il doppio dei suoi anni accidenti, sapeva badare a se stessa, non avrebbe dovuto preoccuparsi così. Ma lo faceva lo stesso. E non poteva più evitare di chiedersi perché.

EMMA: Ti aspettiamo a casa stasera. Vedi di esserci Regina o verrò a prenderti ovunque e con chiunque tu sia. Sai che lo farò.

Regina semplicemente annuì stordita dalla strana sensazione di calore che provò a quelle parole.


 

POV EVIL

Mentre Emma e Regina erano intente a parlare nel vicolo di sentimenti inespressi e un nuovo cattivo da scoprire (che poi tanto nuovo non era), la Regina marciava al seguito dei suoi cavalieri neri fino al pozzo dei desideri da cui Emma e Mary Margaret erano tornate. Così dannatamente accattivante e spavalda, intimidatoria e sexy, la Regina Cattiva camminava gongolante tra i suoi fedeli cavalieri fino al muro del pozzo. Era raggiante per essere riuscita così bene a increspare la sensazione di serenità che aveva appena assaporato Regina dopo aver tentato di ucciderla. Al castello aveva estrapolato una parte della sua essenza vitale nascondendola nei suoi oggetti, così se le cose fossero andate male, avrebbe avuto un piano di riserva. Era sicura che Regina era furiosa per essere stata presa in giro così, ma soprattutto perché a quest'ora doveva aver capito chi c'era dietro. Ora doveva aspettare solo l'indomani per poter fare la sua prossima mossa. Mise gli oggetti sul muro del pozzo, si concentrò un momento e poi iniziò a parlare sottovoce, in una lingua antica, le parole quasi strascicate. Ma ad ogni istante un rumore come di acqua si intensificava finché gli oggetti non scomparvero e lei smise di parlare. Regina non doveva trovare quegli oggetti e l'unico modo era inviarli in un altro regno. L'incantesimo di localizzazione poteva sembrare sciocco, da dilettanti, ma mai sottovalutare il potenziale di quell'elementare incantesimo. Rimase a guardare in fondo al pozzo per alcuni istanti.

REGINA CATTIVA: Tutto è pronto! Ora mia cara Regina, ti dimostrerò che senza di me sei solo una brutta copia di quello che sono. La Salvatrice ti ha rammollito e per questo dovrà pagare, ma ci sarà tempo. D'altronde, la prima lezione...è per te mia cara!

E così dicendo si è dissolta nel famigliare fumo viola portandosi dietro i suoi cavalieri neri.


 

POV REGINA MILLS

La porta della camera di Henry si aprì dolcemente rivelando a sua madre adottiva un ragazzino ormai cresciuto e già pronto per la scuola. A volte dimenticava di quanto velocemente il tempo era passato.

HENRY: Buongiorno mamma.

REGINA: Buongiorno tesoro. Perché non scendi a fare colazione? Emma è passata poco fa a lasciarti delle frittelle della nonna.

HENRY: Wow! E' la migliore mamma di sempre! (subito imbarazzato dall'espressione tirata di Regina) Dopo di te è ovvio!

REGINA: Proprio il figlio di tua madre! E pensare che nelle tue vene scorre sangue Charming!

Henry le si avvicinò per darle un bacio che non gli venne rifiutato e mentre il figlio usciva dalla stanza, qualcosa destò la sua attenzione. C'era un odore strano così improvvisamente. Sembrava... No, non era possibile. L'odore s'intensificò facendo accelerare il battito del cuore di Regina. Quello era lo stesso odore delle rose nere che era solita coltivare al suo castello. Aveva iniziato subito dopo la morte di Daniel, erano le sue preferite. Ma non c'erano qui a Storybrooke! Le aveva create lei con un incantesimo, ma per funzionare serviva un ingrediente, una rara pianta sempreverde che cresceva solo nella foresta incantata. Come poteva... Mentre rifletteva, qualcosa attirò il suo sguardo fuori dalla finestra. Quando Regina lo vide, restò di sasso, occhi dilatati e bocca aperta per consentire una migliore respirazione perché sentiva che l'aria le stava venendo a mancare. Da dietro le tende che danzavano leggere al ritmo del vento, si poteva vedere una fitta coltre di fumo viola che si diffondeva a macchia d'olio su tutta Storybrooke. Quella nube... Avvenne la stessa cosa quando Emma ruppe la maledizione e tutti vennero investiti dalla stessa nube. Una nube di tali dimensioni poteva voler dire solo che l'utente che l'aveva lanciata era molto potente. E gli unici così potenti da poter fare una cosa del genere erano Rumple, Zelena e....

