Libri > Altro
Segui la storia  |      
Autore: Sibunaarcaica    08/06/2018    0 recensioni
[Personaggi Storici]
Poteva sembrare una giornata calda, estiva, tipica del 1800 ... anche se di estivo non pareva avere nulla se non quella piccola sensazione di tepore lasciata dal venticello proveniente dall'Sud. Quando i miei occhi furono attratti da un esserino che, per quanto minuscolo fosse , cinguettava felice ed allegro. In cuor mio desideravo essere libera come lui, ma non potevo esserlo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Scottish flower
  I
 
Poteva sembrare una giornata calda, estiva, tipica del 1800 ... anche se di estivo non pareva avere nulla se non quella piccola sensazione di tepore lasciata dal venticello proveniente dall'Sud. Quando i miei occhi furono attratti da un esserino che, per quanto minuscolo fosse , cinguettava felice ed allegro. In cuor mio desideravo essere libera come lui, ma  non potevo esserlo.
 
Quell' estate avevo perso il mio mondo , la mia stabilità , quando mio padre era stato trovato privo di vita lungo il lago, col volto riverso sulla battigia.
 
Come fosse finito li però nessuno lo seppe mai , né tanto meno mia madre lo chiese.
 
Nel mio villaggio , disperso nella campagna scozzese, nessuno chiede più di quanto sia dovuto, ne tanto meno ascolta più di quello che gli competa. Così il caso di mio padre fu in breve dimenticato. Poteva esserlo per mia madre e mia sorella, ochette cocciute della campagna ,ma  non per me , che ero molto più simile a lui di quanto ne avessi memoria.
 
Una sua frase assillava ancora la mia mente stanca dal continuo rimuginare su i fatti: " Non avere paura dei MORTI , loro sono polvere sotto di te. Ma abbi paura dei VIVI, loro hanno spesse lingue taglienti e pensieri pericolosi. " .Quanto lontano dalla realtà poteva essere quella frase ? Non potevo saperlo , ma il tempo gli avrebbe dato ragione .
 
Ero ancora  seduta sul dondolo che si trovava sotto una quercia ,vecchio di chissà quanti anni ,  a fissare il crepuscolo quando la mia stupida , ed affettuosa, sorella maggiore venne a chiamarmi per la cena.
 
-"Crystal , ancora a guardare il crepuscolo ed oziare ? Ma cosa ne faremo mai della tua testolina vuota? Cosa ci vedesse papà in te proprio non lo capisco. "- A quell' affermazione non posi risposta, sapevo a cosa avrebbe portato e sicuramente la cena , non l' avrei saltata un giorno di più. A detta di mia madre ,però, il digiuno rinvigoriva lo spirito; e se così era io dovevo essere la più pura delle dame. Comunque sia , mi sembrava un ragionamento molto più che fuori luogo ,se esciva dal viso rotondo e troppo paffuto della mia simpatica e vorace madre.
 
 A differenza mia lei  aveva curve, forse troppe, ed un seno prominente esattamente come quello di mia sorella che trasbordava dalle vesti troppo strette. Capelli neri come la notte , i cui unici filamenti bianchi erano accuratamente nascosti in un acconciatura sobria e contadina , la pelle dai colori non troppo vivi come si addiceva ad una perfetta signora di Glamis, e le iridi insolitamente scure e vivaci.
 
Io invece, fortuna o sfortuna che fosse, ero molto più simile a mio padre, magra come un giunco e senza alcuna forma se non quella del seno , i capelli invece erano rossi e scendevano ricci sul mio seno appena scoperto, per le iridi madre natura aveva pensato bene di donarmene un paio del colore azzurro marino come la baia che distava poco dalla nostra abitazione, segnata da numerose sventure legate a legende che circondavano la zona.
 
A dirsi una ragazza come me poteva essere un appetibile dama per qualsiasi uomo vi fosse avvicinato , ma per mia madre, questo era un castigo, forse il più malevolo del mondo. Per nessun motivo avrebbe permesso, se mai c'è ne fosse stata occasione , che la sua figlia minore si sposasse prima che l' abbia fatto la maggiore. Roba d' altri tempi, che mai a quell'epoca avrei capito.
 
L' uomo giusto per me non era ancora arrivato , e forse non sarebbe arrivato mai.
 
La mia predilezione per i ragazzi non era assai favorita ne preda dei miei pensieri, ma bensì lo era la lettura. Essa si che era in grado di carpire il mio essere e ricevere le mie attenzioni completamente .
 
Nella grande sala da pranzo, finemente decorata secondo i saccenti gusti della padrona di casa , dimorava un lungo tavolo in legno , reso scuro dal tempo e dalle pietanze ancora bollenti che i camerieri vi poggiavano per servire la cena. Quella sera ,come le altre addietro, il tavolo era colmo di cibarie di ogni sorta. Dai primi ai dessert, una melodia di sapori ed odori discordanti ,erano tutti li su quel tavolo che mai come quella sera mi pareva essere così pieno. L' arrosto era quello che più suscitava in me un insieme di sentimenti che andavano dalla pena al disgusto più totale. Ad  incorniciare il tutto c'erano le altre due donne che dividevano con me il pasto e che ,a parer mio assurdo , condividevano lo stesso sangue.
 
Prima di sedermi il mio sguardo cadde prima su mia sorella, che col viso chino sulla pietanza non le permetteva neanche una piccola goccia di grasso cadere dal piatto ed assaporare un alito di liberta; poi su mia madre che aveva già  affondato i suoi voraci canini su quella carne tenera e fumante, prese un fazzoletto e con finta eleganza si tamponò l' angolo delle labbra, che tradiva la sua ingordigia.
 
