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Autore: Mother of Dragons    26/05/2018    1 recensioni
Ambientata diversi anni dopo l’avvenimento di Pokémon Bianco 2/Nero 2. Hilda ha circa 20 anni.
“Poco sapeva l’ingenua Hilda di coloro che, nel bene o nel male, avevano cambiato la regione ove viveva,se non da fugaci parole scambiate con Hilbert, il fratello gemello riconosciuto ormai come eroe e salvatore.
Ma nessuno come lei aveva provato a verificare, con l’occhio e con il cuore, che si potesse ben oltre andare agli archetipici ruoli di buono e cattivo, risonanti di favole oramai riflettenti una società svanita.
Ciò che l’apparentemente intrepido Hilbert non aveva mai avuto il coraggio di fare.”
Sono una dilettante che scrive per mero piacere,dunque potrei non risultare all’altezza di molti di voi,ma spero ugualmente vi possa essere gradita.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ghecis, Touko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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“Andiamo,Unfezant” esclamò l’ottimista Allenatrice, da tempo già divenuta una giovane donna, mentre il fiero volatile dal piumaggio plumbeo chiuse gli occhi in attesa di essere rapidamente raccolto all’interno di una di quelle note sfere di plastica dai colori vivaci. Non meno orgogliosa, a primo impatto, pareva la ragazza dalla folta chioma color cioccolato, che fra mostriciattoli di livello più o meno mediocre, quali un Minccino in paziente attesa di evolversi o un da poco catturato Tympole, che non sembrava avere uno scopo certo nella sparuta squadra di Hilda, se non quello di portare un po’ di varietà di tipologia di attacchi in mezzo a quelli di tipo Normale, era tuttavia riuscita a tirar fuori dal suo Pidove un Unfezant degno del suo nome; nel suo cuore sarebbe stato quasi adatto come membro della squadra di Hilbert.

Oh,Hilbert. Lui era forte

Forte?

Aveva vinto con gloria la Lega Pokémon della regione di Unima, quasi facendo dello sconfiggere uno ad uno i tredici sfidanti scelti per provare la sua forza- e anche coloro che hanno tentato di mettergli i bastoni tra le ruote per fare sì che egli non impedisse loro di porre in ginocchio la regione intera- un piacevole diletto.

I suoi Pokémon erano meravigliosamente potenti; solo dai loro sguardi- che forse lo comunicavano ancor più rispetto al loro umano compagno- si poteva intuire che appartenessero, ed erano felici di appartenere, a un campione.

Lui era l’eroe, l’Allenatore simbolo di quell’ Unima così viva e pulsante, che delle battaglie al fianco dei Pokémon aveva fatto, sin da antichissimi tempi, il cuore dell’identità di ciascun uomo e di ciascuna donna che l’ha popolata.

Eroe. Questa parola rimbombava con fermezza, quasi a non volersene togliere,nella testa di Hilda, che addirittura provava un leggero rimorso nei confronti di quel sentimento d’orgoglio sfoggiato pochi secondi prima per aver riversato su un banale Herdier selvatico il potere del suo Unfezant. Era ovvio che lei non sarebbe nemmeno stata degna di essere paragonata al fratello, il quale agli occhi dei più era ormai un’ancora di salvezza sulla quale poter contare in qualunque momento di crisi per la regione.

 

Ma le molteplici sfide alla Lega Pokémon poco sarebbero importate a chi, come lei stessa, li allenavano semplicemente per trascorrere un tempo altrimenti sprecato, o per chi addirittura riusciva- come detto prima, assolutamente impossibile per una come Hilda- a vivere solamente della loro compagnia,probabilmente senza nemmeno pensare ad allenarli. 

L’eroe è tale perché sconfigge i cattivi.

Questo era ciò che tradizionalmente passava sulla bocca di chiunque a cui fosse stata posta questa domanda. E Hilda lo sapeva,lei non era un’eroina. 

Di quei “cattivi” che così spesso sentiva nominare, dall’anziano come dal bambino, non aveva mai udito la voce,mai inquadrato il volto, né tantomeno scoperta la motivazione del loro agire; quel che di “cattivi” faceva loro valere il nome.

Sì, ma loro erano i ribelli, quelli di cui non ci si può fidare, la piaga della società. Erano ormai, tutte queste, definizioni fisse nella mente di chiunque, pure del tanto eroico fratello che, forse con troppa fretta e agendo d’impulso, non esitava a sbaragliarli in quattro e quattr’otto. Perché forse avevano tentato- con esito perlopiù fallimentare- di rubare qualche Pokémon da persone con la testa per aria? O perché, due anni dopo, avevano con successo riversato buona parte della regione di Unima nel gelo? Hilda non era soddisfatta. Lei voleva scoprire di più.

 

A dire la verità, il nome di questi a cui la gente si riferiva con tale disprezzo,Hilda lo aveva presente.

Team Plasma. Gli autoproclamatosi liberatori dei Pokémon dalle presunte angherie a cui gli Allenatori avrebbero sottoposto; poi rivelatisi usare, loro stessi, queste creature in qualsiasi modo possibile al fine di prendere il controllo di una regione fino ad allora così stabile. Ipocriti? Forse sì. Questo era il poco che, dagli sporadici messaggi sull’Interpoké inviatigli dal lontano fratello, come dalle parole dei pochi Allenatori che ella incontrava durante le lunghe passeggiate fra i rigogliosi prati della zona sud-est di Unima, aveva capito su di loro.

 

“Sai, c’è questo qui che parla di liberazione di Pokémon, io non mi fido” - questo poteva essere un esempio delle parole che Hilbert le rivolgeva. Ormai era stato accertato, anche nella mente di Hilda, che il famigerato team era iniziato con una particolare struttura composta da un improbabile re, sette filosofi che in qualche modo potevano essere i suoi consiglieri di corte, e un consistente numero di seguaci. In seguito, uno dei filosofi avrebbe apparentemente spodestato il sovrano e dunque prevalso sopra ogni altro membro dello squadrone, con il supporto di una parte di quei seguaci e di un altro solo dei suoi sei compagni di pensiero.

Certo era, anche, che del Team Plasma non si sentiva più parlare da tempo. Ci si poteva ritenere al sicuro: l’organizzazione era tecnicamente smantellata, non c’era più il rischio che un Pokémon potesse venire sottratto di lì a poco a chiunque stava semplicemente aggirandosi nei dintorni per fargli prendere un po’ d’aria dopo essere stato al chiuso nella sua Pokéball per diverse ore. 

 

Ma si fa presto a dire smantellata. E si fa presto a dire ipocriti. Una squadra può non essere più unita, ma dietro ogni momento di essa ci sono persone. Le quali possono anche essere ipocrite, ma tutto muta nel tempo.

Hilda era speranzosa. Sapeva bene che, dietro a quel misero rimasuglio di una tanto temuta organizzazione ormai dissolta nel nulla, ci fosse, al di sopra di ogni cosa, qualcuno.
   
 
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