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Autore: Pittrice88    26/05/2018    5 recensioni
-Vampirelock / Johnlock.- Ogni notte una figura misteriosa entra a Baker Street. Tra sogno e realtà. Tra la vita e la morte. [All'interno della raccolta Freddo (minilong di 4 capitoli completa)]
Possibile ooc
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione Freddo (parte 3)
Hei Pri82, tantissimi auguri di buon compleanno! Spero che anche questo capitoletto ti piaccia. <3
 
 
FREDDO (Parte 3) 
La bara di Sherlock non venne portata a Baker Street, nonostante la questione fosse emersa in più di un’occasione. Il dottore sapeva essere cocciuto tanto quanto il suo coinquilino quando voleva.
Si sentiva inquieto pensandolo in giro per la città da solo, anche se, ragionandoci, si rendeva conto dell’assurdità del suo pensiero. Temeva che  qualcuno lo riconoscesse e ne venisse fuori una caccia alle streghe. Ora che si erano ritrovati non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via di nuovo e questa cosa stava diventando una specie d’ossessione per il dottore.
La sera aveva preso l’abitudine di girovagare nei pressi del cancello del cimitero, come se quei 10 minuti di tempo che Sherlock ci avrebbe messo per raggiungere casa gli pesassero come un macigno.
 
Nelle ore diurne Watson era sempre meno disponibile. Non usciva più con nessuno dei suoi amici, né a pranzo, né al pub la sera, e si era fatto spostare tutti i turni all’ambulatorio in modo da terminare all’imbrunire. Si metteva sovente in ferie o in malattia senza nessuna giustificazione.
Fisicamente era leggermente dimagrito, col viso stanco, le occhiaie un po’ più accentuate e anche le borse sotto gli occhi.
Le sue notti erano ormai per lo più insonni. Si assopiva che era quasi l’alba e riposava per quanto possibile nelle mattinate. Questo cambio di orari e abitudini lo aveva un po’ scombussolato. In oltre, ad un occhio attento, si notava un pallore insolito per lui, dovuto alla continua perdita, o donazione, di ingenti quantità di sangue.
Chi lo conosceva si era persuaso, semplicemente, che fosse caduto in depressione per la morte dell’amico avvenuta qualche mese prima.
L’unico a sapere realmente cosa stesse accadendo era Sherlock, seppur gli sfuggisse il motivo di così tanta benevolenza nei suoi confronti, ancor più accentuata, e già gli pareva spropositata, di quando era in vita.
 
Dal canto suo Sherlock, nonostante i suoi nuovi istinti predatori a volte risultassero irrefrenabili, da quando si era reso conto dei cambiamenti del modico, aveva cercato il più possibile di trattenersi e rispettare il corpo di John. Continuava a nutrirsi regolarmente di lui, ma senza sconvolgerlo; infondo non serviva a nulla portarlo al limite e rischiare di ucciderlo ogni volta.
“Ogni ferita sanguina” ripeteva tra sé e sé quando stava per penetrargli la carne  con vigore e poi optava, la maggior parte delle volte, per mordicchiarlo coi denti affilati nei posti più disparati.
La giugulare era ormai diventata banale per i suoi gusti.
Amava mordergli la nuca o l’attaccatura del collo subito dietro i lobi delle orecchie quando era in cucina a preparare il tè. Prediligeva i polsi quando era invece sul divano o in poltrona intento a leggere o a guarda la tv.
Quella sera si stava concentrando sul polpastrello dell’indice della mano destra, mentre John stancamente continuava a cambiare canale annoiato. Un gridolino da parte del medico aveva strappato un sorriso compiaciuto al vampiro. Evidentemente il medico non si aspettava di essere morso il quel frangente, in genere ultimamente il dolore veniva sempre celato dal dottore che cercava di restare impassibile. Sherlock si era fatto persuaso che a John piacesse quella situazione di bruciore. Era certo volesse ostentare una forza che in fondo non aveva e si sentisse orgoglioso di essere il suo piatto preferito.
Sbuffando sonoramente John spense la tv e si voltò di trequarti mettendosi a guardare il vampiro che, sentendosi osservato, gli lasciò andare la mano.
 
