Questo, come i seguenti
capitoli, è tratto dal primo episodio del film ‘Manuale d’amore’, perciò è
facile che vi troviate parecchie somiglianze.
La coppia che mi sembrava
perfetta era Ron/Hermione. Detto questo... buona lettura!
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MANUALE
D’AMORE
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1.L’INNAMORAMENTO
Ronald
Weasley sorvolò Diagon Alley, scrutando uno per uno tutti gli edifici sopra cui
passava.
La
bottega del signor Olivander... l’albergo del Paiolo Magico... L’Incanto
Shop... la Libreria Stregata... la Gringott...
Staccò
una mano dal manico della scopa e lesse i pochi annunci da un ritaglio di
giornale de “La gazzetta del profeta”. Cercava un lavoro, semplicemente.
‘Potrei
fare l’addetto alle pulizie all’Incanto Shop’, pensò, ma subito scacciò l’idea
dalla mente. Era estremamente pigro e non aveva intenzione di passare i giorni
a spazzare un negozio.
‘Il
signor Olivander cerca anche lui un povero mago da schiavizzare... e così per
la Libreria Stregata...’ storse il naso lentigginoso. ‘Ah! Ecco quello che fa
per me!’
-Addetto
alla reception al Paiolo Magico- esclamò ad alta voce. Quel lavoro era
perfetto, poteva parlare con molta gente nuova e conoscere persone
interessanti, chissà, magari anche la ragazza dei sogni...
Sospirò.
Lui l’aveva già, una ragazza dei sogni... ma lui non era il ragazzo dei sogni
di lei.
Sterzò
e planò al suolo, davanti al Paiolo Magico. Attraverso la vetrina vide una sua
coetanea con in mano lo stesso annuncio da lui trovato.
‘Accidenti!’
pensò. ‘Vuoi vedere che questa mi frega il posto...’
-...e
quindi, mi piace essere in relazione con la gente, sono una persona socievole
ed adoro informare perciò rendermi utile...-
Ron
ascoltò questo pezzo di conversazione con il direttore dell’albergo da parte
della ragazza, e fu abbastanza per fargli capire che doveva fare subito
qualcosa per essere assunto, perchè quelle poche parole avrebbero convinto
persino lui.
-Mi
scusi- si intromesse, -sono qui per l’annuncio sul giornale- disse rivolgendosi
al direttore, ignorando la ragazza.
-Sì, va
bene- annuì l’uomo disorientato –ma la prego di attendere qualche minuto, sto
parlando con la signorina Abbott...-
‘Si
chiama anche come quella scemotta di Hanna’ pensò Ron schifato. Non amava
essere scortese, ma era più forte di lui e c’era abituato. E comunque aveva
bisogno a tutti i costi di un lavoro.
-Ma io
ho sempre sognato lavorare alla reception- insistette spingendo da parte la
ventenne, che emise un grido di protesta. –Fin da bambino. Mi affascinava
l’idea di poter stare con tante persone, di potermi relazionare con nuovi
volti...-
-Sta
copiando tutto ciò che dicevo io!- soffiò rabbiosa Abbott, mentre il direttore
fissava dubbioso Ron.
-...credo
quindi di essere adatto a questo lavoro, d’essere la persona che cercate...
anzi, sapete cosa?, se mi assumete lavorerò la prima settimana gratis...-
-Senti
bello- la ragazza lo spinse da una parte, -invece di blaterare modificando le
mie parole, aspetta il tuo turno,... se verrà poi, perchè Wilbur stava giusto
pensando di assumermi..-
‘Wilbur?’
pensò Ron. ‘Si conoscono?’
-Beh,
sì, mantenendo le distanze però...- disse impacciato il direttore. Ron si
accorse che portava una targa dorata le cui lettere si spostavano riproducendo
il suo nome, quindi Abbott poteva averlo dedotto da quella.
