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Autore: _Bri_    18/06/2018    10 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - SOSPESA]
Cosa accadrebbe se, per un piccolissimo errore, George Weasley (maestro indiscusso della finissima arte del combinare guai) costringesse se stesso ed un gruppetto variegato di studenti a rimanere chiusi nella stanza delle Necessità?
E se i ragazzi non fossero in grado di uscire da lì per un bel po'?
Questa è la storia di quei personaggi che tutti (o quasi) ignorano, degli "ultimi" che diventeranno i primi grazie a qualche pastrocchio non voluto, alla magia che certe volte fa più danni che altro e alla Stanza delle Necessità, a cui ogni studente di Hogwarts può affidarsi!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: George Weasley, Kain Montague, Lee Jordan, Maghi fanfiction interattive, Roger Davies
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO I
Primo giorno di reclusione- parte 1

Cormac ne stava combinando una delle sue, ne era certa. Lo conosceva come le sue tasche anche se, in quello specifico caso, chiunque si sarebbe reso conto che Cormac McLaggen si trovasse nei guai. Aveva visto l’amico sfrecciare per il corridoio, con il kilt svolazzante e le braccia impegnate a trattenere qualcosa di molto voluminoso; inutile era stato richiamarlo a gran voce. Gli occhi chiari come i terzi cieli della sua terra natia, seguirono increduli prima la figura del grifondoro, per poi passare a Gazza, che lo inseguiva brandendo la scopa ed urlandogli contro parole irripetibili (che il custode di una scuola tanto prestigiosa come Hogwarts, valutò Morag, non dovrebbe mai e poi mai pronunciare). Ecco quindi che la ragazza sospirò, consapevole che avrebbe dovuto aiutare il ragazzo per l’ennesima volta. Quante erano le volte che Morag Olivia MacDougal avesse tirato fuori Cormac dai guai, non sapeva di certo contarle. Era sempre stato così ricordò mentre, con passo lento e rassegnato, seguiva la strana coppia rincorrersi per i corridoi della scuola. Erano cresciuti come fratelli lei e Cormac, perché i loro genitori non solo erano amici inseparabili da sempre, inoltre col tempo avevano messo su, insieme, la più grande società d’allevamento di pecore dal vello magico di tutto il Regno Unito, nelle Shetland, dove erano cresciuti Morag e Cormac. Nonostante l’amico fosse un po’ più grande di lei, era sempre stata la ragazza a preoccuparsi che Cormac si comportasse come si deve; insomma: Morag trattava Cormac come trattava i suoi fratelli più piccoli. Ma si volevano un gran bene, questo era scontato e Morag era cosciente delle potenzialità di Cormac, anche se era una delle poche persone a capirle davvero. Si difendevano a vicenda e non sarebbe stata di certo quella l’occasione in cui lei se ne sarebbe lavata le mani: salì fino al corridoio del settimo piano, realizzando quale fosse stata l’idea dell’amico; certo che con Gazza alle calcagna non si sarebbe di certo messo in salvo. Toccò pensierosa una ciocca di capelli chiari, così la risposta venne spontanea: si schiarì la gola, tossicchiò e poi crollò sui primi gradini delle scale, accompagnando il finto scivolone con un urlo acuto. Ottenne facilmente il suo scopo, perché quel pollo di Gazza arrestò la corsa e, agitando ancora la scopa, si voltò verso quell’urlo

-Maledizione! Che male!- si lamentò fintamente lei, mentre massaggiava una caviglia

-Che c’è?! Che è successo?!- Il custode, dimenticandosi nell’immediato di Cormac che a quel punto era sfuggito alla sua vista, arrancò affannato verso Morag

-Le scale, sono appena state lucidate, non è vero?- mugolò Morag mentre si rimetteva in piedi a fatica. Gazza sbiancò: gli incidenti agli studenti erano il suo terrore più grande, assieme alle “marachelle” di quei maledetti Weasley; per questo iniziò a balbettare sconclusionato, ma Morag lo fermò con un gesto vago della mano

-Sto bene…però dovrei avvisare la preside che le scale sono pericolose, un altro studente potrebbe finire col rotolare giù-

-No! Cioè dico…avviso io la preside! Tu vai in infermeria a farti vedere-

-Sicuro?- Morag mise su un finto broncio –Sarebbe il mio dovere di prefetto riferire alla professoressa Umbridge quello che…-

-Ti ho detto che ci penso io!- rispose bruscamente l’uomo, prima di scappare via, agitato e sudaticcio. Morgan lo seguì con lo sguardo, infine sorrise soddisfatta e si avviò con passetti discreti verso l’ingresso della Stanza delle Necessità, dove era sicura che Cormac si fosse infilato per mettersi in salvo.

