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Autore: Paddy    26/04/2005    4 recensioni
Ho visto questo film poco tempo fa e mi è sembrato perfetto per una ff. E' diviso in quattro capitoli (L'innamoramento, la crisi, il tradimento, l'abbandono) ognuno con personaggi diversi. Ci sarà qualche somiglianza con il film, ovviamente, ma ho cercato di renderlo più "Potteriano" possibile. Detto questo, buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo, come i seguenti capitoli, è tratto dal primo episodio del film ‘Manuale d’amore’, perciò è facile che vi troviate parecchie somiglianze.

La coppia che mi sembrava perfetta era Ron/Hermione. Detto questo... buona lettura!

 

 

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MANUALE D’AMORE

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1.L’INNAMORAMENTO

 

 

 

Ronald Weasley sorvolò Diagon Alley, scrutando uno per uno tutti gli edifici sopra cui passava.

La bottega del signor Olivander... l’albergo del Paiolo Magico... L’Incanto Shop... la Libreria Stregata... la Gringott...

Staccò una mano dal manico della scopa e lesse i pochi annunci da un ritaglio di giornale de “La gazzetta del profeta”. Cercava un lavoro, semplicemente.

‘Potrei fare l’addetto alle pulizie all’Incanto Shop’, pensò, ma subito scacciò l’idea dalla mente. Era estremamente pigro e non aveva intenzione di passare i giorni a spazzare un negozio.

‘Il signor Olivander cerca anche lui un povero mago da schiavizzare... e così per la Libreria Stregata...’ storse il naso lentigginoso. ‘Ah! Ecco quello che fa per me!’

-Addetto alla reception al Paiolo Magico- esclamò ad alta voce. Quel lavoro era perfetto, poteva parlare con molta gente nuova e conoscere persone interessanti, chissà, magari anche la ragazza dei sogni...

Sospirò. Lui l’aveva già, una ragazza dei sogni... ma lui non era il ragazzo dei sogni di lei.

Sterzò e planò al suolo, davanti al Paiolo Magico. Attraverso la vetrina vide una sua coetanea con in mano lo stesso annuncio da lui trovato.

‘Accidenti!’ pensò. ‘Vuoi vedere che questa mi frega il posto...’

-...e quindi, mi piace essere in relazione con la gente, sono una persona socievole ed adoro informare perciò rendermi utile...-

Ron ascoltò questo pezzo di conversazione con il direttore dell’albergo da parte della ragazza, e fu abbastanza per fargli capire che doveva fare subito qualcosa per essere assunto, perchè quelle poche parole avrebbero convinto persino lui.

-Mi scusi- si intromesse, -sono qui per l’annuncio sul giornale- disse rivolgendosi al direttore, ignorando la ragazza.

-Sì, va bene- annuì l’uomo disorientato –ma la prego di attendere qualche minuto, sto parlando con la signorina Abbott...-

‘Si chiama anche come quella scemotta di Hanna’ pensò Ron schifato. Non amava essere scortese, ma era più forte di lui e c’era abituato. E comunque aveva bisogno a tutti i costi di un lavoro.

-Ma io ho sempre sognato lavorare alla reception- insistette spingendo da parte la ventenne, che emise un grido di protesta. –Fin da bambino. Mi affascinava l’idea di poter stare con tante persone, di potermi relazionare con nuovi volti...-

-Sta copiando tutto ciò che dicevo io!- soffiò rabbiosa Abbott, mentre il direttore fissava dubbioso Ron.

-...credo quindi di essere adatto a questo lavoro, d’essere la persona che cercate... anzi, sapete cosa?, se mi assumete lavorerò la prima settimana gratis...-

-Senti bello- la ragazza lo spinse da una parte, -invece di blaterare modificando le mie parole, aspetta il tuo turno,... se verrà poi, perchè Wilbur stava giusto pensando di assumermi..-

‘Wilbur?’ pensò Ron. ‘Si conoscono?’