-Su,
signore- esclamò il giovane, -non penserà di assumerla! E’ una donna! Si sa che
sono esperte di pettegolezzi ed annoierebbe i clienti...-
-Ma chi
ti credi di essere?!- scoppiò la ragazza, il viso paonazzo. –Piombare qui e
pretendere di essere assunto con...-
-Tutto
bene, Hanna?-
I tre
si voltarono verso il punto dal quale proveniva la voce. Una ventenne alta,
magra, con lunghi capelli raccolti in una treccia e le braccia piene di pacchi
stava sulla soglia, l’espressione confusa.
-Sono andata a comprare le ultime cose e volevo vedere come andava il colloquio... ma...- guardò il direttore esasperato, Abbott ansimante e poi il suo sguardo si posò su Ron... e la ragazza si irrigidì.
Ron la fissava, tentando di ricordare quando e dove l’aveva già vista... di certo aveva scoperto che la sua avversaria era davvero Hanna Abbott...
-Oh, Hermione- singhiozzò Hanna, -questo idiota stava
cercando di fregarmi il posto!-
A sentire quel nome, le gambe di Ron ebbero un cedimento.
No...
Gli occhi di Hermione si fecero di ghiaccio. –Beh, è una
cosa che gli è sempre venuta bene...-
Ron strinse i pugni. Hermione. Voleva ridere e piangere
allo stesso tempo, abbracciarla e schiaffeggiarla insieme. Ma non fece niente
di tutto questo.
-Io cerco un lavoro...- disse stringendo i denti, -tutto
qui.-
-E lo fai togliendolo agli altri- affermò Hermione. Il
direttore la guardò, poi fissò Ron. Infine alzò le mani: -I signori
evidentemente si conoscono...ma non è cosa che mi riguardi. Comunque, sappia-
commentò rivolgendosi a Ron –che avevo deciso di assumere la signorina Abbott
ancora prima della sua irruzione qui dentro.Ci accordiamo stasera via
passaporta.-
Hanna emise un gridolino di gioia e battè il cinque con
Hermione. Poi, le due si avviarono verso l’uscita. Aprendo la porta, Hanna fece
una smorfia in direzione del rosso. Hermione si limitò ad uno sguardo gelido.
Poi sbattè la porta.
Ron si buttò sul divano, sospirando. Era stata una giornata
durissima. Non aveva trovato lavoro, ma in compenso aveva collezionato una
figuraccia e un disastroso incontro con una vecchia amica.
Ricordava precisamente i motivi del loro litigio, tre anni
prima.
Mancava un mese agli esami di fine scuola e lui era
agitatissimo anche se fingeva di non esserlo. Krum era venuto ad Hogwarts per
fare gli auguri ad Hermione e, un pomeriggio, Ron li aveva visti baciarsi. Era
scappato via, non sopportando quel colpo. E poi... Aveva dato di matto.
Urlò per un’ora contro Hermione senza lasciarle il tempo di
ribattere, sfogando la paura per i M.A.G.O. e la gelosia contro di lei.
Dopo quello, non si erano più parlati. Invano il giorno
prima dell’abbandono definitivo della scuola Harry li aveva persuasi entrambi a
far pace. Si erano staccati senza nemmeno un saluto.
Ora, lui ed Harry vivevano in uno stesso condominio.
Nemmeno il ragazzo sopravvissuto aveva più sentito Hermione. L’ultima volta era
stata un complimento da parte di lei per l’assassinio di Voldemort, poi,
scocciata per i continui riferimenti a Ron da parte di Harry, aveva chiamato
sempre meno per poi non farlo più.
Harry aveva varie volte detto a Ron che lei era sconvolta,
che soffriva quanto lui, ma il ragazzo non aveva mai voluto ascoltare. In
realtà, ora che era più maturo si accorgeva di avere sempre amato Hermione, ma
non se ne era mai reso conto... o non aveva voluto farlo?
Harry entrò in camera con una tazza di magnesio e si fermò
davanti a lui.
-Allora?- chiese. –Trovato un pazzo pronto ad assumerti?-
-No- rispose secco Ron. –Ma ho incontrato Hermione.-
CRASH. Harry aveva fatto cadere la tazza per terra. Non si
curò di raccoglierla.