***

-Cazzocazzocazzo…dove sei finita bella?!-

Per Cassandra era tutto un frugarsi nelle tasche, eppure della sua bacchetta non ve n’era l’ombra. Quello, il motivo per cui si era ritrovata a riprendere fiato in un angolo buio di uno dei labirintici corridoi di Hogwarts. Non aveva mai corso così tanto in vita sua; pigra com’era, del resto, non è che la cosa fosse strana. Inoltre cominciò a tossire, colpa di tutte le sigarette che si fumava e prese a maledire se stessa, non avendo il coraggio di prendersela con la bacchetta: era infatti sicura che, se avesse inveito contro il legno, quello non si sarebbe mai più rivelato o, peggio ancora, probabilmente le si sarebbe rivolto contro

-Esci fuori, Allen!- grugnì una voce poco distante da lei –Sei una vigliacca del cazzo! Oh ma io ti trovo…forza Millicent, muoviti e dammi una mano!-

Eccolo lì, il motivo della corsa frenetica che l’aveva costretta a rompere la ritualità del sacro fancazzismo: Cassandra era stata un tantino sprovveduta in effetti, ma di certo non avrebbe immaginato di non ritrovare più la sua bacchetta, altrimenti non avrebbe preso a litigare con Pansy, sua compagna di casa, specialmente non le avrebbe dato della “faccia da carlino” così, a cuor leggero. E poi, quando era sicura che le avrebbe dato una bella lezione (i due anni di esperienza in più rispetto alla Parkinson avrebbero giocato a suo favore), ecco lì che la sua bacchetta aveva deciso di nascondersi.
Tentando di recuperare il fiato, con le mani poggiate alle ginocchia e la faccia paonazza, Cassandra iniziò a guardarsi freneticamente intorno; doveva trovare una soluzione, subito, altrimenti sarebbe finita non solo affatturata, per giunta quegli idioti degli amici di Pansy l’avrebbero presa in giro vita-natural-durante. La faccia di quell’odioso Draco Malfoy le martellò la testa, per questo forse la sua mente decise di soccorrerla: le pupille dilatate, strette in cerchietti azzurri, si fissarono su un punto ben preciso del corridoio e finalmente la geniale idea arrivò a lei come un’epifania. Stava per muovere dei passi, quando i passi pesanti di quell’energumena della Bulstrode arrestarono il suo intento. Si tappò la bocca ed attese che le due serpeverde si allontanassero e quando la voce stridula di Pansy fu sufficientemente lontana, tirò un gran sospiro di sollievo, per poi riprendere a correre con il poco fiato che aveva riguadagnato.
Attraversò il corridoio, si guardò intoro come una ladra e poi imboccò le scale che si erano appena fermate. Hogwarts era magnifica e perfetta, pensò gongolante Cassandra; la scuola sembrava sempre pronta ad allungarle una mano per aiutarla, nel momento del bisogno.
Ansimante, sudata ed accaldata, proprio quando stava per riprendere la corsa, si scontrò con Gazza che aveva una faccia particolarmente sconvolta; la ragazza era abituata al fare iracondo del magonò, per questo non si stupì affatto quando quello, vedendola di fretta, prese ad urlarle contro

-Non correre sulle scale! Non correre su queste scale!- urlò l’uomo, prima di correre via con la scopa stretta nella mano. Cassandra non si soffermò molto su di lui. La Stanza delle Necessità, il luogo che l’avrebbe messa in salvo, era vicina, vicinissima, doveva solo percorrere l’ultimo corridoio. L’ennesima corsa della giornata la condusse proprio davanti alla parete, dove con somma sorpresa trovò una ragazza che stava camminando avanti e indietro

-L’ho vista!- Cassandra si irrigidì, quando riconobbe la voce di Millicent, davvero troppo gutturale per essere quella di una ragazza. Fissò con terrore la ragazza che, vedendo Cassandra, inarcò un sopracciglio ed arrestò la camminata

-Che fai?! Sbrigati ti prego!- La incitò Cassandra, che aveva riconosciuto il prefetto Corvonero, anche se l’altra non parve aver fatto lo stesso. Morag infatti non aveva che intravisto la serpeverde, ma non ricordò di averci neanche mai scambiato una parola; tutto sommato aveva capito che quella si trovasse in una situazione scomoda, per cui riprese la sua richiesta alla stanza delle necessità, mentre l’altra fremeva per entrare. Appena la porta apparve, Cassandra afferrò un polso di Morag e, senza pensarci un altro istante, la tirò dentro.

