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Autore: Lilla Wright    06/07/2009    5 recensioni
- Cos’è?-
- Il tuo regalo –
Ancora stupito, tolgo il nastro blu e apro la scatolina.
All’interno c’è un piccolo accendino di metallo con una piccola ranocchia verde al centro.
- Per la tua collezione –
Sorrido. Non so il perché. Forse perché te ne sei ricordato.
Quella collezione per me ha un valore inestimabile. E’ il patrimonio della mia adolescenza, di quando iniziai a fumare per allontanarmi dai problemi quotidiani. Da allora ne faccio collezione e questo è il mio pezzo più bello, perché me l’hai regalato tu.
- Grazie! – ti sorrido sincero.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bert McCracken, Jeph Howard, Quinn Allman
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Titolo: I don’t fell anything

Titolo: I don’t fell anything
Autore: Io
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro; se ci guadagnassi qualcosa non sarei di certo qui con voi ma magari a casa di qualche pezzo di gnocco u.u *Lilla pensa a qualcuno*
Rating: Arancione
Pairing/Personaggi: Bert McCraken, Quinn Allman, Jeph Howard
Avvertimenti: Slash, linguaggio e tematiche non proprio leggere.
Note: One shot.

Scritta tempo fa in un momento di puro essenzialismo emo quindi non so che è venuto fuori. L’ho trovata nel computer e oggi la posto u.u

Vorrei precisare che gli avvenimenti citati (ovvero autolesionismo) io li ho provati e vi consiglio caldamente di non provare se non volete sentire un male cane o se non volete una cicatrice bella in vista, dovunque lo facciate.

Ho anche scritto sta shot per far capire che l’autolesionismo non ha fondamento neanche per amore (non so se il risultato sia quello però -.-) quindi non fatelo (io non sono vostra madre quindi se volete farlo fatti vostri). E soprattutto non fatelo perché volete sembrare qualcuno o perché volete la cicatrice a forma di smile.. sarebbe alquanto stupido.

Mi scuso per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica.

Buona lettura.

 

 

 

Me ne sto seduto tranquillo sul divano del nostro tour bus a scrivere qualche canzone, in uno smisurato attimo di ispirazione e penso solo a scrivere.

Sono apparentemente solo. Apparentemente..

-Buon compleanno!-

Alzo gli occhi dal mio foglio pieno di frasi senza senso per concentrarmi su di te.

Sei lì in piedi davanti a me con quel piccolo sorriso innocente a decorare il tuo viso e neanche immagini quanto lo ami.

Ti chini su di me e mi posi un leggero bacio sulla guancia.

Quanto vorrei che quelle labbra diventassero un tutt’uno con le mie.

Poter sentire il tuo sapore mischiarsi al mio in un bacio pieno di passione, sentire le tue mani percorrere il mio corpo con dolci carezze e sentire il tuo amore riversarsi in me. Questi pensieri non mi fanno più dormire.

Mentre ti allontani sento qualcosa posarsi sulle mie gambe e ti vedo sorridere.

Noto una piccola scatolina rossa e me la rigiro un po’ tra le mani.

- Cos’è?-

- Il tuo regalo –

Ancora stupito, tolgo il nastro blu e apro la scatolina.

All’interno c’è un piccolo accendino di metallo con una piccola ranocchia verde al centro.

- Per la tua collezione –

Sorrido. Non so il perché. Forse perché te ne sei ricordato.

Quella collezione per me ha un valore inestimabile. E’ il patrimonio della mia adolescenza, di quando iniziai a fumare per allontanarmi dai problemi quotidiani. Da allora ne faccio collezione e questo è il mio pezzo più bello, perché me l’hai regalato tu.

- Grazie! – ti sorrido sincero.

tu ricambi e io sono felice.

Mi alzo dal divano e ti abbraccio, un abbraccio subito restituito da parte tua e sono immensamente felice.

Sono monotono, è vero, ma credo che lo sareste anche voi se per un attimo soltanto della vostra vita riusciste a stringere a voi la persone che più amate al mondo.

Si, perché io ti amo, ti amo con tutto il mio cuore anche se sono costretto a soffrire per questo amore.

- Ehi! – una voce giunge alle nostre spalle.

Ci stacchiamo e entrambi guardiamo verso l’entrata del bus, da dove proveniva la voce.

Quasi a farlo apposta ci troviamo di fronte l’uomo che al momento odio di più, nonché il tuo fidanzato: Jeph Howard.

- Dimmi un po’ McCracken, non è che mi vuoi fregare il fidanzato? – la mette sul ridere ma mi verrebbe l’irrefrenabile impulso di rispondergli “si!”.

Ti stacchi da me e corri da lui, interpretando davanti ai miei occhi i miei sogni, nonostante il protagonista non sia io.