REGINA: O mio Dio!


 

POV REGINA CATTIVA

Mentre Regina prendeva atto di chi effettivamente avrebbe potuto lanciare una coltre di nube di tale entità, la regina si crogiolava felice davanti al suo specchio magico, guardando la nube che incombeva e inghiottiva Storybrooke lentamente, divertendosi a strappare i petali della rosa nera tra le sue mani.

REGINA CATTIVA: Ti uccido (via un petalo)...non ti uccido (via un secondo petalo).

E così via, continuando la cantilena come un mantra infinito.


 

POV REGINA MILLS

Regina si era precipitata nella sua volta non appena il fumo si era dissolto sopra la sua casa. Emma la stava chiamando ripetutamente, di certo per sapere cosa stava succedendo. Doveva rispondere se non voleva lo sceriffo biondo tra i piedi. Quello che doveva fare lo doveva fare da sola.

REGINA: Emma?!

EMMA: Regina, dove diavolo sei finita? Ti avrò chiamato almeno 10 volte. Dove sei? Perché rispondi? Stai bene?

REGINA: Sto bene Miss Swan e diversamente da quanto può sembrare, anch'io ho i miei impegni! Ora: di cosa hai bisogno?

EMMA: Hai visto la nuvola di fumo colorato che ha inghiottito Storybrooke?

REGINA: E' difficile da mancare non credi? A meno che voi Charming non l'abbiate scambiata per un'aurora boreale!

EMMA: Che succede Regina, sei di nuovo intrattabile.

REGINA: Forse perché continui a fare domande idiote? Perché non fai il tuo dovere e trovi le risposte? Sono il sindaco non l'ufficio informazioni. E ricordati di prendere Henry con te. E chiuse la comunicazione.

Regina fu veloce nel reperire l'incantesimo che le serviva. Poi, da una nicchia nel muro aprì un astuccio in legno intagliato quadrato. Dentro c'era una finissima polvere bianca. Ne prese un pizzico e la gettò nel recipiente pieno di acqua e ingredienti derivanti dalla foresta incantata. Il fumo che ne fuoriuscì, si dissolse velocemente non appena la polvere bianca si sciolse nel liquido chiaro. Dopo un momento, Regina poté vedere chiaramente comparire l'immagine compiaciuta della Regina Cattiva mentre strappava i petali della rosa nera. La regina sembrava percepire la presenza della sua parte buona e fissò lo specchio davanti a se, senza però riuscire a vedere altro che una nuvola di fumo dissolversi lentamente. Lo sguardo di Regina s'indurì gravemente, mostrando la rabbia e la frustrazione che provava.


 

POV REGINA CATTIVA

Qualcuno la stava osservando, poteva sentire chiaramente lo sguardo su di se. E sapeva chi era la sua spettatrice: Regina. Poteva percepirla come percepiva la sua presenza ancora dentro di se. Una parte sottile di loro era ancora unita insieme. Ora che Regina sapeva, il divertimento poteva davvero iniziare. La regina chiuse gli occhi e si concentrò. Nella sua mente inviò un messaggio a Regina.

EVIL QUEEN: Finalmente hai avuto il coraggio di comprendere. Credevi davvero che sarebbe stato così facile Regina? Non puoi liberarti di me. Tu, hai bisogno di me! Ma so che stare insieme a quegli eroi ti ha... indebolito. Quindi sarò generosa con te, nel caso volessi cambiare idea riguardo la tua moralità. C'incontreremo al pozzo dei desideri, tra un'ora esatta. Vieni da sola e io farò lo stesso. Ma non t'illudere: non sarò sempre così magnanima.

Riaprì gli occhi e prese un profondo respiro, ignara fino a quel momento di aver trattenuto il fiato. Era determinata a vendicarsi di Regina per quello che le aveva fatto, ma sentiva che una parte di se desiderava riaverla indietro e tornare ad essere la Regina Cattiva che tutti temevano. Si alzò con il suo solito fare regale e s'incamminò fuori dalla stanza pronta per incontrare la sua altra metà con un ghigno sornione sul volto.