***

 Risistemava la casacca mentre si trascinava verso la sala comune nella Torre Ovest. La frangetta, sempre troppo lunga, le oscillava davanti agli occhi a mandorla e la scarsa visibilità, unita alla distrazione dovuta a quel kimono che lei portava sempre a mò di divisa, quasi la fecero sbattere contro l’entrata. Guardò la porta nera che le ostacolava l’entrata, mentre il batacchio di bronzo formulava la domanda alla quale era necessario rispondere, per entrare

Se mi guardi in viso altro non puoi vedere. Ti guarderò negli occhi e mai mentirò

Erika rabbrividì e smise, d’istinto, di sistemare la casacca. Era curioso che proprio a lei fosse stata rivolta quella domanda, alla quale aveva subito trovato risposta, perché la risoluzione di quell’indovinello (oltre ad essere semplice a tal punto che anche un troll avrebbe saputo rispondere), era inoltre oggetto dei suoi peggiori incubi. Con la bocca secca ed un filo di voce tremante, rispose

-L…lo sp…lo specchio- farfugliò agitata, così che la porta si aprì per permetterle di entrare. Ancora immersa nello stato di fremente agitazione, la ragazza andò a sbattere contro un ragazzino del secondo anno

-Ehi sta attenta, svitata!- gli disse il biondino senza mezzi termini, prima di girarsi verso due amici che guardavano la ragazza sghignazzando

-Lady Horror ha fatto il suo ingresso- -quella non ci sta tutta, ho sentito delle cose…- bisbigliarono quelli, come se lei non potesse sentirli. Erika lasciò correre, tanto era abituata a sentir dire certe cose su di lei; non che le dispiacesse più di tanto in fondo: che la temessero pure, almeno avrebbe avuto un buon motivo per dare in escandescenza e sfoderare la bacchetta. Ma in quel momento non ne aveva voglia. Senza dire nulla superò con passo incerto il gruppetto per entrare nel dormitorio. Erano le nove di sera, aveva mangiato di corsa e aveva solo voglia di gettarsi sul letto e magari immergersi in un bel romanzo horror. Le compagne che dividevano con Erika il dormitorio si erano volatilizzate, come accadeva ogni venerdì sera, probabilmente per infilarsi in qualche festino illegale.
“Poco male” bisbigliò fra sé, mentre gli occhi di pece scivolavano su Josephine, seduto compostamente sul comodino accanto al suo baldacchino. Il manichino scheletrico ricambiava lo sguardo ed Erika non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso, che metteva in bella mostra il suo difetto più sofferto: i canini risaltavano più del normale nella bocca, motivo per il quale la corvonero esitava sempre a sorridere. Ma quando era con Josephine ed Elias (una figura anatomica posta proprio accanto allo scheletro), Erika non si faceva di questi problemi.
Si abbandonò stancamente sul letto, mente allungava una mano  ad afferrare Josephine

-Oggi è una giornata difficile- sussurrò in giapponese, lingua che utilizzava solo per parlare con la sua famiglia o con i suoi amati manichini –Mi manca casa…a te non manca? Ma certo…sicuro-

Tirò un gran sospiro. Abbandonò nuovamente Josephine sul comodino e con gesto automatico si piegò a terra, per allungare una mano sotto il letto e recuperare le babbucce di pelo rosa che indossava sempre nei momenti particolarmente amari e tristi. Quando le mise ai piedi, si ritrovò a pensare che non fosse poi così brutta, la sua vita, doveva solo trovare un modo per sopperire a quell’attacco di nostalgia che la stava scuotendo.
E poi capì come avrebbe passato il venerdì sera, bastava raggiungere l’unico luogo, in tutta Hogwarts, che l’avrebbe aiuta a tornare nella terra del Sol Levante almeno per qualche ora. Con uno scatto si tirò su, dimenticandosi persino di rimettersi le scarpe e, rapidamente, uscì dal dormitorio, oltrepassò la sala Comune lasciandosi dietro il chiacchiericcio dei suoi compagni di casa e scivolò nuovamente fuori. Sapeva di stare infrangendo le regole, diventate ancora più ferree da quando la Umbridge era diventata Preside ad Hogwarts, ma poco le importava: se non voleva affondare in una spirale di oscuro malessere doveva sbrigarsi. Un corridoio dopo l’altro, gradino dopo gradino, Erika si arrestò solo quando sentì una vocetta acuta gridare

-Lo sai benissimo che c’è il coprifuoco, non costringermi a toglierti altri punti, Fred! Tra l’altro hai una faccia da schifo, torna al tuo dormitorio!-

-Ma te l’ho detto…sto cercando George, non è da nessuna parte e aveva detto mi avrebbe portato qualcosa per questa stupida influenza…-

Erika, nelle sue babbucce di pelo rosa ed il kimono dismesso, guardò la ragazza minuscola, con i capelli ricci e chiarissimi particolarmente scarmigliati, che strabuzzava gli occhi e agitava la bacchetta davanti a Fred Weasley, pallidissimo ed ingobbito

-Tu cerchi sempre George! Che c’è, non sapete passare due ore lontani?! Torna subito nella tua torre e restaci! Lo cerco io quel combina guai di tuo fratello! Ho anche un paio di cosette da dirgli, a tuo fratello!-

