Mi stendo su un campo di grano:
ogni spiga č una domanda inespressa,
una risposta che non ho saputo dare,
una certezza che non mi hanno dato.
Il grano ondeggia nel vento
e io sto a guardare immobile,
seguo coi battiti il movimento lento
dello strisciante senso di smarrimento
che mi provoca sempre l'osservare
tutto ciņ che non so controllare.
E vorrei essere anche io flessuosa
crescere piano e seccarmi in fretta,
come una spiga vorrei muovermi sempre
e rimaner sempre ferma nello stesso posto,
lasciare che il Tempo, l'unico padrone
della vita, faccia il suo corso
abbracciandomi con la sua cortina
di ruggine e che inesorabilmente
mi seppellisca sotto le sue lancette.