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Autore: Calowphie    26/05/2018    2 recensioni
Alcuni dicono che la pioggia è senza scopo e altri dicono che è piena di ricordi e desideri.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fastidioso rumore dei clacson delle macchine, unito alle urla dei guidatori infuriati a causa del traffico e il chiacchiericcio di tutta quella gente che camminava su quello stretto marciapiede tanto da urtarsi l’un l’altro, era ovattato alle orecchie dalla punta rossastra di quel ragazzo dai capelli scuri che, imperterrito e a testa bassa, camminava tra la folla lasciando che le gocce di pioggia lo bagnassero da capo a piedi. Migliaia di ombrelli colorati sbucavano come funghi sopra le teste di ogni passante ma ognuno, egoisticamente, lo teneva per se proteggendosi dall’acqua gelida di quel giorno uggioso.

Seokjin osservava i suoi piedi che, automaticamente, si muovevano verso casa conoscendo a memoria la strada: le scarpe bianche, ormai marroni a causa di mille schizzi di fango lanciati dalla gomma di una bicicletta che andava troppo veloce, iniziavano a non sopportare più tutta quell’acqua stagnante che si stava formando lungo il rialzo grigiastro in cui si trovava il moro.

Le calze ormai zuppe per il lungo cammino, iniziavano a dargli fastidio, tanto da continuare a ripiegare le dita dei piedi cercando di non toccare la stoffa bagnata: migliaia di gocce di pioggia bagnavano il collo del ragazzo scoperto dai capelli fradici che pendevano verso il basso, dove le punte scure facevano da trampolino di lancio per l’acqua che scorreva, andando a gettarsi sul marciapiede freddo. 

Ad ogni passo faticoso si aggiungeva un pensiero che non smetteva di tormentare l’animo di Jin il quale, malgrado evitasse di incrociare le persone che si muovevano dalla parte opposta alla sua, finiva inevitabilmente col scontrarsi a loro ricevendo  insulti e urla che, proprio come la pioggia che scrosciava in quel momento, gli scivolavano addosso: “ Stai attento” lo incitò un uomo ben vestito che teneva un braccio attorno alle spalle della sua ragazza in modo da poterla proteggere meglio sotto quel grande ombrello blu scuro che rifletteva sui loro volti una strana luce colorata: “ mi scusi” sussurrò, alzando leggermente lo sguardo per poi inchinarsi leggermente: “ ma guarda questo ragazzino” borbottò l’altro, allontanandosi velocemente mentre la donna ridacchiava.

La felpa scura ormai fradicia e aderente al petto del ragazzo, cercava di scaldare quel corpo infreddolito come meglio poteva mentre le mani, ben nascoste nelle tasche laterali, cercavano di tornare ad un colorito più umano, facendo scomparire quel bianco pallido che le aveva colpite a causa del freddo; quel giorno Seokjin non si aspettava una pioggia così dirompente, il tempo parlava di un cielo sereno senza la minima nuvola a minacciare la comparsa del sole e del suo timido tepore: per questo aveva evitato di portarsi dietro un piccolo ombrello come faceva da qualche giorno.
 
*
 

Dopo molto cammino, il suo pensiero principale divenne quello di trovare un posto in cui potersi riparare anche per pochi minuti, quel poco che bastava per asciugarsi il viso e riuscire a tornare a casa il più velocemente possibile: alzato appena lo sguardo, notò una tettoia e, facendosi largo tra la folla, si riparò lì sotto asciugandosi la faccia con la manica della felpa, invano.

Grandi sospiri accompagnavano il ragazzo che non poté far altro che fingere un sorriso quando, l’anziana proprietaria del piccolo bar, intenerita, uscì dandogli una bevanda calda e un ombrello: “Torna a casa giovanotto e riscaldati. Un bel ragazzo come te, avrà sicuramente una bella ragazza che lo aspetta” concluse lei sorridendo, tirandogli una piccola pacca sul braccio non riuscendo a raggiungere le sue grosse spalle a causa della sua bassa statura. Jin sorrise appena pensando a quanto potesse essere preoccupata la ragazza con cui si sarebbe dovuto incontrare di lì a poco e si inchinò cordialmente, subito dopo, in modo da ringraziare l’anziana che, con un passo impettito, tornò nel locale a servire le molte persone sedute ai tavolini di legno antico.

Mentre sorseggiava il suo thé caldo, il ragazzo osservava ogni figura gli passasse davanti cercando di comprendere cosa passasse loro per la testa, ma una persona più di tutti lo colpì: un bambino che, saldamente, teneva la mano della sua mamma evitando di perdersi nella folla che prepotentemente cercava di farsi largo per scappare al riparo dalla pioggia. Il bimbo era allegro e, malgrado la sua mantellina gialla fosse già fradicia, continuava a sorridere saltellando in ogni pozzanghera che si trovasse davanti lasciando che gli stivaletti in gomma, in tinta con il k-way visibilmente più grande di lui, si sporcassero di fango.

