Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: mercury_witch    01/06/2018    1 recensioni
«In effetti è passato diverso tempo da quando anch’io mi sono concesso un caffè in compagnia»
I due si rivolsero un lieve sorriso, mentre il cameriere posò le due tazze di caffè sul tavolo.
«Comunque mi sembra giusto darle una spiegazione per ciò che è accaduto poco fa»
Kakyoin lo osservò con attenzione, mentre Jotaro cercava le parole giuste.
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Un'AU Jotakak ambientata ai giorni nostri dove Kakyoin è un insegnante di scienze alle scuole medie, mentre Jotaro è il padre di Jolyne, una sua allieva.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jotaro Kujo, Noriaki Kakyoin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Grazie per essere venuto al colloquio, signor Kujo»
«Ci sono dei problemi con Jolyne?»
L’insegnante sembrò confuso da quella domanda.
«No a dire il vero, Jolyne non le ha detto che si sarebbe trattato di un semplice colloquio di metà anno?»
Jotaro rimase in silenzio.
«Bhé...è una procedura standard; fissiamo questi colloqui in modo che il docente responsabile di una classe possa discutere del resoconto con i genitori, che sia esso positivo o negativo»
Le spalle di Jotaro si rilassarono a quelle parole: Jolyne era una ragazza piuttosto vivace, e l’idea che avesse combinato qualcosa a scuola lo aveva preoccupato. Era sempre stato apprensivo nei suoi confronti, soprattutto da quando, dopo il divorzio, poteva stare con lei unicamente il fine settimana.
«Ma pensa un po’, e immagino che l’insegnante responsabile della sua classe sia lei»
«Esattamente, mi chiamo Noriaki Kakyoin e sono il docente di riferimento per la classe di Jolyne, nonché il loro professore di scienze»
L’insegnante era molto giovane: portava un paio di occhiali dalla montatura fine, una semplice camicia bianca, e una cravatta piuttosto ridicola; decorata da tante piccole ciliegie su sfondo azzurro. I suoi capelli rossi avevano un taglio particolare, con un ciuffo laterale che piacque molto a Jotaro per la sua stravaganza. Nel complesso, il professor Kakyoin era decisamente un bell’uomo.
«Dunque, i voti di sua figlia sono relativamente buoni, eccelle in particolare a inglese e matematica»
Jotaro si sorprese nel ritrovarsi a fissare il modo in cui le lunghe dita affusolate dell’insegnante sfogliavano le carte dinanzi a lui.
«Peccato che si distragga facilmente. Proprio a causa della sua disattenzione ho notato un calo all’interno della mia materia»
«Strano»
Kakyoin alzò la testa dai fogli, guardando Jotaro con aria curiosa.
«Sono un biologo marino, e Jolyne sa che potrei aiutarla»
Il che era vero solo in parte: il lavoro di Jotaro lo teneva talmente impegnato che sarebbe stato difficile trovare effettivamente il tempo per farle da insegnante, senza contare che poteva averla tutta per sé unicamente nei fine settimana.
«Questa è una buona notizia! Jolyne è testarda, ma è molto capace, sono sicuro che recupererà presto ogni lacuna»
Sembrava che a quell’uomo importasse veramente di Jolyne, e trovare un professore del genere era cosa più unica che rara.
Jotaro non capiva il perché, ma qualcosa in quell’uomo lo intrigava; forse era il suo bel viso giovane, oppure l’indole ottimista che aveva lasciato trasparire.
“Non con un insegnante di Jolyne” si disse Jotaro stringendo la mascella. I rapporti con l’ex moglie erano precari, e certamente una cosa del genere non avrebbe giovato alla situazione.
«Dunque, non ho altro da aggiungere»
La voce di Kakyoin lo riportò alla realtà, e con un lieve cenno del capo, Jotaro si alzò dalla sedia.
«Grazie mille per il suo tempo, signor Kujo, è stato un piacere conoscerla»
«Il piacere è stato mio. Grazie per il suo resoconto»
I due si strinsero la mano, e quel contatto fece venire una specie di brivido a Jotaro. Quest’ultimo si sorprese nel fissare il volto sorridente dell’uomo, come a volerne memorizzare le fattezze prima di congedarsi. Chissà quando lo avrebbe rivisto.

