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Autore: Saruwatari_Asuka    22/06/2018    2 recensioni
"Il tuo nome! Avevi detto che ci avresti detto il tuo spaventoso nome!"
Angelo, a quel punto, si aprì in un enorme sogghigno, "Pensavo non me l'avreste più chiesto!"
"Beh, potevi dircelo anche se non te lo chiedevamo."
"Ma anche no, cacchio! E che gusto c'è, Shura?!"
"Che gusto c'è a fare cosa? E' solo un nome, visto che non vuoi più essere chiamato Angelo."
"Voleva la presentazione ad effetto, il signorino. Non è vero, Angelo?"
"Ancora?" ringhiò Cancer, puntando gli occhi innaturalmente rossi sugli amici, "Ascoltatemi bene, perché non lo ripeterò! Imprimetevelo in testa, perché sarà il nome del nuovo, terrificante Cavaliere del Cancro! Provate a scordarlo, e vi spedirò tutti nella bocca dell'Ade...-"
"Taglia corto!"
"Taci!"
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Pisces Aphrodite
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Παιδική ηλικία - childhood'
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PROMESSA

 

 

Aphrodite era stato il secondo a tornare al Santuario dopo i tre anni di allenamento, aveva dieci anni e aveva vinto la sua Cloth sfidando il suo stesso maestro e sconfiggendolo.
L'uomo, che non era un Gold Saint ma, per quel che ne capiva lui, non aveva niente da invidiare alla Casta, l'aveva guardato con orgoglio, o almeno gli era sembrato orgoglio. Elias, il bambino che aveva accolto, non esisteva più, lo capì quando lui gli si avvicinò, fissandolo con freddezza e distacco nonostante la sua età. Ed era stato perfetto. Era il guerriero che aveva voluto creare.
Fiero, forte, fatalmente bello.
Quando era tornato al Grande Tempio con l'armatura sulle spalle, Aphrodite sapeva già che Angelo era alla Quarta Casa, quella del Cancro. L'istinto era stato quello di andare da lui, per prima cosa, a vedere quanto fosse cambiato, e un po' era curioso di scoprire come avesse scelto di chiamarsi. Ma non l'aveva fatto. Mancava ancora Shura, all'appello.
Così era salito su, al Tredicesimo Tempio, dove il Sommo Shion lo stava aspettando. Si era inginocchiato al suo cospetto e aveva chinato il capo, salutandolo. Shion l'aveva accolto con un sorriso bonario -era sempre lieto di veder tornare quei bambini, dopo averli visti crescere lì al Santuario, anche se Elias e Angelo ci avevano passato meno tempo.
"Puoi andare a presidiare la tua Casa, Cavaliere," gli disse, con un cenno del capo. "Bentornato."
"La ringrazio, Sommo," fu tutto quello che gli disse Aphrodite, la voce limpida e ancora acuta di bambino. Fece un cenno lesto di saluto e lasciò la sala, attendendo appena che il pesante portone intarsiato gli si chiudesse alle spalle prima di correre verso la Dodicesima.

Non c'era mai stato, prima dell'inizio dell'allenamento, e adesso avrebbe dovuto viverci per il resto della vita, quindi aveva tutta l'intenzione di controllare minuziosamente che fosse almeno confortevole.

 

Il Dodicesimo Tempio era più grande di quello che Aphrodite, dall'esterno, si aspettasse, però era spoglia. Umida, fredda.

Il giardino era già presente, un'enorme manto che forse una volta doveva essere stato ricoperto di splendide rosa. Ma ora non c'era più niente, e quello che c'era era morto.

Aphrodite stirò le labbra, una smorfia di disappunto sul volto. Avrebbe dovuto cambiare fin troppe cose, lì dentro, per renderla anche solo un po' accogliente: uno specchio, per esempio, bello grande in camera da letto. Doveva cambiare materasso, voleva anche una bella poltrona, ci sarebbe stata bene. Di un buon tessuto, naturalmente. E poi tende, doveva cambiare la disposizione dei mobili anche, e quelli erano vecchi, troppo vecchi per lui. Non gli piaceva tutta quella roba, ma forse poteva renderli accettabili, almeno per un po'.

D'altronde, non poteva toccare la parte centrale del tempio, l'ingresso né l'esterno, ma niente gli impediva di cambiare le stanze private. O il giardino.

