Titolo: I don’t fell anything
Autore: Io
Disclaimer: I personaggi non mi
appartengono e non scrivo a scopo di lucro; se ci guadagnassi qualcosa non
sarei di certo qui con voi ma magari a casa di qualche pezzo di gnocco u.u
*Lilla pensa a qualcuno*
Rating: Arancione
Pairing/Personaggi: Bert McCraken, Quinn Allman, Jeph
Howard
Avvertimenti: Slash, linguaggio e tematiche non proprio leggere.
Note: One shot.
Scritta tempo fa in un momento di puro essenzialismo
emo quindi non so che è venuto fuori. L’ho trovata nel computer e
oggi la posto u.u
Vorrei precisare che gli avvenimenti citati (ovvero
autolesionismo) io li ho provati e vi consiglio caldamente di non provare se
non volete sentire un male cane o se non volete una cicatrice bella in vista,
dovunque lo facciate.
Ho anche scritto sta shot per far capire che
l’autolesionismo non ha fondamento neanche per amore (non so se il
risultato sia quello però -.-) quindi non fatelo (io non sono vostra
madre quindi se volete farlo fatti vostri). E soprattutto non fatelo
perché volete sembrare qualcuno o perché volete la cicatrice a
forma di smile.. sarebbe alquanto stupido.
Mi scuso per eventuali errori di battitura o peggio
di grammatica.
Buona lettura.
Me ne sto
seduto tranquillo sul divano del nostro tour bus a scrivere qualche canzone, in
uno smisurato attimo di ispirazione e penso solo a scrivere.
Sono
apparentemente solo. Apparentemente..
-Buon
compleanno!-
Alzo gli
occhi dal mio foglio pieno di frasi senza senso per concentrarmi su di te.
Sei
lì in piedi davanti a me con quel piccolo sorriso innocente a decorare
il tuo viso e neanche immagini quanto lo ami.
Ti chini
su di me e mi posi un leggero bacio sulla guancia.
Quanto
vorrei che quelle labbra diventassero un tutt’uno con le mie.
Poter
sentire il tuo sapore mischiarsi al mio in un bacio pieno di passione, sentire
le tue mani percorrere il mio corpo con dolci carezze e sentire il tuo amore
riversarsi in me. Questi pensieri non mi fanno più dormire.
Mentre ti
allontani sento qualcosa posarsi sulle mie gambe e ti vedo sorridere.
Noto una
piccola scatolina rossa e me la rigiro un po’ tra le mani.
-
Cos’è?-
- Il tuo
regalo –
Ancora stupito, tolgo il nastro blu e apro la scatolina.
All’interno
c’è un piccolo accendino di metallo con una
piccola ranocchia verde al centro.
- Per la
tua collezione –
Sorrido. Non
so il perché. Forse perché te ne sei ricordato.
Quella
collezione per me ha un valore inestimabile. E’ il patrimonio della mia
adolescenza, di quando iniziai a fumare per allontanarmi dai problemi
quotidiani. Da allora ne faccio collezione e questo è il mio pezzo
più bello, perché me l’hai regalato tu.
- Grazie!
– ti sorrido sincero.
tu
ricambi e io sono felice.
Mi alzo
dal divano e ti abbraccio, un abbraccio subito restituito da parte tua e sono
immensamente felice.
Sono
monotono, è vero, ma credo che lo sareste anche voi se per un attimo
soltanto della vostra vita riusciste a stringere a voi la
persone che più amate al mondo.
Si,
perché io ti amo, ti amo con tutto il mio cuore anche se sono costretto
a soffrire per questo amore.
- Ehi!
– una voce giunge alle nostre spalle.
Ci
stacchiamo e entrambi guardiamo verso l’entrata del bus, da dove
proveniva la voce.
Quasi a
farlo apposta ci troviamo di fronte l’uomo che al momento odio di
più, nonché il tuo fidanzato: Jeph Howard.
- Dimmi un
po’ McCracken, non è che mi vuoi fregare il fidanzato? – la
mette sul ridere ma mi verrebbe l’irrefrenabile impulso di rispondergli
“si!”.
Ti stacchi
da me e corri da lui, interpretando davanti ai miei occhi i miei sogni,
nonostante il protagonista non sia io.
Lo baci
con passione e lui ricambia.
Quanto fa
male. Un dolore enorme, difficile da non dimostrare a te e agli altri e vorrei
tanto qualcosa che non mi ci facesse pensare.
Mi rigiro
l’accendino che mi hai regalato tra le mani. Sto male, curami tu.
Accendo il
piccolo oggetto e subito una piccola fiammella prende vita da esso.
Mi incanto
a fissarla nei sui svariati giochi di luci che vanno
da un debole giallo al rosso vivo.