- Visto che hai finito, ti andrebbe di suonarmi qualcosa? Mi manca il tuo violino… -
 
Sherlock scrollò il capo silenzioso. I capelli corvini ondeggiarono nell’aria suadenti.
 
- Dai, fallo per me –
 
- Hai deciso improvvisamente di far sapere al mondo che sono qui? Per di più come minimo alla signora Hudson verrebbe un infarto se mi sentisse. Il tempo passa, ma non impari mai John. Usa il cervello ogni tanto!-
 
Il medico abbassò lo sguardo rattristato, si alzò dal divano a diede le spalle al vampiro che ancora se ne stava accovacciato dov’era –scusa, hai ragione… come sempre… solo che m’avrebbe fatto piacere… come regalo di compleanno…-
 
Un velo imbarazzante riempì la stanza. Nel silenzio più assoluto, senza che John si fosse accorto del veloce spostamento dell’amico, Sherlock lo afferrò da dietro e lo alzò da terra, come se non avesse alcun peso. Lo cingeva in vita con un sol braccio e nell’altra mano teneva il violino. Velocemente andò nella stanza da letto, spalancò la finestra che dava sul retro con la forza del pensiero e scavalcò il davanzale. Camminando, come se la gravità non esistesse, lungo la facciata interna della palazzina raggiunse il tetto e posò delicatamente il medico ai suoi piedi.
 
- Come diamine hai fatto? – la voce stupita – perché siamo qui? –
 
- il mio è un mondo di ombre.- Il viso gli si illuminò in un sorriso –Non ci sentirà nessuno, qui posso suonare per te tutte le volte che vuoi-
 
Una melodia dolcissima si alzò nell’aria. Il vampiro suonò incessantemente per ore. John, seduto ai suoi piedi, nemmeno si accorse della spettacolare stellata che li sovrastava. I suoi occhi adoranti erano solo per Sherlock. 
 
-Auguri John – gli sussurrò quando era quasi mattina. Allungò una mano e l’aiutò ad alzarsi.
 
- Ormai il mio compleanno era ieri…- gli sorrise scherzoso
 
- Oh John, non essere puntiglioso- le parole si affievolirono spegnendosi in un soffio. I volti si avvicinarono e Sherlock andò a mordergli appena il labbro inferiore, soffermandosi con la lingua su quella piccola ferita che scintillava di rosso.
- Questo cos’era? Un bacio?-
- Uno spuntino-
- E’ il mio compleanno, la torta dovrebbe essere per me, non per te-
- Se ne vuoi una fetta non devi far altro che prendertela-
-Non sei una torta…-
Sherlock si portò la mano vicino alla bocca e si morse il polso. Ne fuoruscì un rivolo di sangue scuro – tieni John, è per te, bevi. Il sangue dei vampiri è una specie di elisir di lunga vita*. Puoi averne quanto ne vuoi.- Allungò l’avambraccio verso il viso del medico che, titubante, posò le labbra sulla ferita e ne bevve un paio di sorsi.
 
-E’ più dolce di quanto potesse sembrare…-
 
-…e più ne bevi e più lo è.-
 
John gli prese il volto pallido tra le mani, si sporse verso di lui e lo baciò sulle labbra per qualche secondo, in un contatto lieve ma che vibrava di desiderio. Si staccò appena e notò che il vampiro aveva gli occhi socchiusi in un’espressione serena che lo faceva sembrare un angelo che tanto contrastava con le labbra insanguinate –Da adesso sei mio tanto quanto io sono tuo, vero?-
 
-Eternamente-
 
…continua…
 
Note:
*il sangue dei vampiri è curativo, rafforza il fisico e allunga la vita. Berlo rende vampiri coloro che sono in punto di morte
   
 
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