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Autore: thembra    05/07/2009    10 recensioni
Che dire, adoro gli x-men e adoro Rogue e Wolwerine assieme e questa sarà una sana Rogan con tanta storia dentro però.... mah, speriamo di far bene ^w^ Ciao!!!
metto spoiler perchè prenderò qualcosa da wolwerine origins U.U
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Logan/Wolverine
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tutt’intorno c’era nebbia, un fitto manto di pulviscolo galleggiante che occultava ogni cosa.

Si sentiva l’ululare del vento in lontananza, il rumore secco di cose spezzate, sassi irregolari che rotolavano fermandosi a pochi passi dai suoi piedi.

Faceva freddo, un freddo assurdo un freddo che raggiungeva le ossa e le faceva stridere, e nel cuore aleggiava la paura, la sorda rabbia per qualcosa che non sapeva.

 

E poi eccola, una folata più forte e fredda, una raffica che spazza via tutto in un istante e mostra ciò che sta attorno.

Devastazione, macerie e palazzi distrutti, un estesa superficie piana spezzata dall’emergere di cumuli di detriti e polvere e più in la ancora il mare.

 

“I ragazzi sono in salvo…

 

La voce di un uomo ed i suoi passi che si avvicinano, l’accorgersi solo in quell’istante d’esser a terra, premere i palmi a terra, darsi lo slancio e rimettersi in equilibrio per ritrovarsi di fronte un ragazzino dai capelli lunghi e l’aria preoccupata.

 

“Dio mio…

“Tu chi sei?”

 

Guardarlo con sospetto , vedere la sua espressione confusa e aspettare una risposta.

 

“Come sarebbe chi sono io, sono quello che ti ha portato qui, dobbiamo andare via…

 

Prenderlo per le spalle senza nemmeno lasciarlo finire, guardarlo negli occhi e chiedergli ancora…

 

“Dove diavolo mi trovo?”

“Stammi a sentire,sono tuo amico…tuo amico”

“Si!? Come mi chiamo?...Dimmi come mi chiamo?!!?”

“Ti chiami…Logan….ti devi fidare di me, dobbiamo andare…

 

Spingerlo via e guardarlo diritto negli occhi, senza mai cedere un’istante…

 

…seguimi…andiamo…

 

Fidarsi e cominciare a correre fra i sassi e le buche, finché gli occhi notano qualcosa e le gambe di colpo si fermano e tu guardi quella figura e non sai chi sia neanche ora che man mano che ti avvicini si fa sempre più nitida.

 

Una donna, ti inginocchi e le posi una mando sul collo per scoprire che è morta anche se i suoi occhi chiari sono spalancati al cielo.

 

“La conoscevi?”

 

La sua voce ti raggiunge ma tu continui a fissare lei, poi piano scuoti la testa.

 

…No…

 

Continui a guardarla poi volti il viso oltre le spalle, delle sirene anticipano l’arrivo di alcuni camion rossi.

 

“A quella gente non piacerà come hai ridotto questo posto dobbiamo andare…

…troverò da solo la mia strada…

“Buona fortuna!”

 

Continui a guardare lei e ascolti la corsa dei passi  di lui allontanarsi alle tue spalle, piano levi la mano e scivoli con le dita sui chiari suoi occhi di lei chiudendoglieli per sempre, e come questo accade scende il buio anche su di te che lentamente ti stai alzando….

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi, non di scatto non di paura come capitava spesso dopo gli incubi che inseguivano le sue notti, questa volta, per la prima volta li riaprì normalmente con  un movimento lento nel buio della stanza voltandosi  su un fianco per rimettere insieme le idee.

Ci voleva sempre del tempo prima che ricordasse quello che sognava, iniziò a concentrarsi e pensare cercando immagini e suoni sforzandosi senza però nessun risultato.

In quel momento tutto era bianco nella sua mente…e vuoto…

Sbuffando voltò gli occhi verso la sveglia, che come sempre in queste occasioni segnava ore notturne, di norma la media del suo risveglio dagli incubi era verso le 4 e mezza 5, quella notte invece erano appena le 3, tre ore di sonno solamente.