-Beh, sì, mantenendo le distanze però...- disse impacciato il direttore. Ron si accorse che portava una targa dorata le cui lettere si spostavano riproducendo il suo nome, quindi Abbott poteva averlo dedotto da quella.

-Su, signore- esclamò il giovane, -non penserà di assumerla! E’ una donna! Si sa che sono esperte di pettegolezzi ed annoierebbe i clienti...-

-Ma chi ti credi di essere?!- scoppiò la ragazza, il viso paonazzo. –Piombare qui e pretendere di essere assunto con...-

-Tutto bene, Hanna?-

I tre si voltarono verso il punto dal quale proveniva la voce. Una ventenne alta, magra, con lunghi capelli raccolti in una treccia e le braccia piene di pacchi stava sulla soglia, l’espressione confusa.

-Sono andata a comprare le ultime cose e volevo vedere come andava il colloquio... ma...- guardò il direttore esasperato, Abbott ansimante e poi il suo sguardo si posò su Ron... e la ragazza si irrigidì.

Ron la fissava, tentando di ricordare quando e dove l’aveva già vista... di certo aveva scoperto che la sua avversaria era davvero Hanna Abbott...

-Oh, Hermione- singhiozzò Hanna, -questo idiota stava cercando di fregarmi il posto!-

A sentire quel nome, le gambe di Ron ebbero un cedimento. No...

Gli occhi di Hermione si fecero di ghiaccio. –Beh, è una cosa che gli è sempre venuta bene...-

Ron strinse i pugni. Hermione. Voleva ridere e piangere allo stesso tempo, abbracciarla e schiaffeggiarla insieme. Ma non fece niente di tutto questo.

-Io cerco un lavoro...- disse stringendo i denti, -tutto qui.-

-E lo fai togliendolo agli altri- affermò Hermione. Il direttore la guardò, poi fissò Ron. Infine alzò le mani: -I signori evidentemente si conoscono...ma non è cosa che mi riguardi. Comunque, sappia- commentò rivolgendosi a Ron –che avevo deciso di assumere la signorina Abbott ancora prima della sua irruzione qui dentro.Ci accordiamo stasera via passaporta.-

Hanna emise un gridolino di gioia e battè il cinque con Hermione. Poi, le due si avviarono verso l’uscita. Aprendo la porta, Hanna fece una smorfia in direzione del rosso. Hermione si limitò ad uno sguardo gelido. Poi sbattè la porta.

 

Ron si buttò sul divano, sospirando. Era stata una giornata durissima. Non aveva trovato lavoro, ma in compenso aveva collezionato una figuraccia e un disastroso incontro con una vecchia amica.

Ricordava precisamente i motivi del loro litigio, tre anni prima.

Mancava un mese agli esami di fine scuola e lui era agitatissimo anche se fingeva di non esserlo. Krum era venuto ad Hogwarts per fare gli auguri ad Hermione e, un pomeriggio, Ron li aveva visti baciarsi. Era scappato via, non sopportando quel colpo. E poi... Aveva dato di matto.

Urlò per un’ora contro Hermione senza lasciarle il tempo di ribattere, sfogando la paura per i M.A.G.O. e la gelosia contro di lei.

Dopo quello, non si erano più parlati. Invano il giorno prima dell’abbandono definitivo della scuola Harry li aveva persuasi entrambi a far pace. Si erano staccati senza nemmeno un saluto.

Ora, lui ed Harry vivevano in uno stesso condominio. Nemmeno il ragazzo sopravvissuto aveva più sentito Hermione. L’ultima volta era stata un complimento da parte di lei per l’assassinio di Voldemort, poi, scocciata per i continui riferimenti a Ron da parte di Harry, aveva chiamato sempre meno per poi non farlo più.

Harry aveva varie volte detto a Ron che lei era sconvolta, che soffriva quanto lui, ma il ragazzo non aveva mai voluto ascoltare. In realtà, ora che era più maturo si accorgeva di avere sempre amato Hermione, ma non se ne era mai reso conto... o non aveva voluto farlo?

