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Autore: Sognatrice_2000    22/06/2018    1 recensioni
Edward\Carlisle
Una serie di momenti sul loro rapporto, il loro primo incontro, i dubbi, la rabbia, il dolore, la paura.
Ma anche, e soprattutto, l'Amore.
Dal testo:
"All’età di diciassette anni, Edward Masen non sa ancora cos’è l’amore.
Se qualcuno gliel’avesse chiesto, lui avrebbe risposto che l’amore era fatto di luce e felicità, di risate e baci rubati al chiaro di luna, di sogni e speranze e tutto ciò che di bello c’è al mondo.
O almeno era così che lo immaginava, nelle sue fantasie di ragazzino ingenuo e sognatore.
Ma a diciassette anni, Edward sta morendo in un letto d’ospedale, consumato lentamente da una malattia che non lascia scampo.
Non si innamorerà mai, ed è questo il suo rimpianto più grande."
"Va tutto bene, Edward. Io sono Carlisle, sono qui per aiutarti.”
Ed in quel momento che Edward è certo di sapere cosa sia l’amore.
Non c’è luce, né echi di risate spensierate, né pace.
L’amore è fatto di oscurità e sangue e morsi che dilaniano la carne, l’amore è veleno e sofferenza e dannazione eterna."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Elizabeth Masen
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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All’età di diciassette anni, Edward Masen non sa ancora cos’è l’amore.

Se qualcuno gliel’avesse chiesto, lui avrebbe risposto che l’amore era fatto di luce e felicità, di risate e baci rubati al chiaro di luna, di sogni e speranze e tutto ciò che di bello c’è al mondo.

O almeno era così che lo immaginava, nelle sue fantasie di ragazzino ingenuo e sognatore.

Quando aveva dieci anni aveva provato a chiederlo a sua madre, che cosa fosse l’amore.

Lei aveva sorriso, sussurrando la risposta al suo orecchio, come un segreto troppo prezioso per essere udito da altri.

“Nessuno può spiegare cosa sia l’amore, tesoro.

Posso solo dirti che è la cosa più bella e più rara dell’universo. 

Avrai tempo per scoprirlo da solo, quando sarai più grande.”

Ma a diciassette anni, Edward sta morendo in un letto d’ospedale, consumato lentamente da una malattia che non lascia scampo.

Non si innamorerà mai, ed è questo il suo rimpianto più grande.

Sa che il suo tempo sta finendo, ed è inutile lottare, presto la malattia, crudele e impietosa, lo strapperà dal mondo, prima ancora che lui abbia vissuto davvero.

Sua madre, distesa nel letto accanto al suo, non smette di piangere, non per se stessa ma per l’ingiusta sorte toccata al suo bambino.

Continua a tossire, stremata, e chiama il suo nome in una litania confusa e disperata.

Di quel momento, Edward ricorda solo vaghi frammenti: il respiro sempre più debole della mamma, un dottore che entra nella stanza, lei che si aggrappava al suo camice, scossa dai singhiozzi, sussurrando qualcosa che lui non era riuscito a sentire, la sua testa che infine si abbandonava sul cuscino, dolorosamente immobile.

E poi l’uomo col camice bianco si china vicino al suo orecchio, e sorride di un sorriso così dolce da spegnere i suoi tormenti.

“Andrà tutto bene, starai meglio.” La sua voce è morbida e rassicurante, ed Edward chiude gli occhi, cullato da quel suono, vinto dalla fatica, senza più alcun timore.

Presto sarà tutto finito, e lui si abbandona tra le braccia della morte, la accoglie con un sorriso sereno, senza paura.

Ma poi un dolore lancinante scuote il suo corpo, richiamandolo senza preavviso alla vita.

Si dibatte e grida, grida più forte che può, con tutto il fiato che ha nei polmoni, ma qualcuno lo tiene fermo stringendogli una mano intorno alla gola, mentre morde il suo collo, e il dolore continua ad espandersi, ed è agonia pura, un’agonia peggiore della malattia, peggiore della morte.

Perde conoscenza, si risveglia soltanto tre giorni dopo.

Si sente diverso, rinato.

I segni della malattia sono scomparsi e ha riacquistato le forze, ma c’è anche qualcosa di diverso, dei fenomeni strani e innaturali che non sa come spiegare. I raggi del sole bruciano sulla sua pelle e avverte una sete perenne e bruciante che non riesce a saziare.

