L’invadente ombra
dell’eroe
Giustino guardò Timmy
intento a spalare la neve intorno alla
statua di suo padre e sospirò. Notò che il
giovane aveva una fasciatura sul
braccio e la pelliccia sporca in più punti, il suo naso era
bluastro e tremava
per il freddo.
“Sicuro di non voler
entrare? Ti ricordo che con questo
tempo potrebbe tornarti la polmonite” disse con tono saggio.
La gemma rosso
sangue al suo collo brillò.
Timmy si passò la mano
sotto il muso e negò con il capo.
“Voglio che la statua di
mio padre si possa vedere bene con
qualsiasi tempo > disse.
< Non sarò mai come
te e le tue gesta mai compier saprò,
perché non ho te, a mostrarmi il cammino. Tu sei un grande
eroe ed io mi sento
così piccolo > pensò, guardando la statua
con sguardo ispirato.
I grandi rami dell’albero
sopra di loro tremavano,
appesantiti dalla neve.
Giustino osservò gli
operai intenti a ripulirli con delle
gru create con delle matite.
< Ormai siamo in grado di
produrre da soli gran parte dei
materiali, però il nostro ecosistema resta così
fragile. Se gli umani ci
scoprissero, sarebbe la fine > pensò.
“Ho sentito che hai
combattuto da solo contro un serpente.
Devi imparare a dare l’allarme. Anche io alla tua
età facevo sempre di testa
mia, ma devi iniziare a crescere” disse Giustino.
Timmy finì di spalare la
neve ed iniziò a lustrare la zampa
della statua del padre.
< Non ti conosco e la tua fama
è un mito per me, ma non
avrò te a mostrarmi il cammino. Tu sei un grande eroe, io
solo un topino >
pensò.
“Non c’era tempo
e non era questa grande minaccia” liquidò
il problema.
Giustino si sedette ai piedi della
statua.
“Sai, io volevo
assolutamente essere come tuo padre. Lui
salvò tutti dal Nimh ed io volevo assolutamente essere alla
sua altezza”
sussurrò.
< Agli occhi del mio maestro
Nicodemus, poi agli occhi di
tua madre e ora ai tuoi. Però nessuno di voi sembra notarmi,
mai > pensò,
grattandosi una spalla.
Timmy aveva iniziato a risalire la
statua, strofinando fino
a far splendere l’ottone.
“Chi non vorrebbe
esserlo?” chiese con tono infervorato.
< Verrà il giorno
in cui dimostrerò che son figlio tuo e
mi batterò. Ogni nemico io sbaraglierò, in
qualsiasi sfida il migliore sarò.
Sempre con me sei e la mia storia
comincia da te. Diventerò
sai anche io un eroe, così tutti saranno orgogliosi di me
> pensò.
“Domani mattina
all’alba, se mi sveglio presto e vengo da te
prima dei tuoi incontri ufficiali, posso venire allenato da te? Voglio
imparare
a usare la spada” disse.
“Molto presto,
però” rispose Giustino. Si rialzò,
sentiva il
mantello pesargli sulle spalle, il suo pelo si era stinto.
Timmy era salito sulla testa della
statua di suo padre la
puliva fischiettando.
< Un giorno io
diverrò come te, tutto cambierà, anche
dentro me. La nostra storia si racconterà, sarò
degno del tuo nome, giuro papà
> promise mentalmente.
Giustino si diresse con passo pesante
verso il palazzo.
< Posso fare qualsiasi cosa
per questa terra, ma non
potrò mai avere ciò che desidero. Come non ho
potuto salvare dalla vecchiaia
precoce la mia amata > pensò.
“Sarò degno del
tuo nome, giuro papà!” udì Timmy
cantare in
lontananza.