-Ma, Malfoy…-

-E non disobbedire!- Il prefetto serpeverde si voltò, come una furia, verso la corvonero –E tu cosa ci fai qui Sasaki?! Avete deciso di farmi diventare matta oggi?!- la voce della serpeverde si era fatta tanto acuta da far venire il mal di testa –Subito nei vostri dormitori, ambedue!- gridò infine, prima di allontanarsi con passetti agitati borbottando qualcosa di incomprensibile, ma che aveva tutta l’aria di essere una lunga serie di imprecazioni verso Godric Grifondoro e Priscilla Corvonero. Fred, pallido più che mai si allontanò sconfortato, accompagnandosi ad una lunga serie di starnuti, mentre Erika lo seguì con lo sguardo da sotto la frangetta lunga. Beh, disobbedire non era nelle sue corde, oltretutto provava sempre una certa soggezione nei confronti della ragazza, che seppur molto piccola riusciva sempre a risultare estremamente minacciosa. Decise di seguire il suo istinto: alla fine, con le sue babbucce di pelo avrebbe potuto scalare le montagne, pensò rasserenata, avviandosi verso la Stanza delle Necessità.

***
Katherine era particolarmente agitata. La repressione della nuova preside aveva portato gli studenti a provare l’esigenza di sfogarsi fra di loro e, nello specifico, nell’intimità delle proprie sale comuni, laddove nessun custode, tantomeno i membri della squadra dell’inquisizione, potessero esercitare il loro potere. Niente di male in tutto ciò, non fosse stato che Kat era abituata a portarsi il suo diario (ricco di pensieri più o meno sconvenienti) sempre con sé; invece da quando erano partiti gli scherzi, la prefetto Tassorosso aveva tremato più volte, visto che in più di un occasione qualche suo compagno di casa aveva tentato di sottrarglielo. Voleva evitare di disfarsi del diario in maniera definitiva e, ancor più, voleva mantenere a tutti i costi la sua faccia da brava ragazza dato che era con quella che si era guadagnata il posto di prefetto. Già, perché Kat tutto era tranne che brava, più propriamente si poteva dire di lei che era una grandissima stronza, a tratti anche crudele ed egoista. Insomma Katherine era fatta così, al contrario. Pochissime persone avevano conquistato la sua amicizia, in quanto era molto, molto complicato entrare fra le grazie di “Kitty-Kat”; tra queste persone, inspiegabilmente, c’era Lance, che proprio in quel momento guardava l’amica nel fremito dell’agitazione, mentre se ne stava, in tutta la sua lunghezza, stravaccato sul divano

-Chiederti di calmarti sarebbe inutile, Kat? Mi stai facendo venire il mal di testa con tutto quello sgambettare-

-E tu non guardarmi allora!- rispose piccata lei, intanto che frugava nella testa coperta dalla cascata di capelli castani, in cerca di una soluzione. Lance, che conosceva molto bene la ragazza, non diede di certo peso alla sua reazione; loro erano ai poli opposti: l’uno l’alfa mentre l’altra l’omega, l’uno il polo nord, l’altra il sud. Ragion per cui, mentre Kat non la smetteva proprio di arrovellarsi e agitarsi, Lance se ne stava beato e sorridente a guardare quel turbinio di emozioni eccessive; ma quando Katherine si bloccò, con gli occhi sgranati come se avesse scoperto il significato dell’universo e con un sorriso malandrino che si allargava sulla bocca, Lance decise di mettersi a sedere, perché sapeva che presto l’amica avrebbe infuriato verso di lui. Arguto, era stato il prefetto, perché Kat si mosse nella sua direzione con aria lasciva

-Lance…tesoro…-

-Perché continui a trattarmi come fai con tutti gli altri? Lo sai che con me non funziona- il ragazzo tirò indietro i capelli biondi con aria sorniona, mentre seguiva con lo sguardo Kat sedersi al suo fianco ed arricciare le labbra ancor più in alto –Mi vuoi bene, non è vero?-

-Certo Kitty- rispose piatto lui

-Quindi se ti chiedessi un favore, tu non me lo negheresti, giusto?-

-Questo lascialo valutare a me, cosa ti serve?-

-Ecco dolcezza…tu sai che io tengo molto ai miei…piccoli segreti un po’ sconvenienti, ma di questi tempi vatti a fidare delle serpi annidiate in casa nostra-

Lance sbadigliò vistosamente, intanto che Kat girava intorno alla questione

-Quindi se ti chiedessi di nascondere il mio diario tu lo faresti?-

-Non se ne parla- rispose lui, sorridente e placido

-Ma vaffanculo Lance! Ti ho fatto mille favori! Ti ricordi che ti ho coperto più di una volta quando ti sei portato Isabelle qui?! Mentre tu cuccavi alla grande io ti facevo il palo!-

-Non è cortese rinfacciare le carinerie Kat, forse è per questo che non riesci a trovare un bel faccino sbaciucchino da strapazzare con la tua malagrazia-

Katherine ribolliva di rabbia; avrebbe volentieri puntato la bacchetta su quella faccia fastidiosamente rilassata, se non fosse certa che Lance avrebbe ceduto, ad un certo punto. La rabbia aumentò ai massimi livelli nel momento in cui il ragazzo aveva preso a puntarle il naso con il dito, facendolo rimbalzare sulla punta con cadenza regolare