Il giardino andava ripulito totalmente, prima di poter tornare a farci crescere qualche rosa, o qualsiasi altra pianta. In fondo, se era vero che anche tutti i suoi predecessori usavano rose velenose come avevano insegnato a lui per combattere, non era così strano che nessuno si fosse più avvicinato al Dodicesimo Tempio. Solo che il risultato era un totale disastro...eppure lo sapevano che sarebbe tornato!

Passò un dito sul mobile con una smorfia: beh, almeno avevano spolverato, quello glielo concedeva.

Aprì la vetrata che portava al giardino ed uscì, studiando bene anche quel terreno. Gli occhi, però, andarono giù, verso gli altri Tempi, quasi tutti vuoti a parte quello di Gemini, Cancer e Sagitter.

La casa del Cancro era illuminata dalla fiaccole, segno che il proprietario doveva essere al suo interno. Non l'aveva incontrato, salendo. O forse Angelo non era semplicemente uscito dalle stanze private.

Non era un suo problema comunque, non ancora almeno. C'era una promessa fra di loro, e finché non fosse tornato anche Shura non aveva fretta.

 

Era appena sorta l'alba, e Aphrodite stava ancora scegliendo se alzarsi o meno. La sera prima aveva dovuto sistemare il giardino, per lo meno togliere le sterpaglie che erano rimaste, e la cosa lo innervosiva particolarmente.

Si era allenato in mezzo al niente, nelle radure della Groenlandia, in quel clima troppo impervio perché potesse crescervi qualcosa di così bello e fragile come una rosa. Aveva dovuto imparare dal niente, a crearle, a controllarle, ad essere preciso nel lanciare; perché quel veleno era mortale, e sbagliare mira avrebbe potuto uccidere un innocente. E non poteva permetterselo.

Proprio per questo, l'idea di mettere mani a terra e concime e sporcarsele solo per piantare due rametti gli dava i brividi. Eppure il suo defunto maestro era stato ben chiaro, durante il rigido allenamento: non bastavano le rose, il suo potere derivava da tutte le piante, poteva sfruttarle e comunicare con esse, e non doveva ignorarlo.

Solo che era così sporco!

Avrebbe dovuto trovare qualcuno che lo aiutasse. Anzi, che facesse il lavoro al posto suo. Oh, sì. Un'ancella, un lavoratore casuale fra quelli del santuario.

Angelo, perché no.

A questo proposito, visto che Shura ancora non si vedeva, magari poteva andare ad annunciarsi al compagno d'armi, giusto per fargli sapere che era tornato ben più che vittorioso e che non avrebbe potuto ballare sulla tomba di nessuno, in barba alla sua poca fede.

Lo scintillio del Cosmo dello spagnolo, proprio adesso che si stava chiedendo come mai ancora tardasse, smorzò ogni intento.

Era tornato anche lui!

Erano di nuovo tutti e tre al Grande Tempio, proprio come si erano promessi; vittoriosi, cavalieri, santi di Athena.

Non riuscì ad evitarsi di perdere, in un attimo, tutta la compostezza acquisita durante i duri anni di allenamento e tornare, per solo qualche istante, il bambino di dieci anni che era. Il tempo di lasciare a metà quello che stava facendo e correre verso la Decima Casa.

Ma non trovò Shura, né nessuno, così proseguì la corsa. Non c'era neanche Angelo, alla Quarta. Non dovette neanche pensarci, per capire dove fossero entrambi.

 

Shura li aveva aspettati sotto lo stesso albero dove si erano fatti la promessa, dove si erano fermati innumerevoli volte a riposarsi dopo gli allenamenti con Saga e Aiolos. Lì, dove la loro amicizia era pian piano sbocciata.

Angelo era arrivato per primo e quando aveva scorto l'amico a distanza, di spalle, aveva rallentato il passo e si era avvicinato quasi di soppiatto. L'intento era esattamente quello di saltargli addosso, cappottarlo e abbatterlo.

Ma Shura non si fece cogliere di sorpresa; scansò il colpo dell'amico, lo prese per il polso e, con una mossa di fianchi, lo gettò a terra.

"Che cazzo di accoglienza, Shura!" sbottò con un gemito, massaggiandosi il fondoschiena.

Shura incrociò le braccia, "Sei tu che dovresti accogliere me. Io sono appena tornato."