-"Non ti sento affatto figliola, qualcosa impegna la tua graziosa testolina caparbia? " - Disse in tono saccente, anche se in realtà non sapeva neanche la metà dei termini che utilizzava.
 
-" Nulla madre, forse solo un po' di stanchezza..."- Risposi con tono benevolo e segretamente divertito alla vista di lei che trangugiava anche l' ultimo pezzo d' arrosto. Le ci volle un attimo prima di alzare lo sguardo su di me e captare la mia ironia.
-" C'è qualcosa che ti fa ridere Crystal? Magari una bella dormita senza dessert ti farà smettere di ridere!?".- inveì lei stizzita con quel tono burbero ed altisonante, colmo di disprezzo. Da quando mio padre se n' era andato ero completamente in balia dell' avversione che mia madre nutriva per me, senza alcun motivo apparente.
 
Senza fiatare o ribellarmi mi  alzai da tavola aspettando che la cameriera arrivasse, le presi la mano , m’ inchinai  e salimmo l’ enorme scalone che intercorreva i due piani .
Sin da quando ero bambina, ed avevo imparato a camminare, mia madre pretendeva ch’io tenessi la mano della cameriera per salire le scale, non ne capivo il motivo, ma quando provavo a chiedere spiegazione ella semplicemente mi diceva che era per la mia sicurezza.
In un certo qual modo adoravo essere mandata via a finitura, o quasi, dei pasti . Non mi piaceva ascoltare la sinfonia gastrica emessa dagli orifizi di mia madre e mia sorella.
 
Salita al piano rimasi un attimo ferma sul pianerottolo .
La mia camera distava si e no qualche passo da quella di mio padre, e puntualmente mi fermavo li a fisarla. Ormai devastata da quel silenzio che sembrava colmo di un assordante cascata di ricordi. La sua assenza faceva male, ne faceva troppo che quasi credevo d’ impazzire nella speranza di udire la sua voce ancora una volta.
Non ci volle molto prima che ,guardando la porta scura chiusa, un  groppo mi si formasse in gola, quasi come ci fosse qualcosa che la stringesse , che volesse uscire. Gli occhi ormai imperlati da mutue lacrime scesero a rigarmi la pelle chiara; -Perché lui? Perché non qualcun altro ? – questi erano i pensieri che rievocava il ricordo celato in quella stanza, che ora più di allora era vivido e nitido nella mia mente. Quell' odore di menta selvatica al mattino che ricopriva le lenzuola e le vesti da caccia di mio padre era inconfondibile, quella morbida testa colma di ricci che era i suoi capelli, simili ai miei. E quella voce calda che, anche quando il cielo diurno era bruno, sembrava essere sempre colma di speranza. Questo era mio padre, un uomo colto , saggio , con passioni che andavano molto al di la della normale occupazione maschile. Perdevo ore a seguirlo, ad imparare e nutrirmi della sua saggezza. Si Harry Lancaster , era per me padre , madre e mentore, quasi come quegli studiosi greci di cui mi parlava spesso.
 
 
-" Non sapete quanto mi mancate padre...".- Sospirai poggiando una mano che scivolò lungo l' intarsiatura della porta e si posò sulla maniglia che per me era come una sua mano seppur molto più fredda e dura. Un minuto ed un altro ancora passarono ma  il mio sguardo non riusciva a staccarsi da quella porta scura. Neanche la voce sommessa della cameriera riuscì a destarmi dai miei pensieri fin quando un rumore sordo, forse qualcosa che cadeva sul tappeto mi fece sobbalzare , mi avvicinai alla porta tremolante, come se qualcosa mi spaventasse. Forse era l' impressione o la sensazione di trovarvi mio padre intento a leggere un libro al lume di candela subito dopo cena, al suo interno .
 
Abbassai la maniglia che cigolò appena , e mi addentrai in quella camera fredda in cui nessuno però, neanche il tempo, sembrava aver toccato nulla.
 
Nulla era cambiato da quando mio padre era in vita ed occupava ancora quelle sale. Attraversai la sua stupenda scrivania in mogano lucido posto di fronte la  grande finestra dai vetri opachi ,a causa degli agenti climatici, e poi la grande cassa panca che conteneva i suoi abiti da caccia.
 
Era li steso sul pavimento, un piccolo libro dalla rilegatura in pelle , con  la fibbia che stringeva avaramente l' altra per non essere aperto da altri al di fuori del proprietario.
 
-"Cosa ci fai qui per terra?... Eppure ricordo benissimo che qualche giorno fa, tu non c'eri.".- chiesi all' oggetto inanimato che mi apprestavo a raccogliere.
 
Lo guardai, lo rigirai, eppure non lo avevo mai visto. Era in pelle, marrone, quasi bruciata ma aveva un profumo che sembrava non appartenergli, era un profumo di lavanda . Ne avevo viste di meravigliose lungo la strada che portava al castello abbandonato. Eppure tra i vestiti di mio padre non mi era mai parso di aver aspirato quel profumo così tenue e dolce come quello di una donna.
 
Poco ci feci caso quando l' orologio di casa toccò la mezza notte e dovetti quindi fuggire, stringendo con me quel libro, verso la mia camera da letto dove mi assopii poco dopo in un dolce sonno tra le calde coperte del mio giaciglio.
 
 
 
 
 
       
       
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Sibunaarcaica