-Dai! Sul serio!- si sedette accanto a Ron. –Come è andata?
Avete parlato da persone corrette?-
-Sì. Mi ha insultato.- Ron fece un sospiro trasognato. –E’
bella come una volta.-
-Sì, sì- Harry non sopportava quelle parole. Lui sognava ma
non agiva. Mai. –E senti, com’è che era a Diagon Alley?-
-Anzi, no- esclamò Ron, senza dar segno di averlo sentito.
–è più bella.-
Harry scosse la testa. Era inutile cercare di saperne di
più. Gli innamorati non ascoltano nessuno, pensano solo alla sua lei o al suo
lui. E’ inutile anche cercare di capirli: hanno un mondo tutto loro e non ci
entrerai finchè non sarai uno di loro: un innamorato.
Un perdente, secondo Harry.
-Devo rivederla- esclamò d’un tratto Ron. –Il ritrovarmela
davanti dopo tutti questi anni mi ha scombussolato... ma mi ha anche fatto
riflettere. Non sono più un bambino, Harry. So che la amo. E deve saperlo anche
lei!-
Si alzò di scatto ed afferrò la scopa. –Io la vado a
cercare! Dovessi girarmi tutta Diagon Alley, ma la troverò!-
-Sei il solito impulsivo- commentò stancamente Harry. Non
credeva lo avesse fatto sul serio.
Ron aprì la porta e montò in sella.
-Ron...? Ron! No! Fermo!-
Ma il ragazzo era già sfrecciato su, nel cielo.
Hermione Granger sedette con Hanna fuori dal Paiolo Magico.
Era il primo giorno di prova della ragazza all’albergo, e stava andando
piuttosto bene...
-...se non contiamo lo stregone russo con la mania dei
cristalli, che mi ha fatto stare in ansia per tutto il tempo durante il quale
il personale ha portato tutte le sue cianfrusaglie di questo materiale per le
scale, perchè sto pazzo avrebbe sporto denuncia se glien’avessimo rotta anche
solo una; e quella strega francese che parlava di continuo in modo rapido e
frettoloso, io non ci capivo niente, meno male che il cameriere è nato in Francia
e mi ha tradotto, o avremmo perso una cliente...-
-Niente male come primo giorno!- commentò Hermione ridendo.
-Ora calmati, però, e goditi questa pausa.-
-Ok- Hanna fece per addentare una mela prodotto del Paiolo
Magico, quando il direttore la richiamò dentro. La ragazza sbuffò rassegnata,
poi si alzò e salutò con un cenno l’amica per poi rientrare.
Hermione le sorrise; poi si avviò per aspettare il Tram
Traballante, che tardava. Che avesse sbagliato l’orario e quindi fosse già
passato...?
-Ehm.. ciao!-
Hermione si voltò, trovandosi davanti un Ron impacciato e
più rosso del solito. La ragazza lo squadrò da capo a piedi, con un’espressione
che significava ‘che cavolo vuoi ancora’.
-Sono... sono quello della figuraccia di ieri, sono venuto
a farne un’altra- scherzò il giovane, sperando di strapparle un sorriso.
Speranza vana.
-Che ci fai qui?- disse aspra lei.
-Ehm...io... ecco, venivo appunto per scusarmi, sai, per...
ieri...- azzardò Ron. Se avesse detto cosa voleva davvero, rischiava di
perderla sul serio.
-Non devi scusarti con me- borbottò Hermione, -ma con
Hanna.-
-Già, certo...- Ron si grattò il capo, incerto sul da
farsi. Poi decise di rischiare. –In realtà, volevo invitarti ad un’uscita, che
so, andare in qualche bar, così, per passare il tempo...-
Hermione lo fissò come se fosse appena uscito da un
manicomio. –Che razza di faccia tosta che hai! Dopo ieri non me lo sogno
nemmeno di andare da qualche parte con te.-
-Avanti!- la supplicò lui. –Eravamo così amici, un
tempo...-
Mossa falsa. Evidentemente Hermione ricordò gli ultimi
giorni ad Hogwarts, non proprio piacevoli. –No.-
Ron sospirò, frustrato; poi si accorse che lei era agitata,
aspettava qualcosa o qualcuno forse?