"Fa lo stesso, cazzo. Non ci vediamo da tre anni e la prima cosa che fai è fracassarmi le ossa!"

"Se ti fai rompere le ossa con così poco, Angelo, mi ritrovo a dubitare della tua potenza di cavaliere...E poi sei tu che mi sei comparso alle spalle!"

Angelo ringhiò, "Non chiamarmi più così! E comunque la tua capacità di stare agli scherzi fa sempre più schifo!"

"Era uno scherzo?"

"Certo che lo era!"

"Quindi dovevo farmi prendere?"

Angelo alzò gli occhi e le mani al cielo, braccia tese, e sbuffò, "No, è peggio, peggio! Come cazzo hai fatto a diventare così!"

"Così come, scusa?"

Angelo mosse la mano davanti al viso con fare svogliato, "Già prima viravi pericolosamente alla lagna, Shura, ma adesso stiamo sfiorando l'impensabile, lasciatelo dire!"

Shura inarcò un sopracciglio, "Non capisco cosa intendi, però."

"Eh, che te lo dico a fare!

"Ma..."

"Lascia stare, lascia stare," lo interruppe, "In fondo non mi aspettavo niente di diverso," sogghignò. Ligio al dovere, come sempre. Lo era a cinque anni, e lo sarebbe stato sempre.

Una risata divertita attirò la loro attenzione, ed entrambi si voltarono in sua direzione. Aphrodite era lì, le braccia incrociate al petto, i lunghi capelli sciolti adesso arrivavano a metà schiena, mossi dal vento in delicate onde dorate.

Il sorriso era lo stesso, di scherno, sbruffone al punto giusto. In quel momento, però, piegato in un ché di affettuoso. Nostalgico, forse.

"T'oh, è arrivata pure la principessina: in ritardo come nelle migliori tradizioni!" lo accolse Angelo.

Aphrodite non commentò quell'uscita, perché se l'aspettava e, se doveva essere del tutto onesto, gli faceva anche piacere. Un po' -neanche tanto poco, ma non l'avrebbe mai ammesso- gli era mancata, la linguaccia dell'italiano.

"Ma quindi ce l'hai fatta, eh? Speravo di poter approfittare della tua morte per farmi un viaggetto in Groenlandia!"

Aphrodite si portò le mani ai fianchi, "Sei uno stronzo, Angelo!"

"Qua l'unico stronzo sei tu, che sei tornato dopo di me, hai superato la mia Casa, e non hai fatto nemmeno un fischio! E poi, cazzo, smettetela di chiamarmi così!"

"Volevo aspettare il ritorno di Shura," si difese lo svedese, "No, Shura? Diglielo anche tu, era il patto!"

Shura scrollò le spalle, "Il patto era solo che ci saremmo ritrovati qua tutti e tre, veramente."

In un gesto perfettamente sincronizzato, tanto da far scattare un sorriso anche in Shura, Aphrodite e Angelo alzarono gli occhi al cielo.

"Dei, ma tu prendi sempre le cose così tremendamente alla lettera?" gli chiese Pisces, scuotendo il capo.

"Temo che su questo Shura sia come il vino: più invecchia...più peggiora!"

"Il vino non peggiora, però."

"Shura sì."

"Ma di che state parlando?!" sbottò il diretto interessato, schioccando la lingua.

Aphrodite e Angelo si scambiarono appena un'occhiata, prima di scoppiare a ridere. Pisces si avvicinò all'amico e gli passò un braccio intorno alle spalle, ancora ridendo, "Ti stiamo solo prendendo un po' in giro!"

"Questo l'avevo capito!"

"Allora il tuo maestro qualcosa te l'ha insegnata!" schioccò Angelo, "Un po' d'intuito, almeno!"

"Attento Angelo!" esclamò Aphrodite, guardando lo scattò che aveva fatto la mano di Shura, "Rischi che Excalibur ti tranci la lingua!"

Shura sospirò, scansò il braccio di Aphrodite e incrociò di nuovo le braccia, "Voi due non siete cambiati davvero di niente!"

"Nemmeno tu, credimi!"

"Non diciamo scemenze!" li bloccò Aphrodite, scostandosi con un gesto elegante i capelli dalle spalle, "Io sono molto, molto più bello!"