Sapendo che non sarebbe riuscita a dormire nuovamente scostò le coperte e facendo attenzione a non far rumore uscì dalla stanza, percorrendo il corridoio scendendo in cucina, aveva bisogno di qualcosa di forte anche se immaginava di non poterlo trovare nella dispensa di una scuola.

Con una smorfia insoddisfatta aprì il cassetto prendendo della cioccolata al rhum in polvere, poi nel frigo il latte e dalla credenza una pentola, accese il gas e cominciò la preparazione dell’unica cosa con un po’ d’alcool dentro.

 

Hey ragazzina, che fai ancora sveglia?”

 

Si voltò di lato sussultando per lo spavento lasciando cadere il frustino e portandosi la mano al petto.

 

“Dio mio Logan! Mi hai spaventa…

 

Sbarrò gli occhi e lo guardò impietrita…

 

“Dio mio…

“Tu chi sei?”

 

Sussultò e si appoggiò al bordo della cucina mentre le immagini nella sua mente si susseguivano frenetiche, e le parole con esse…

 

“Come sarebbe chi sono io, sono quello che ti ha portato qui, dobbiamo andare via…

“Dove diavolo mi trovo?”

 

Immagini e immagini, un tizio dai capelli scuri e lunghi, due mani sulle sue spalle…

 

“Stammi a sentire,sono tuo amico…tuo amico”

“Si!? Come mi chiamo?...Dimmi come mi chiamo!!”

 

Di nuovo la paura la scosse, la sensazione di non ricordare niente.

 

“Ti chiami…Logan….ti devi fidare di me, dobbiamo andare…

 

L’impazienza nella voce di lui mentre aspetta una tua mossa.

 

…seguimi…andiamo…

 

Il volto di una donna ed i suoi occhi chiari

 

“La conoscevi?”

…No…

 

E poi sempre più convulse le immagini di quel luogo distrutto e freddo, la polvere e il vento freddo, le sirene dei pompieri…quegli occhi di giada, il rimanere pietrificata mentre tutto torna alla luce, eccolo quel sogno, un altro dei suoi…

 

Nhm…

“Tutto bene piccola?”

 

Le si avvicinò stringendole le spalle preoccupato.

 

S-si…solo, un altro…

“Incubo?”

 

Alzò il viso su di lui, sorridendo timidamente scuotendo la testa.

 

…sogno direi…

 

Lo vide rilassarsi e lasciare la presa, portarsi le mani dietro la nuca farsi serio di colpo, annusare l’aria e scostare lo sguardo verso il gas.

E anche lei, non appena l’odore di bruciato le giunse alle narici si fiondò verso il gas spegnendo tutto e guardando abbattuta il contenuto nero secco e fumante del pentolino.

 

“Uffa, era l’ultima busta…

“Mi diapiace…

“Non è colpa tua Logan…

 

Sospirando cominciò a rassettare raccogliendo il frustino sporco di cacao da terra e pulendo la macchia, poi aggiunse dell’acqua nel recipiente e grattò via dai ferri del fornello le macchie di budino rimanenti.

 

“Budino al rhum?”

Già…

“Come mai? Non ti ho mai vista…

 

Lo sguardo timido che gli lanciò bastò a fargli capire tutto.

 

“Era un altro dei miei non è vero?”

Nhm…

 

Annuì distogliendo lo sguardo imbarazzata prendendo la confezione vuota del budino per buttarla nella differenziata  sentendosi una scema nel sentirlo sbuffare alla sue spalle, era normale dopotutto che gli desse fastidio; in questo modo, sognando o tramite i suoi incubi, lei scopriva ogni volta qualcosa di lui, lati oscuri del suo passato, ombre e fatti che nemmeno lui era riuscito a sapere,  sapeva che questo lo irritava, che qualcun altro vedesse pezzi della sua vita che lui neanche immaginava e che magari nemmeno voleva ricordare, figurarsi se poi a farlo è una ragazzina come lei.