-Quando arriva il Tram?- si lamentò lei. Ron colse
l’occasione al volo.
-E’ già passato prima- la informò. –E comunque non si ferma
più qui.-
Hermione lo scrutò incerta sul credergli; poi sospirò e si
sedette. –Perfetto! E ora come torno a casa...- pensò ad alta voce.
-Se non ti sembra una cosa troppo azzardata- propose Ron,
-potrei portarti io.- indicò la scopa.
Hermione guardò prima lui poi la scopa e infine, pallida,
ancora lui. E sospirò di nuovo sommensamente. –Non ti arrendi mai, eh? Neppure
in questo sei cambiato.-
-Esatto- Ron sorrise, consapevole di aver fatto centro.
-E va bene- confermò Hermione, -accetto.-
-Grande!- esultò Ron. –Dai, mettiti dietro di me; tieniti
stretta, mi raccomando. Hai mai volato?-
-No, mai- disse fra i denti la ragazza. Ron ridacchiò.
-Beh, allora ho due consigli per te: parla molto e... non
guardare giù!-
Hermione chiuse gli occhi mentre Ron planava e spiccava il
volo su, sempre più su nel cielo.
-Ma, senti- mugugnò Hermione mentre volavano, -come mai sei
così assillante? Insomma, tre anni che non ci vediamo, poi ci incontriamo
casualmente, in un contesto anche imbarazzante (per te) e tu insisti per uscire
con me... questo non mi quadra.
-Beh, ma è proprio come dici tu- rispose allegramente Ron
–non ci vediamo da tanto tempo e mi dispiaceva buttare al vento un’amicizia
come la nostra...- sentì la stretta delle mani di Hermione sulla sua vita farsi
più serrata; -...so che ci sono stati molti dissidi fra noi, ma ora sono
cambiato, Herm, credimi... mi dispiace
se ti ho fatta soffrire ma non lo farò più. Ecco, volevo solo che mantenessimo
i contatti. Tutto qui.-
Atterrarono davanti a Villa Granger; Hermione si stupì che
l’amico ricordasse ancora dove abitava, ma il discorso dell’amico pareva averla
convinta.
-Senti, Herm- disse Ron prima che lei si dileguasse –io
credo che... se vogliamo sentirci spesso dovrei avere il tuo numero di, ehm... cellemare...-
-Cellulare- corresse Hermione con un guìzzo divertito negli
occhi.
-...,ecco, appunto-.
-Non ti arrendi proprio mai, eh? Comunque, il numero è
33437941282.-
Ron se lo segnò velocemente; poi la salutò entusiasta con
la mano.
Mentre lei infilava la chiave nella serratura, decise di
chiamarla, così, per gioco.
Ma proprio mente digitava l’ultima cifra, una voce
impastata e monotona lo avvertì che ‘il numero selezionato non era esistente’.
Ron fu invaso dalla rabbia; e lui che pensava che stesse
andando tutto bene! No, lei l’aveva gabbato. Perchè, poi? Cos’aveva fatto?
Si mise dirimpetto alla finestra della casa dove la vedeva
che appoggiava i pacchi e si pettinava allo specchi, e, portando le mani alla
bocca, urlò.
-HERMIONE!- gridava. –MI SEMBRA DAVVERO UN GESTO VILLANO,
PIU’ DEL MIO DI IERI, DARE AD UNO CHE TI HA DATO UN PASSAGGIO, SI E’ SCUSATO ED
E’ STATO GENTILE CON TE, IL NUMERO DI CELLEMARE SBAGLIATO!-
Hermione si affacciò alla finestra, con i capelli scompigliati
e tutta rossa. Bastò quella visione a spegnere tutta la rabbia di Ron. Lei gli
sorrise imbarazzata e si portò una mano alla testa.
