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Autore: Il Brigante    13/06/2018    0 recensioni
Questa storia è un esperimento ispirato al bardo Manzoni che tutti abbiamo un poco odiato ed amato quando l'abbiamo studiato. Un personaggio che mi aveva sempre ispirato è l'Innominato. Questa storia nasce da una domanda. E se...? Dunque, una evoluzione diversa di un personaggio della famosissima storia del Manzoni. Evoluzione che fa franare completamente tutto lo schema della novella originaria. Non vi dirò altro, buona lettura!
Genere: Dark, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Innominato, Lucia Mondella, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’Innominato.
 
Oscura e tempestosa, tempestosa e oscura è la notte. Tuoni e fulmini squarciano l’aria nel castello iper-protetto del potente Innominato. Nome datogli per timore e per paura e la cosa adesso comincia a piacergli, dopo le sue gesta dei giorni scorsi. Osserva la notte quest’uomo e gli viene in mente che il sorriso che taglia il suo viso è sinonimo di vanità. Come quel testo della Vulgata: l’Ecclesiaste. Quello che è accaduto non è qualcosa di cui gloriarsi, è solo vanità! Il sorriso però non va via, mentre passa a cose pratiche; quest’uomo deve calcolare sempre le mosse del suo nemico per primeggiare.  Il Griso, ad esempio, per lui è un’ottima pedina da sguinzagliare; possiede un cervello fino e abilità pratiche. È da sfruttare, inoltre, questa sua dipendenza dalle donne. La parola “donna” lo riporta a quell’angelo che è appena stato qui. Gli angeli sono difficili da corrompere, refrattari alla seduzione, privi solitamente di un lato debole. Lucciole di Dio, nel quale quest’uomo non crederà mai più, non dovrebbero essere malleabili da un uomo comune. La sua mente è stata addestrata però, col freddo acciaio della battaglia e istruita alle migliori tecniche diplomatiche.  L’Innominato, in modo imprevisto da egli stesso, c’è riuscito! Stavolta non fa nessun tentativo di evitare di sorridere, si sposta dalla finestra al letto, siede e inizia a liberarsi dell’armatura dalla quale mai si separa durante il giorno. Indossa la camicia di notte sopra il gambeson, il suo giubbotto di maglia che lo difende sempre. Leva i gambali e le ghette di ferro dell’armatura. Si corica. Il suo animo ancora freme per quell’atto di supremo predominio, potere umano sul divino avvenuto nei giorni scorsi e mai accaduto prima, almeno per la sua memoria. Quanto ne soffrirà quel frate, suo ex commilitone, Cristoforo! Quanto aveva fatto per aiutare lei e il suo giovane promesso sposo. Dove l’ha portato il suo Gesù cristo? La provvidenza è una fola per gli sciocchi! Quel giovane, Renzo, presto sarà accalappiato dai suoi bravi mandati sulla sua strada a Milano. Quest’uomo intanto, si muove nel letto per trovare la posizione migliore, dopo aver posto il suo lungo spadone dentro il letto e accanto a sé. Punirà immantinente quel Rodrigo, invece; va redarguito per dare l‘esempio. L’Innominato troverà qualcuno per sostituirlo e nella stessa Como. Un rumore. La mano del principe si muove sull’impugnatura, poi si sente un tonfo sordo e repentino alla porta. Lo riconosce e lascia l’impugnatura. – Avanti! - E’ la sua donna di servizio. Senza neanche alzarsi o guardarla, intima: -Niente alcool per i miei uomini, dillo al mio secondo. Domani si parte alle prime luci dell’alba. - Questo principe sente i passi della donna che escono dalla stanza e non può che sorridere. Sì, intende deflorare di nuovo quella schiava, quella Lucia, nei prossimi giorni. La userà come madre dei suoi figli. Queste cagne del popolo s’innamorano sempre in queste situazioni. Ne vede già i segni.  -In settimana sposerò la Monaca, così è deciso, e mi prenderò anche i suoi domini. Se suo padre parlerà, saprò come tacitarlo. Così ho deciso e così farò. – così dice tra se e se, prima di concedersi alle tre ore di sonno, come fa ogni notte. L’Innominato ha ripreso il suo nome e lo userà per diventare Signore delle sue terre, un principe già temuto e presto ancora più spietato.
Sottomettere i superbi, perdonare i vinti!
 
   
 
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