Nessuno dei due rispose, ma Angelo ammise che sì, in effetti Aphrodite era sempre più bello. Lui si che era come il vino, che più invecchiava più migliorava. Ma di certo non sarebbe stato lui ad alimentare l'ego smisurato di quel pazzo del suo amico.

Si ritrovò a voltarsi anche verso l'altro, verso Shura. Shura aveva la loro età, anche se essendo di Gennaio a differenza loro aveva già compiuto undici anni...eppure notò che sembrava molto più grande. Non sapeva che genere di allenamento aveva fatto lì dov'era andato, ma Shura non mostrava affatto i suoi pochi anni.

Neanche lui, ammise; ma lui, almeno, poteva accampare la scusa di avere dei colori da vecchio, con quei capelli grigi.

"Ma cosa ancora più importante!" esclamò d'improvviso Aphrodite schioccando le dita e facendolo sobbalzare. Era completamente immerso del suoi pensieri e la voce trillante dell'amico gli aveva martellato un timpano.

"Cavolo, Dite! Cos'hai, un megafono al posto delle corde vocali?!"

"Ma come ti permetti! Cafone! Guarda che anche la tua voce è fastidiosa!"

"Mai come la tua!"

"Siamo ancora dei bambini, è normale che...-"

"Lascia stare, la conosciamo anche noi la spiegazione scientifica, Shura!" esclamarono in coro, divertiti.

Shura scrollò le spalle, per nulla indispettito per essere stato interrotto così su due piedi.

Poi, Aphrodite saltò su, "Com'è che mi hai chiamato?"

"Chi, io? Dite. Che è, non ti piace? Guarda, vedi già di fartene una ragione perché Aphrodite è troppo lungo, mi rompe! O Aphro o Dite, scegline uno e facciamola finita prima ancora di iniziarne una tragedia!"

Lo svedese per risposta storse il naso, "Guarda che non stavo dicendo niente! Pensavo solo che ti fossi scordato come avevo scelto di chiamarmi!"

"Nah. E chi se lo scorda," fece, senza aggiungere altro. Poteva essere per svariati motivi, in fondo; tipo il fatto che si chiamasse come una Dea. Ma se quell'egocentrico voleva sentirsi per forza importante, non l'avrebbe certo fermato lui.

"Comunque mi piacciono," sorrise infatti, proprio come aveva pensato l'altro, crogiolandosi in chissà quale brioso pensiero, "Sì, chiamami come preferisci."

"Grazie della concessione."

"Che cosa stavi dicendo, prima, Aphrodite? Cosa c'è di più importante?"

"Ah, sì, giusto!" fece l'altro, puntando poi il dito verso Angelo che dovette sforzarsi per non fare un passo indietro. "Il tuo nome! Avevi detto che ci avresti detto il tuo spaventoso nome!"

Angelo, a quel punto, si aprì in un enorme sogghigno, "Pensavo non me l'avreste più chiesto!"

"Beh, potevi dircelo anche se non te lo chiedevamo."

"Ma anche no, cacchio! E che gusto c'è, Shura?!"

"Che gusto c'è a fare cosa? E' solo un nome, visto che non vuoi più essere chiamato Angelo."

"Voleva la presentazione ad effetto, il signorino. Non è vero, Angelo?"

"Ancora?" ringhiò Cancer, puntando gli occhi innaturalmente rossi sugli amici, "Ascoltatemi bene, perché non lo ripeterò! Imprimetevelo in testa, perché sarà il nome del nuovo, terrificante Cavaliere del Cancro! Provate a scordarlo, e vi spedirò tutti nella bocca dell'Ade...-"

"Taglia corto!"

"Taci!"

 

L'idea gli era venuta mettendo piede per la prima volta nella Quarta Casa. Ci aveva pensato per anni, tutti i giorni, ma non aveva mai trovato niente di davvero accattivante, terrificante...insomma qualcosa di adatto a lui.

Poi, entrando nella dimora che avrebbe custodito da quel momento in poi, per tutto il resto della sua vita, le aveva viste: le maschere.

Non ce ne erano tante, di maschere mortuarie, lì alla Quarta, e probabilmente erano lì solo per celebrare il potere che di solito era racchiuso nei custodi della Costellazione del Cancro; la vita e la morte delle persone, e la possibilità di mandarle nell'Ade.

