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Autore: endif    06/07/2009    17 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Mettere la parola Fine a questa ff non mi è riuscito facile, e per questo ho lasciato aperto un piccolo spiraglio. Non si può mai sapere …

Mi sono divertita un mondo a scriverla, mi ci sono impegnata tanto e ho avuto tanta soddisfazione da voi lettori. Continuerò a frequentare ancora il sito e a commentare le vostre meravigliose storie, ma My New Moon finisce qui. Desidero ringraziare Gazy che mi ha betato per un certo periodo: sei stata impagabile, ma la chiavetta malefica non ci ha facilitato la vita … proprio ora che ho installato la linea veloce! Per Meticcia non posso dire altro che sei stata una delle più spiritose, ironiche e simpatiche delle mie lettrici: i tuoi commenti mi hanno fatto sorridere sempre, e trovo che tu sia una scrittrice davvero promettente. Non continuo con i ringraziamenti ad personam altrimenti non ne esco più, ma stringo in un abbraccio forte tutti coloro che mi hanno commentato, anche solo con una parola. Grazie davvero per non avermi fatto gettare la spugna al secondo capitolo …!

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CAP. 37

INSIEME, PER SEMPRE

BELLA

Toc, toc.

Un lieve bussare alla porta annunciò l’arrivo di Carlisle.

«Bella, posso entrare?» la sua voce era chiara e decisa da fuori la porta della camera di Edward.

Il cuore accelerò un po’ il battito, sospirai e risposi: «Certo»

Non mi piacevano i dottori, ovviamente non “tutti”, e una visita medica mi metteva sempre un po’ a disagio.

Mi sembrava come di essere ad un processo ad attendere la dura condanna.

In questo frangente, poi, ero a dir poco imbarazzata: il padre del mio ragazzo doveva visitarmi per accertarsi che la mia prima volta con suo figlio vampiro non mi avesse arrecato qualche danno fisico grave … Direi che come situazione era abbastanza fuori dal comune.

Già sentivo che le guance si imporporavano.

Ma era molto meglio affrontare questa cosa da sola che insieme ad Edward. Non avrei sopportato il suo sguardo colpevole per anche un semplice livido.

La porta si aprì silenziosamente e Carlisle entrò con la sua valigetta in pelle.

Ero vestita di tutto punto e seduta sul bordo del letto, che avevo cambiato e rifatto. Lo fissai deglutendo leggermente.

Accortosi del mio disagio, o semplicemente forte delle svariate centinaia di anni di esperienza come medico alle sue spalle, mi sorrise tranquillo.

Era la calma e la sicurezza fatta persona.

Mi rilassai un po’ ed accennai anch’io ad un timido sorriso. Lo vidi muoversi con estrema placidità per la stanza, prendere una sedia, accostarla di fronte a me e depositare la borsa sul bordo del letto al mio fianco. Se non fosse stato per il pallore e per la bellezza ultraterrena che lo distingueva, avrei scambiato le sue movenze per quelle di un umano. Pareva che il controllo dei suoi gesti non gli costasse alcuna fatica, che gli venisse davvero naturale.

La sua voce melodiosa mi riscosse dalle mie riflessioni.

«Allora Bella, Edward mi ha detto che hai avuto un colpo di calore. Come ti senti adesso?» mi chiese mentre dolcemente mi sfiorava la fronte e poi, il polso con le dita. Sembrava che mi avesse solo accarezzato, ma sapevo che in realtà la visita era cominciata. Con quei due impercettibili gesti, aveva già registrato temperatura corporea e pressione arteriosa. E la sua domanda apparentemente solo di circostanza aveva, in realtà, lo scopo di sondare la lucidità della mia mente.

Edward mi aveva spiegato tutti quei particolari nelle svariate volte in cui il padre era dovuto intervenire per curarmi: tagli, infezioni, stato stuporoso … Sperava, così facendo, di stemperare un po’ il mio terrore per il camice bianco.

«Un po’ stordita, ma direi bene.» risposi dopo averci riflettuto un attimo.

Prese una penna luminosa dalla borsa e me la puntò prima in un occhio, poi in un altro.

«Mmm, bene.» disse dopo un attimo di silenzio.

Posò con delicatezza la penna nella valigetta e con il tono più naturale possibile, evitando di fissarmi in volto, disse: «Adesso daremo un’occhiata al torace. Distenditi e scopri la pancia».