Lo baci con passione e lui ricambia.

Quanto fa male. Un dolore enorme, difficile da non dimostrare a te e agli altri e vorrei tanto qualcosa che non mi ci facesse pensare.

Mi rigiro l’accendino che mi hai regalato tra le mani. Sto male, curami tu.

Accendo il piccolo oggetto e subito una piccola fiammella prende vita da esso.

Mi incanto a fissarla nei sui svariati giochi di luci che vanno da un debole giallo al rosso vivo.

Curami!

Avvicino l’accendino al mio braccio sentendo il calore della fiamma pervadere quel poco di pelle toccata, bruciandola.

Non sento niente.

- Bert! Cazzo! Che stai facendo? –

Alzò lo sguardo dal mio braccio e Jeph viene verso di me strappandomi l’accendino dalle mani. No! Mi hai già tolto lui, non mi toglierai anche la mia unica cura.

Riprendo l’accendino con violenza.

- Non stavo facendo proprio un cazzo. Provavo solo se l’accendino funzionava e mi è scappato il braccio – gli sputo addosso tutto il veleno possibile con quelle parole.

Ci guardiamo in cagnesco per un po’ ma poi la mia espressione dura viene sostituita in una smorfia di dolore.

La pelle brucia e il braccio pulsa, ricordandomi che la mia carne è esposta all’aria, senza più nessuna protezione che la difenda.

Sento il braccio venire afferrato con decisione e mi ritrovo con il tuo viso a pochi centimetri da me, mentre scruti la mia ferita.

- Andiamo. Ti medico. –

Mi trascini nella piccola zona cucina e mi fai sedere su uno gabello.

Apri un’anta del ripostiglio e tiri fuori la cassetta del pronto soccorso. Non riesco a staccarti gli occhi di dosso neanche un attimo mentre compi questi normalissimi gesti che chiunque riesce a fare ma che nessuno riuscirebbe a renderli così speciali.

Inizi a medicarmi ma non sento dolore perché i miei occhi sono fermi sulla tua figura e in particolare sui tuoi occhi.

Alzi lo sguardo un attimo che subito si incatena al mio e noto i tuoi occhi velati.

- Perché? – mi chiedi con voce rotta da piccoli singhiozzi.

- Perché cosa? –

- Perché ti sei fatto questo? –

- Ti ripeto che è stato un incidente –

Abbassi lo sguardo tornando a medicarmi la ferita.

Mi dispiace mentirti perché ti fa star male e lo vedo ma se ti dicessi la verità sarebbe ancora peggio e non voglio rovinare tutto per un amore a senso unico.

Concludi il lavoro e, dopo aver riposto la cassetta nell’anta, te ne vai.

Sento la porta del bus sbattere e vedo te e Jeph nel cortile abbracciati che camminate per andare chissà dove.

Torno a sedermi sul divano e riprendo in mano i fogli su cui prima stavo scrivendo.

Non sento niente.

 

 

 

Tra pochi minuti avremo un’intervista a MTV.

Non sto più nella pelle, è anni che aspetto un’occasione del genere e ora sono qua.

Mi siedo sul divanetto del camerino che lo staff ci ha messo a disposizione con un caffè in una mano e dei fogli nell’altra. Mi estranio dal mondo leggendo le parole che io stesso ho scritto ma non abbastanza per non sentirvi entrare.

Tu ridi a una sua battuta e vi sedete sul divanetto davanti al mio, abbracciati.

La mia mano tocca involontariamente un oggetto nella mia tasca destra dei jeans e il mio sguardo si posa sul piccolo nastro blu avvolto attorno al mio braccio, lo stesso nastro del tuo regalo.

- Vado a fumarmi una sigaretta – mi alzo, senza aspettare una risposta, ed esco.

Quando sento di essere lontano abbastanza da voi, mi chiudo a chiave nella prima stanza che trovo, a vista d’occhio un vecchio studio.

Tiro fuori dalla tasca dei jeans il piccolo oggetto, nonché il tuo regalo di compleanno e mi tolgo il piccolo nastro blu dal braccio, scoprendo numerose cicatrici, una ancora aperta.

Inizio a scaldarlo con cura facendo attenzione a non scottarmi le dita e, non appena lo sento bello caldo, lo appoggio sulla pelle vicino alle altre cicatrici.

E’ una sensazione magnifica. Il dolore fisico compre quello interiore, lasciando la mia mente libera per qualche minuto dal pensiero di te e lui insieme, su quel piccolo divano abbracciati e troppo innamorati per accorgervi che sto soffrendo.

Allontano l’accendino dal braccio, lasciando scoperta la ferita che inizia a pizzicare ma non riesco comunque a sentire niente. E’ tanto che ormai non sento più niente, da quel fottuto giorno in cui ho deciso di mentirti, lasciandoti credere che non c’era nulla che non andava.