 

POV REGINA MILLS

La porta di casa di Snow White si aprì con violenza sbattendo contro il muro e lasciando entrare un sindaco davvero molto inquieto. Snow potrebbe dire che non vedeva quel particolare lato di Regina da quando aveva ucciso Cora. A pensarci bene, era inquietante nella sua somiglianza. Regina si tolse il guanto di pelle dalla mano destra e guardò Snow White in un modo così oscuro che per un momento si sentì risucchiata da quella sensazione così inebriante e affascinante com'era l'oscurità. Sarebbe stato così facile adesso, ottenere tutto quello che aveva sempre desiderato. Una mossa geniale fingersi cambiata per avvicinarsi abbastanza da colpire senza possibilità di errore. Ma poi cosa sarebbe successo? Henry non l'avrebbe mai perdonata e l'avrebbe perso per sempre. Avrebbe perso tutto. Avrebbe perso Emma!

Emma!” disse tra se così piano che solo lei poteva sentirlo. Erano arrivate così lontano, lei ed Emma e non poteva...non voleva perdere quello che aveva. Si costrinse a chiudere gli occhi inspirando profondamente.

SNOW: Regina, che ti succede? Stai bene?

Regina riprese il controllo di se anche se a fatica. Cosa le era appena successo? La Regina stava testando quanta oscurità era rimasta in lei, quanta influenza poteva avere sulla sua obiettività, sul suo libero arbitrio? Beh a quanto pare, stava facendo dannatamente bene.

REGINA: Sembra essere la domanda del giorno! Sto bene, grazie per averlo chiesto.

Snow piegò leggermente la testa inspirando spazientita e Regina capì che era stata presa. Per quanto odiasse ammetterlo, Snow la conosceva meglio di chiunque altro, fatta eccezione forse per Emma con cui beh, avevano passato davvero molto tempo insieme e avevano condiviso così tanto. Sembravano esseri affini per quanto i loro passati tormentati erano pieni di similitudini non tanto negli avvenimenti vissuti quanto nel dolore e nell'istinto di sopravvivenza che avevano sviluppato.

REGINA: Ma perché diavolo sto pensando a questo adesso?

Regina non riusciva davvero a capire perché ultimamente, qualsiasi cosa la portasse a pensare ad Emma!

Snow la riportò indietro quando le poggiò delicatamente una mano sulla spalla, mentre la guardava in attesa di una risposta. Ma la domanda? Cavolo, l'aveva persa!

REGINA: Che c'è?

SNOW: Forse sarebbe meglio chiamare Emma. Non sono sicura che ti senti bene Regina!

REGINA: (con urgenza) No, sto bene. Io...ho dormito poco, sono solo un po' stanca.

Snow la scrutò per qualche istante. C'era qualcosa di sbagliato in Regina, ma sapeva che forzare non era mai stato un buon modo per ottenere qualcosa da lei. Regina poteva vedere così tanto di Emma nel modo in cui Snow la stava studiando. La stessa increspatura della fronte, lo sguardo vigile che la scandagliava, l'abbagliamento degli occhi durante il processo e la linea delle labbra che si assottigliava per la concentrazione. C'era tanto di Snow in Emma e stranamente Regina si ritrovò ad esserne commossa. Poi vide Snow fare un cenno con la testa mentre la sua espressione si rilassava.

SNOW: Va bene Regina. Così: da dove viene l'urgenza della tua visita?

Nel dire questo Snow si accinse a chiudere la porta di casa che era rimasta aperta.

REGINA: Io...volevo assicurarmi che stessi bene e che Henry fosse con Emma.

SNOW: Oh! Da quando Regina si preoccupa di me? (pensò Snow cercando di non mostrare la sua diffidenza) Emma è alla stazione e vista l'ora Henry deve avere l'ora di matematica. Ma perché sei preoccupata per noi?

REGINA: Solo un presentimento! Forse la cosa del furto mi ha un po' messa sulla difensiva. Non voglio che Henry resti coinvolto in qualsiasi cosa possa significare.

E' la prima volta dopo tanto tempo che Regina mente a Snow, ma il timore di non volere che Henry fosse coinvolto era troppo tangibile per ignorarlo.

SNOW: Certo! Ma sai che Emma non lo permetterebbe mai!

REGINA: Sì lo so. Io...sono...lui è anche mio figlio!