La sua spensieratezza e la sua gioia fecero invidia al ragazzo che, con uno scatto, aprì l’ombrello rosso lasciando sul tavolino in ferro grigio del negozio, la ciotola della bevanda ormai vuota: con un gesto della mano salutò la signora che, per qualche istante, rivolse il suo sguardo fuori dalla vetrata inchinandosi alla vista di Seokjin: “ cavoli è tardissimo” sussurrò tra lui, notando l’orario che il suo orologio segnava; quella sera aveva un appuntamento che non poteva rimandare e sperava davvero che non andasse male anche quello, proprio come era successo con il resto della giornata.
 
*
 

Per evitare la folla, si gettò nel parco che costeggiava la strada principale: grandi alberi dalle foglie colorate arricchivano l’atmosfera rallegrando appena quell’aspetto triste che il cielo donava con le sue nuvole grigiastre; stranamente dal solito, era deserto e l’unico suono che si poteva udire era il flebile soffiare del vento tra le fronde degli alberi e il tintinnare della pioggia sulle foglie dalle mille sfumature.

Seokjin rallentò il passo beandosi di quella pace che quel piccolo polmone verde riusciva a donargli, osservando malinconico quei giochi ormai arrugginiti che tanto gli ricordavano la sua infanzia.

L’ora dell’appuntamento stava per giungere ma finalmente, dopo tutto quello che gli era capitato, Jin era riuscito a tranquillizzarsi, cosa che non gli era mai capitata se non tra le braccia di Lei.

Il ragazzo si fermò un attimo sotto un albero dalle foglie gialle e rosse chiudendo gli occhi iniziando a pensare alla ragazza che, molto probabilmente, lo stava aspettando trepidante a casa già pronta per uscire e con un gran sorriso ad illuminarle il volto. Inconsciamente sorrise appena, allungando le labbra piene e rosee, mentre il rumore dell’acqua che picchiettava sull’ombrello non faceva altro che accompagnare i suoi mille e più pensieri su di lei, riscaldandogli il cuore facendogli dimenticare per qualche istante, la brutta serie di eventi che lo avevano accompagnato fino a quel momento.
 
*
 

Riaprì gli occhi solo quando sentì una melodia, provenire dal piccolo gazebo bianco posto al centro del parco: davanti a questo, degli scalini in mattoni facevano da rampa per salirvici e un sacco di cespugli, ormai spogli, ornavano il suo perimetro. Seduta sulla lunga panchina al coperto, c’era Lei che, tranquillamente, mormorava una canzone allegra mentre, con un sorriso beato, ritraeva uno scoiattolo che si riparava sotto il tetto appuntito del chiosco.
Seokjin spalancò gli occhi incredulo di vederla lì in quel momento, pensava fosse a casa pronta per la serata e in ansia nel non vederlo arrivare in tempo, ma con un gran sorriso, il ragazzo si incamminò verso di lei senza spaventare l’animale fonte della sua ispirazione in quel momento; Jin non salì gli scalini, ma fece il giro del gazebo senza staccare lo sguardo dalla ragazza dai capelli castani e ondulati troppo concentrata per accorgersi della sua presenza.

Il moro si posizionò dietro di lei, appoggiando l’ombrello sulla spalla in modo da potersi riparare comunque, mentre sistemava il mento sulle mani poste sul bordo in legno bianco della struttura: “ che bel disegno” sussurrò al suo orecchio inclinando leggermente la testa in modo da osservare il suo profilo: “ Jin!?” esclamò lei con un piccolo sobbalzo vedendo come, con le orecchie ritte e gli occhi sbarrati, il piccolo animaletto fuggì immediatamente sull’albero accanto il più velocemente possibile: “ che ci fai qui? Perché sei tutto bagnato?” domandò lei preoccupata, lasciando il blocco da disegno sulla panchina, prendendo tra le mani il viso del ragazzo: “ ho dimenticato l’ombrello a casa e ho fatto tardi al lavoro” ammise con uno sguardo triste che lei immediatamente  riuscì a decifrare: “ vieni qua” concluse semplicemente a voce bassa, muovendo la testa velocemente incitandolo a raggiungerla.

Seokjin sorrise e giunse da lei, sedendosi dalla parte opposta al suo album: “ hai le mani gelate” proclamò la ragazza prendendole tra le sue, una volta che il moro chiuse l’ombrello: “ abbassa la testa” continuò, mentre prendeva dalla borsa, un fazzoletto di stoffa bianca passandolo velocemente tra i capelli morbidi e corvini di lui cercando di asciugarli come meglio poteva: “ sembri mia madre” rise Jin, mentre lei continuava a scompigliargli la chioma: una risata sfuggì alla castana mentre piegava il pezzo di stoffa ormai fradicio e lui cercava di sistemarsi la folta capigliatura: “ vuoi prenderti un raffreddore per caso?” domandò la ragazza, mentre sistemava l’oggetto nella borsa: “ no mamma” cantilenò lui, lasciandole un dolce bacio sulla guancia che la fece arrossire.