-Cellulare- sussurrò.
Ron si torceva le mani, ansioso. Harry l’aveva deriso
parecchio sostenendo che lo Shampoo Red Cloud faceva sembrare i suoi capelli a
fungo.
Se li appiattì per la decima volta. Era agitatissimo.
Hermione stava per arrivare (dovevano uscire insieme) e lui aveva un aspetto
ridicolo!
Si appoggiò alla porta disperato. Quando lei gli aveva dato
il giusto numero di cellemare... cellulare, si erano accordati per un’uscita
quella sera in un bar speciale che aveva scelto lui. Una sorpresa... ma solo
per Hermione; infatti Bill aveva aperto un ristorante con Fleur e, sicuro che
la ragazza non avrebbe riconosciuto suo fratello (capelli tinti di nero, voce
più profonda) Ron voleva un’uscita conveniente non avendo spiccioli in tasca.
Probabilmente si sarebbe sentito ancora più in ansia
sapendo che l’oggetto dei suoi sogni era a pochi centimentri da lui; li separava
solo la porta.
Hermione si attorcigliò i capelli attorno al dito,
improvvisamente restia a suonare il campanello. Perchè era lì? Cosa ci faceva?
Perchè usciva con Ron? La risposta più semplice sarebbe stata “rimpatriata da
vecchi amici” ma persino un cieco avrebbe capito che a Ron lei piaceva molto.
Cosa avrebbero fatto...? Beh, lui non era il tipo da...
beh, non era il classico superuomo. Certo in testardia non era cambiato; questo
la fece sorridere.
Nah, non doveva preoccuparsi. E poi Ron si era scusato, e
lei aveva collezionato la sua fantastica figura col cellemare.
Inoltre,... aveva capito da tempo che il rosso l’aveva aggredita con sfuriate,
quegli ultimi giorni ad Hogwarts, solo per gelosia. L’essere tenuta tanto in
considerazione da un ragazzo la faceva arrossire di piacere, anche se non amava
i troppo possessivi... ehi, comunque con lui non avrebbe intrapreso alcuna
relazione, quindi di che preoccuparsi? Si sarebbe comportata come una buona
vecchia amica d’infanzia; ecco tutto. Punto.
Suonò. Dall’altro capo del cancello Ron sussultò, ed aprì
con mani tremanti il portone.
‘Oh, è arrivata... accipicchia com’è bella... ed io ho i
capelli a fungo...’
‘E adesso cosa gli dico? Odio i silenzi lunghi ed
imbarazzanti... ehi, ma cosa s’è fatto ai capelli?’
-Ehm...- Ron deglutì sonoramente. –Senti Hermione, c’è una
cosa che devo dirti... anzi, chiederti...-
Hermione alzò le sopracciglia e lo guardò come per
esortarlo a continuare. Il cuore le iniziò a battere.
-senti... pensi che... secondo te... ho i capelli a fungo?-
Hermione e un buffo suono a metà fra una risata ed un
lamento esasperato. Poi lo guardò meglio.
-Ehm...- si portò una mano alla bocca. -...sì.-
Ron gemette.
-Mmmh... beh, tanto lo sapevo che lo shampoo di Harry era
un fregatura.-
-E’ di Harry?- domandò Hermione incuriosita. –Vivete
insieme?-
-Sì- confermò lui –E’ un po’ rompiscatole... ma si tira
avanti.-
Hermione annuì, anche se intanto pensava ad altro... Ron
quella mattina non aveva i capelli conciati così. Voleva dire che se li era
lavati (e Ron lei sapeva benissimo odiava la toilette) per uscire con lei. Per
fare colpo... in un senso diverso da quello che poi era uscito!
-Allora... dove andiamo?- disse Hermione guardandosi
intorno. –Io conosco un ristornate carino che...-
-Al bar Midnight- si affrettò a rispondere Ron. –Ci
sono già stato un paio di volte e si magia benissimo.-
-Aggiudicato allora- annuì Hermione. Ron sorrise sollevato.
