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Autore: miky black    26/04/2005    10 recensioni
spero v piaccia...x piacere fatem sapere com'è grazie...x piacere recensite...grazie
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ notte. Sono appoggiata sul balcone della mia camera. I miei occhi 
scrutano il cielo per cercare la luna ma non c’è, solo buio e piccole 
stelle qua e là. 
Sento il vento, è come un soffio leggero che mi scompiglia i capelli, 
che sembra portar via i pensieri, quelli tristi. Il vento per un piccolo 
istante cessa di soffiare, tutta la tristezza che sembrava scomparsa 
ritorna. Un senso di tristezza mi pervade l’anima. 
Mi succede sempre, in questo preciso giorno, da un paio d’anni 
dall’accaduto. Non riesco più a sopportarlo! Tutti dicono che sono cambiata dal 
quel giorno, meno allegra più chiusa. 
Questo episodio mi ha cambiato molto. Per questo decido di smetterla, 
smetterla di rendere tristi le altre persone, smetterla di essere triste 
io, ma soprattutto smetterla di vivere in questa tristezza. 
Decido di andarmene via dai problemi, scappare. Penso che sia da 
vigliacchi ma non ho trovato altra soluzione. Porto con me solo le cose più 
care, indispensabili, solo quelle necessarie a vivere. 
Prendo il mio zaino preferito, azzurro chiaro e pieno di scritte di 
amici. Sullo schienale c’è scritta la mia canzone preferita, con le mani 
la sfioro quasi scottasse. Questo gesto mi riporta alla mente la persona 
che l’ha scritta, due lacrime solitarie rigano il mio viso.
Lo vedo, è lì ride, ricordo la scena come se fosse ieri. Prende il mio 
zaino pieno di scritte però dietro vuoto, lui prende il mio pennarello 
blu indelebile e si mette a scrivere.”Ma cosa fai? Poi non lo vede 
nessuno e con quel pennarello non va più via” gli urlo dietro vedendo ciò 
che stava facendo. Lui per tutta risposta mi disse “Dai non rompere 
sempre sto scrivendo la tua canzone preferita, la sto scrivendo anche bene! 
E poi cosa ti importa se non la vede nessuno noi sappiamo che è lì”. 
Così dicendo appena lui finì il suo come diceva “capolavoro” ci mettemmo 
seduti per terra davanti allo zaino a cantare quella canzone a 
squarciagola.
 Scuoto la testa come per allontanare i pensieri, i ricordi. Ormai ho 
preso la mia decisione. Esco di casa senza fare neanche un minimo 
rumore. Appena fuori sento il freddo, anche se è una sera di giugno sento 
freddo.
 Cammino lungo una via non ricordo più dove sono, dove sto andando. Ad 
un certo punto mi trovo lì, davanti a casa sua. Tristezza, angoscia, 
paura sono le uniche sensazioni che percepisco e in un attimo, senza 
pensarci comincio a correre. Corro più forte che posso, mentre le lacrime 
scorrono via spinte da quelle sensazioni. Ho corso non so per quanto, 
smetto di correre e mi guardo in giro. Impaurita non vedo niente di 
famigliare, le vie i negozi chiusi non mi ricordano niente, ma il mio 
istinto mi dice di andare avanti.
Ormai sono lontana da casa non so cosa fare, fino a che…”no non può 
essere” questo è il mio primo pensiero quando mi trovo faccia a faccia 
davanti al cimitero. Quel cimitero visto solo una volta, quel cimitero 
tanto odiato, quel cimitero dove riposa la persona più importante della 
mia vita. Entro, è aperto. Mi sento come in un film dell’orrore, quei 
film che odio vedere da sola. Mi guardo in giro, tutto mi sembra 
spettrale.
Cammino tra le tombe delle persone, ai miei occhi sconosciuti, finché 
non la trovo. È lì, come me la ricordavo, è tutto come l’ultima volta 
tranne che per i fiori ormai appassiti .Mi inginocchio. Leggo il suo nome 
sulla tomba Daniele Black, la sua data di nascita 2/03/1989, e con un 
senso di paura la sua data di morte 14/06/2003.
Quella era  la stessa data…rabbrividisco al pensiero…del mio 
compleanno. Sono disperata non riesco a trattenermi, parole spezzate dalla paura 
e piene di tristezza escono dalla mia bocca tra i singhiozzi :”Perché? 
Perché te ne sei andato via! Tu…tu avevi detto che…che saresti rimasto 
sempre con me! Tu sei il mio migliore amico…perché mi hai lasciato da 
sola!?”.
Avverto la presenza di una mano sulla mia spalla, il calore sprigionato 
da quella mano riesce a riscaldare il corpo. “Miky” sentii pronunciare 
il mio diminutivo che in questi due anni nessuno aveva più pronunciato. 
Poi penso che solo una persona mi chiamava sempre così. Mi volto e vedo 
proprio quella persona. Lo abbraccio e scoppio a piangere. Lui mi disse 
solo :”non piangere”. Poi vede lo zaino e continua :” Ma cosa credevi 
di fare?Scappare di casa, non è da te! Torna a casa e non fare storie”. 
Io non volevo andarmene.
Rimasi a fissarlo, lui calmo e razionale come al solito, con questi 
pensieri mi addormento fra le sue braccia. È notte fonda ormai, mi sveglio 
di soprassalto. Mi sono ritrovata nella mia camera, lui mi ha riportato 
in dietro. Vedo sullo zaino, sotto la scritta della canzone, una nuova 
scritta “non ti dimenticherò mai! Grazie di tutto. DB”. L’ha scritta 
lui però solo io posso vederla, sussurrando dico :”addio”. 
Ritorno a dormire questa volta con un sorriso sul volto mentre le 
lacrime, senza che io potevo fermarle, scendevano dagli occhi.

 

  
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