Harry entrò in camera con una tazza di magnesio e si fermò davanti a lui.

-Allora?- chiese. –Trovato un pazzo pronto ad assumerti?-

-No- rispose secco Ron. –Ma ho incontrato Hermione.-

CRASH. Harry aveva fatto cadere la tazza per terra. Non si curò di raccoglierla.

-Dai! Sul serio!- si sedette accanto a Ron. –Come è andata? Avete parlato da persone corrette?-

-Sì. Mi ha insultato.- Ron fece un sospiro trasognato. –E’ bella come una volta.-

-Sì, sì- Harry non sopportava quelle parole. Lui sognava ma non agiva. Mai. –E senti, com’è che era a Diagon Alley?-

-Anzi, no- esclamò Ron, senza dar segno di averlo sentito. –è più bella.-

Harry scosse la testa. Era inutile cercare di saperne di più. Gli innamorati non ascoltano nessuno, pensano solo alla sua lei o al suo lui. E’ inutile anche cercare di capirli: hanno un mondo tutto loro e non ci entrerai finchè non sarai uno di loro: un innamorato.

Un perdente, secondo Harry.

-Devo rivederla- esclamò d’un tratto Ron. –Il ritrovarmela davanti dopo tutti questi anni mi ha scombussolato... ma mi ha anche fatto riflettere. Non sono più un bambino, Harry. So che la amo. E deve saperlo anche lei!-

Si alzò di scatto ed afferrò la scopa. –Io la vado a cercare! Dovessi girarmi tutta Diagon Alley, ma la troverò!-

-Sei il solito impulsivo- commentò stancamente Harry. Non credeva lo avesse fatto sul serio.

Ron aprì la porta e montò in sella.

-Ron...? Ron! No! Fermo!-

Ma il ragazzo era già sfrecciato su, nel cielo.

 

Hermione Granger sedette con Hanna fuori dal Paiolo Magico. Era il primo giorno di prova della ragazza all’albergo, e stava andando piuttosto bene...

-...se non contiamo lo stregone russo con la mania dei cristalli, che mi ha fatto stare in ansia per tutto il tempo durante il quale il personale ha portato tutte le sue cianfrusaglie di questo materiale per le scale, perchè sto pazzo avrebbe sporto denuncia se glien’avessimo rotta anche solo una; e quella strega francese che parlava di continuo in modo rapido e frettoloso, io non ci capivo niente, meno male che il cameriere è nato in Francia e mi ha tradotto, o avremmo perso una cliente...-

-Niente male come primo giorno!- commentò Hermione ridendo. -Ora calmati, però, e goditi questa pausa.-

-Ok- Hanna fece per addentare una mela prodotto del Paiolo Magico, quando il direttore la richiamò dentro. La ragazza sbuffò rassegnata, poi si alzò e salutò con un cenno l’amica per poi rientrare.

Hermione le sorrise; poi si avviò per aspettare il Tram Traballante, che tardava. Che avesse sbagliato l’orario e quindi fosse già passato...?

-Ehm.. ciao!-

Hermione si voltò, trovandosi davanti un Ron impacciato e più rosso del solito. La ragazza lo squadrò da capo a piedi, con un’espressione che significava ‘che cavolo vuoi ancora’.

-Sono... sono quello della figuraccia di ieri, sono venuto a farne un’altra- scherzò il giovane, sperando di strapparle un sorriso. Speranza vana.

-Che ci fai qui?- disse aspra lei.

-Ehm...io... ecco, venivo appunto per scusarmi, sai, per... ieri...- azzardò Ron. Se avesse detto cosa voleva davvero, rischiava di perderla sul serio.

