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Autore: Yuki Ishimori    04/07/2009    4 recensioni
"Uno squarcio si aprì nel cuore di Doumeki. Una ferita che andava dal cuore alla parte più profonda dell'anima. Doloroso, come mai niente prima di allora." Questa è la prima fanfiction che pubblico e la prima in assoluto sul pairing Doumeki/Watanuki. Spero possa piacervi!
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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le ferite dell'anima
Disclaimer questi personaggi, ovviamente, non mi appartengono, ma sono proprietà delle CLAMP. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Le ferite dell'anima

Capitolo 1

Avevano sentito la sua tristezza e ora sempre più spiriti si accalcavano dietro di lui, che aveva iniziato a correre.
Ecco, come al solito era  tutta tutta colpa di quel dannato Doumeki se ora lui doveva trovarsi con migliaia di demoni attorno.
Era di questo che Watanuki cercava di convincersi, ignorando deliberatamente il fatto che era stata colpa sua: questa volta gli aveva urlato addosso un po' troppo e l'arciere si era arrabbiato.
Si erano lasciati così, senza una parola di scusa e ora, purtroppo e senza nessun motivo logico, anche Watanuki soffriva. Dannato Doumeki!
Stavolta non arriverà nessuno a salvarlo, lo sapeva.

C'erano troppi spiriti. L'aria si faceva sempre più fredda.
Le gambe gli cedettero e si ritrovò con le spalle al muro in un vicolo deserto.
Ondate di tristezza e dolore si abbatterono su di lui, e, anche se quei sentimenti non gli appartenevano, contribuirono solo a farlo stare peggio e, di conseguenza, ad attirare altri spiriti.
Gli occhi gli si offuscarono, di quelle che certamente non erano lacrime e di certo non per Doumeki. La vita iniziò a scorrergli via, lasciandolo sempre più stanco e vicino alla morte.
Un baratro si aprì dietro di lui e Watanuki non poté fare altro che sussurrare al vento un debole:
“ Mi dispiace Shiz...” quando...
improvvisamente la presenta soffocante degli spiriti si allontanò.
“ Oi”
Watanuki  cercò di non sorridere.
“ Oi” rispose. Non aveva la forza di dire nient'altro.
Doumeki si avvicinò, guardandolo con gli occhi dorati, in quel momento pieni di preoccupazione ma invisibili all'amico, che li teneva ancora chiusi.
Quando li riaprì, cercò di alzarsi. Impresa che fallì malamente quando le gambe non sorressero il suo peso.
Ma qualcosa di grosso e forte fermò la caduta di Watanuki, stringendolo fra le braccia.
“ Sta fermo idiota” la voce di Doumeki parlò vicino all'orecchio dell'altro, troppo vicino.
Un brivido gli percorse la schiena.
L'arciere spostò il braccio destro, portandolo dietro alle ginocchia dell'amico e, con un piccolo colpo, le fece cedere, prendendo Watanuki in braccio.
Sorrise alle  fioche proteste dell'altro e quando, con voce atona, gli rispose che era troppo debole per riuscire a tenersi aggrappato sulla schiena, il più piccolo rispose con un  debole “ Pervertito” sul suo collo.
Fu la volta dell'arciere a rabbrividire. La verità era che sentire il respiro dell'altro sulla pelle e tenerlo stretto fra le braccia era una cosa che lo faceva impazzire.
Prima di abbandonarsi al calore del corpo che lo circondava, Watanuki sussurrò ancora “ Grazie, Shizuka...”.
“ Devi essere proprio intontito, Kimihiro...” rispose Doumeki, quando fu certo che l'altro non lo sentisse più.