«Allora? Cosa ti ha detto?»
«Che devi stare più attenta durante scienze»
Jotaro guidava con Jolyne accanto: aveva insistito affinché venisse anche lei, ma il colloquio era unicamente tra insegnante e genitori, e così la ragazzina, con sommo disappunto, aveva atteso il padre sulla panchina nel corridoio.
«Capisco che il primo anno di scuole medie non è semplice, ma è importante iniziare con il piede giusto»
«Starò più attenta a lezione»
Sospirò Jolyne volgendo lo sguardo al di là del finestrino.
«Senti...»
Fece Jotaro, continuando a guidare verso la casa dell’ex moglie.
«Che tipo è il professor Kakyoin?»
«È a posto, non ci riempie di compiti come fanno gli altri ed è bravo a spiegare, inoltre ha un piccolo fan club tra le mie compagne di classe»
L’uomo alzò un sopracciglio.
«Bhé, è carino e simpatico, a differenza delle altre mummie che insegnano»
«Ma pensa un po’...»
Jotaro non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un mezzo sorriso: Kakyoin doveva essere particolarmente benvoluto per entrare nelle grazie di Jolyne.

Jotaro parcheggiò l’auto nel viale di quella che una volta era stata anche la sua di casa, per poi prendere lo zaino di Jolyne e consegnarglielo una volta scesa dalla vettura.
«Immagino che non verrai a salutare la mamma»
«Fai la brava e dì alla mamma che il colloquio è andato bene»
Jotaro si chinò per posare un bacio affettuoso sulla guancia della figlia.
«Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami. Ci vediamo venerdì prossimo»
Jolyne annuì, stringendo un’ultima volta la mano del padre, prima di andare a suonare il campanello. Jotaro aspettò fino a quando la madre non le aprì la porta, e, una volta entrate, non la richiuse, ignorando completamente la sua presenza, dopodiché si limitò a mettere in moto la macchina e a tornare a casa.

Una settimana era passata, e Jotaro stava attendendo fuori dalla scuola l’arrivo della figlia, quando, guardando l’orologio, si accorse di essere arrivato con un po’ troppo anticipo. L’uomo si limitò a sospirare e ad accendersi una sigaretta: vizio che cercava di evitare quando Jolyne era con lui.
Jotaro era assorto nei propri pensieri quando una figura familiare catturò la sua attenzione: il professore che aveva conosciuto una settimana prima era appena uscito dall’edificio. Quel giorno indossava una giacca di pelle piuttosto scolorita e una candida sciarpa bianca. Camminava a passo tranquillo, tenendo la valigetta con una mano ed un plico di fogli con l’altra.
Jotaro decise di ignorarlo, ma non fece in tempo a guardare nuovamente l’orologio che si sentì chiamare proprio dalla voce di Kakyoin.
«Signor Kujo! Che piacere rivederla. Come sta?»
«Tutto bene, grazie, e lei?»
«Un po’ sovraccarico e un po’ infreddolito, ma nel complesso bene»
Sorrise Kakyoin alludendo ai fogli che teneva stretti contro il petto.
«Per caso saprebbe dirmi verso che ora finiscono le lezioni? Temo di essere arrivato un po’ troppo in anticipo»
L’insegnante alzò un sopracciglio, vagamente confuso.
«Non glielo ha detto la signora Kujo? Jolyne aveva un po’ di febbre e la signora è venuta a prenderla circa un’oretta fa»
La mascella di Jotaro si irrigidì di colpo. Che razza di...
«No, a dire il vero non mi ha detto niente...»
Kakyoin notò l’oscurarsi del viso di Jotaro, poiché fece mezzo passo verso di lui con fare preoccupato.
«Bhé...un po’ di febbre capita di prenderla, soprattutto in questo periodo dell’anno e a scuola girano molti batteri e...»
«Non è quello il problema. Mi scusi»
Jotaro buttò nervosamente la sigaretta per terra e fece per incamminarsi con passo furioso verso la propria auto, quando per sbaglio urtò la spalla dell’insegnante. Si girò appena in tempo per vedere il plico di fogli sfuggirgli dalle mani, spargendosi per tutto il marciapiede.
Kakyoin non disse nulla, si limitò ad abbassarsi e a raccogliere i fogli.
«Senta...mi dispiace»
Fece Jotaro, mortificato, chinandosi a sua volta per aiutare il giovane uomo.
«Non c’è problema, non so cosa l’ha fatta arrabbiare, ma non avrei dovuto infierire»
I due finirono per appoggiare entrambi la mano sull’ultimo foglio rimasto a terra, e inevitabilmente i loro sguardi si incrociarono. A così poca distanza Jotaro notò che il naso di Kakyoin era cosparso da tante piccole lentiggini, il che gli conferì un’aria ancora più gioviale e innocente. Ma quanti anni aveva quell’uomo?
«Ah...io...non volevo essere scortese»
Si affrettò a dire Jotaro, lasciando che fosse Kakyoin a prendere quel foglio, mentre lui gli consegnava ciò che aveva raccolto a sua volta.
«Non si preoccupi, davvero»
Entrambi si rialzarono, mentre un silenzio carico d’imbarazzo iniziò a dilagare tra loro.
«Bhé...uhm...allora credo di non avere più nulla da fare qua, buona giornata»
Jotaro fece per allontanarsi dall’insegnante, quando quest’ultimo richiamò la sua attenzione.
«Signor Kujo»
L’uomo si voltò, notando che Kakyoin aveva le guance leggermente arrossate.
«Stavo giusto andando a prendere un caffè, le piacerebbe venire con me?»
L’invito dell’insegnante spiazzò completamente Jotaro. Per caso si sentiva in colpa per aver toccato un tasto dolente? Però era stato lui a fargli cadere sgarbatamente i fogli di mano...non capiva, ma si rese conto che quell’uomo dal corpo slanciato e i capelli rossi gli piaceva sempre di più.
«D’accordo»