C’è un uomo con un lungo camice bianco seduto sul suo letto, quando si risveglia. Edward ci mette un po’ a capire che è il dottore entrato nella camera poco prima che lui perdesse conoscenza.

I suoi ricordi sono confusi, annebbiati, ma quel volto è vivido nella sua mente.

Lo guarda meglio: è la persona più bella che abbia mai visto, bello come un angelo, i capelli dorati e la pelle d’alabastro che brilla alla luce del sole, e gli occhi di un’azzurro più incontaminato del cielo, gli occhi di chi non poteva fare del male a nessuno. Il suo salvatore.

“Va tutto bene, Edward. Io sono Carlisle, sono qui per aiutarti.” La sua voce è morbida, gentile, mentre gli posa una mano sulla spalla con dolcezza.

Istintivamente, Edward trema sotto il suo tocco. 

“Non devi avere paura. Stai tranquillo, adesso ti spiegherò tutto.”

Prima c’è stata l’incredulità, il sollievo, infine l’euforia.

È un miracolo, pensa Edward.

Non sa come sia potuto sopravvivere, ma è ebbro di gioia e grato più che mai all’uomo che l’ha strappato dall’oblio della morte.

Poi i ricordi iniziano a riaffiorare, la sete aumenta, e le parole di Carlisle assumono un significato spaventoso, portando con sé un peso immenso, troppo grande per lui.

La verità lo colpisce senza preavviso, assurda, folle, più terribile della morte stessa: è diventato un vampiro, un mostro che deve nutrirsi del sangue di innocenti per sopravvivere.

È allora che arriva la disperazione, il senso di colpa, il disgusto per se stesso; ma c’è Carlisle accanto a lui, che gli promette di aiutarlo, che gli assicura che non farà del male a nessuno.

Ed in quel momento che Edward è certo di sapere cosa sia l’amore.

Non c’è luce, né echi di risate spensierate, né pace.

L’amore è fatto di oscurità e sangue e morsi che dilaniano la carne, l’amore è veleno e sofferenza e dannazione eterna.

Edward è dannato, ed è ironico che colui che sia stato la sua salvezza rappresenti adesso anche la sua più grande condanna, ma accanto a lui, accanto a Carlisle, che continua a ripetere non sei un mostro, non sei cattivo, non potresti mai fare del male a qualcuno, Edward riesce davvero a credere di poter sopportare il destino che lo attende.

 

 

 

**

 

 

I primi tempi Edward non è capace di accettare la sua condizione, ed è fermamente convinto che non ci riuscirà mai.

La fame è incontrollabile, il desiderio di sangue non si placa, la paura di uccidere qualcuno diventa ogni giorno più concreta.

Ma ogni volta che si trova ad un passo dal baratro c’è Carlisle pronto ad afferrarlo.

Carlisle, che rappresenta il suo unico punto fermo in un mondo instabile e spaventoso. 

Il suo creatore, il suo angelo custode, che lo protegge dal demone che minaccia di diventare.

Gli è sempre accanto, nei momenti felici e in quelli più cupi, e continua a ripetergli che può farcela, che insieme ci sarebbero riusciti.

Edward non ci crede, Edward ha perso tutte le sue certezze, ma se è lui a dirglielo, inizia a crederci, e la sua giornata diventa meno buia, e la sua vita è un po’ meno orribile.

 

 

 

**

 

 

 

Sono passati mesi, poi un anno, poi cinque, finché la percezione del tempo è cambiata e ha smesso di avere importanza.

Edward ha imparato a convivere con la sua natura: Carlisle gli ha insegnato a nutrirsi del sangue animale, impedendogli di fare del male agli umani, ma lui non si sente mai pienamente sicuro, non si libera mai del tutto della sensazione di essere immondo e sbagliato, non può fare a meno di essere sopraffatto dai suoi tormenti e dal senso di colpa per quello che è.

Finché non incrocia lo sguardo limpido di Carlisle, quello sguardo che lo fa tremare e lo fa sentire protetto, quello sguardo che dice non sei solo, e pensa che accanto a lui andare avanti è un po’ meno difficile, un po’ meno faticoso.

Edward desidera vivere sempre un giorno di più, solo per poterlo passare al suo fianco.