Stava andando tutto bene. Sperava solo che anche da Bill filasse tutto liscio,
così che la sera arrivasse velocemente al gran finale...
Hermione appoggiò il Menu sul tavolo, guardandosi attorno.
-Avevi ragione, Ron, per una volta- ammise, -non ho ancora
assaggiato nulla, e mi domando perchè sia completamente vuoto, ma l’arredamento
è già perfetto... ha un che di rustico, non so se mi spiego.-
-Ti spieghi benissimo- disse Ron, che non aveva sentito
niente. –Ora scusa, devo andare ad ordinare i piatti.-
-Tu?- domandò Hermione sorpresa. –Non dovrebbe venire il
cameriere?-
-Oh, lui... No- spiegò Ron –Vado a chiedere le pietanze e
poi... chi ce le porta è una sorpresa promozionale.-
-Ah- fece Hermione. Poi intrecciò le dita. –Per me un primo
a base di pollo, aringhe e il desser... meringhe.-
-Oui, mademoselle- scherzò Ron; poi, prima a passo
lento e infine veloce, si diresse verso la cucina. Durante il breve tragitto,
staccò qualche fotografia che ritraea lui e Bill.
‘Quello scemo..., attaccare quadretti di famiglia nel
bar... chi lo capisce è bravo...’
-Bill!- entrò affannato nell’affollata cucina, dove Fleur
si destreggiava fra secondi e dessert.
-Fleur!- aggiunse poi digrignando i denti, -ci siamo solo
io e una mia amica!-
-Prego?- fece lei di rimando, fermandosi. –Io avevo capito
che tu venire con amici, tu dire questo al telefono, io e Bill cucinare per
comitiva, perchè tu non spiegarti bene?-
-Non avremmo accettato se l’avessimo saputo!- una voce da
dietro le sue spalle fece voltare Ron. Bill, ansimante e con quattro piatti
sistemati a coppie sulle braccia, lo fissava torvo.
-Già... lo sapevo bene- disse Ron impacciato –ma mi serviva
che accettaste...-
-Io invitare compagni!- biascicò Fleur. –Tanti
soldi, Bill! Grande guadagno, Fleur! Questo tu dire, questo! Però
voi dovere chiudere locale, riservare locale solo per noi! Sciocchezzule! E
ora tu presentasti qui con donnetta, e noi cosa guadagnare? Spiccioli! Tu
ingannare, tu dire queste bugie a tuo fratello!-
-Veramente io ho coniugato i verbi al futuro....- iniziò
Ron, che fu interrotto da Bill.
-Questo non è il momento di scherzare, Ron. Comunque, cosa
ci fai ancora qui dentro?-
-Devo chiederti tre enormi favori, Bill. Potresti riservare
a me e alla mia amica l’anteprima dell’offerta promozionale ideata da...-
-...me!- strillò Fleur. –Quindi tu per questo chiedere a
me... e io rispondere no!-
-Calma Fleur... diamogli una possibilità... e tu Ron, in
effetti dovevi domandare a lei...- bofonchiò Bill tentando di placare gli
animi. Fleur sbuffò e se ne andò chiudendo la porta: -Tu prendere mia sorpresa
commerciale, Ron! Ma questa ultima volta che io buona con te!-
-Sarò breve, lei è di là che mi aspetta- continuò Ron, -Per
favore, non dirle chi siamo. Non dirle che mi conosci!-
-Perchè, l’ho già vista?- fece Bill. –E allora come mai
devo nascondere la mia identità?-
-Questo è il terzo favore- Ron incrociò le dita -.... non farmi
pagare.-
Bill chiuse gli occhi per qualche secondo. Poi...
-Non hai mai avuto una faccia tosta simile. Prima menti,
poi fai tre richieste una più assurda e costosa dell’altra. Questo mi conduce
ad un’unica frase...-
Ron strinse i pugni. Già la immaginava... ‘Vattene’, ‘Ti
ripudio come fratello’...