Quando si svegliò, dalla finestra davanti hai suoi occhi entrava un debole bagliore.
Watanuki cercò a tentoni gli occhiali e, quando li inforcò, capì di essere nel tempio di Doumeki.
Ma era strano. L'atmosfera pura di quel luogo era molto più debole del solito.
C'era anche un' altra cosa, un rumore ad essere precisi: ritmico, calcolato, come una corda che scocca.
Il ragazzo, ripresosi, si alzò e seguì il suono.
Lo portò in veranda, dove la prima cosa che notò furono le centinaia di spiriti che si ammassavano davanti alle porte del tempio, incapaci di entrare; la seconda fu Doumeki, inginocchiato sul legno e con l'arco in mano, che li trafiggeva con frecce di energia spirituale; la terza furono le sue occhiaia.
“ Ti sei svegliato” disse l'arciere.
“ E tu invece non hai proprio dormito, vero?” disse Watanuki alzando la voce.
Un alzata di spalle fu l'unica risposta, mentre una freccia infilzava l'ennesimo demone.
L'altro allora si spostò davanti a lui, fissandolo scocciato.
“ Togliti che non vedo”
“ Meglio, perché adesso tu la pianti e vai a dormire. Ti porto di peso se sarà necess...”
Una freccia di energia gli attraversò il petto, andando a trafiggere uno spirito diversi metri dietro di lui.
Bene, era quella dunque la sua risposta? pensò infuriato. Con uno scatto Watanuki si avventò sull'arco, strappandolo all'arciere, che per la mancanza di sonno, aveva i riflessi più lenti del solito.
“ Ridammelo”
“ Ma non vedi che tanto non possono entrare?” sbuffò l'altro “ è inutile che ci perdi il sonno!”.
Detto questo, spingendolo e trascinandolo con tutte le sue forze, lo portò in camera.
Ovviamente ci riuscì solo perché Doumeki glielo aveva permesso.
Il più piccolo finalmente spinse l'altro sul letto, esausto.
In un attimo Shizuka sentì tutto il sonno arretrato piombargli addosso.
“ Tu però non ti allontanerai da qui. Lì fuori ci sono ancora troppi spiriti” gli intimò. “ Anzi, torna a riposare”
“ Pensa per te.” ma all'occhiata dell'altro aggiunse, controvoglia “ Va bene, starò qui e non mi caccerò nei guai!” disse, appoggiandosi con la schiena alla parete, per rabbonirlo e farlo finalmente addormentare, ma con lo stesso un'espressione stizzita.
Doumeki, soddisfatto per la risposta, chiuse gli occhi dorati.
Dopo poco Watanuki si alzò e si diresse in cucina, facendo meno rumore possibile, in modo da non svegliare lo stupido addormentato.
Iniziò a preparare una ricca colazione.
Ovviamente non era per ringraziare Doumeki di essere rimasto sveglio tutta la notte a difenderlo. E non era nutriente perché Watanuki si stesse preoccupando per lui. Ovviamente no!
Quando ebbe finito, la caricò su un vassoio e si diresse verso la stanza occupata.
Si rimise appoggiato al muro e osservò Doumeki. Cullato dal suo respiro, il giovane si rilassò.