Si chiese se quelle specifiche maschere fossero di gente a caso o di qualche suo predecessore. Se fossero semplici calchi di gesso o...o se si potessero ottenere anche in altro modo.

Se potesse riempirci la casa, per esempio. Oh, quello si che sarebbe stato terrificante! Se la figurava già, la sua casa, piena delle facce dei defunti, magari di gente che lui stesso aveva ucciso. Nessuno avrebbe più avuto il coraggio di mettervi piede. Ed in fondo a chi poteva mai importare se, durante qualche missione, si fosse anche portato a casa qualche souvenir qui e lì?

Bastava non farsi beccare troppo platealmente.

 

"Deathmask di Cancer!" riuscì quindi a dire, annunciando il suo nuovo nome con tronfio e orgoglio.

Deathmask, proprio così.

Il suo nuovo nome fu accolto da un profondo silenzio, durante il quale né Shura e Aphrodite dissero nulla. Poi, piano, in un pigolio che Deathmask decise di decifrare come spaventato, Shura prese parola.

"Deathmask?"

"Esatto! Da adesso in poi sarò Deathmask di Cancer!"

Shura non parlò più, chiuse la bocca e cercò di mantenere un certo decoro. Stessa cosa, però, non poté dirsi di Aphrodite che, invece, scoppiò in una plateale, rumorosa risata, dimenticandosi per un attimo persino la decenza.

"Cosa diamine hai da ridere?!"

"Cioè, fammi capire," riuscì a comunicare dopo un po', tenendosi ancora la pancia, "Sei stato a pensarci per tre anni interi e l'unica cosa che sei riuscito a trovare è stata...Deathmask? Come le due all'ingresso della casa del Cancro?"

"Nessuno ha riso quando hai deciso di darti come nome quello di una divinità femmina, principessina, quindi che cazzo di problemi hai?"

"Nessuno, per carità! Non vorrei mai decidessi di cercarne un altro: con la fatica che hai fatto a trovarti quest'originalissimo obbrobrio, il prossimo potrebbe essere davvero un incubo!"

"Che cosa vorresti insinuare?!"

"Che non c'è mai limite al peggio!"

"Io ti ammazzo! Non ti ci spedisco nell'Ade, non ci sarebbe neanche gusto, ti faccio diventare direttamente un puntaspilli per rose!"

"Non credo che ce la faresti...Death."

Shura sorrise, vedendoli bisticciare animatamente. Deathmask, come voleva farsi chiamare adesso, se l'era presa così tanto anche per il nomignolo che aveva minacciato di tirargli i capelli a uno a uno, da vivo, e Aphrodite non era stato molto contento della cosa.

La scena lo riportò indietro con gli anni, a quando erano poco più che infanti e proprio lì, a pochi metri dall'albero sotto le cui fronde erano riparati in quel momento, si svolgeva la più grande accapigliata che Angelo ed Elias avessero mai fatto.

E l'ultima, anche.  E poco dopo averlo aiutato a scacciare tre balordi più grandi che ce l'avevano proprio con Elias.

"Sapete cosa?"

I due si fermarono di botto, Deathmask con ancora una ciocca di capelli di Aphrodite nel pugno e l'altro che reggeva entrambi i polsi dell'amico per allontanarselo.

Anche questo gli dava una piacevole sensazione di deja-vu, doveva ammettere.

"Cosa?"

"Alla fine trovo che Deathmask sia il nome giusto per lui. Le maschere mortuarie erano un effigie del defunto, una sorta di ricordo per non dimenticare mai il suo volto, ma più freddo di un dipinto. In qualche modo è come se fossero state un tramite fra il mondo dei vivi e quello dei morti, che non è altro che il compito del Cavaliere del Cancro," snocciolò, lasciando gli altri due a pendere letteralmente dalle sue labbra. Quando terminò, si limitò a scrollare le spalle, "Quindi niente. Deathmask va bene."

Aphrodite sbuffò, tornando a risistemarsi i capelli dopo la confusione creata dall'italiano. "E sia allora, bene...Deathmask del Cancro!"

 

Shura li salutò poco dopo, mentre Deathmask se ne stava ancora lì, a crogiolarsi appagato della sua fantastica trovata. Lo lasciò solo con Aphrodite, mentre lui andava ad annunciarsi a Shion e poi a cercare Aiolos e Aiolia, che aveva iniziato l'addestramento ma era rimasto lì al Santuario.