-... chi è lei?-
Ron sorrise stentando a credere alla sua fortuna.
-Hermione! E’ Hermione, ed è qui!- gongolò. Bill sorrise.
-Colei che ti ha rubato il cuore a tredici anni?-
Ron arrossì. –Beh, penso a quell’età, sì...-
Bill si avvicinò e, con grande sgomento ed imbarazzo del
rosso, lo strinse (anzi stritolò) in un abbraccio fraterno.
-Finalmente, finalmente ti sei dato una mossa, una
svegliata! Ma sì, ti concedo di non pagare e non fiaterò; devi assolutamente
conquistarla, anche se penso che tu l’abbia già fatto incosciamente da molto
tempo.-
Ron ricambiò l’abbraccio.
-Grazie, Bill, grazie! Risolvi tutti i miei problemi!-
Fleur uscì sbattendo la porta e imprecando nella sua lingua
madre... quando vide Hermione.
Dapprima non la riconobbe, poi...
-Hermione Granger!- esclamò portandosi le mani al viso. La
ragazza si voltò piuttosto stupita; ma le bastò un’occhiata per riconoscere la
sua exnemica, colei di cui le pareva Ron si fosse innamorato; aveva ancora
capelli lunghi e biondi, occhi luminosi e corpo perfetto. Si sentì orribile al
confronto.
-Ehm... ciao, Fleur! Come mai qui?-
La donna le strinse una mano asciugandosi gli occhi con
l’altra.
-Il mondo essere piccolo, davvero! Come sei arrivata? Sei
ontrata qui, con tutti i ristoranti che esserci... proprio qui! Comunque- tirò
su col naso sorridendole –io qui lavorarsci. Viene poca gente, anche se Ron ci
riempie sempre il ristorante.- Storse la bocca, ripensando a quello che era
successo poco prima. Ma Hermione fraintese.
-Viene spesso?- ripetè. Poi guardò Fleur. E
contemporaneamente si sentì male e provò una forte rabbia nei confronti del
ragazzo. L’aveva tanto pregata di uscire con lui, ci aveva provato così
sfacciatamente con lei ed ora scopriva che andava dietro a Fleur! L’aveva
addirittura portata nel locale dove la sua bella lavorava!!
‘No, si disse, cercando di calmarsi, ‘a Ron sembra che io
interessi. E non mi farebbe mai una cosa del genere... spero.’
-...e poi adesso viene fuori con delle richieste indecenti!-
esclamò Fleur. Hermione trasalì inorridendo. –Mi chiede delle cose...- scosse
la testa, pensando a ciò che aveva preteso poco prima. –Beh, deve almeno
pagare. Quello di sicuro.E... ehi, che succede?-
Hermione si era alzata tremando da capo a piedi. Il mento
le tremava e il corpo sussultava.
-Arrivederci, Fleur- mormorò. Poi scappò via.
In quel preciso momento Ron uscì dalla cucina con un
sorriso soddisfatto... che si tramutò in una smorfia d’orrore.
-Dov’è Hermione?- chiese quasi urlando.
-Boh- Fleur alzò le spalle. –Le stavo parlando e
all’improvviso è scappata. L’ho sempre pensato che era strana.-
Ron sfrecciò fuori dalla cucina senza nemmeno rispondere.
Fu a quel punto che Bill entrò... e strabuzzò gli occhi.
-Dove sono finiti tutti?-
-Possibile che mi facciate sempre delle domande?- scoppiò
Fleur. –Poi non mi lasciate nemmeno rispondere! Ma cosa ho fatto, io?-
-Hermione!-
Ron raggiunse la ragazza che stava in piedi davanti alla
scopa sulla quale erano venuti. Lo fissò mentre le lacrime le rigavano le
guance e sibilò: -Solo perchè non so volare sono ancora qui, altrimenti me ne
sarei andata. Non voglio più vederti.-
-Ma perchè?- gemette disperato Ron –Cosa ho fatto?-
-Fleur mi ha raccontato tutto!- ululò lei.
