Storie originali > Thriller
Segui la storia  |      
Autore: breathing_free    19/06/2018    0 recensioni
Sai, io non la amavo davvero. Una volta sì, quando eravamo giovani, quando era semplice, quando non avevamo legami perenni e promesse infinite che sapevamo non poter mantenere
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Entro nella stanza con passo veloce e appena vedo quello che c’è davanti a me mi fermo. Rimango immobile. Davanti ai miei occhi c’è un corpo. Ci sono biondi capelli sporchi di sangue. Ci sono gambe, braccia ed occhi senza vita. Mi avvicino, sapendo che quel terribile spettacolo di fronte a me lo ricorderò finché avrò una memoria. Mi chino sulle ginocchia dolcemente come se non dovessi far rumore per non svegliarla. Vedo le sue pupille senza luce, la sua bocca senza espressione, semi aperta come se volesse parlare ma non riuscisse a trovare il fiato nei suoi polmoni ormai vuoti. Allungo la mano. Piano sento il sangue secco della ferita sulla testa. Quel colore marrone non si intona col suo biondo miele. Questa è l’unica cosa a cui riesco a pensare: che non si intona. Che non va bene. Mentre tengo la mia mano tra i suoi capelli riesco solamente a pensare ad un colore. Il pavimento è freddo come il suo corpo. Mi lascio cadere accanto a lei. Voglio dormire insieme a lei. Come facevamo l’altra sera, come abbiamo sempre fatto da 15 anni, nonostante tutto. Le prendo la mano, le chiudo le dita attorno le mie e spero in un miracolo. E spero in qualcosa di grande che me la riporti indietro. Non piango. Non riesco a versare neanche una lacrima perché so che questo non può succedere. Io so che tra poco si sveglierà, aprirà gli occhi, mi guarderà e sorriderà scoprendo le fossette. Io so, lo so. Non la perderò oggi. Io non la perderò così. Affondo la testa tra i suoi capelli, chiudo le palpebre e respiro profondamente l’odore del suo shampoo.

Così ci ritrovò la polizia. Un uomo sulla trentina con la mano di una donna morta tra le sue. Ci ritrovano così le forze dell’ordine. Un poliziotto prese me, un paramedico prese lei e ci sperarono. Mi sentivo molto stanco, era come se tutto accadesse velocemente. Il poliziotto mi faceva mille domande, io avevo la bocca secca e non riuscivo ad emettere un suono. Il suo collega si avvicinò consigliando di lasciarmi andare, ero palesemente sconvolto, sicuramente traumatizzato. L’interrogatore annuì con poca convinzione e mi accompagnò all’automobile.

“Sai, io non la amavo davvero. Una volta sì, quando eravamo giovani, quando era semplice, quando non avevamo legami perenni e promesse infinite che sapevamo non poter mantenere. Ci siamo conosciuti abbstanza presto e ci è sembrato naturale rimanere insieme. Sapevo che sbagliavamo. Sono sicuro che anche lei non mi amasse, io non ero l’amore delle sua vita. Ci volevamo bene, ci rispettavamo ed avevamo aspirazioni simili sin dall’inizio. Condividevamo la stessa visione di ciò che la vita dovesse essere. Che illusi. Come se la vita potesse essere pianificata. La vita non si programma. La vita è una tempesta e se sopravvivi sei un superstite. Mi viene da ridere se penso a tutti i nostri sogni, a i nostri piani, a quello che chiamavamo futuro". Jack guarda la telecamera e sorride, rivelando un volto amaro.
“Quindi tu ti reputi un superstite?”.
“Oh no cara, io non sono proprio nessuno. Superstite lo si diventa quando si muore. La vita ti scivola via, finalmente ti lascia stare ed è in quel preciso momento che i tormenti finiscono. Ecco, lì meriti di essere chiamato superstite.”
Alza il dito e lo punta verso una cornice dorata con la foto di Anne: sorridente, spensierata, così vivace nel suo vestito giallo. “Lei è una superstite”.
“Jack, ti manca Anne?”
"No, io sono un morto vivente, è come se la mia anima fosse morta con lei. Mi alzo ogni giorno, preparo il caffè, mi siedo nella veranda e aspetto.”
"Che cosa aspetti?”
“Aspetto il dono più grande”
"Cioè?”
Mi guarda dritto negli occhi e mi risponde sicuro: “Diventare un superstite”.

La incontrai in un parco. Aveva una gonna blu e una camicetta bianca. Passeggiava da sola, con la musica nelle orecchie, guardava il sole sopra di lei e sorrideva. Ci scontrammo perché io ero incantato e lei era distratta. Ci chiedemmo scusa a vicenda. “Mi scusi tanto, ero distratta”.
"Non ti preoccupare, ma ti prego, dammi del tu, ho 20 anni”.
“Oh vero, scusami allora di nuovo. Buona giornata”. Si corresse mentre già camminava via da me.
Da quel giorno andai al parco ogni pomeriggio sperando di rivederla, c’era qualcosa che mi diceva che dovevo rivederla.
Ho passato 10 giorni su una panchina, nel punto in cui ci eravamo imbattuti e mi continuavo a ripetere di essere stato uno stupido a non averle detto niente, a non averle chiesto di fare due passi insieme. L’undicesimo giorno presi la mia bicicletta e me ne andai convinto e imponendomi di dimenticare quella ragazza. E poi cosa diavolo avevo? Non la conoscevo neanche. Sorridente e senza pensieri salii in sella e non tornai più su quella panchina. Il giorno dopo mi alzai e già non pensavo più a lei. Continuai a vivere la mia vita quotidiana, chiaramente non era successo niente. Io stavo già con una ragazza, il suo nome era Caroline. Che stupido ad aver perso tempo dietro ad una sconosciuta, non sapevo cosa mi fosse preso. Presi le chiavi di casa ed uscii, pronto a godermi un’estate che ero sicuro non avrei dimenticato e sinceramente anche il destino era d’accordo con me. Non avrei dimenticato quell’estate.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: breathing_free