Snow non disse nulla a questo, vedeva negli occhi di Regina la preoccupazione per il figlio che l'aveva salvata dalla sua oscurità, dalla sua prigione di dolore e miseria. Lui aveva restituito a tutti la dolce Regina che l'aveva salvata da quel cavallo imbizzarrito moltissimi anni fa. E lei sarebbe stata sempre grata a Henry per questo, perché quella Regina le era mancata così tanto, anche se non lo avrebbe mai confidato a nessuno. Le sorrise timidamente e cercò di riportare il discorso a qualcosa di più leggero.

SNOW: Stavo per prendere una tazza di caffè. Mi fai compagnia?

REGINA: Grazie, ma probabilmente dovrei essere in ufficio a quest'ora. La città non si amministra da sola. (voltandosi verso la porta) Mi dispiace per la porta. Ero solo un po' in ansia.

Snow le sorrise facendole un gesto con la mano in segno di lasciar perdere. Sulle labbra di Regina era comparso il fantasma di un sorriso per poi uscire velocemente dall'appartamento.


 

Quando Regina arrivò puntuale all'appuntamento che la regina le aveva dato, pensò di essere in anticipo non vedendo nessuno. Camminò lentamente avvicinandosi al pozzo, scrutando tra gli alberi, ma della regina nessuna traccia. Non era da lei essere in ritardo lo sapeva bene e quella parte di se che condividevano le diceva che era lì da qualche parte, ad osservarla come una tigre con la sua preda. Ma poi udì la sua voce riecheggiare tra gli alberi circostanti. Si voltò e la vide in tutto il suo splendore. Rivide se stessa nell'abito che indossava, il nero della stoffa con l'argento brillante delle rifiniture...e i ricordi l'assalirono, ricordi di un tempo passato a soffrire e a tramare vendette e morte, ricordi di fallimenti su fallimenti, ricordi di una felicità per troppo tempo agognata e mai arrivata....fino a quando... No, che diavolo andava a pensare?

REGINA CATTIVA: Così patetica nei tuoi sentimentalismi Regina. E così codarda nel non volerli ammettere.

 

Regina poteva sentire la rabbia crescere dentro di lei in un modo così feroce e istintivo da esserne spaventata. Solo una volta aveva provato questa sensazione così viscerale: quando aveva gettato sua madre dentro lo specchio. Ma ora doveva riprendere il controllo di se perché conosceva bene la regina, nessuna mossa era improvvisata, aveva sempre calcolato e organizzato tutto nei minimi dettagli, piani perfettamente studiati e ben delineati. Ma di certo la sfera di fuoco che bruciava nella sua mano non le rendeva le cose più facili. Ma non era quello che voleva d'altronde?

REGINA CATTIVA: Dammi una valida ragione per non ucciderti qui e adesso!

Regina azzardò pochi passi lenti, alzando le mani in segno di resa. Poteva vedere gli occhi della regina abbagliarla in confusione e rabbia. Se l'avesse voluta morta, non sarebbe in attesa di qualcosa che neanche lei sapeva.

REGINA: Forse non vuoi veramente uccidermi.

Una risata gutturale riecheggiò nell'aria circostante per poi lasciare il posto ad un silenzio assordante in cui gli occhi della regina si fecero più intensi tanto che Regina poteva sentirli come qualcosa d'indefinito che strisciava sulla sua pelle.

EVIL QUEEN: Non esserne troppo sicura. Hai cercato di uccidermi. Perché non dovrei restituirti il favore?

REGINA: Se è questo che vuoi allora perché ne stiamo parlando? E mi dispiace per aver tentato di ucciderti, ma non riuscivo più a vivere con l'oscurità in me. Mi stavi dilaniando.

EVIL QUEEN: Io sono il motivo per cui sei ancora viva. Dopo Daniel, dopo nostra madre, dopo Leopold...

Le parole le morirono in bocca, la voce un po' incrinata dai ricordi troppo dolorosi anche per lei. Deglutì vistosamente per ingoiare quel dolore così intenso. Poteva vedere Regina davanti a lei con ancora le mani alzate in segno di resa, piegare la testa e guardarla teneramente in segno di comprensione. Sì, lei era l'unica che capiva quel dolore, ma mentre Regina ne era stata schiacciata, lei era riuscita a restare in piedi per entrambe attraverso l'odio, la vendetta e la rabbia. L'oscurità l'aveva salvate.