-Come si dice?-

Dalla bocca di Katherine uscì un suono molto simile a un grugnito e con denti digrignati e occhi sottili sibilò –Per favore…-

-Molto bene!- Lance fece scoccare le grandi mani l’una sull’altra –Quale è il piano, mia dolcissima amica?-

Kat roteò gli occhi tentando di reprimere l’ira, detestava dover pronunciare quelle due paroline, ma non poteva fare altrimenti. Si guardò rapidamente intorno, attenta che nessun ragazzino fosse nei dintorni a spiare la loro conversazione, così iniziò a bisbigliare –Domani è sabato, quindi niente lezioni. Durante il nostro giro di ronda io e te andremo nella Stanza delle Necessità e per una buona volta sarai tu a fare il palo a me; so già cosa stai pensando carino, ma se andassi da sola genererei sospetti- Kat alzò un dito con aria da maestrina  -ma se i prefetti sono due possiamo giustificarci facilmente nel caso ci scoprissero, per cui basterà dire che abbiamo sentito dei rumori sospetti provenire da lì. Roba di cinque minuti, poi potrai passare tutta la tua giornata a slinguazzarti la Gray-

-Devi rivedere il tuo linguaggio Kat, lo dico per te sai? Comunque ci sta, ma vediamo di sbrigarci, lo sai che detesto gli sforzi inutili- concluse Lance, riscivolando lungo il divano e lasciando a Katherine solo un piccolissimo spazio, così la ragazza sbuffò –Lo so bene Lance, pigro come sei-

***

-Puoi smetterla di correre così? Che vuoi che succeda?!- Esme aveva ancora gli occhiali da sole a coprire il bel faccino, nonostante fosse sera e, di certo, nel corridoio che portava alla torre Grifondoro non avesse affatto bisogno di indossarli. Chiunque altro sarebbe inciampato è crollato, regalando un bellissimo spettacolo a chi si trovasse a passare di lì, come ad esempio Erin che anticipava l’amica con passi veloci.  Tutta quella fretta, Esme proprio non la comprendeva; ritardataria cronica, erano sempre gli altri ad aspettarla: tutti erano a conoscenza delle sfuriate recapitatele dall’ex capitano Oliver Baston (che aveva lasciato poi il posto, una volta diplomato, alla più temibile Angelina Johnson), quando la ragazza si presentava sul campo per affrontare gli allenamenti con almeno mezz’ora buona di ritardo, eppure le urla del rigoroso capitano di Quidditch scivolavano su Esme come acqua fresca. Di fatto nonostante le minacce di espulsione, Baston, così come la Johnson, aveva sempre finito con il complimentarsi con lei ad allenamenti conclusi, di conseguenza la Grifondoro non aveva affatto motivo di cambiare i suoi naturali ritmi di vita. Per questo non capiva perché Erin si stesse agitando tanto per raggiungere la sala comune il prima possibile: era venerdì sera, per il giorno dopo non erano previste lezioni e l’unica cosa di cui si sarebbero dovute preoccupare non era che trovare un modo divertente per passare la serata

-La fai sempre tanto facile- pigolò Erin tirando indietro i capelli, mentre saliva i gradini a due a due ed ansava per la fatica -a te non va mai storto niente- Erin si bloccò e piroettò su se stessa, fissando l’amica con la faccia paonazza -ma io devo sempre ingegnarmi per fare andare le cose nel verso giusto! Ti ricordo che sarò io ad avere il compito con la Umbridge, lunedì! E tu lo sai che non ho assolutamente tempo di studiare il suo stupido libro!-

Esme alzò finalmente gli occhiali fin sopra la testa e puntò gli occhi caldi in quelli di Erin, mentre la bocca si piegava in una smorfia di incredulità

-Erin, angioletto, sei consapevole che oggi sia venerdì?-

-Certo che si!-

-E che c’è di mezzo un intero weekend?-

-Per questo devo giocare sul tempo!- gridò Erin che scese un paio di gradini per poter afferrare l’amica per le spalle, che cominciò a scuotere – Devo trovare i gemelli Weasley e farmi dare una delle loro cavolo di merendine marinare, oppure sarò spacciata, spacciata!-

Esme si faceva scuotere mantenendo gli occhi a mezz’asta -E qui torniamo a noi: m spieghi che fretta hai? Cosa vuoi che succeda, che siano inghiottiti dal nulla? Quelli non vedono l’ora di mettersi nelle tasche un po’ di galeoni-

Gli occhi di Erin si ingigantivano sempre più -ma proprio non capisci?! Avranno tutti la mia stessa idea! Se dovessero finire le scorte prima di lunedì sarò rovinata! Ro-vi-na-ta!-
Appena Erin smise di strabuzzare gli occhi e sputacchiarle addosso, Esme cominciò a picchiettarle la testa bonariamente -Ti preoccupi troppo, come sempre. Mantenessi un po’ la calma capiresti che ti stai facendo scoppiare il cuore per niente-