-Non devi scusarti con me- borbottò Hermione, -ma con Hanna.-

-Già, certo...- Ron si grattò il capo, incerto sul da farsi. Poi decise di rischiare. –In realtà, volevo invitarti ad un’uscita, che so, andare in qualche bar, così, per passare il tempo...-

Hermione lo fissò come se fosse appena uscito da un manicomio. –Che razza di faccia tosta che hai! Dopo ieri non me lo sogno nemmeno di andare da qualche parte con te.-

-Avanti!- la supplicò lui. –Eravamo così amici, un tempo...-

Mossa falsa. Evidentemente Hermione ricordò gli ultimi giorni ad Hogwarts, non proprio piacevoli. –No.-

Ron sospirò, frustrato; poi si accorse che lei era agitata, aspettava qualcosa o qualcuno forse?

-Quando arriva il Tram?- si lamentò lei. Ron colse l’occasione al volo.

-E’ già passato prima- la informò. –E comunque non si ferma più qui.-

Hermione lo scrutò incerta sul credergli; poi sospirò e si sedette. –Perfetto! E ora come torno a casa...- pensò ad alta voce.

-Se non ti sembra una cosa troppo azzardata- propose Ron, -potrei portarti io.- indicò la scopa.

Hermione guardò prima lui poi la scopa e infine, pallida, ancora lui. E sospirò di nuovo sommensamente. –Non ti arrendi mai, eh? Neppure in questo sei cambiato.-

-Esatto- Ron sorrise, consapevole di aver fatto centro.

-E va bene- confermò Hermione, -accetto.-

-Grande!- esultò Ron. –Dai, mettiti dietro di me; tieniti stretta, mi raccomando. Hai mai volato?-

-No, mai- disse fra i denti la ragazza. Ron ridacchiò.

-Beh, allora ho due consigli per te: parla molto e... non guardare giù!-

Hermione chiuse gli occhi mentre Ron planava e spiccava il volo su, sempre più su nel cielo.

-Ma, senti- mugugnò Hermione mentre volavano, -come mai sei così assillante? Insomma, tre anni che non ci vediamo, poi ci incontriamo casualmente, in un contesto anche imbarazzante (per te) e tu insisti per uscire con me... questo non mi quadra.

-Beh, ma è proprio come dici tu- rispose allegramente Ron –non ci vediamo da tanto tempo e mi dispiaceva buttare al vento un’amicizia come la nostra...- sentì la stretta delle mani di Hermione sulla sua vita farsi più serrata; -...so che ci sono stati molti dissidi fra noi, ma ora sono cambiato,  Herm, credimi... mi dispiace se ti ho fatta soffrire ma non lo farò più. Ecco, volevo solo che mantenessimo i contatti. Tutto qui.-

Atterrarono davanti a Villa Granger; Hermione si stupì che l’amico ricordasse ancora dove abitava, ma il discorso dell’amico pareva averla convinta.

-Senti, Herm- disse Ron prima che lei si dileguasse –io credo che... se vogliamo sentirci spesso dovrei avere il tuo numero di, ehm... cellemare...-

-Cellulare- corresse Hermione con un guìzzo divertito negli occhi.

-...,ecco, appunto-.

-Non ti arrendi proprio mai, eh? Comunque, il numero è 33437941282.-

Ron se lo segnò velocemente; poi la salutò entusiasta con la mano.

Mentre lei infilava la chiave nella serratura, decise di chiamarla, così, per gioco.

Ma proprio mente digitava l’ultima cifra, una voce impastata e monotona lo avvertì che ‘il numero selezionato non era esistente’.

Ron fu invaso dalla rabbia; e lui che pensava che stesse andando tutto bene! No, lei l’aveva gabbato. Perchè, poi? Cos’aveva fatto?

Si mise dirimpetto alla finestra della casa dove la vedeva che appoggiava i pacchi e si pettinava allo specchi, e, portando le mani alla bocca, urlò.

-HERMIONE!- gridava. –MI SEMBRA DAVVERO UN GESTO VILLANO, PIU’ DEL MIO DI IERI, DARE AD UNO CHE TI HA DATO UN PASSAGGIO, SI E’ SCUSATO ED E’ STATO GENTILE CON TE, IL NUMERO DI CELLEMARE SBAGLIATO!-

Hermione si affacciò alla finestra, con i capelli scompigliati e tutta rossa. Bastò quella visione a spegnere tutta la rabbia di Ron. Lei gli sorrise imbarazzata e si portò una mano alla testa.