La luce entrava più forte nella camera quando i due ragazzi, quasi simultaneamente, aprirono gli occhi.
Uno per il profumo della colazione, l'altro per il cambiamento nel respiro dell'arciere.
Watanuki, che non si era addormentato, si avvicinò al futon, mentre Doumeki si alzava su un gomito, guardando il vassoio vicino all'altro.
Alzando lo sguardo disse con nonchalance  “ Mi hai preparato la colazione”
“ Dannato Doumeki non l'ho preparata per te! Ne ho fatta solo troppa per me!!” replicò l'altro urlando.
“ Mh. Che coincidenza. Ci sono tutti i miei piatti preferiti.” ribatté allora, stando attento a non sogghignare.
“ Esatto, solo una coincidenza!”
“ Al mondo non esistono le coincidenze, ma solo l'inevitabile.” rispose Doumeki serafico, con la tremendamente irritante voce da So-Tutto-Io.
“ Aargh!! Smettila!! Non imitare quella strega!!! NON TI SOPPORTO PROPRIO QUANDO FAI COSI'!!!”.
Nella foga della discussione Watanuki aveva appoggiato il ginocchio sopra al futon, avvicinandosi sempre più all'arciere, che ne approfittò. Infatti, mentre l'altro gesticolava in modo esagerato, il suo equilibrio era molto instabile.
Con un colpo del ginocchio fece cedere quello dell'altro che cadde sopra a Doumeki, il quale lo afferrò al volo prima di ricevere una capocciata ma tenendo comunque il viso del più giovane a poca distanza dal suo.
Watanuki, intanto, era completamente immobilizzato dallo shock: sentiva il respiro dell'arciere sulle labbra, il corpo completamente aderente al suo, le mani dell'altro sul viso e sul collo e uno strano calore che si diffondeva da entrambi i corpi.
Gli avambracci del più giovane, per difendersi dalla caduta, erano ai lati del volto di Doumeki. Watanuki si rese conto che, se li avesse spostati, avrebbe potuto togliersi da quella vicinanza troppo... vicina.  
Ma appena questo pensiero gli attraversò la mente, l'arciere lo precedette, spostando le braccia dietro alla schiena dell'altro e girandosi, portando Watanuki sotto di lui.
Il ragazzo si fece sfuggire un gemito quando sentì quel peso schiacciarlo contro il futon.
Si sentiva soggiogato dalla stazza dell'altro ma soprattutto (e incredibilmente) dal suo profumo, che lo inebriò come nient'altro. A malapena si accorse della mano di Doumeki, ora a capo dei giochi, che gli accarezzava teneramente la guancia, troppo occupato a tenere a bada tutte quelle emozioni che lo stavano scombussolando, ma soprattutto preoccupato delle reazioni incontrollabili che stava avendo il suo corpo.
Il viso di Doumeki si avvicinò, i loro nasi ora si toccavano.
Per Watanuki stava diventando sempre più difficile: il suo profumo, il peso del suo corpo, la sua mano che muovendosi lasciava scie bollenti, il suo respiro così vicino...
Una mano disobbedì all'ordine di stare immobili, andando ad appoggiarsi, timida, sul fianco dell'altro.
Doumeki cercando di controllare la voce, a quel contatto sussurrò, ormai quasi sulla sua bocca:
“ Kimihiro...”
“ Mh?” mugugnò l'altro e fu tutto quello che si azzardò a dire. Lo guardava negli occhi e il ragazzo più giovane si accorse, con fastidio, di stare arrossendo.
“ Grazie per la colazione” e con la stessa velocità con cui era iniziato, il momento finì.
Doumeki allungò un braccio per prendere un croissant e, afferrato quello, si rigirò. Watanuki non fece in tempo a fare niente (indeciso com'era se essere delusi o sollevati) che si ritrovò con la testa appoggiata al petto dell'arciere, il quale già mangiava.
Lo teneva stretto al petto con un braccio, le gambe intrecciate alle sue, sulle lenzuola stropicciate. Watanuki, rosso come un peperone,cominciò ad agitarsi.
' Mh, addio momento di pace. Forse non avrei dovuto interrompermi...'  pensò Doumeki ma sapeva bene che, se avesse continuato, la reazione dell'altro non sarebbe stata positiva.
Non era ancora pronto e, forse, anche solo così, lui aveva rovinato tutto.
“ Ma insomma mi vuoi lasciare?? Non trattarmi come un pupazzo!! E poi cosa diavolo è successo pri...”
Ma le grida isteriche di Watanuki si interruppero, quando si ritrovò la bocca tappata da un croissant mezzo mangiato. Doumeki non aveva voglia di rispondere alla domanda  che stava per arrivare.
Per non soffocare, il ragazzo ne staccò un pezzo, lanciando un'occhiataccia all'altro, che si riprese la brioche e continuò a mangiare, non mollando la presa su di lui.
Guardandolo, l'arciere si accorse che era sporco di cioccolato all'angolo della bocca. Senza pensare si avvicinò e in un attimo colmò la distanza che li separava, leccando la crema. Mischiata con il suo sapore, era deliziosa.
Il tempo si fermò. Immobilizzato.
Non aveva riflettuto. Quel piccolo gesto così normale per lui, per Watanuki non lo era affatto.
Sentì il corpo dell'altro irrigidirsi fra le sue braccia e, piano, l'arciere allontanò il viso, per guardarlo negli occhi.
Shockato, ecco com'era il suo sguardo. Tutte le emozioni provate quella mattina piombarono tutte insieme addosso a Watanuki, dandogli la forza di liberarsi dalla stretta dell'arciere e di alzarsi, dandogli la schiena.
La sua bocca parlò ancora prima di pensare.
“  Noi non... Tutto quello che hai fatto da quando sei sveglio... Tu sei un RAGAZZO! TU non puoi fare queste cose!  Sono sbagliate e a me non piacciono! Non ci provare mai più!! Anzi NON TI AVVICINARE NEANCHE PIÙ A ME!!!”
Alle ultime parole si era girato verso l'altro, portandosi la mano verso il punto toccato dalla sua lingua e pulendosi con un gesto violento, disgustato.
Fu soprattutto questo a spezzare qualcosa nell'arciere. Forse il cuore, chissà.
Ma, come al solito, non lo fece trasparire, anche se fu lo sforzo più grande di tutta la sua vita.
Si guardarono ancora un attimo negli occhi, il respiro affannato di Watanuki l'unico rumore nella stanza.
“ Afferrato” disse con voce atona Doumeki, prima di stendersi di schiena all'altro ragazzo.
Il quale ribatté solamente “ Bene” con voce bassa e ancora arrabbiata, prima di sparire in corridoio, i passi che risuonavano duri sul legno, allontanandosi.

Ecco, era successo. Quello che più temeva era accaduto. Watanuki aveva capito i suoi sentimenti e li aveva rifiutati.
Uno squarcio si aprì nel cuore di Doumeki. Una ferita che andava dal cuore alla parte più profonda dell'anima.
Doloroso, come mai niente prima di allora.
Strinse i denti, raggomitolandosi. Una lacrima sfuggì alla prigione delle sue ciglia.


L'ira era passata poco dopo essere uscito dal tempio, sostituita da una sensazione che gli altri avrebbero definito “senso di colpa” ma che, per l'orgoglioso Watanuki, ovviamente non lo era.
Il ricordo degli occhi di Doumeki dopo le sue parole, però, gli fece stringere lo stomaco.
L'arciere infatti non ci era riuscito, stavolta non era riuscito a nascondere completamente il dolore.



Continua


Note dell'autrice
Ecco qui il primo capitolo! sono riuscita finalmente a pubblicarlo! è stata davvero dura...
Con il prossimo la vicenda si concluderà... l'ho già scritto ed è quasi pronto... ma i commenti aiuterebbero moolto la velocità!
E poi mi servirebbero per eventuali errori e, ovviamente, per migliorare! grazie comunque a chi è arrivato fino a qui!
A presto!
                             Yuki Ishimori

  
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