-Come no! Il tuo problema è che a te va sempre tutto liscio: sei bella, in forma, i ragazzi ti sbavano dietro e sei pure brava a Quidditch, di certo non puoi capire quali problemi passa una persona…comune come me!-

-Noia-

-Che?-

Esme si schiarì la voce con un colpetto di tosse, così mise le mani sui fianchi ed avvicinò la faccia a quella dell’altra -Mi stai annoiando! Tu e le tue stupide chiacchiere- Esme prese a scimmiottarla colorendosi di un sacco di smorfie -Esme non so fare questo, Esme non posso fare quest’altro, Esme, Davies non mi guarderà mai nemmeno se mi ricopro di frecce luminose che indicano la mia va…- -Esme!- tuonò Erin mentre tappava la bocca dell’altra con la mano e, tutta rossa in volto, cominciò a sussurrare -Sei impazzita?! Pronunciare il suo nome così, a gran voce, mentre appelli le mie zone intime?!-

Esme schiaffeggiò la mano di Erin con la faccia molto risentita -Vedi che ti preoccupi troppo?! Chi vuoi che ci senta, qui ci siamo solo io, te e la cicciona- concluse indicando con il pollice il quadro della Signora Grassa alle loro spalle che, nel sentirsi appellare così, cominciò ad urlare risentita

-Complimenti Esme, ora non ci farà entrare mai più! Oh, dannazione, le mie merendine marinare…-

-oh Esme, come farò senza spruzzare sangue dal naso?-

-Sei proprio una stronza Esme, ancora non capisco come riesco ad esserti amica-

Esme calò nuovamente gli occhiali sul viso e, sorridendo, avvolse le spalle di Erin con un braccio -perché tu sei una persona buona…e perché senza di me ti lasceresti totalmente andare a te stessa- e sghignazzando, trascinò l’amica oltre il quadro, non senza scusarsi prima, molte volte, con la Signora Grassa.

***
Gli occhi cristallini sfiorati dalla frangia impeccabile osservavano, con distrazione, i presenti nella sala comune dei tassorosso. Non aveva nessun interesse nello spiare le conversazioni altrui, ma la voglia di mettersi subito sui libri, nonostante a Holly non dispiacesse affatto studiare, non era proprio ai massimi livelli, non di venerdì sera quantomeno. Le pupille scattavano dall’uno all’altro dei presenti, ricadendo infine sulla strana coppia formata dai prefetti; Holly non aveva ancora ben chiaro il motivo per cui i due fossero così amici, visto che tutti li consideravano decisamente agli antipodi, eppure era evidente che fossero molto legati. Quantomeno quanto lei si potesse sentire legata a Justin: Justin, di cui stranamente non aveva ancora visto la testa bionda sbucare nella sala comune. “Il principe”, come veniva chiamato dai più, mancava ormai da alcune ore e ad Holly la cosa non quadrava affatto; era sicura che non stesse nella Sala Grande e specialmente, che il suo amico si fosse già rintanato nei dormitori, non era proprio possibile. Che stessero tenendo una riunione dell’Es di cui non era stata informata? Impossibile, valutò Holly scartando l’ennesima cioccorana nell’arco della giornata

-Attenta Coleridge- la fastidiosissima voce di Zacharias Smith le arrivò alle spalle –se continui così tornerai ad essere una chiattona!-

Smith aveva sempre questa assurda tendenza a canzonare chiunque, probabilmente per qualche suo assurdo complesso irrisolto. Ma Holly non tentò nemmeno di controbattere, tanto detestava discutere per cose inutili, come i problemi di Zacharias Smith nei confronti del sesso opposto, ad esempio. Certo, il ragazzo era almeno risultato utile a qualcosa, come la Pierce seduta sul divano davanti a lei, che le riservava delle brutte occhiatacce ogni volta che lo sguardo di Holly ricadeva nel suo: essendo, inspiegabilmente, entrambi membri dell’Es, erano la prova che non ci fosse nessuna riunione di cui non era al corrente. Ma quindi dove si era cacciato Justin?
Ingollò l’ultimo pezzo di cioccorana, dette un colpo di bacchetta alla frangia per ordinarla ed in silenzio si recò verso la porta della sala comune. Era vero, c’era il coprifuoco e lei non sarebbe dovuta uscire di lì, ma entrambi i prefetti erano nella stanza e lei avrebbe sempre potuto inventarsi una scusa plausibile, se fosse stata scoperta da qualcuno.