-Cellulare- sussurrò.

 

Ron si torceva le mani, ansioso. Harry l’aveva deriso parecchio sostenendo che lo Shampoo Red Cloud faceva sembrare i suoi capelli a fungo.

Se li appiattì per la decima volta. Era agitatissimo. Hermione stava per arrivare (dovevano uscire insieme) e lui aveva un aspetto ridicolo!

Si appoggiò alla porta disperato. Quando lei gli aveva dato il giusto numero di cellemare... cellulare, si erano accordati per un’uscita quella sera in un bar speciale che aveva scelto lui. Una sorpresa... ma solo per Hermione; infatti Bill aveva aperto un ristorante con Fleur e, sicuro che la ragazza non avrebbe riconosciuto suo fratello (capelli tinti di nero, voce più profonda) Ron voleva un’uscita conveniente non avendo spiccioli in tasca.

Probabilmente si sarebbe sentito ancora più in ansia sapendo che l’oggetto dei suoi sogni era a pochi centimentri da lui; li separava solo la porta.

Hermione si attorcigliò i capelli attorno al dito, improvvisamente restia a suonare il campanello. Perchè era lì? Cosa ci faceva? Perchè usciva con Ron? La risposta più semplice sarebbe stata “rimpatriata da vecchi amici” ma persino un cieco avrebbe capito che a Ron lei piaceva molto.

Cosa avrebbero fatto...? Beh, lui non era il tipo da... beh, non era il classico superuomo. Certo in testardia non era cambiato; questo la fece sorridere.

Nah, non doveva preoccuparsi. E poi Ron si era scusato, e lei aveva collezionato la sua fantastica figura col cellemare. Inoltre,... aveva capito da tempo che il rosso l’aveva aggredita con sfuriate, quegli ultimi giorni ad Hogwarts, solo per gelosia. L’essere tenuta tanto in considerazione da un ragazzo la faceva arrossire di piacere, anche se non amava i troppo possessivi... ehi, comunque con lui non avrebbe intrapreso alcuna relazione, quindi di che preoccuparsi? Si sarebbe comportata come una buona vecchia amica d’infanzia; ecco tutto. Punto.

Suonò. Dall’altro capo del cancello Ron sussultò, ed aprì con mani tremanti il portone.

‘Oh, è arrivata... accipicchia com’è bella... ed io ho i capelli a fungo...’

‘E adesso cosa gli dico? Odio i silenzi lunghi ed imbarazzanti... ehi, ma cosa s’è fatto ai capelli?’

-Ehm...- Ron deglutì sonoramente. –Senti Hermione, c’è una cosa che devo dirti... anzi, chiederti...-

Hermione alzò le sopracciglia e lo guardò come per esortarlo a continuare. Il cuore le iniziò a battere.

-senti... pensi che... secondo te... ho i capelli a fungo?-

Hermione e un buffo suono a metà fra una risata ed un lamento esasperato. Poi lo guardò meglio.

-Ehm...- si portò una mano alla bocca. -...sì.-

Ron gemette.

-Mmmh... beh, tanto lo sapevo che lo shampoo di Harry era un fregatura.-

-E’ di Harry?- domandò Hermione incuriosita. –Vivete insieme?-

-Sì- confermò lui –E’ un po’ rompiscatole... ma si tira avanti.-

Hermione annuì, anche se intanto pensava ad altro... Ron quella mattina non aveva i capelli conciati così. Voleva dire che se li era lavati (e Ron lei sapeva benissimo odiava la toilette) per uscire con lei. Per fare colpo... in un senso diverso da quello che poi era uscito!