Ci siamo, pensai.

Feci esattamente come mi aveva chiesto e stesa sul copriletto tirai un sospiro imbarazzato, alzando la camicetta poco sopra l’ombelico.

Con lo sguardo fisso davanti a sé, senza lanciare nemmeno un’occhiata alla mia pelle, mise appena le dita sotto la camicetta, senza spostarla di un centimetro da dove io l’avevo alzata, e risalì un po’, fin quasi sotto al reggiseno. Apprezzai davvero tanto la sua delicatezza nel cercare di non aumentare il mio disagio, più di quanto non fosse necessario, e trattenni un po’ il respiro al contatto con il gelo della sua pelle.

«Cerca di respirare regolarmente e dimmi quando senti dolore.» disse cominciando a tastare con estrema attenzione ogni porzione del mio torace.

«Ahi!» esclamai ad una pressione sulla parte destra.

I suoi occhi si strinsero un po’, spostò indice e medio leggermente più in su e fece nuovamente pressione :«E adesso?»

«E’ indolenzito, ma dolore … no» risposi sicura.

Continuò ancora, per cinque minuti buoni. Me ne stavo in silenzio, mentre fissavo il soffitto come se fosse la cosa più interessante del mondo.

Carlisle continuava nella sua palpazione. Decisamente era un vero professionista. Serio, attento, preciso ma, nel contempo, pieno di tatto.

In una parola, il medico perfetto.

La mia mente cominciò a vagare, e i miei pensieri corsero al mio amore. Mi mancava da morire.

Volevo che mi stringesse a sé, che mi accarezzasse e che mi dicesse che saremmo rimasti così per l’eternità.

L’eternità …

L’eternità …

L’eternità …

«Direi che è tutto a posto.» la sua voce mi riscosse.

«Carlisle?» dissi spostando la sguardo verso la sua chioma bionda.

«Dimmi, Bella.» rispose, abbassandomi la camicetta e aiutandomi a mettermi seduta.

«La trasformazione è davvero così dolorosa?» chiesi, sapendo che avrei ottenuto da lui solo la verità.

Lo vidi puntare gli occhi dritto nei miei «Abbastanza, sì.» confermò senza alcuna inflessione nella voce.

Ebbi un brivido involontario e vidi la sua espressione addolcirsi all’istante: «Ma non devi avere paura. Ne ho discusso con Edward e abbiamo pensato che, quando sarà il momento, ti somministreremo della morfina. E’ un potente antidolorifico che viene usato anche in anestesia. Potrebbe essere d’aiuto. Comunque, tutto finisce più o meno in tre giorni.» la sua voce continuava ad essere calma, misurata.

Mi osservò con attenzione, poi, disse: «Bella, non è mia intenzione interferire, ma ti invito a riflettere senza fretta. Quando Edward ti ha salvato da James, in realtà ti ha fatto un dono unico. Ti ha dato la possibilità di scegliere ed è una scelta importante. Nessuno di noi ha avuto una possibilità simile, ma tu sì. So che adesso il tuo unico pensiero è rivolto a lui, ma non vanificare i suoi sforzi di tenerti in vita, scegliendo d’impulso. E’ la razionalità a dover guidare questa azione, non l’istinto.»

Lo guardai con decisione negli occhi: «Hai perfettamente ragione, Carlisle. Ma io ho scelto tanto tempo fa, e l’ho fatto con il cuore. Ho scelto Edward, e lui ha scelto me. So che se lui avesse potuto diventare umano per me l’avrebbe fatto, ma non è possibile. E non possiamo più stare insieme così, rischiamo di morirne entrambi, io, nel migliore dei casi, di vecchiaia, lui di dolore.»

Tirai un bel respiro: «No, non ho alcun dubbio su ciò che voglio.» e mantenni fissi i miei occhi nei suoi.

Lo vidi sorridere, poi, mettendomi una mano sulla spalla disse: «Bene, allora non mi resta che lasciarvi soli.»

E, detto ciò, si alzò dirigendosi verso la porta sotto il mio sguardo attonito.

L’aprì e potei scorgere la figura di Edward dietro le spalle del padre.

Si scambiarono un sguardo veloce, vidi Edward annuire impercettibilmente.

Chissà da quanto era lì dietro?!

Poi, la porta si richiuse e rimanemmo soli.