Curami!
Avvicino
l’accendino al mio braccio sentendo il calore della fiamma pervadere quel
poco di pelle toccata, bruciandola.
Non sento
niente.
- Bert!
Cazzo! Che stai facendo? –
Alzò
lo sguardo dal mio braccio e Jeph viene verso di me strappandomi
l’accendino dalle mani. No! Mi hai già tolto lui, non mi toglierai
anche la mia unica cura.
Riprendo
l’accendino con violenza.
- Non
stavo facendo proprio un cazzo. Provavo solo se l’accendino funzionava e
mi è scappato il braccio – gli sputo
addosso tutto il veleno possibile con quelle parole.
Ci
guardiamo in cagnesco per un po’ ma poi la mia espressione dura viene
sostituita in una smorfia di dolore.
La pelle
brucia e il braccio pulsa, ricordandomi che la mia carne è esposta
all’aria, senza più nessuna protezione che la difenda.
Sento il
braccio venire afferrato con decisione e mi ritrovo con il tuo viso a pochi
centimetri da me, mentre scruti la mia ferita.
- Andiamo.
Ti medico. –
Mi
trascini nella piccola zona cucina e mi fai sedere su uno gabello.
Apri
un’anta del ripostiglio e tiri fuori la cassetta del pronto soccorso. Non
riesco a staccarti gli occhi di dosso neanche un attimo mentre compi questi
normalissimi gesti che chiunque riesce a fare ma che nessuno riuscirebbe a
renderli così speciali.
Inizi a
medicarmi ma non sento dolore perché i miei occhi sono fermi sulla tua
figura e in particolare sui tuoi occhi.
Alzi lo
sguardo un attimo che subito si incatena al mio e noto i tuoi occhi velati.
-
Perché? – mi chiedi con voce rotta da piccoli singhiozzi.
-
Perché cosa? –
-
Perché ti sei fatto questo? –
- Ti
ripeto che è stato un incidente –
Abbassi lo
sguardo tornando a medicarmi la ferita.
Mi
dispiace mentirti perché ti fa star male e lo vedo ma se ti dicessi la
verità sarebbe ancora peggio e non voglio rovinare tutto per un amore a
senso unico.
Concludi
il lavoro e, dopo aver riposto la cassetta nell’anta, te ne vai.
Sento la
porta del bus sbattere e vedo te e Jeph nel cortile abbracciati che camminate
per andare chissà dove.
Torno a
sedermi sul divano e riprendo in mano i fogli su cui prima stavo scrivendo.
Non sento
niente.
Tra pochi
minuti avremo un’intervista a MTV.
Non sto
più nella pelle, è anni che aspetto un’occasione del genere
e ora sono qua.
Mi siedo
sul divanetto del camerino che lo staff ci ha messo a disposizione con un
caffè in una mano e dei fogli nell’altra. Mi estranio dal mondo
leggendo le parole che io stesso ho scritto ma non abbastanza per non sentirvi
entrare.
Tu ridi a
una sua battuta e vi sedete sul divanetto davanti al mio, abbracciati.
La mia
mano tocca involontariamente un oggetto nella mia tasca destra dei jeans e il
mio sguardo si posa sul piccolo nastro blu avvolto attorno al mio braccio, lo
stesso nastro del tuo regalo.
- Vado a
fumarmi una sigaretta – mi alzo, senza aspettare una risposta, ed esco.
Quando
sento di essere lontano abbastanza da voi, mi chiudo a chiave nella prima
stanza che trovo, a vista d’occhio un vecchio studio.
Tiro fuori
dalla tasca dei jeans il piccolo oggetto, nonché il tuo regalo di
compleanno e mi tolgo il piccolo nastro blu dal braccio, scoprendo numerose cicatrici,
una ancora aperta.
Inizio a
scaldarlo con cura facendo attenzione a non scottarmi le dita e, non appena lo
sento bello caldo, lo appoggio sulla pelle vicino alle altre cicatrici.
E’
una sensazione magnifica. Il dolore fisico compre quello
interiore, lasciando la mia mente libera per qualche minuto dal pensiero
di te e lui insieme, su quel piccolo divano abbracciati e troppo innamorati per
accorgervi che sto soffrendo.
Allontano
l’accendino dal braccio, lasciando scoperta la ferita che inizia a pizzicare
ma non riesco comunque a sentire niente. E’ tanto che ormai non sento
più niente, da quel fottuto giorno in cui ho deciso di mentirti,
lasciandoti credere che non c’era nulla che non
andava.
Da quel
giorno continuo questa muta tortura per non rovinare ciò che ho creato e
per convincere me stesso che è stata la scelta giusta.