Aphrodite si stava ancora sistemando i capelli in un modo che a Deathmask diede pericolosamente i nervi.

"Me li hai annodati e scompigliati tutti quanti!" lamentò, "Adesso me la paghi!"

"Eh, no, caro! Te la sei cercata tu."

"Neanche per sogno! Sei un buzzurro e un maleducato, come tre anni fa."

"E tu sei insopportabile!"

"Troppo facile dare sempre la colpa agli altri!" esclamò, per poi ritrovarsi a sogghignare, "Ho giusto la punizione adatta."

"Col cazzo. Punisciti da solo, io me ne vado a Casa!"

"Non se ne parla...Angelo! Adesso mi aiuterai a sistemare il giardino della Dodicesima, o quella potrebbe diventare casualmente la tua tomba."

"Non mi faccio certo spaventare da certe cose, principessina."

Aphrodite, per risposta, materializzò una rosa bianca. La più pericolosa. E lo sapeva anche Deathmask, anche se solo per sentito dire, visto che non l'aveva ancora mai visto combattere.

"Prima non ti ho detto niente, Angelo, ma chiamami ancora così e la prossima maschera della Quarta Casa sarà la tua. Mi assicurerò personalmente che venga fuori un buon lavoro."

"Come se potessi farmi paura!"

"Bisogna solo vedere se è più veloce il tuo dito o la mia rosa," minacciò Aphrodite, "No?"

"Cerchi rogne?" assottigliò gli occhi Cancer, sulla difensiva.

Aphrodite, però, si aprì in un gran sorriso, destabilizzandolo per un attimo, "Cerco manodopera!" esclamò solamente, approfittando dello smarrimento dell'altro, seppur minimo, per afferrarlo a iniziarlo a trascinare fino alla sua Casa.

"Ma perché mai dovrei accettare! E perché io!"

"Te l'ho detto, devi farti perdonare, e poi siamo amici e non ci vediamo da parecchi anni, ti pare?"

"E questo dovrebbe convincermi?"

"Coraggio, non stiamo qui a lamentarci. Non pianterò Demon Rose, quindi puoi stare tranquillo: non saranno velenose."

"Ma a me non me ne frega proprio un accidenti, brutto bastardo! Perché non l'hai chiesto anche a Shura?"

"Lui è impegnato con Sagitter, no?"
"Sempre la solita scusa!"

"Si vede che la prossima volta incastreremo anche lui," sogghignò Aphrodite.

Deathmask sbarrò gli occhi, in risposta, "Ma quale prossima volta? Col cazzo che ci sarà una prossima volta, Aphrodite!"

 

 

 

 

Angolino Autrice:

Lo so, avevo detto nessun proseguo per Som Du, ma all'ispirazione non si comanda, no?

E sì, so anche che gli anni di allenamento, di norma, sono 6. Ma Kurumada ha fatto un gran pastrocchio con le età dei pg e il mio trio aveva 6 anni quando è partito per addestrarsi, e dopotutto se i piccoli sono stati investiti a metà addestramento, chi mi vieta di fare altrettanto a loro? E' stato Kurumada il primo!!

Non ho letto Episode G e non ricordo se fosse Shura quello ad aver vinto l'armatura uccidendo il suo maestro, comunque noi non sappiamo quali siano le prove da superare per diventare Gold, in Last Canvas Sisifo si batte contro Lugonis, però qui loro non si sono allenati in Grecia, quindi l'avversario doveva essere qualcun altro. Il maestro, ho supposto. All'inizio volevo farlo uccidere anche ad Aphro, ma mi sembrava ripetitivo visto che la vince così anche Shura.

 

Appunto sulle maschere. Dunque, io sto leggendo a singhiozzi ND perché non mi piace. Però mi è parso che già ai tempi di Deathtoll le maschere, sui muri del quarto tempio, ci fossero già! Quindi il deviato mentale non era Deathmask, tutto sommato. Le mie, però, sono classiche maschere mortuarie in gesso fatte in onore dei defunti, niente di terrificante. Sarà Angelo poi a prenderci la mano.

Per il momento, comunque, da qualche cosa si doveva pure iniziare, non vi pare?? XP

 

Spero che possa essere di vostro gradimento, fatemi sapere cosa ne pensate.

Un bacione forte,

Asu

   
 
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