 

 

 

**

 

 

 

“Perchè l’hai fatto?” C’è stato un giorno, il più cupo, il più terribile, in cui Edward ha provato a uccidersi, ma quando si è reso conto che per i vampiri è quasi impossibile morire, ha perso il controllo, avventandosi contro Carlisle, picchiandolo e maledicendolo tra lacrime e pugni, riversando anni di rabbia e di conflitti interiori sull’unico responsabile del suo terribile destino.

“Perchè mi hai trasformato? Rispondimi!” Urla, una mano stretta attorno al collo di Carlisle, la furia più cieca a lampeggiargli negli occhi.

Carlisle non prova nemmeno a ribellarsi alla sua presa.

Lo guarda dritto negli occhi, mortalmente serio, nessun accenno di rabbia o turbamento nel suo sguardo, e lentamente, gli prende la mano che è ancora stretta attorno al suo collo e che lo tiene inchiodato al muro, coprendola con la sua.

“Me lo chiesto tua madre.” La sua risposta lo coglie di sorpresa, colpendolo dritto al cuore. “Era il suo ultimo desiderio. Lei sapeva cos’ero, ma non le importava. Voleva che ti salvassi, Edward. Voleva che tu vivessi.”

“Anche a questo prezzo?” La voce di Edward si svuota di ogni sorta di rabbia, la sua mano allenta la presa liberando Carlisle.

Tutto il suo dolore si concentra nelle lacrime che iniziano a formarsi agli angoli degli occhi, colando silenziosamente lungo il suo viso. “Guardami, Carlisle, guarda il mostro che sono diventato… io non voglio essere un mostro, voglio essere buono… voglio essere buono come te.”

Le braccia di Carlisle si serrano improvvisamente attorno al suo corpo, trascinandolo in un abbraccio diverso da quelli che gli ha dato finora, più appassionato, quasi disperato, un abbraccio che gli mozza il respiro e che fa tremare il suo cuore morto e ghiacciato.

Per la sorpresa Edward smette di piangere, aggrappandosi a lui come se fosse la sua zattera di salvataggio in mezzo all’oceano.

Dopo alcuni minuti, o forse alcune ore, è Carlisle è staccarsi dall’abbraccio, ed Edward sente le sue ossa diventare ghiacciate, ora è stato privato del suo tocco, del suo calore.

Ma Carlisle non si allontana. 

Gli prende il viso tra le mani, obbligandolo a guardarlo negli occhi, portando via le lacrime dalle sue guance. 

“Non sei un mostro, Edward. Non lo sei mai stato, e non potrai mai esserlo.

Non dubitare mai di questo, mi hai capito?”

“Voglio baciarti.” Sussurra Edward all’improvviso, la voce che trema e le guance rosse per l’emozione. 

Non attende una risposta, si avvicina e posa le labbra su quelle di Carlisle, e finalmente lo bacia, tremante e insicuro e imperfetto, con il sapore salato delle lacrime sulle labbra, con tutto il suo ardore e la sua disperazione, con il peso delle sue ferite e del suo dolore.

Carlisle sembra esitare per un momento, ma alla fine poggia la mano sulla sua nuca e lo trascina ancora più contro di sé, facendolo sprofondare in un groviglio di lingue e denti, mischiando le lacrime di Edward con le proprie.

È niente è più lo stesso per Edward, dopo aver assaggiato quel pezzo di Paradiso mentre sprofondava nell’Inferno. 

 

 

 

**

 

 

“Edward, no- non possiamo farlo… non posso farti questo, non sei lucido in questo momento. Non sono quello che vuoi veramente…”

Per un attimo, Edward giura di sentire il dolore nella sua voce, ma è troppo seccato per prestarci attenzione.

Onesto, dolce, gentile Carlisle, che vuole mantenere intatti i suoi nobili principi, che non vuole lasciarsi andare perché è convinto che così lo farà soltanto soffrire.

Perché non lascia cadere la maschera?

Perché non capisce che i sentimenti di Edward sono puri, sono l’unica cosa pura e meravigliosa che gli è rimasta?

“Tu sei tutto quello che voglio. Non puoi dirmi che quello che provo per te è sbagliato, perché sono certo che sia la cosa più giusta che abbia mai provato.” Edward lo abbraccia, trascinandolo sotto di lui, inchiodandolo sul letto. “Te lo giuro, non mai stato più sicuro di qualcosa. Ti prego, non respingermi. Tu sei l’unica ragione che ho per continuare a vivere, se la mia è vita.”

“Non voglio che tu possa pentirti di questo. Per la mia anima è tardi, ma voglio proteggere la tua. Non voglio farti del male.”