***
Savannah stava disperatamente cercando una delle sue tre sorelline, per l’esattezza la zazzera castana di Kara. Ok, adorava le tre gemelle, ma doverle tenere costantemente sott’occhio era impossibile, specialmente perché quelle non facevano parte della casa Serpeverde, di conseguenza non era proprio comodo doversi inventare una miriade di scuse, ogni volta, per scivolare via dai sotterranei alle ore più impensabili. Per fortuna che la prefetto chiudeva spesso un occhio quando la beccava in giro a delle ore improbabili, nonostante la vocina acuta di Matilda Malfoy ci teneva sempre a precisarle che, se avesse incontrato qualcun altro al suo posto, di certo non sarebbe stato così disponibile. Il problema era che appena rintracciava l’una, l’altra sfuggiva via e Savannah proprio non riusciva a stare dietro a tutte e tre; eppure quando Lara e Yana si presentarono a lei, mentre stava rientrando nella sua sala comune, e a turno sfoderarono gli occhioni per pregarla di cercare Kara (sfuggita via dopo uno stupido battibecco), Savannah non era proprio riuscita a negarsi. Che fatica però, e che ansia che erano quelle tre, pensò sconsolata mentre si appiattiva nei corridoi bui sperando di non farsi vedere da nessuno

-Savannah…?-

-Non sono stata io!- gridò la ragazza dopo aver sentito pronunciare il suo nome, ponendosi subito in posizione di guardia con la bacchetta trattenuta nella mano; eppure quando si rese conto che a richiamarla altro non fosse che Holly, una tassorosso che frequentava con lei gli incontri segreti dell’Es, Savannah si rilassò e gli occhi, subito sgranati come due angurie, tornarono a rilassati

-Maledetta Tosca…mi hai fatta spaventare!- stridulò la serpeverde, davanti alla faccia placida e sorridente di Holly, fattasi un po’ rossa per l’imbarazzo

-Mi spiace ecco…non volevo, ma ti ho vista ed ho pensato di chiederti se per caso hai visto Justin, sai Justin Flinch, in giro…-

-Il principe?- chiese Savannah, torturando una ciocca di capelli nel tentativo di placare l’agitazione di essere stata quasi scoperta

-Si beh…è da un po’ che non lo vedo ed inizio a preoccuparmi-

Savannah sospirò; colta alla sprovvista o messa all’angolo, diventava una vera iena, eppure alla serpeverde era chiaro che quella faccetta sorridente non si meritava affatto le sue reazioni spropositate

-No non l’ho visto, posso assicurarti che non ce n’è l’ombra dal primo al quinto piano…sto cercando una delle mie sorelle ed ho aperto ogni singola stanza della scuola- borbottò Savannah, che avrebbe voluto passare il suo tempo in tutt’altro modo

-Oh…- gemette Holly –e se c’entrasse la squadra d’inquisizione?!-

-Macché, quegli scansafatiche si trovano tutti nei sotterranei a fare baldoria, Blaise Zabini ha fatto entrare nel dormitorio un quantitativo tale di alcol che stenderebbe la Cooman senza colpo ferire-

-Allora proprio non capisco dove…-

E poi le due ragazze tornarono a guardarsi con istantanea lungimiranza

-La Stanza delle Necessità!- gridarono in coro, prima di correre verso il settimo piano. Certo, che Kara si trovasse lì non era impossibile, visto che Savannah si era premurata di mostrarla alle tre gemelle proprio quell’anno. Tentare non sarebbe costato nulla, al massimo se l’avessero beccata…avrebbe fatto una scenata delle sue.

***
-Alex ti prego, vuoi smollare quelle pergamene? Padma sta dando un festino nella loro stanza e ti stai perdendo la Chang che balla sul letto; ancora non ho capito se sta ridendo o piangendo, in realtà-

La chioma chiara di Lisa Turpin scivolò, con grazia, sul naso di Alexandra, appollaiata su una delle poltrone della sala comune, mentre sghignazzava convulsa davanti le parole scritte su di essa. I gemelli le avevano mandato una lettera, l’ennesima in verità, lamentandosi con lei di quanto fosse noiosa la vita fuori da Hogwarts; in calce alla lettera vi era il solito ammonimento che Cole e Shane ci tenevano a fornirle in ogni sacrosanta lettera; nonostante loro fossero dei donnaioli incalliti, che passavano le loro giornate a sbirciare gli allenamenti delle squadre femminili di Quidditch, che si svolgevano proprio al fianco della villa dei Lancaster, non tolleravano l’idea che la loro sorellina potesse intrattenersi con qualche spruzzatore d’ormoni lì ad Hogwarts. Fin tanto che i due avevano condiviso le giornate nella scuola con lei, Alex si era limitata ad evitare che i due si prendessero a colpi di bacchetta con ogni mago che provava solamente a sfiorarla con lo sguardo, trovandosi costretta a rifiutare ogni timido invito. Ma negli ultimi due anni le cose non erano migliorate un granché per lei, in quanto non aveva la minima idea di come permettere ai ragazzi di avvicinarsi a lei.
Alzò lo sguardo per incontrare il musetto della bionda, inclinata oltre lo schienale della poltrona con un gran sorriso

-Ora arrivo, tempo di rispondere a questi due cretini- rispose sventolando la pergamena davanti la testa