-Allora... dove andiamo?- disse Hermione guardandosi intorno. –Io conosco un ristornate carino che...-

-Al bar Midnight- si affrettò a rispondere Ron. –Ci sono già stato un paio di volte e si magia benissimo.-

-Aggiudicato allora- annuì Hermione. Ron sorrise sollevato. Stava andando tutto bene. Sperava solo che anche da Bill filasse tutto liscio, così che la sera arrivasse velocemente al gran finale...

 

Hermione appoggiò il Menu sul tavolo, guardandosi attorno.

-Avevi ragione, Ron, per una volta- ammise, -non ho ancora assaggiato nulla, e mi domando perchè sia completamente vuoto, ma l’arredamento è già perfetto... ha un che di rustico, non so se mi spiego.-

-Ti spieghi benissimo- disse Ron, che non aveva sentito niente. –Ora scusa, devo andare ad ordinare i piatti.-

-Tu?- domandò Hermione sorpresa. –Non dovrebbe venire il cameriere?-

-Oh, lui... No- spiegò Ron –Vado a chiedere le pietanze e poi... chi ce le porta è una sorpresa promozionale.-

-Ah- fece Hermione. Poi intrecciò le dita. –Per me un primo a base di pollo, aringhe e il desser... meringhe.-

-Oui, mademoselle- scherzò Ron; poi, prima a passo lento e infine veloce, si diresse verso la cucina. Durante il breve tragitto, staccò qualche fotografia che ritraea lui e Bill.

‘Quello scemo..., attaccare quadretti di famiglia nel bar... chi lo capisce è bravo...’

-Bill!- entrò affannato nell’affollata cucina, dove Fleur si destreggiava fra secondi e dessert.

-Fleur!- aggiunse poi digrignando i denti, -ci siamo solo io e una mia amica!-

-Prego?- fece lei di rimando, fermandosi. –Io avevo capito che tu venire con amici, tu dire questo al telefono, io e Bill cucinare per comitiva, perchè tu non spiegarti bene?-

-Non avremmo accettato se l’avessimo saputo!- una voce da dietro le sue spalle fece voltare Ron. Bill, ansimante e con quattro piatti sistemati a coppie sulle braccia, lo fissava torvo.

-Già... lo sapevo bene- disse Ron impacciato –ma mi serviva che accettaste...-

-Io invitare compagni!- biascicò Fleur. –Tanti soldi, Bill! Grande guadagno, Fleur! Questo tu dire, questo! Però voi dovere chiudere locale, riservare locale solo per noi! Sciocchezzule! E ora tu presentasti qui con donnetta, e noi cosa guadagnare? Spiccioli! Tu ingannare, tu dire queste bugie a tuo fratello!-

-Veramente io ho coniugato i verbi al futuro....- iniziò Ron, che fu interrotto da Bill.

-Questo non è il momento di scherzare, Ron. Comunque, cosa ci fai ancora qui dentro?-

-Devo chiederti tre enormi favori, Bill. Potresti riservare a me e alla mia amica l’anteprima dell’offerta promozionale ideata da...-

-...me!- strillò Fleur. –Quindi tu per questo chiedere a me... e io rispondere no!-

-Calma Fleur... diamogli una possibilità... e tu Ron, in effetti dovevi domandare a lei...- bofonchiò Bill tentando di placare gli animi. Fleur sbuffò e se ne andò chiudendo la porta: -Tu prendere mia sorpresa commerciale, Ron! Ma questa ultima volta che io buona con te!-

-Sarò breve, lei è di là che mi aspetta- continuò Ron, -Per favore, non dirle chi siamo. Non dirle che mi conosci!-

-Perchè, l’ho già vista?- fece Bill. –E allora come mai devo nascondere la mia identità?-

-Questo è il terzo favore- Ron incrociò le dita -.... non farmi pagare.-

Bill chiuse gli occhi per qualche secondo. Poi...

-Non hai mai avuto una faccia tosta simile. Prima menti, poi fai tre richieste una più assurda e costosa dell’altra. Questo mi conduce ad un’unica frase...-

Ron strinse i pugni. Già la immaginava... ‘Vattene’, ‘Ti ripudio come fratello’...