Da quel giorno continuo questa muta tortura per non rovinare ciò che ho creato e per convincere me stesso che è stata la scelta giusta.

Mi rimetto il nastro intorno alla ferita e l’accendino in tasca e esco dalla stanza, ritornando nel camerino dove sono sicuro di trovarvi.

- Tra 5 minuti tocca a noi – annuisco.

Mi risiedo sul divanetto e prendo in mano i fogli che prima stavo controllando. Li rileggo un’altra volta, voglio essere pronto a qualsiasi domanda mi porranno.

- Tocca a voi, svelti –

Percorriamo uno stretto corridoio pieno di gente fino ad arrivare al backstage vero e proprio. Se allungassi il collo riuscirei a vedere il set ma l’energumeno qui vicino me lo impedisce.

Sento la presentatrice, una ragazza sui 25 anni e molto carina da quanto ricordo, annunciare il video di un gruppo mai sentito; beh in effetti siamo al programma pomeridiano, guardato da tutti gli adolescenti ma anche quello dove si lanciano le novità come noi.

L’energumeno mi fa segno di seguirlo e ci porta alle poltrone davanti alla presentatrice che si sta sistemando il trucco e ci sediamo. Il video termina un minuto dopo.

- Ragazzi e ragazze, dopo questo entusiasmante video, mi trovo in compagnia di quattro ragazzi davvero speciali che con il loro album dio debutto hanno conquistato tutti: gli Used –

Una telecamera ci inquadra mentre parte un applauso e io provo a sorridere.

Come tutte le presentatrici che si rispettano, ci fa le solite domande di routine: chi siamo, da dove veniamo, come si è formato il gruppo, perché suoniamo ecc.. insomma niente di particolare, ero preparato per domande del genere.

Dopo la seconda interruzione per mandare altri video, iniziamo a parlare del nostro album e anche qui partono le tipiche domande ma anche la tipica domanda bastarda è in agguato e sta troia qui davanti l’ha beccata in pieno.

- Ho ascoltato il vostro cd e devo dire che una canzone in particolare mi ha colpito. Bert dicci, quale significato ha la canzone “Blue and Yellow”? devi averla dedicata a qualcuno da come suggeriscono le parole. Chi? –

Prendo un respiro.

- In effetti quella canzone significa molto per me. L’ho scritta per una persona a cui tengo tantissimo, il mio migliore amico Quinn. –

Sorrido e mi volto verso di te vedendoti sorpreso per la mia uscita. Molto più forte è stata la reazione del tuo fidanzato che se solo potesse mi ammazzerebbe seduta stante. In effetti non ho mai rivelato a nessuno il significato di quella canzone e farlo davanti alle telecamere non credo fosse nei vostri piani.

Dopo la mia rivelazione la ragazza sposta l’attenzione su di te, iniziando a farti domande sulla canzone e sulla nostra amicizia ma ti vedo in panne.

Ringraziando il cielo dopo pochi minuti la presentatrice è costretta a finire l’intervista mandando il nostro video.

Torniamo nel backstage ma non faccio in tempo a svoltare l’angolo che Jeph mi prende per la maglietta e mi sbatte contro il muro.

- Si può sapere che cazzo di storia è questa? –

- La pura verità – me lo stacco di dosso e gli butto in mano i miei famosi fogli – e se non ci credi eccoti la prova –

Vi vedo entrambi guardare i fogli e sempre insieme mi guardate cercando di capire cosa c’è scritto. Sembra che facciate tutto insieme.

- Perché non me l’hai detto? –

- Che avrei dovuto dirti? Che sono innamorato di te ma che visto che tu sei felice con lui io sono costretto a farmi questo ogni volta – mi tolgo il nastro dal braccio, mostrando il mio scempio.

Mi guardi come se fossi un pazzo e forse lo sono.

- Che hai fatto?!

Sorrido e ora posso dire con certezza che sono pazzo.

- Solo lo stretto necessario per non soffrire e per convincermi che era giusto così. E non provare a dire che ti dispiace o che se l’avessi saputo avresti fatto qualcosa. Ormai non me ne frega più un cazzo. Vivi felicemente la tua vita –

Senza aspettare una risposta mi allontano mentre gli occhi cominciano a pizzicare. Che schifoso bugiardo di merda che sono ma almeno adesso sarai felice e forse anche io.

Entro in bagno e chiudo la porta a chiave. Tiro fuori l’accendino dalla tasca e me lo rigiro tra le mani, come faccio ogni volta che ti penso. Probabilmente sarai in lacrime tra le sue braccia e il pensiero mi da solo un po’ fastidio.

E’ la cosa giusta.

Scaldo l’accendino e lo poggio sulla pelle.

Come sempre non sento niente.

 

 

 

   
 
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