REGINA: Rinuncia alla tua vendetta. Non ci ha mai portato a niente.

EVIL QUEEN: E a cosa ti ha portato la speranza? A una Salvatrice che neanche ti vede? Ad una compagna di chiacchiere inutili? Snow...White! (alzando il tono) Come hai potuto! Lei è la causa della nostra miseria.

REGINA: No, noi siamo la causa della nostra miseria. Noi abbiamo reso noi stesse miserabili attraverso le nostre scelte. Non senza l'aiuto dell'Oscuro.

EVIL QUEEN: Tremotino certo! Mi chiedo perché abbia lasciato che ti riducessi in questa patetica donna che sei ora.

REGINA: Non m'importa quello che pensi. Voglio solo che te ne vada per sempre.

EVIL QUEEN: Non ci arrivi vero? Siamo legate indissolubilmente Regina, una parte di noi è ancora legata insieme. In te c'è ancora l'oscurità che biasimi tanto, come in me c'è ancora la moralità scellerata che non mi permette di lanciare questa maledetta sfera di fuoco. Ma non sfiderei troppo il tuo destino cara. Sai di cosa sono capace.

REGINA: Sì lo so. Ecco perché ho fatto quello che ho fatto. Non avrò il mio lieto fine finché tu esisterai!

EVIL QUEEN: Di chi stiamo parlando cara? Di quell'insulso uomo della foresta che è morto così ridicolmente per salvarti da Ade o della Salvatrice a cui pensi così assiduamente negli ultimi tempi?

Regina non rispose sentendosi colta sul vivo. Stava pensando spesso ad Emma, era vero, ma erano successe talmente tante cose negli ultimi tempi che avevano passato una grande quantità di tempo insieme. Poteva succedere un avvicinamento tra le persone in certi casi. Ma era solo questo?

EVIL QUEEN: Bene bene, a quanto pare qualcuno deve ancora venire a patti con quello che è un dato di fatto! Credo che mi divertirò Regina. Vediamo cosa sai fare senza di me!

E così dicendo lanciò la sfera di fuoco verso il sindaco. Regina ruotò il polso facendo dissolvere la sfera di fuoco in una nube di fumo con un'espressione così triste che non mancò di essere vista dalla regina come un gesto di compassione per lei. La rabbia che provò contro la sua parte buona fu devastante. Fece un gesto e una nube di fumo viola le avvolse trasportandole poco più lontano. La Regina indossava un vestito di pelle nera ora, lo stesso che aveva indossato quando aveva incontrato per la prima volta Hansel e Gretel. Era ricomparsa su una piccola duna di terra e radici d'alberi; Regina poco più sotto. La regina sollevò la mano davanti a se e subito un groviglio di radici turbinarono contro Regina che venne scagliata pesantemente contro uno dei larghi busti d'albero. Solo una volta a terra vide le radici ritrarsi da lei. Era in trappola. Cercò di rialzarsi, ma il colpo era stato troppo violento per permetterle qualsiasi tipo di movimento. Poteva sentire il dolore alla testa crescere rapidamente, la schiena dolorante per tutta la sua lunghezza e il fianco sinistro era sicura come la morte avrebbe presentato un livido enorme per molto tempo. Se mai ne fosse uscita viva. Ma quando riuscì a guardare verso la regina, notò che era scomparsa. Se n'era andata. Regina tirò un sospiro di sollievo, ma sapeva che doveva andarsene di lì. Raccolse le forze, cercò di concentrarsi nonostante il dolore alla testa e riuscì a trasportarsi nel suo ufficio. Sarebbe stato meglio andare a casa, ma nel momento in cui la magia aveva funzionato, non sapendo perché, aveva pensato al suo ufficio e fu lì che la magia la portò. Tentare di nuovo sarebbe stato inutile. Troppo instabile e debole per avere la certezza di riuscire nell'impresa. Dio, questo avrebbe fatto male per un po'! Aveva bisogno di un incantesimo di guarigione, ma era troppo debole per farlo e Gold non era sicuramente la sua prima scelta. Aveva bisogno di Emma.