I due si ritrovarono a dividere un tavolo all’interno di un bar piuttosto accogliente: il pavimento era in legno, il soffitto alto e le grandi finestre permettevano al locale di essere ben illuminato dalla luce del sole invernale. Entrambi ordinarono un caffè, e Jotaro non poté fare a meno che seguire i movimenti di Kakyoin mentre si toglieva giacca e sciarpa, notando quanto fossero sinuosi.
«Sono contento che abbia accettato il mio invito, di solito vengo qua da solo, ma dopo un po’ ci si annoia»
Quella frase lasciò intendere che l’insegnante non doveva avere molti amici.
«In effetti è passato diverso tempo da quando anch’io mi sono concesso un caffè in compagnia»
I due si rivolsero un lieve sorriso, mentre il cameriere posò le due tazze di caffè sul tavolo.
«Comunque mi sembra giusto darle una spiegazione per ciò che è accaduto poco fa»
Kakyoin lo osservò con attenzione, mentre Jotaro cercava le parole giuste.
«Vede, io e la mamma di Jolyne, qualche tempo fa, abbiamo divorziato, e dal venerdì alla domenica lei dovrebbe stare con me»
Jotaro si portò una mano sulla fronte, sospirando lievemente, cercando di mantenere la calma.
«Ma sembra che stasera non sarà così. Mi dispiace per aver scaricato la rabbia su di lei, prima, ma io e la mia ex moglie proprio non riusciamo ad avere un rapporto civile»
Si sorprese con quanta facilità stesse raccontando le proprie faccende private a Kakyoin, eppure sapeva che avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa senza essere giudicato.
«Capisco, effettivamente non avrei dovuto parlare a vanvera»
Jotaro scosse leggermente il capo.
«Non poteva saperlo»
I due si guardarono per un istante negli occhi prima di sorseggiare il rispettivo caffè.
«Se può farla sentire meglio Jolyne è una ragazzina molto vivace: ho avuto altri allievi che in seguito al divorzio dei genitori si sono ritrovati spaesati, hanno smesso di studiare e si sono chiusi in loro stessi. Si vede che non fate mancare niente a Jolyne»
Quelle parole giunsero al cuore dell’uomo come una freccia; Jotaro aveva sempre avuto paura che Jolyne vivesse in maniera negativa quella situazione, che lui non riuscisse a darle abbastanza attenzioni vedendola solo il weekend, e che sarebbe cresciuta detestandolo, soprattutto perché conosceva il motivo del divorzio.
«Devo ammettere che sono sollevato di sapere ciò»
«Non si preoccupi signor Kujo, sono sicuro che lei è un padre fantastico. Si vede lontano un miglio che ci tiene a Jolyne»
Il sorriso di Kakyoin unito a quell’indole positiva fecero venire voglia a Jotaro di stringerlo a sé.

