E’ notte. Sono appoggiata sul balcone della mia camera. I miei occhi
scrutano il cielo per cercare la luna ma non c’è, solo buio e piccole
stelle qua e là.
Sento il vento, è come un soffio leggero che mi scompiglia i capelli,
che sembra portar via i pensieri, quelli tristi. Il vento per un piccolo
istante cessa di soffiare, tutta la tristezza che sembrava scomparsa
ritorna. Un senso di tristezza mi pervade l’anima.
Mi succede sempre, in questo preciso giorno, da un paio d’anni
dall’accaduto. Non riesco più a sopportarlo! Tutti dicono che sono cambiata dal
quel giorno, meno allegra più chiusa.
Questo episodio mi ha cambiato molto. Per questo decido di smetterla,
smetterla di rendere tristi le altre persone, smetterla di essere triste
io, ma soprattutto smetterla di vivere in questa tristezza.
Decido di andarmene via dai problemi, scappare. Penso che sia da
vigliacchi ma non ho trovato altra soluzione. Porto con me solo le cose più
care, indispensabili, solo quelle necessarie a vivere.
Prendo il mio zaino preferito, azzurro chiaro e pieno di scritte di
amici. Sullo schienale c’è scritta la mia canzone preferita, con le mani
la sfioro quasi scottasse. Questo gesto mi riporta alla mente la persona
che l’ha scritta, due lacrime solitarie rigano il mio viso.
Lo vedo, è lì ride, ricordo la scena come se fosse ieri. Prende il mio
zaino pieno di scritte però dietro vuoto, lui prende il mio pennarello
blu indelebile e si mette a scrivere.”Ma cosa fai? Poi non lo vede
nessuno e con quel pennarello non va più via” gli urlo dietro vedendo ciò
che stava facendo. Lui per tutta risposta mi disse “Dai non rompere
sempre sto scrivendo la tua canzone preferita, la sto scrivendo anche bene!
E poi cosa ti importa se non la vede nessuno noi sappiamo che è lì”.
Così dicendo appena lui finì il suo come diceva “capolavoro” ci mettemmo
seduti per terra davanti allo zaino a cantare quella canzone a
squarciagola.
Scuoto la testa come per allontanare i pensieri, i ricordi. Ormai ho
preso la mia decisione. Esco di casa senza fare neanche un minimo
rumore. Appena fuori sento il freddo, anche se è una sera di giugno sento
freddo.
Cammino lungo una via non ricordo più dove sono, dove sto andando. Ad
un certo punto mi trovo lì, davanti a casa sua. Tristezza, angoscia,
paura sono le uniche sensazioni che percepisco e in un attimo, senza
pensarci comincio a correre. Corro più forte che posso, mentre le lacrime
scorrono via spinte da quelle sensazioni. Ho corso non so per quanto,
smetto di correre e mi guardo in giro. Impaurita non vedo niente di
famigliare, le vie i negozi chiusi non mi ricordano niente, ma il mio
istinto mi dice di andare avanti.
Ormai sono lontana da casa non so cosa fare, fino a che…”no non può
essere” questo è il mio primo pensiero quando mi trovo faccia a faccia
davanti al cimitero. Quel cimitero visto solo una volta, quel cimitero
tanto odiato, quel cimitero dove riposa la persona più importante della
mia vita. Entro, è aperto. Mi sento come in un film dell’orrore, quei
film che odio vedere da sola. Mi guardo in giro, tutto mi sembra
spettrale.
Cammino tra le tombe delle persone, ai miei occhi sconosciuti, finché
non la trovo. È lì, come me la ricordavo, è tutto come l’ultima volta
tranne che per i fiori ormai appassiti .Mi inginocchio. Leggo il suo nome
sulla tomba Daniele Black, la sua data di nascita 2/03/1989, e con un
senso di paura la sua data di morte 14/06/2003.
Quella era la stessa data…rabbrividisco al pensiero…del mio
compleanno. Sono disperata non riesco a trattenermi, parole spezzate dalla paura
e piene di tristezza escono dalla mia bocca tra i singhiozzi :”Perché?
Perché te ne sei andato via! Tu…tu avevi detto che…che saresti rimasto
sempre con me! Tu sei il mio migliore amico…perché mi hai lasciato da
sola!?”.
Avverto la presenza di una mano sulla mia spalla, il calore sprigionato
da quella mano riesce a riscaldare il corpo. “Miky” sentii pronunciare
il mio diminutivo che in questi due anni nessuno aveva più pronunciato.
Poi penso che solo una persona mi chiamava sempre così. Mi volto e vedo
proprio quella persona. Lo abbraccio e scoppio a piangere. Lui mi disse
solo :”non piangere”. Poi vede lo zaino e continua :” Ma cosa credevi
di fare?Scappare di casa, non è da te! Torna a casa e non fare storie”.
Io non volevo andarmene.
Rimasi a fissarlo, lui calmo e razionale come al solito, con questi
pensieri mi addormento fra le sue braccia. È notte fonda ormai, mi sveglio
di soprassalto. Mi sono ritrovata nella mia camera, lui mi ha riportato
in dietro. Vedo sullo zaino, sotto la scritta della canzone, una nuova
scritta “non ti dimenticherò mai! Grazie di tutto. DB”. L’ha scritta
lui però solo io posso vederla, sussurrando dico :”addio”.
Ritorno a dormire questa volta con un sorriso sul volto mentre le
lacrime, senza che io potevo fermarle, scendevano dagli occhi.