 

POV REGINA CATTIVA

Dopo aver scaraventato Regina contro un albero così violentemente da temere di averla uccisa, capì che non avrebbe potuto farlo anche volendo. Non per chissà quale ragione introspettiva o sentimentale. No. Semplicemente perché quando Regina aveva sbattuto contro il tronco, aveva condiviso con lei il suo dolore in un modo così vivido da costringerla alla ritirata. Doveva pensare. Fortunatamente era abbastanza potente da poter eseguire l'incantesimo di guarigione da sola. Il fianco aveva subito il colpo peggiore e richiese gran parte della sua magia. Il dolore era lancinante e sicuramente non sarebbe stata in grado di camminare per almeno una settimana se non avesse usato la magia. Doveva trovare un modo per poter spezzare quel legame con Regina senza morire. Sapeva che condivideva ancora una parte con lei, ma non aveva pensato che il suo essere in vita poteva dipendere dall'esistenza stessa della sua parte buona. Se Regina moriva, lei moriva. Questo era quanto e sicuramente non poteva essere un'opzione per lei. Doveva trovarvi un rimedio al più presto.


 

Capitolo 3


 

POV REGINA

Mentre la regina rimuginava su cosa fare per spezzare il suo legame con Regina, quest'ultima aveva cercato di alleviare il dolore quel tanto che basta per non dover spiegare ad Emma come si era procurata le lesioni. Ma non voleva neanche farsi vedere da Henry in quello stato e comunque la sua richiesta di tenere Henry per la notte l'aveva insospettito ancora di più visti i dubbi sul suo comportamento. Era nel suo ufficio, i tentativi per lenire i dolori alla schiena erano stati vani. Portò le dita alle tempie nel tentativo di far sparire il ronzio maledetto che stava crescendo. Non ebbe bisogno di chiamare lo sceriffo biondo perché all'improvviso irruppe nella stanza senza essere annunciata. Come al solito.

EMMA: Regina sono davvero necessarie tutte queste carte per...

Le parole le morirono in bocca quando vide Regina! L'espressione dolorante e i graffi sul volto del sindaco... Era quasi caduta quando aveva cercato di muoversi per voltarsi. Non portava i soliti tacchi vertiginosi che le facevano un culo da urlo e niente tailleur sexy per lei oggi.

EMMA: Ma che diavolo vado a pensare?

Emma rimase frastornata dai suoi pensieri. Sì, Regina era sempre stata una delle donne più belle e sexy che avesse mai conosciuto, ma pensare a lei romanticamente? Che diavolo c'era di sbagliato in lei ultimamente?

Si ridestò quando vide Regina guardarla imbarazzata, come un adolescente presa a fare qualcosa che non deve. Emma si avvicinò rapidamente e ora poteva vedere bene i lividi che si stavano facendo strada sullo zigomo sinistro del viso.

EMMA: Regina, che cosa ti è successo? Chi ti ha fatto questo?

Emma poggiò i file sulla scrivania e si avvicinò alla mora portando una mano a toccare il suo viso osservando meglio i segni di una violenza che non doveva esserci. Emma provò una rabbia così profonda salirle dallo stomaco... Non tollerava la violenza sulle donne, lei conosceva bene le cicatrici che lasciava, ma sapere che la madre adottiva di suo figlio ne era rimasta vittima...la colpì profondamente. Forse troppo profondamente!

REGINA: (impacciata e senza guardare la bionda) Sto bene, ho solo...sono caduta nell'ultima parte di scale di casa. Uno dei tacchi si è rotto e ho perso l'equilibrio.

Il superpotere di Emma sembrava come impazzito! Sentiva puzza di bugie da ogni parte intorno alla mora ultimamente.

EMMA: Regina...

REGINA: (con un'urgenza gentile nella voce sospirante) Emma per favore! Sto bene. Se vuoi aiutare...potresti fare un incantesimo di guarigione?

Gli occhi di Regina finalmente incontrarono quelli verdazzurro della bionda che non hanno perso tempo a scrutarla mettendo un po' di ansia sulla donna davanti a se. Regina rimase in silenzio, ma senza distogliere lo sguardo, in attesa di una risposta. E sperò che fosse quella giusta.

EMMA: Va bene. Vieni, mettiti sul divano. Starai più comoda.

La mora fece come detto, mentre Emma l'aiutò a sdraiarsi e pose una mano dietro al collo della mora per accompagnarla fino al cuscino. Non sapevano come, ma si ritrovarono a pochi centimetri, faccia a faccia. Secondi interminabili attraversarono il silenzio rotto solo dai loro respiri, occhi negli occhi troppo profondi pensò Regina, troppo seducenti pensò Emma.