EDWARD

Ero rientrato da non più di un paio di secondi in casa e mi ero fiondato al piano superiore, dirigendomi verso le camere da letto. Mi fermai dietro la porta della mia stanza e rimasi in ascolto, per lo più dei pensieri di Carlisle. Sapevo che si era accorto che ero fuori la porta, e provvide subito a rassicurarmi con i suoi pensieri.

Figliolo, stà tranquillo. Hai gestito molto bene il suo colpo di calore, non ci sono esiti importanti. Per il resto, ha solo una costola leggermente incrinata nel quadrante medio-inferiore destro, ma non ha intaccato nessun organo. Fegato e polmoni sono a posto, ha bisogno di stare tranquilla e di non sforzarsi troppo. Niente bendaggio, non è necessario. Il suo resoconto dettagliato mi tranquillizzò.

Rilassai le braccia e inspirai. Almeno non le avevo sbriciolato qualche osso.

Osservai per un attimo la mia Bella attraverso gli occhi di mio padre, distesa sul letto con lo sguardo rivolto al soffitto. Era assorta.

Poi, riscossasi dai suoi pensieri, pose a mio padre quella domanda sulla trasformazione.

Trattenni il fiato. Non mi piaceva stare ad origliare, e mi spostai agitato, facendo per scendere le scale.

Aspetta Edward, non andartene via. La voce mentale di Carlisle era decisa.

Mi bloccai con le spalle alla porta, già un piede sul primo scalino.

Ed udii tutta la spiegazione di mio padre, la nostra idea di somministrarle la morfina, i suoi consigli sull’importanza della scelta che Bella aveva deciso di fare. La guardavo nella mente di Carlisle, gli occhi attenti, vigili. Solo un lieve pallore a sottolineare quanto il discorso la coinvolgesse.

Mi intenerì vederla cercare di essere coraggiosa, ma sapevo che in realtà era spaventata dall’idea di dover provare un dolore così intenso. Ed anch’io ero restio ad accettare serenamente questo aspetto della sua trasformazione. Non respiravo più, timoroso della sua reazione.

Poi, Bella parlò.

Le sue parole mi trafissero il cuore.

«Hai perfettamente ragione, Carlisle. Ma io ho scelto tanto tempo fa, e l’ho fatto con il cuore. Ho scelto Edward, e lui ha scelto me. So che se lui avesse potuto diventare umano per me, l’avrebbe fatto, ma non è possibile. E non possiamo più stare insieme così, rischiamo di morirne entrambi, io, nel migliore dei casi, di vecchiaia, lui di dolore.»

Silenzio.

«No, non ho alcun dubbio su ciò che voglio.» terminò con la fermezza e la determinazione nella voce e nello sguardo.

E quando Carlisle, il sorriso sulle labbra appena accennato, aprì la porta anche i miei occhi avevano assunto una nuova determinazione.

Andò via con un ultimo pensiero. Buona fortuna!

Mi avvicinai ad una Bella attonita e stupefatta, seduta sul bordo del letto.

«Stavi … stavi origliando?» mi chiese con un leggero tono accusatorio nella voce.

Sorrisi. La guardai inclinando un po’ il capo per catturare completamente i suoi occhi nei miei.

«Diciamo che sono stato invitato ad un ascolto silenzioso … Buongiorno, amore. Perdonami se non ero qui al tuo risveglio.» le dissi in un dolce sussurro, senza staccare gli occhi dai suoi.

La vidi deglutire ed alzare il capo verso di me. Aveva gli occhi limpidi e sereni.

Gli occhi di una donna innamorata.

Innamorata e felice.

Seppi con certezza che tutto era corretto, giusto, al proprio posto quando ero vicino a lei. Le presi le mani tra le mie e la invitai con dolcezza ad alzarsi. Le passai le braccia intorno alla vita e la strinsi un po’ a me.

«Sono perdonato?» chiesi con tono dolce.

«Non ancora.» rispose lei fissandomi le labbra.

Una rinnovata corrente passò tra di noi, quando inclinai il capo e la baciai delicatamente.

«Mmm, ci siamo quasi … mi sei mancato tanto, sai?» disse sulle mie labbra.

Sorrisi e la baciai con più passione, senza timore.

La sentii abbandonarsi contro il mio corpo e mi sentii completo. La distanza tra di noi non era plausibile. Eravamo una cosa sola, due entità distinte, ma un unico spirito che si acquietava solo quando non c’era alcuno spazio a dividerci.

