Ma le molteplici sfide alla Lega Pokémon poco sarebbero importate a chi, come lei stessa, li allenavano semplicemente per trascorrere un tempo altrimenti sprecato, o per chi addirittura riusciva- come detto prima, assolutamente impossibile per una come Hilda- a vivere solamente della loro compagnia,probabilmente senza nemmeno pensare ad allenarli. L’eroe è tale perché sconfigge i cattivi. Questo era ciò che tradizionalmente passava sulla bocca di chiunque a cui fosse stata posta questa domanda. E Hilda lo sapeva,lei non era un’eroina. Di quei “cattivi” che così spesso sentiva nominare, dall’anziano come dal bambino, non aveva mai udito la voce,mai inquadrato il volto, né tantomeno scoperta la motivazione del loro agire; quel che di “cattivi” faceva loro valere il nome. Sì, ma loro erano i ribelli, quelli di cui non ci si può fidare, la piaga della società. Erano ormai, tutte queste, definizioni fisse nella mente di chiunque, pure del tanto eroico fratello che, forse con troppa fretta e agendo d’impulso, non esitava a sbaragliarli in quattro e quattr’otto. Perché forse avevano tentato- con esito perlopiù fallimentare- di rubare qualche Pokémon da persone con la testa per aria? O perché, due anni dopo, avevano con successo riversato buona parte della regione di Unima nel gelo? Hilda non era soddisfatta. Lei voleva scoprire di più.
A dire la verità, il nome di questi a cui la gente si riferiva con tale disprezzo,Hilda lo aveva presente. Team Plasma. Gli autoproclamatosi liberatori dei Pokémon dalle presunte angherie a cui gli Allenatori avrebbero sottoposto; poi rivelatisi usare, loro stessi, queste creature in qualsiasi modo possibile al fine di prendere il controllo di una regione fino ad allora così stabile. Ipocriti? Forse sì. Questo era il poco che, dagli sporadici messaggi sull’Interpoké inviatigli dal lontano fratello, come dalle parole dei pochi Allenatori che ella incontrava durante le lunghe passeggiate fra i rigogliosi prati della zona sud-est di Unima, aveva capito su di loro.
“Sai, c’è questo qui che parla di liberazione di Pokémon, io non mi fido” - questo poteva essere un esempio delle parole che Hilbert le rivolgeva. Ormai era stato accertato, anche nella mente di Hilda, che il famigerato team era iniziato con una particolare struttura composta da un improbabile re, sette filosofi che in qualche modo potevano essere i suoi consiglieri di corte, e un consistente numero di seguaci. In seguito, uno dei filosofi avrebbe apparentemente spodestato il sovrano e dunque prevalso sopra ogni altro membro dello squadrone, con il supporto di una parte di quei seguaci e di un altro solo dei suoi sei compagni di pensiero. Certo era, anche, che del Team Plasma non si sentiva più parlare da tempo. Ci si poteva ritenere al sicuro: l’organizzazione era tecnicamente smantellata, non c’era più il rischio che un Pokémon potesse venire sottratto di lì a poco a chiunque stava semplicemente aggirandosi nei dintorni per fargli prendere un po’ d’aria dopo essere stato al chiuso nella sua Pokéball per diverse ore.
Ma si fa presto a dire smantellata. E si fa presto a dire ipocriti. Una squadra può non essere più unita, ma dietro ogni momento di essa ci sono persone. Le quali possono anche essere ipocrite, ma tutto muta nel tempo. Hilda era speranzosa. Sapeva bene che, dietro a quel misero rimasuglio di una tanto temuta organizzazione ormai dissolta nel nulla, ci fosse, al di sopra di ogni cosa, qualcuno.