La bionda si schiarì la voce e fece scivolare via la mano mentre Regina restò in silenzio nella sensazione di perdita.

EMMA: Ok, che devo fare? Non ho mai eseguito quest'incantesimo...sugli altri.

REGINA: (ritrovando un po' del suo cipiglio e del suo cinismo) Certo che non l'hai fatto, sei sempre tu l'idiota che si getta nelle imprese senza speranza. Sangue Charming suicida!

EMMA: Tutto quello che ti rende felice Regina e finché ci sei tu a guarirmi io non ho di che preoccuparmi. Ora: vuoi dirmi come farlo?

REGINA: (rotolando gli occhi in alto) Devi concentrarti, pensare a me...(un po' di imbarazzo)...alla parte di me che è malata e immaginarla sana. (un breve silenzio) Pensi di riuscirci?

EMMA: Beh, non resta che provare per scoprirlo. Quali parti del corpo sono nel dolore, oltre al viso?

REGINA: (abbassando lo sguardo in evidente imbarazzo) Io...la testa, la spalla sinistra, la schiena e (facendo scorrere una mano dalla vita fino al ginocchio) ...tutto il...fianco sinistro.

EMMA: Va bene.

Regina chiude gli occhi e attende che Emma inizi.

Emma fece come le aveva detto Regina. Chiuse gli occhi e iniziò ad immaginare la donna sdraiata davanti a se. Leggere scintille imperlarono le sue mani quasi subito ed Emma ricordò di aver letto che toccare il punto da curare faceva meglio la magia. Quindi, mantenendo la concentrazione, si chinò su Regina e le prese a coppa il viso e parte della testa mentre chiudeva gli occhi. Immaginò il suo viso così bello e pulito, la sua pelle olivastra, liscia come seta brillare alla luce del fuoco delle candele come l'altra sera nella sua volta. Regina ebbe un leggero brivido che la fece muovere aprendo gli occhi quando le dita di Emma scivolarono lentamente sul viso. Un tocco soffice, gentile, un calore confortevole da cui Regina venne tentata. Poteva sentire il calore della magia riscaldarle il viso e sapeva che nessun segno sarebbe rimasto dopo il suo passaggio. Emma fece scivolare le mani sul collo fino alla spalla sinistra del sindaco e il calore crebbe un po' di più. Emma stava immaginando la pelle morbida del collo di Regina, così profumata da desiderare per un momento di avvicinarsi e sfiorarlo per inalare il suo profumo. E senza neanche saperlo lo fece. Si avvicinò così tanto che la punta del suo naso poteva sfiorare la pelle della mora. Regina aprì gli occhi fissando il soffitto e ingoiò silenziosamente, una strana e sconveniente sensazione di eccitazione ad investirla.

REGINA: O mio Dio! pensò Regina in preda agli impulsi corporei che si ritrovò a provare.

Mai avrebbe pensato di trovarsi in questa situazione, anche se doveva ammettere che tra lei e lo sceriffo c'era sempre stata un bel po' di chimica.

Emma inalò il profumo di Regina e poi si allontanò di pochi pollici, continuando a far scivolare le mani sulla spalla di Regina e poi lungo il braccio, un tocco leggero, quasi inesistente, ma estremamente presente. Emma indugiò poco sotto la spalla, avendo immaginato oltre quello che dovrebbe. La spalla nuda di Regina imperlata di sudore di qualche estate fa durante un picnic con Henry. Immaginò la sua pelle calda e perfetta, poteva vedere Regina alzare le braccia per catturare il frisbee che lei le aveva lanciato e prenderlo saldamente con la mano sinistra. Ma Emma aveva soffermato lo sguardo anche quel giorno sui suoi seni che si muovevano sinuosi insieme al corpo e poi ci furono le immagini delle sue scissioni giornaliere che rivelavano senza pietà la pelle dei rigonfiamenti e intanto, impercettibilmente, le dita di Emma nello scendere verso la mano del sindaco, sfiorarono il lato del seno della donna, ma senza indugiare. Un brivido percorse le loro schiene contemporaneamente. Regina aveva il cuore in gola e si costrinse a chiudere gli occhi e a stringere le gambe, ma il dolore al fianco la costrinse a rilassarsi di nuovo. Emma aveva raggiunto il suo punto vita, la bionda fece un passo indietro per essere più comoda e istintivamente posò le mani su entrambi i fianchi di Regina. Strizzò gli occhi e rimase ferma per pochi istanti, Regina sentiva la magia di Emma invadere il suo corpo e accenderla come un cerino. Poi stranamente la voce di Emma irruppe nel silenzio della stanza.

