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Autore: PathosforaBeast    07/06/2018    2 recensioni
Non sei sul campo di battaglia ma questo non significa nulla. Resti un soldato in qualsiasi situazione. Anzi, ora più che mai.
[Questa storia partecipa alla challenge del gruppo: "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maggiore Sholto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Still a man.

 
 


Se c’è una sensazione che ami in particolare, è poter sentire il fruscio delle lenzuola sulla tua pelle.
Hai passato troppe notti rinchiuso nella tua divisa, a terra, in piccoli rifugi tra l’aria ghiacciata di Dicembre o il sole asfissiante di Agosto. I tuoi sottoposti scherzavano sempre quando tu…
Respira, Maggiore Sholto.
 

Rachel è sdraiata accanto a te.
Basta un piccolissimo movimento e tutto in lei cambia. La poca luce della luna le accarezza la pelle, riflettendosi sulla seta come onde sul mare. La vestaglia si ritira sulle cosce, la spallina si abbassa sulla spalla sinistra e le mani protendono verso di te.
Ti allontani.
È così bella e fragile che ti fa paura anche solo toccarla.
Ma le sue braccia si stringono forte intorno al tuo petto “Amore, sei già sveglio? È notte fonda…”
“Non ho molto sonno” Senti il suo corpo tendersi e abbassi il volto incontrando il suo sguardo preoccupato. “Passerà.” Le accarezzi i capelli finché non si addormenta.
Il respiro diventa regolare, tranquillo. Sa di essere al sicuro accanto a te.
Chiudi gli occhi.
 
 
 
 
Il legno della panchina cozza contro la tua schiena.
Non ci fai caso. Mantieni una posizione eretta, giusta. Non sei sul campo di battaglia ma questo non significa nulla. Resti un soldato in qualsiasi situazione. Anzi, ora più che mai.
Sai di essere osservato. Sei l’attrazione principale. Il peso di tutti quegli sguardi scarnifica ogni singolo centimetro della tua pelle già bruciata. Ma loro non devono sapere.
Schifati, terrorizzati, impietositi da quello che vedono. Glielo leggi negli sguardi furtivi e le schiene repentinamente girate. Si rinchiudono nei loro cappotti ringraziando chissà chi per non aver nessuno nella loro cerchia di conoscenze ridotto in queste condizioni.
E tu hai lottato per queste persone. Hai votato la tua intera vita alla loro salvaguardia e ora ti ritrovi a pagarne il prezzo. Ma è un giuramento che loro non sarebbero mai capaci di capire ed affront-
 
uno scatto.
un rumore- una frenata, forse.
un urlo.
Ti ritrovi a stringere una mano sul petto e senti i tuoi polmoni improvvisamente svuotati.
Respira, Maggiore Sholto.
Respira.
 
 
 
 
Apri la porta. Saranno dieci minuti che Joshua non fa altro che raccontarti della sua partita di calcio. “è andata male ma non è stata colpa mia!”. Gli sorridi. Cerca di dare se stesso in ogni piccola cosa ma quando non ci riesce può parlarne per giorni.
Noti immediatamente che qualcosa non sta andando bene. Rachel non sta bene. I capelli le coprono il viso e non ti ci vuole molto tempo per capire perché.
Stringe delle lettere tra le mani.
Le parole di vostro figlio all’improvviso diventano degli echi lontani, troppo innocenti per poter capire la situazione. Troppo lontani per essere veri.
Ma tua moglie è diversa. Le basta sentire quella vocina lamentarsi, per lanciare tutto nel primo cassetto che riesce ad aprire e correre per abbracciarlo. Ti bacia dolcemente la fronte, candida come solo lei sa essere, e ti stringe la mano.
 “James, niente a questo mondo potrà mai convincermi che tu non sia un buon uomo. Ho sempre creduto in te e non smetterò di farlo certo oggi. Niente, nessuno a questo mondo potrà mai separarci”esita un attimo. “Joshua, perché non vai a farti una doccia? Dai, dopo prepariamo un bel dolce insieme”.
È un secondo. Ti guarda negli occhi e corre al piano di sopra.
Apri il cassetto. Raccogli le lettere. Linde, immacolate all’esterno.
Baci Rachel sulla fronte e chiudi a chiave la porta della cucina.
Le apri e riveli il loro cuore.
Foto, insulti, minacce di morte.
Rachel continua a bussare ed urlare contro la porta.
Non l’hai mai amata così tanto in vita tua.
 
 
 
“Maggiore, grazie”
Schiena dritta, petto in fuori, i sorrisi mal trattenuti di chi sa di avercela fatta. Peter è un prodigio in quella divisa. Neanche 18 anni ed è lì ad affiancare ragazzi molto più grandi di lui.
Ma sono felici. Per ora possono farsi bastare questo.
Poi gli spari, la paura.
Com’è stato possibile che tutto il mondo vi travolgesse nell’arco di un minuto?
Doveva essere solo un’esercitazione, nient’altro.
Solo una semplice operazione del cazzo. Ma eravate al posto giusto nel momento sbagliato.
Avete iniziato a correre in ritirata. E poi, uno dopo l’altro sono iniziati a cadere.
Ragazzi che potevano essere tuoi figli sono caduti sotto il colpo dei proiettili.
Avete corso tra i cadaveri e con le lacrime agli occhi e i pantaloni luridi di sangue, vi siete nascosti dietro il pri-

Respira, Maggiore Sholto.

Peter piangeva in un angolo.

Respira, Maggior-

Vi hanno lanciato una bomba addosso. Hai visto Peter saltare in a-ari….

Respira, M-

Tutti sono morti. Non meriti di vivere.

Resp-
 
 
Cadi a terra. Piangi. Sulle tue spalle grava il peso di tutti i loro cadaveri.
Se questo è vivere, che ti lascino in pace.
Non vuoi essere torturato così.
 
James, riposati.



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prompt 6/26

respirare: verbo transitivo

1. Processo mediante il quale si realizza lo scambio gassoso fra l'organismo e l'ambiente; compiere il processo della respirazione; inspirare ed espirare l’aria; vivere.

2. Avere un po’ di pace, di riposo, di sollievo; riprendere fiato



 
   
 
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