E così i due passarono il pomeriggio chiacchierando del più e del meno all’interno di quel bar dalle grandi finestre. Jotaro si rese conto che avevano diverse cose in comune, come ad esempio i gusti in fatto di musica, o l’amore per il mare e le creature che lo abitano, e si sorprese quando scoprì che Kakyoin adorava giocare con i videogiochi; non se lo sarebbe mai aspettato da un tipo così intellettuale.
«Adoro questa canzone! Posso alzare il volume?»
Jotaro acconsentì con un cenno, mentre le note di Perfect Strangers dilagarono all’interno della macchina. L’uomo si era offerto di dare un passaggio all’insegnante, il quale aveva accettato di buon grado la proposta, e i due si erano ritrovati come dei ragazzini a cantare le vecchie canzoni rock che passava la stazione radio preferita di entrambi.
Era passato diverso tempo da quando Jotaro si era trovato così bene in compagnia di qualcuno: Kakyoin faceva affermazioni intelligenti, ascoltava con interesse e la sua risata cristallina riempiva il cuore dell’uomo in un modo che non riusciva a spiegarsi. Fu dunque dispiaciuto quando il loro breve viaggio in auto terminò una volta raggiunta la casa dell’insegnante.
«Ci siamo, casa dolce casa»
Sospirò Kakyoin, e Jotaro era sicuro che il suo tono celasse un certo dispiacere.
I due rimasero in silenzio per qualche istante, prima che il rosso si decise a dire qualcosa.
«Grazie mille del pomeriggio, signor Kujo, sono stato davvero bene»
Jotaro deglutì. Era dai tempi dell’università che non gli capitava di trovarsi in una situazione simile, e di norma avrebbe detto “anch’io”, per poi spingersi verso il bacio, ma la situazione era ben diversa rispetto a quando era un ragazzino.
«Bhé, buona serata e grazie mille per il passaggio»
Kakyoin gli rivolse un ultimo sorriso prima di scendere dalla macchina.
«Si figuri, buona serata...»
Jotaro seguì l’altro con lo sguardo, fini a quando non iniziò a trafficare con le chiavi di casa davanti alla porta, a quel punto abbassò il finestrino.
«Hey! Possiamo darci del tu?»
Kakyoin si voltò dapprima con aria confusa, che poi venne cancellata da uno dei suoi larghi sorrisi.
«Certo! Buona serata, Jotaro!»
Esclamò facendogli un ultimo cenno di saluto con la mano, per poi entrare in casa.
Jotaro mise in moto la macchina e uscì dal viale. Gli piaceva il modo in cui il suo nome suonava tra le labbra di Kakyoin.

«Avresti dovuto avvertirmi!»
«Jolyne aveva la febbre e la scuola ha telefonato a me! Non ho avuto fisicamente il tempo per informarti»
«Mi hai sottratto un giorno con lei!»
«Senti, Jolyne ha tutt’ora la febbre, e diciamocelo, per colpa del tuo lavoro non avresti il tempo di occuparti di lei in queste condizioni»
Jotaro guardò gli occhi della ex moglie sentendosi ferito.
«Lo sai che non è vero...»
«Non sto mettendo in dubbio il fatto che tu non le faccia mancare niente, ma lavorando a casa anche il weekend non hai sempre tempo per occuparti di lei, e ora sta male, ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei tutto il giorno, finché non guarisce»
Jotaro non sapeva come ribattere; in cuore suo sapeva che la donna aveva ragione, ma proprio per questo la verità faceva male. Avrebbe voluto occuparsi sempre di Jolyne, dal lunedì alla domenica, e accompagnarla a scuola, pettinarle i capelli, portarla spesso al parco e via dicendo. E invece passava all’incirca due giorni e mezzo con lei, nella quale doveva anche lavorare, e dunque non sempre riusciva a sfruttare il tempo insieme come avrebbe voluto.
«D’accordo, hai ragione...salgo un attimo da lei»
Jotaro salì le scale in quella che una volta era stata anche casa sua, ed entrò nella stanza della figlia.
«Sono venuto a salutarti»
Disse avvicinandosi al letto nella quale Jolyne era sdraiata: le sue guance erano rosse, gli occhi lucidi e i capelli appiccicati alla fronte a causa del sudore.
«Quindi non verrò da te?»
«Mi dispiace piccola ma per questa volta è meglio che tu stia con la mamma. Settimana prossima tornerai da me»
«Non mi vuoi perché sono malata?»
A quelle parole, e dinanzi alle condizioni della figlia il cuore di Jotaro si strinse.
«Ma cosa dici, è solo che la mamma ti farà guarire prima»
Disse accarezzandole dolcemente la guancia calda.
«Sabato prossimo ti porto all’acquario, ti va?»
«Ci saranno gli squali?»
«Certo»
«E le meduse? E i pesci pagliaccio? E i polipi?»
«Ci saranno tutti quanti»
«Allora va bene»
Jolyne rivolse un debole sorriso al padre, prima che quest’ultimo si congedò da lei con un bacio sulla fronte.
«Allora riposati e prendi le medicine che ti dà la mamma senza fare i capricci»
«Va bene papà, buonanotte»
Jotaro uscì dalla stanza socchiudendo la porta alle sue spalle, tornando poi al piano di sotto, dove la madre di Jolyne lo stava aspettando.
«Credimi Jotaro, è meglio così»
«Lo so»
Le parole della donna nascondevano un pizzico di dispiacere, ma Jotaro uscì comunque di casa senza salutare, con le mani tremanti per la rabbia.




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Salve a tutti! È la prima volta che scrivo qualcosa su efp e so di avere ancora molto da imparare, spero inoltre che il fandom di JoJo non sia del tutto morto ^^'' 
Proprio perché non ho l'abitudine di scrivere ho scelto di iniziare con un'AU semplice semplice, inoltre spero di non essere uscita troppo dal carattere dei personaggi (a parte il fatto che Jotaro cerca di essere un padre presente ehm ehm). Sono curiosa di sapere cosa ne pensate <3
   
 
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