-... chi è lei?-

Ron sorrise stentando a credere alla sua fortuna.

-Hermione! E’ Hermione, ed è qui!- gongolò. Bill sorrise.

-Colei che ti ha rubato il cuore a tredici anni?-

Ron arrossì. –Beh, penso a quell’età, sì...-

Bill si avvicinò e, con grande sgomento ed imbarazzo del rosso, lo strinse (anzi stritolò) in un abbraccio fraterno.

-Finalmente, finalmente ti sei dato una mossa, una svegliata! Ma sì, ti concedo di non pagare e non fiaterò; devi assolutamente conquistarla, anche se penso che tu l’abbia già fatto incosciamente da molto tempo.-

Ron ricambiò l’abbraccio.

-Grazie, Bill, grazie! Risolvi tutti i miei problemi!-

 

Fleur uscì sbattendo la porta e imprecando nella sua lingua madre... quando vide Hermione.

Dapprima non la riconobbe, poi...

-Hermione Granger!- esclamò portandosi le mani al viso. La ragazza si voltò piuttosto stupita; ma le bastò un’occhiata per riconoscere la sua exnemica, colei di cui le pareva Ron si fosse innamorato; aveva ancora capelli lunghi e biondi, occhi luminosi e corpo perfetto. Si sentì orribile al confronto.

-Ehm... ciao, Fleur! Come mai qui?-

La donna le strinse una mano asciugandosi gli occhi con l’altra.

-Il mondo essere piccolo, davvero! Come sei arrivata? Sei ontrata qui, con tutti i ristoranti che esserci... proprio qui! Comunque- tirò su col naso sorridendole –io qui lavorarsci. Viene poca gente, anche se Ron ci riempie sempre il ristorante.- Storse la bocca, ripensando a quello che era successo poco prima. Ma Hermione fraintese.

-Viene spesso?- ripetè. Poi guardò Fleur. E contemporaneamente si sentì male e provò una forte rabbia nei confronti del ragazzo. L’aveva tanto pregata di uscire con lui, ci aveva provato così sfacciatamente con lei ed ora scopriva che andava dietro a Fleur! L’aveva addirittura portata nel locale dove la sua bella lavorava!!

‘No, si disse, cercando di calmarsi, ‘a Ron sembra che io interessi. E non mi farebbe mai una cosa del genere... spero.’

-...e poi adesso viene fuori con delle richieste indecenti!- esclamò Fleur. Hermione trasalì inorridendo. –Mi chiede delle cose...- scosse la testa, pensando a ciò che aveva preteso poco prima. –Beh, deve almeno pagare. Quello di sicuro.E... ehi, che succede?-

Hermione si era alzata tremando da capo a piedi. Il mento le tremava e il corpo sussultava.

-Arrivederci, Fleur- mormorò. Poi scappò via.

In quel preciso momento Ron uscì dalla cucina con un sorriso soddisfatto... che si tramutò in una smorfia d’orrore.

-Dov’è Hermione?- chiese quasi urlando.

-Boh- Fleur alzò le spalle. –Le stavo parlando e all’improvviso è scappata. L’ho sempre pensato che era strana.-

Ron sfrecciò fuori dalla cucina senza nemmeno rispondere. Fu a quel punto che Bill entrò... e strabuzzò gli occhi.

-Dove sono finiti tutti?-

-Possibile che mi facciate sempre delle domande?- scoppiò Fleur. –Poi non mi lasciate nemmeno rispondere! Ma cosa ho fatto, io?-

 

-Hermione!-

Ron raggiunse la ragazza che stava in piedi davanti alla scopa sulla quale erano venuti. Lo fissò mentre le lacrime le rigavano le guance e sibilò: -Solo perchè non so volare sono ancora qui, altrimenti me ne sarei andata. Non voglio più vederti.-

-Ma perchè?- gemette disperato Ron –Cosa ho fatto?-

-Fleur mi ha raccontato tutto!- ululò lei.