EMMA: Regina il tuo fianco...

REGINA: Lo so!

EMMA: E' una brutta lussazione. Io non so se...

REGINA: Va bene così Emma, grazie. Tra qualche giorno andrà meglio.

Regina fece per alzarsi, ma Emma portò una mano sul petto della donna. Nessuna delle due perse la sensazione di toccare e essere toccata. E le impedì di alzarsi. Il tocco delicato della mano di Emma sui suoi seni fece impazzire Regina, il suo battito cardiaco, accorciando il suo respiro.

REGINA: Che sto facendo? E' la madre biologica di mio figlio!

EMMA: Non ho detto che stavo rinunciando.

La mora deglutì un'altra volta perché Dio l'aiuti il gesto di Emma era così...così inaspettato, gentile e sicuro allo stesso tempo, sexy da morire, tanto da mandarle un'ondata di umidità tra le gambe.

EMMA: Ora sta ferma e lasciami fare. Hai voluto il mio aiuto Regina e in un modo o nell'altro l'avrai.

Entrambe le mani sul fianco sinistro di Regina, palme ben aperte a raccogliere quanta più carne potevano. Emma non si rese conto (o forse sì) che una parte di quella carne era del suo fondoschiena. Ma Regina lo fece troppo. Aprì gli occhi fissando il soffitto pregando di non perdere il controllo proprio adesso, perché avrebbe voluto afferrare lo sceriffo in quel momento esatto e baciarla senza senso. Un improvviso calore la colpì ferocemente proprio dove le mani di Emma poggiavano, piccole scintille che rimbalzavano tra le mani e il fianco di Regina. Emma stava immaginando (letteralmente) la carne soda e perfetta della gamba di Regina (e quella del suo fondoschiena troppo). Immaginò di accarezzarla lentamente, di massaggiarla come un timido soffio di vento e magari di sfiorare la sua pelle con le labbra riscaldandola con il suo respiro come un gentile raggio di sole primaverile. Emma stava perdendo se stessa in quelle immagini, Regina poteva sentire questa volta non soltanto il calore della magia, ma la sensazione di quello che erano i pensieri di Emma.

REGINA: Santa merda... (schiarendosi la voce) Credo che possa bastare.

La magia di Emma si affievolì fino a sparire. La bionda rimase con gli occhi chiusi solo un altro istante mentre ritirava le mani da Regina e subito dopo catturare col suo sguardo quello della donna davanti a se.

REGINA: (alzandosi a sedere) Sento che il dolore è quasi scomparso e...non voglio privarti di tutta la tua magia.

EMMA: Stai meglio?

REGINA: Sì. Sì grazie Emma.

Regina fece per alzarsi, Emma le tese una mano che venne catturata da quella della mora e un istante dopo erano di nuovo a pochi pollici di distanza l'una dall'altra. Gli occhi di Emma scesero sulle labbra di Regina socchiudendo le sue. Regina temette per un momento che stesse per baciarla, ma non lo fece. Tornando a guardarla negli occhi, Emma ruppe il momento.

EMMA: Va bene, io dovrei andare adesso. Ho promesso a mia madre che avrei pranzato con lei.

REGINA: Sì certo. Va pure, starò bene.

Emma fece un mezzo sorriso, un cenno con la testa e si voltò per andarsene. Quando fece per aprire la porta...

REGINA: Emma?

La bionda si voltò a guardarla.

REGINA: Grazie.

La risposta di Emma fu un sorriso gentile, caldo, contagioso. Poi se ne andò. Regina rimase a guardare la porta con ancora un sorriso incerto sulle labbra. A piccoli passi raggiunse la sua scrivania, il suo corpo era perfettamente guarito, non v'era più alcun segno né indolenzimento che poteva dire quello che era stato prima dell'incantesimo. Emma aveva lavorato bene. La sua era una magia molto potente. Anche il fianco era come nuovo. Poi ripensò alle sensazioni e alle reazioni del suo corpo.

REGINA: Che diavolo è appena successo?

   
 
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