-Tutto?- Ron impallidì. Che figura! Ora sapeva perchè aveva
scelto quel ristorante.
-Tutto!-
-Oh, cavolo... senti, Herm- disse impacciato Ron –Mi
vergogno tantissimo! E’ che volevo far bella figura con te, per questo ho
chiesto a Fleur e a Bill di non farmi pagare ciò che avremmo ordinato e di non
farsi riconoscere! Volevo solo far colpo! Perdonami, ti prego...-
Hermione si immobilizzò. –Allora, erano quelle le richieste
indecenti che facevi a Fleur?-
-Sì...- bisbigliò Ron.
-Ma... e Bill?- disse lentamente la ragazza.
-Oh, Fleur non te l’ha detto?- disse sorpreso Ron. –Lei e
Bill sono fidanzati! Presto si sposeranno, e...- ma si interruppe, senza fiato
da quanto Hermione lo stringeva.
-Oh, Ron, scusami tu!- disse lei fra le lacrime e le risa.
–Avevo capito... ma non importa.-
Si staccò da lui imbarazzata. –Allora, ehm... andiamo a
mangiare?-
-Grazie per la serata, Ron.- Hermione si fermò sulla porta
di casa, giocherellando con le chiavi. –Mi sono proprio divertita... è stato un
tuffo nel passato che ho gradito molto.-
Sospirò sognante. –Beh, allora... buonanotte.-
-Hermione...- Ron si protese verso di lei per baciarla, ma
proprio quando le loro labbra stavano per sfiorarsi lei si tirò indietro.
Il ragazzo, rosso come un peperone, indietreggiò verso la
scopa, troppo scosso per parlare. Hermione allora lo riteneva solo un amico...
beh, lo sapeva. Perchè aveva tentato di baciarla? Non gli avrebbe parlato più
per un sacco di tempo!
-Ron, aspetta!-
Quella voce. IL ragazzo si girò: lei era lì, lo sguardo
confuso e dispiaciuto, ma anche, gli parve, innamorato. Nessun ragazzo infatuto
di lei avrebbe resistito ad una visione del genere.
Col sorriso sulle labbra, corse verso di lei, felice del
ripensamento, la prese fra le braccia e la baciò con trasporto, passione e con
tutto l’amore che per lei provava.
Forse il bacio durò un minuto, un’ora, tutta la notte...
non lo sapeva, ma quando si staccò Hermione aveva l’espressione allucinata.
-Ron...- farfugliò passandosi un dito sulle labbra, -Devo
darti i soldi del bar.-
Quello fu il momento più orribile che quella notte visse il
ragazzo; l’illusione, infatti, può essere la peggiore delle cose. Si era illuso
che lei lo amasse e che voleva baciarlo, invece...
Fece qualche passo indietro preparandosi a correre via,
via, più forte che poteva, quando...
-Ron.- stavolta la voce di Hermione non era tremante, ma
decisa. Lo fece voltare e gli scoccò un breve bacio sulle labbra. Poi sorrise.
-Sai, Ron... io non bacio mai nessuno per sbaglio.-
-Il bagnooo!- Harry battè sulla porta con le nocche.
–Ragazzi! Mi sento sporco come mai nella mia vita. Siete dei farabutti: avete
anche chiuso la porta a chiave!!-
Nessuna risposta. Da dentro la stanza sentì provenire delle
risatine.
Ron ed Hermione stavano festeggiando la proposta di
matrimonio di lui, dopo una convivenza di tre mesi di felicità (e disperazione
per Harry) con tre ore nel bagno. Harry era stato dapprima felice per la
notizia, ma se avesse saputo che gli sarebbe toccato un’agonia fuori dalla
porta, avrebbe protestato.
-Avevate promesso solo un’ora!- tamburellò con le dita
sulla porta. Nessuna risposta, o forse una, se ‘Anch’io ti amo, Ron’ potesse
considerarsi una risposta.
‘Era come dicevo prima’ pensò Harry buttandosi sul divano,
rassegnato. ‘Gli innamorati non ascoltano nessuno!’