-Tutto?- Ron impallidì. Che figura! Ora sapeva perchè aveva scelto quel ristorante.

-Tutto!-

-Oh, cavolo... senti, Herm- disse impacciato Ron –Mi vergogno tantissimo! E’ che volevo far bella figura con te, per questo ho chiesto a Fleur e a Bill di non farmi pagare ciò che avremmo ordinato e di non farsi riconoscere! Volevo solo far colpo! Perdonami, ti prego...-

Hermione si immobilizzò. –Allora, erano quelle le richieste indecenti che facevi a Fleur?-

-Sì...- bisbigliò Ron.

-Ma... e Bill?- disse lentamente la ragazza.

-Oh, Fleur non te l’ha detto?- disse sorpreso Ron. –Lei e Bill sono fidanzati! Presto si sposeranno, e...- ma si interruppe, senza fiato da quanto Hermione lo stringeva.

-Oh, Ron, scusami tu!- disse lei fra le lacrime e le risa. –Avevo capito... ma non importa.-

Si staccò da lui imbarazzata. –Allora, ehm... andiamo a mangiare?-

 

-Grazie per la serata, Ron.- Hermione si fermò sulla porta di casa, giocherellando con le chiavi. –Mi sono proprio divertita... è stato un tuffo nel passato che ho gradito molto.-

Sospirò sognante. –Beh, allora... buonanotte.-

-Hermione...- Ron si protese verso di lei per baciarla, ma proprio quando le loro labbra stavano per sfiorarsi lei si tirò indietro.

Il ragazzo, rosso come un peperone, indietreggiò verso la scopa, troppo scosso per parlare. Hermione allora lo riteneva solo un amico... beh, lo sapeva. Perchè aveva tentato di baciarla? Non gli avrebbe parlato più per un sacco di tempo!

-Ron, aspetta!-

Quella voce. IL ragazzo si girò: lei era lì, lo sguardo confuso e dispiaciuto, ma anche, gli parve, innamorato. Nessun ragazzo infatuto di lei avrebbe resistito ad una visione del genere.

Col sorriso sulle labbra, corse verso di lei, felice del ripensamento, la prese fra le braccia e la baciò con trasporto, passione e con tutto l’amore che per lei provava.

Forse il bacio durò un minuto, un’ora, tutta la notte... non lo sapeva, ma quando si staccò Hermione aveva l’espressione allucinata.

-Ron...- farfugliò passandosi un dito sulle labbra, -Devo darti i soldi del bar.-

Quello fu il momento più orribile che quella notte visse il ragazzo; l’illusione, infatti, può essere la peggiore delle cose. Si era illuso che lei lo amasse e che voleva baciarlo, invece...

Fece qualche passo indietro preparandosi a correre via, via, più forte che poteva, quando...

-Ron.- stavolta la voce di Hermione non era tremante, ma decisa. Lo fece voltare e gli scoccò un breve bacio sulle labbra. Poi sorrise.

-Sai, Ron... io non bacio mai nessuno per sbaglio.-

 

-Il bagnooo!- Harry battè sulla porta con le nocche. –Ragazzi! Mi sento sporco come mai nella mia vita. Siete dei farabutti: avete anche chiuso la porta a chiave!!-

Nessuna risposta. Da dentro la stanza sentì provenire delle risatine.

Ron ed Hermione stavano festeggiando la proposta di matrimonio di lui, dopo una convivenza di tre mesi di felicità (e disperazione per Harry) con tre ore nel bagno. Harry era stato dapprima felice per la notizia, ma se avesse saputo che gli sarebbe toccato un’agonia fuori dalla porta, avrebbe protestato.

-Avevate promesso solo un’ora!- tamburellò con le dita sulla porta. Nessuna risposta, o forse una, se ‘Anch’io ti amo, Ron’ potesse considerarsi una risposta.

‘Era come dicevo prima’ pensò Harry buttandosi sul divano, rassegnato. ‘Gli innamorati non ascoltano nessuno!’

 

 

FINE

  
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