Mi rimetto
il nastro intorno alla ferita e l’accendino in tasca e esco dalla stanza,
ritornando nel camerino dove sono sicuro di trovarvi.
- Tra 5 minuti tocca a noi – annuisco.
Mi risiedo
sul divanetto e prendo in mano i fogli che prima stavo controllando. Li rileggo
un’altra volta, voglio essere pronto a qualsiasi domanda mi porranno.
- Tocca a
voi, svelti –
Percorriamo
uno stretto corridoio pieno di gente fino ad arrivare al backstage vero e
proprio. Se allungassi il collo riuscirei a vedere il set ma l’energumeno
qui vicino me lo impedisce.
Sento la
presentatrice, una ragazza sui 25 anni e molto carina da quanto ricordo,
annunciare il video di un gruppo mai sentito; beh in effetti
siamo al programma pomeridiano, guardato da tutti gli adolescenti ma anche
quello dove si lanciano le novità come noi.
L’energumeno
mi fa segno di seguirlo e ci porta alle poltrone davanti alla presentatrice che
si sta sistemando il trucco e ci sediamo. Il video termina un minuto dopo.
- Ragazzi
e ragazze, dopo questo entusiasmante video, mi trovo in compagnia di quattro
ragazzi davvero speciali che con il loro album dio debutto hanno conquistato
tutti: gli Used –
Una
telecamera ci inquadra mentre parte un applauso e io provo a sorridere.
Come tutte
le presentatrici che si rispettano, ci fa le solite domande di routine: chi
siamo, da dove veniamo, come si è formato il gruppo, perché
suoniamo ecc.. insomma niente di particolare, ero
preparato per domande del genere.
Dopo la
seconda interruzione per mandare altri video, iniziamo a parlare del nostro
album e anche qui partono le tipiche domande ma anche la tipica domanda
bastarda è in agguato e sta troia qui davanti l’ha beccata in
pieno.
- Ho
ascoltato il vostro cd e devo dire che una canzone in particolare mi ha
colpito. Bert dicci, quale significato ha la canzone “Blue and
Yellow”? devi averla dedicata a qualcuno da come
suggeriscono le parole. Chi? –
Prendo un
respiro.
- In effetti quella canzone significa molto per me. L’ho
scritta per una persona a cui tengo tantissimo, il mio migliore amico Quinn.
–
Sorrido e
mi volto verso di te vedendoti sorpreso per la mia uscita. Molto più
forte è stata la reazione del tuo fidanzato che se solo potesse mi
ammazzerebbe seduta stante. In effetti non ho mai
rivelato a nessuno il significato di quella canzone e farlo davanti alle
telecamere non credo fosse nei vostri piani.
Dopo la
mia rivelazione la ragazza sposta l’attenzione su di te, iniziando a
farti domande sulla canzone e sulla nostra amicizia ma ti vedo in panne.
Ringraziando
il cielo dopo pochi minuti la presentatrice è costretta a finire
l’intervista mandando il nostro video.
Torniamo
nel backstage ma non faccio in tempo a svoltare l’angolo che Jeph mi
prende per la maglietta e mi sbatte contro il muro.
- Si
può sapere che cazzo di storia è questa? –
- La pura
verità – me lo stacco di dosso e gli butto in mano i miei famosi
fogli – e se non ci credi eccoti la prova –
Vi vedo
entrambi guardare i fogli e sempre insieme mi guardate
cercando di capire cosa c’è scritto. Sembra che facciate tutto
insieme.
-
Perché non me l’hai detto? –
- Che
avrei dovuto dirti? Che sono innamorato di te ma che visto che tu sei felice
con lui io sono costretto a farmi questo ogni volta – mi tolgo il nastro
dal braccio, mostrando il mio scempio.
Mi guardi
come se fossi un pazzo e forse lo sono.
- Che hai
fatto?! –
Sorrido e
ora posso dire con certezza che sono pazzo.
- Solo lo
stretto necessario per non soffrire e per convincermi che era giusto
così. E non provare a dire che ti dispiace o che se l’avessi
saputo avresti fatto qualcosa. Ormai non me ne frega più un cazzo. Vivi
felicemente la tua vita –
Senza
aspettare una risposta mi allontano mentre gli occhi cominciano a pizzicare.
Che schifoso bugiardo di merda che sono ma almeno adesso sarai felice e forse
anche io.
Entro in
bagno e chiudo la porta a chiave. Tiro fuori l’accendino dalla tasca e me
lo rigiro tra le mani, come faccio ogni volta che ti penso. Probabilmente sarai
in lacrime tra le sue braccia e il pensiero mi da solo
un po’ fastidio.
E’
la cosa giusta.
Scaldo
l’accendino e lo poggio sulla pelle.
Come
sempre non sento niente.