“Cosa ci fai tu qua invece? Non dovresti essere già a casa a prepararti per questa sera? Sarei arrivato a momenti” domandò curioso Seokjin, incrociando le sue dita con quelle della piccola mano di lei, stranamente, molto più calda della sua: “ Ho perso la cognizione del tempo: volevo disegnare qualcosa in pace e sono venuta qua” spiegò sorridendogli ampiamente, assottigliando i suoi piccoli occhi scuri da cerbiatto: il cuore del ragazzo ebbe un piccolo sobbalzo facendo arrossare la punta delle sue orecchie, beandosi di quel bellissimo sorriso: “ Jinnie? Tutto bene?” domandò la giovane, sventolando la mano libera davanti allo sguardo spaesato del ragazzo: “ Si, si sto bene” balbettò una veloce risposta lui, sorridendole, lasciando che, sta volta, fosse lei a deliziarsi della sua bellezza, facendole scaldare il cuore.

Jin abbassò lo sguardo, osservando come le loro dita avessero iniziato muoversi e a giocherellare tra loro senza che nessuno dei due se ne accorgesse: lentamente la ragazza appoggiò la testa sulla spalla larga di lui che, in pochi secondi, si immobilizzò cercando di non darle troppo fastidio muovendosi troppo: “ Ti bagnerai la faccia se rimani appoggiata” commentò Seokjin ricordandosi della felpa bagnata che non faceva altro che farlo rabbrividire, di tanto in tanto, a causa del freddo: “ non mi importa” ammise la castana alzando le spalle, avvicinandosi di più a lui il quale si rassegnò, sbuffando intenerito, iniziando ad accarezzarle dolcemente i capelli.

Un dolce silenzio li circondava interrotto ritmicamente dalle gocce di pioggia che tamburellavano sempre più velocemente sul loro riparo: la mano di lei era appoggiata sulla gamba di lui e lentamente disegnava dei piccoli cerchi sui Jeans blu scuro fino a trasformarli in parole: “ Prova ad indovinare” disse incoraggiandolo.

Le prime parole furono banali e Jin, riuscì ad indovinarle facilmente, il gioco si fece più difficile quando iniziò a comporre frasi ma il tutto si concluse quando un semplice “ti amo” lasciò le labbra del ragazzo, facendogli palpitare il cuore.

Senza aggiungere altro, pose una mano sulla guancia di lei in modo da poterle sollevare il volto e lasciare che i loro sguardi si perdessero l’uno in quello dell’altra: “ ti amo anche io” sussurro Seokjin avvicinandosi a lei, con l’unico pensiero di voler baciare quelle morbide labbra ma, il piccolo scoiattolo di prima, scese dall’albero e si posizionò nel davanzale accanto a loro; sentendosi al sicuro malgrado la loro presenza, li osservava piegando la testa da entrambi i lati muovendo le orecchie: “ Qualcuno vuole attenzioni” sogghignò la ragazza, lasciando un tenero bacio sulla guancia di Jin per poi riprendere lentamente il suo blocco da disegno e completare, il prima possibile, il suo lavoro.

Il moro sospirò sorridendo, guardando quanto fosse concentrata lei nel compiere ciò che amava: lo sguardo ricadde sull’orologio che aveva al polso facendolo scattare in piedi impanicato: “Principessa è tardi, dobbiamo andare!” esclamò forse troppo ad alta voce, prendo in fretta il polso della ragazza per farla alzare, lasciando che, nuovamente, lo scoiattolo si ritirasse e il suo disegno rimanesse incompiuto. Frettolosamente buttò nella piccola borsa di lei, ogni suo oggetto non lasciandole nemmeno il tempo di controllare se avesse preso tutto, tanto che dimenticò la sua fidata matita sulla panchina in legno.

Seokjin aprì l’ombrello e prese saldamente la mano di lei, iniziando a correre velocemente fuori di lì: “ma almeno vuoi dirmi dove andremo?” le chiese lei ancora ignara, dopo tutti quei giorni di attesa, dove la volesse portare quella sera: “ tu non preoccuparti, il tuo Principe ha pensato a tutto” ammise lui, ammiccando, facendola arrossire nuovamente.

Mano nella mano sotto lo stesso ombrello, correvano verso casa attraverso il parco, iniziando a giocare ad evitare ogni pozzanghera che si trovasse sul loro cammino, spingendosi a vicenda per vedere chi per primo finiva con i piedi zuppi: in quel momento, Jin, non poté fare a meno di ricordare quel piccolo bambino dalla mantella gialla che, spensierato, giocava allegramente sotto la pioggia, sentendosi anche lui finalmente allegro e se stesso solo grazie a lei.
  
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