«Bella …» mormorai sulle sue labbra. «mi sei mancata anche tu, moltissimo.»

«Mmm …» fece lei con gli occhi chiusi ed un sorriso beato.

Mi staccai leggermente da lei. Volevo parlarle, e non mi sentivo troppo padrone delle mie facoltà intellettive standole così vicino.

«MMMMMmmmm …» fece con tono indispettito, cercando di trattenermi a sé.

«Bella, vorrei chiederti una cosa molto importante …» esordii con tono fermo.

Aprì gli occhi e mi guardò.

«Importante? Ti ascolto, ha l’aria di essere una cosa grave …» e si allontanò ancora un po’ da me, ma questa volta fui io a trattenerla.

«No, non così lontano … E non temere, non è poi così grave.» dissi io con un sorrisino a fior di labbra.

Esitai un po’, le misi le mani sugli omeri e chiesi: «Se non hai cambiato idea sulla tua trasformazione, avrei una proposta da esporti.»

«Certo che non ho cambiato idea, anzi anche io ho una proposta per te …» mi guardò con aria di sfida ed io alzai un sopracciglio con fare interrogativo.

«Per me? Sentiamo …» la invitai con tono suadente, decidendo di darle la precedenza.

Si schiarì la voce.

«Io sono certa di me, di quello che provo nei tuoi confronti. E non ho paura di niente e di nessuno, ma sento che tu sei ancora un po’ titubante nel farmi diventare come te. Correggimi, se sbaglio.» Sorrisi del suo fare determinato.

Annuii senza parlare.

«Ho pensato molto a quello che mi hai detto ieri, e convengo con te che uno semestre di college non mi ucciderà, anzi ti darà la prova concreta che la mia è una scelta ponderata e non impulsiva. Accetto di venire a Dartmouth con te, ma …» e alzò un dito in aria minacciosamente, guardandomi con gli occhi fiammeggianti «a tre condizioni.»

Inarcai entrambe le sopracciglia, trattenendo un sorriso di trionfo.

«Primo: ti restituirò il tuo prestito non appena mi sarà possibile.

Secondo: allo scadere del semestre, scatterà la mia trasformazione, con o senza la tua benedizione.» Prese un bel respiro, e continuai a guardarla senza distogliere gli occhi da lei. Aspettavo la terza condizione, trepidante.

«E terzo … : non accetto di starti lontana nemmeno un secondo, notte o giorno che sia …» e inclinò gli occhi con timidezza.

Lasciò che le sue parole scendessero tra di noi leggere come piume.

«Allora, che ne pensi?» mi chiese con un po’ d’ansia nella voce, visto che non avevo detto nulla, ma senza alzare lo sguardo sul mio volto.

Le misi un dito sotto il mento e glielo alzai leggermente.

La fissai con intensità negli occhi dolci e timorosi.

«Dico che è perfetto.»

Il suo viso si distese in un sorriso, allorchè aggiunsi alzando l’indice in alto: «Ma … avrei anche io una condizione da porre, anche se sei liberissima di non accettarla»

Aggrottò gli occhi: «Sentiamo…» mi disse circospetta.

Dai Cullen, ci siamo … pensai.

Presi un respiro e dissi d’un fiato: «Isabella Swan, io ti amo più della mia stessa vita, e desidero trascorrere l’eternità insieme a te. Vuoi rendermi la persona più felice del mondo e diventare mia moglie?» e le misi sotto al naso l’anello di fidanzamento che era appartenuto alla mia madre naturale.

Deglutii aspettando una sua risposta, mentre osservavo la sua bocca lievemente aperta per lo stupore e gli occhi che si incrociavano a guardare il delicatissimo cerchietto d’oro e diamanti che riluceva tra le mie dita.

Era buffa a vederla così.

Poi, come riscossasi da un trance, chiuse la bocca di scatto, alzò gli occhi lucidi verso di me e sussurrò con un alito di voce:

«Sì , si lo voglio.»

I miei muscoli si rilassarono all’istante, le mie labbra si schiusero in un sorriso radioso e la presi tra le braccia facendola volteggiare come una piuma.

Ridemmo entrambi, felici e beati.

Niente avrebbe potuto incrinare la nostra gioia, nulla avrebbe potuto dividerci.

Insieme.

Per sempre.

FINE


   
 
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