Carlisle abbassa lo sguardo, un’ombra ad incupire i suoi occhi.

Carlisle è convinto che la sua anima sia dannata, che brucerà tra le fiamme dell’Inferno, ma Edward sa che non è vero, non potrebbe essere più lontano dalla verità.

Edward sa che l’anima di Carlisle è pura, sa che Carlisle è l’uomo migliore che abbia mai conosciuto, il più altruista e il più saggio e il più gentile.

Lo vede ogni giorno nel suo sguardo, quello sguardo che racchiude tutto ciò che di buono c’è nel mondo.

“Non me ne farai.” Lo tranquillizza Edward, chinandosi a posare baci sul suo volto, sulla sua mascella, sulle palpebre. “E non mi importa di finire all’Inferno, se sarai lì ad aspettarmi. Bruceremo all’Inferno insieme.”

Sussurra Edward sulle sue labbra, prima che Carlisle lo trascini in un bacio colmo di passione e disperazione.

Quella è la prima volta che fanno l’amore.

Edward si abbandona a Carlisle con fiducia cieca, donandogli tutto se stesso, il suo corpo e la sua anima, senza incertezze, senza paura.

Carlisle è dolce, attento, premuroso, non smette per un secondo di preoccuparsi del suo piacere. “Non voglio farti del male.” Continua a ripetergli tra ansimi e carezze, ma Edward scuote la testa e sorride.

“Non mi importa. Voglio tutto di te, e voglio che tu prenda tutto di me.” Edward prende la mano di Carlisle e se la posa sul petto, all’altezza del cuore. “Non lo senti? È già tutto tuo.”

E mentre lo sente farsi largo tra i suoi brividi con i propri, Edward gli sussurra all’orecchio il suo primo ti amo.

Anch’io, risponde Carlisle, e sorride, e per un attimo Edward crede che sia il suo sorriso a tenere insieme l’universo.

Quella notte, la felicità è in ogni cosa.

 

 

 

**

 

 

Edward sa di amare Carlisle con una tale intensità che probabilmente quel sentimento lo ucciderebbe se fosse ancora un umano.

Ama Carlisle come si amano le cose che ti tengono aggrappato alla vita e che tengono insieme i pezzi di te, lo ama in modo oscuro e luminoso, terribile e stupendo.

Ama Carlisle come padre, come amico, come amante, lo ama perché è il centro del suo mondo, perché non esisterebbe nemmeno senza di lui, perché lo ha fatto sentire vivo in mezzo alla morte, perché è tutto quello che ha e tutto quello che ha sempre sognato di avere.

Lo ama così tanto che sente il suo cuore consumarsi ad ogni sguardo, ad ogni bacio, ad ogni sorriso che lui gli rivolge, lo ama perché accanto a lui il mondo sembra un posto migliore.

Ed è certo che lo amerà ogni secondo di ogni giorno, in eterno, fino alla fine del mondo.

 

 

 

**

 

 

“Sposami.” Edward glielo chiede una mattina d’estate, con la testa posata contro il suo petto, facendo aderire i loro corpi nudi sotto le lenzuola.

Carlisle gli bacia la spalla, stringendosi un po’ di più contro di lui.

Ha gli occhi chiusi ma non sta dormendo, i vampiri non hanno bisogno di dormire.

Edward sorride contro la sua pelle, posando un bacio tra i suoi capelli scompigliati. “Sposami.” Ripete con ostinata dolcezza. “Voglio che sia per sempre.”

“Ti ho già donato il per sempre, Edward.”

“È un sì o un no?”

Carlisle sorride anche lui, baciandolo delicatamente sulle labbra. “Sì, anche se dovessi sposarti cento, mille volte.”

“Potrei prenderti sul serio. Abbiamo l’eternità davanti a noi.”

Quella mattina di Giugno, Edward sente di essere davvero felice, felice come non lo è mai stato, e anche se può apparire un controsenso, non si è mai sentito così vivo come dopo essere morto.

Perché finalmente ha capito cos’è l’amore.

L'amore è fatto di luce e oscurità; l'amore sono gli occhi di Carlisle, gli stessi occhi che assomigliano al cielo di primavera, gli stessi occhi che racchiudono il suo intero universo.

Gli stessi occhi che promettono di esserci sempre, per lui.

Oltre il tempo, oltre la vita, oltre la morte.

Per l’eternità. 

 

 

 
  
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