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Autore: Rose Heiner    14/06/2018    1 recensioni
Ti è mai capitato di avere qualcosa da cui non ti riesci a separare? No, non mi riferisco ad una passione o un'abitudine. Parlo di banali oggetti: una felpa, un orologio, una penna. Be' se sì, sappiamo entrambi che c'è un motivo reale e non solo perché la felpa fa moda, l'orologio è di marca e la penna è di buona fattura. C'è una storia molto più profonda dietro, vero? Una voragine abissale, un intarsio delicato dai mille colori... Mi puoi capire, no? Sono quattro anni ormai che porto lo stesso vecchio ciondolo al collo. E' speciale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il delfino

Si rigirava quella mia perla azzurra nei palmi sudati, con le mano incaute e rozze e le dita fastidiose intrecciate sul filo di stoffa scura.

-Che cos’è?- mi ha chiesto, dopo averci giocato per un po’.

“Una collana. Un bellissima collana, che tu non hai il diritto di toccare in quel modo puerile e volgare.”
Volevo rispondere così. Avrei tanto voluto strappargli dalle mani quel gioiello lucente e stringermelo al petto. Avrei voluto alzarmi e mostrarglielo che splendeva agli ultimi raggi di sole. Dirgli che quel piccolo delfino attorcigliato ad una minuscola luna blu era tutto ciò che di bello esistesse. Era una tavola di mare impassibile, turbata dai miei insignificanti pensieri. Era cielo all’alba solcato da mille aerei, senza meta e senza ali. Ero io ed i miei migliori ricordi.

-Almeno dimmi chi te l’ha regalata- ha continuato, di fronte a me, sbuffando.

“Nessuno ti regala mai il mare.” Volevo rispondere così. Che importa chi era stato? Importa solo ciò che aveva fatto. Importa quanto sorrido a ripensarci, no?
E’ impressionante come a volte ci si leghi agli oggetti, quando questi sono l’unica reliquia delle battaglie che abbiamo affrontato. In fondo sono le nostre memorie, le uniche prove reale di quello che abbiamo provato sulla nostra pelle. E più il tempo passa, più continueremo ad affezionarci a questi oggetti, senza che nessuno possa mai capirne la ragione.
Non senti anche tu le vertigini quando ti avvicini al cuore quella collana? Non avverti questa sensazione incerta di caldo allo stomaco? E non ti sembra di vedere l’azzurro placido di due occhi indimenticabili che ti proteggono con il loro sguardo?
Improvvisamente sentivo l’odore fresco degli aghi di pino nelle narici, ma non eravamo che in un parco spoglio e secco. C’era una voce rassicurante nell’aria, mi accarezzava, ma tutto intorno, in realtà, era silenzio e cicaleccio. Qualcuno mi sussurrava dolcemente all’orecchio, ma ero sempre nella stessa posizione, sullo stesso gradino, da sola. La nostalgia martellava in petto, senza sosta.
Ho allungato la mano verso il mio ciondolo e l’ho stretto avida tra le dita. Subito meglio.
Ho annodato la collana al collo.
Nessuna pineta, nessun richiamo d’amore.
Il piccolo delfino era ritornato al suo solito posto. Guariva e fortificava in alto, leggermente a sinistra, sul petto.
Il piccolo delfino era ritornato a curarmi. Il cuore.
   
 
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