Ciao a tutti!!
Eccomi tornata con una cosina da nulla, ma che mi frulla nella testa da un pochino! =)
Vuole essere qualcosa di leggero e divertente in attesa di vedere come si svolgerà la vera storia!
Grazie mille a chi legge e a chi vorrà lasciare un commento!
Buona giornata
 
Effy
 
Le immagini scorrevano confuse attorno a lui. Non aveva capito bene dove si trovasse, ma, dal legno che riusciva a vedere a terra e dal cielo che lo sovrastava, poteva azzardarsi a pensare che fosse sulla Sanny.
L’ennesima risata cristallina gli fece contorcere lo stomaco. Tutto era sfocato, ma la sua immagine era chiara e nitida davanti ai suoi occhi. Era lei, la sua Nami. Ed felice, come una bambina, come amava vederla. Peccato che a renderla così non fosse lui, ma qualcun altro.
Non capiva cosa o chi stringesse così affettuosamente la rossa e perché gli rivolgesse certi sorrisi, sapeva solo che di li a poco avrebbe affettato quel poveretto con le sue spade. Fece per fare un passo, ma qualcosa lo bloccò, come se per lui fosse impossibile alzare i piedi.
Provò a richiamare l’attenzione di Nami, ma lei era troppo concentrata a farsi avvolgere dall’altra figura. Un moto di rabbia salì nuovamente dallo stomaco al cuore portandolo a digrignare i denti.
Poi tutto successe in un attimo: lei si girò di scatto verso di lui, mostrando la figura misteriosa, un sorriso birichino sul viso nel pronunciare la frase che lo avrebbe steso del tutto.
-Oh andiamo Zoro: non sarai geloso del nostro nuovo compagno di ciurma? Io lo trovo adorabile!Tu no?! –
 
 
Si svegliò di soprassalto sudato e con già la mano sulla sua fidata katana. Fece scorrere l’occhio a destra e sinistra per capire bene la situazione e, quando incrociò lo sguardo di Usupp terrorizzato per quello scatto, si calmò tornando a sdraiarsi.
Era solo un sogno, l’ennesimo che in quei giorni lo avevano colpito ogni volta che tentava di riposare.
Non c’era stata notte che non l’avesse sognata: felice, triste, in pericolo, ma mai aveva immaginato una cosa del genere.
Si passò una mano sul viso per cercare di distendere i nervi che lo avevano assalito durante quello che poteva catalogare tra l’incubo più strano di tutti.
Non era mai stato un credente, ma ai suoi sogni aveva sempre dato un certo peso.
Durante i due anni di allenamento poi, avendo sviluppato l’haki dell’osservazione, si era reso conto che ciò che gli appariva nel sonno poteva essere preso come un vero e proprio presagio.
Ma questo sicuramente era solo un brutto scherzo della sua mente stanca. Non voleva crederci, per una volta avrebbe dubitato volentieri di se stesso.
Perché non era possibile che, dopo anni di tormenti interiori, di sofferenze, di mancanze, ora che finalmente si erano trovati e, si forse non sarebbe stato facile, ma avrebbero potuto provare a costruire qualcosa insieme, lui doveva iniziare a preoccuparsi per l’arrivo in ciurma di una nuvola?!?