-Va bene…senti ma non è che hai visto Davies? Lo stanno cercando tutti, hai idea di che caos si stia creando per l’assenza di Roger? Temo che a Cho prenderà un attacco isterico, se non riappare nel giro di qualche minuto-

-Sinceramente no, si sarà infilato da qualche parte con la strega di turno-

-Forse, però non vedo nemmeno Elliott in giro- chiosò Lisa, facendosi un po’ rossa –e di solito quando Elliott non c’è, il motivo è sempre Davies-

-Dici che stanno insieme?- la provocò Alex, facendo si che Lisa cominciasse a squittire imbarazzata

-Immagino di no, ecco, non mi è sembrato, credo siano solo amici sai…-

Alexandra scoppiò a ridere mentre si alzava con agilità dalla poltrona –Dai Lisa, fatti prendere un po’ in giro-

La biondina cominciò a tossicchiare e, cambiando rapidamente argomento, ricordò alla ragazza di raggiungerla nella stanza della Patil. La caposcuola, di contro, prese la direzione opposta alla stanza del delirio, per potersi dedicare alla risposta ai fratelli. Quella scuola era decisamente troppo affollata, soppesò Alex: il giorno dopo si sarebbe chiusa nella Stanza delle Necessità, certa di trovare lì un luogo isolato e pacifico per avvantaggiarsi con i compiti in vista della preparazione dei M.A.G.O.





VENGHINO SIGNORI, VENGHINO!

Come promesso ecco la pubblicazione del primo capitolo con la scelta degli Oc. Essendo un capitolo di presentazione mi scuso in anticipo, perché sono consapevole che non fa per niente sganasciare, ma mi impegnerò moltissimo con i capitoli veri e propri: ci sarà da divertirsi, ve lo garantisco.
Ho ricevuto moltissime schede e vi ringrazio davvero per aver tentato di partecipare. Ho alzato il numero di Oc a 10, ma non ho potuto fare più di così. Molti personaggi erano simili tra di loro, altri purtroppo incompatibili con la linea comica della storia. Spero che chi non è stato scelto non se la prenda, sono disponibile (in privato) per fornirvi spiegazioni.
Ah! Dimenticavo: è apparsa Matilda, ci tenevo a presentarvela perché forse ad un certo punto entrerà a gamba tesa nella Stanza delle Necessità. Si, è la protagonista della mia long e si, è la sorella gemella di Draco Malfoy, anche se tra i due non scorre proprio del buon sangue. Ve la presento in un paio di righe, và


Matilda Lucida Malfoy
Quinto anno – Serpeverde- Prefetto – Cacciatrice e Membro dell’Es

mati

Matilda è alta più o meno come il mignolo di Graham, ha una fratta di capelli ricci (sconvolti come quelli della cara zia Bella e chiari come il più puro dei Malfoy) e una padellata d’occhi (come direbbe mia nonna). La vocina acuta e un pochino roca è spesso utilizzata per riprendere gli studenti e, nello specifico, i gemelli Weasley. Membro dell’Es, la sua presenza nel gruppo dimostra quanto rappresenti la cosa più lontana alle rigide famiglie purosangue da cui viene. George Weasley la chiama Lemonsoda per motivi a tutti voi sconosciuti.



Ora veniamo ai personaggi scelti

Morag Olivia MacDougal (Mackie)
Quinto anno – Corvonero –membro del coro di Vitious – Prefetto
Morag


Cassandra Emilee Allen (brucaliffo, puffola pigmea)
Settimo anno - Serpeverde  – membro dell’ES

Cassandra

Erika Sasaki (Saki – Lady Horror)
Settimo anno – Corvonero – Cercatore di riserva

Erikao

Alexandra Lancaster (Alex)
Settimo anno –Corvonero- Caposcuola, cacciatrice
Aex

Katherine Pierce (Kat, Kitty-Kat)
Sesto anno -Tassorosso- Prefetto, membro dell’Es
Kat

Lance Nathaniel IV Adam Jr Evans (Lance)
Settimo anno Tassorosso- Prefetto
Lance

Erin Travers
Sesto anno –Grifondoro- membro dell’Es
Erin

Holly Constance Coleridge

Quinto anno, Tassorosso, membro dell’Es

Holly
Esme Valerie Schiller
Settimo anno -Grifondoro- Cacciatrice

Esme
Savanna Alina Miller (See-Shy)
Sesto anno – Serpeverde- membro dell’ES
Savannah

Mi riservei, comunque, di utilizzare i personaggi non scelti per il futuro, se per qualche motivo uno degli oc scelti dovesse sparire nella Stanza, che ne dite? Me lo concedete?
Poi: chiedo a chi partecipa all’interattiva di rispondere ad un paio di domande:

-Materie preferite/ materie odiate e materie in cui riescono particolarmente bene.

-Avete animali?

-Avete ossessioni?

Per ora è tutto gggente. Alla prossima pubblicazione una cascata di meme sui vostri personaggi, non penserete mica di scampare, eh!

Vostra
Bri

   
 
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