 

“Mi dispiace Logan…non lo faccio appos…

“Non è colpa tua Marie…

“Ma nemmeno tua…

“Si invece…

 

Sospirando Logan si lasciò cadere sulla pregiata sedia di legno lucido passandosi una mano sugli occhi mentre l’altra stringeva il bordo del tavolo e lei rimaneva in attesa che continuasse.

 

“Ti sto rovinando la vita…

“No! Non è vero…tu me l’hai salvata la vita!!”

“A che prezzo? Sono passati tre anni maledizione…e tutte le notti ti svegli a quest’ora, spaventata, tremante e sola…non è giusto…

“Non sono solo i tuoi sogni Logan…

“Incubi Marie…uno come me non può aver sogni, uno com

“Ieri per esempio…

 

Non lo lasciò finire, cominciò a parlare tranquillamente sedendosi al lato opposto del tavolo, stringendo fra le mani lo straccio che aveva usato per pulire prima guardandolo senza vederlo veramente.

 

…ero lontana, ero fra la pioggia e la disperazione…ero in un luogo senza luce né speranza dove il cielo era di piombo, grida lamenti e sangue…

Marie…

“Ero in un posto dove la gente moriva se solamente osava alzare gli occhi da terra, se lasciava un sasso fuori posto o non posava bene il badile nella rimessa degli attrezzi.

Ero in un posto dove i nomi non esistevano ed i numeri bruciavano sull’avambraccio ogni giorno ed ogni ora di più…

“Marie, basta…

“E la rabbia saliva a pari passo con l’angoscia, con la mera consapevolezza dell’abbraccio saldo della morte…

 

Alzo il viso guardandola fare lo stesso, incrociando i suoi occhi non più bruni ma chiari quasi come quarzo.

 

“Ero in Polonia Logan, ad Auschwitz …non ci sono mai stata ma conosco perfettamente quella lingua, e il tedesco, e il rumore degli spari dei fucili nazisti, e il canto di preghiera degli ebrei e il viso di due genitori che non sono i miei ma che assillano i miei ricordi riempiendomi di dolore e nostalgia…

“Mi dispiace…mi…

“Ieri notte ero Erick Lenscherr ed avevo 14 anni… ero un deportato ebreo in un campo di concentramento  e quello è un incubo, quello è orrore ed inferno Logan, non il tuo risveglio su un isola con accanto un amico ed una donna morta del quale non hai memoria…

 

La guardava sconvolto, come poteva parlare di quelle cose senza mostrare la minima emozione? Come poteva rimanere solamente li, guardarlo negli occhi e sorridergli anche, cercare di consolare le sue paure senza pensare alle proprie, da quando quella ragazzina era…

Ma che diavolo pensava, sapeva cosa le era successo, toccare lui e poi Magneto aveva comportato dei mutamenti nella sua anima, nella sua mente e quindi nel suo modo di vivere; aveva smesso da tempo di essere la bella ragazzina del sud spaventata da sé stessa e dal mondo subito dopo gli eventi di Liberty Island, poi dopo Alkaly Lake, dopo la cura e la tragedia di Alcatraz nonostante non avesse più sfiorato nessuno era cambiata ulteriormente.

Schiuse gli occhi per notare meglio le sfumature scure occupare nuovamente i suoi occhi mentre le ciocche chiare di capelli sulla fronte le ricadevano in avanti sciolte dalla treccia.

 

Marie…

“Un ultima cosa Logan…

“Nh?”

“Hai ragione su due cose…mi sveglio quasi tutte le notti a quest’ora, ed ho paura …”

 

Abbassò gli occhi sul tavolo aspettando che finisse di parlare stringendo le mani sulla presa del tavolo fino a far sbiancare le nocche, aveva ragione, lei aveva paura.

 

“Ma dura meno di dieci minuti e sai perché?”

 

La guardò addolcire l’espressione, arrossire un poco e prendere fiato per parlare ancora.

 

“Ogni volta che entro in cucina subito dopo ci sei anche tu…

 

Rimase stupito da quelle parole ma non ebbe il tempo di replicare che il dolce tocco delle sue labbra sfiorava le sue guance in una calda carezza fugace.

 

“E di questo non ti ringrazierò mai abbastanza.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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