Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Felpie    26/06/2018    4 recensioni
Hai 33 anni, Remus, ma sei rimasto ancora a quando ne avevi 21. Sono passati 12 anni e non sembra passato un giorno. Di sicuro non ne è passato uno senza che tu abbia sentito la mancanza di tutto ciò che hai perso.
E ora torni a scuola, sarai il professore di Difesa contro le Arti Oscure e insegnerai al figlio dei tuoi migliori amici. Proprio quando Sirius - Black, lo devi chiamare Black - è fuggito da Azkaban.
Sei così sicuro che riuscirai ad affrontare l'anno scolastico?
Pensieri e riflessioni di un Remus di nuovo ad Hogwarts, ma solo, accompagnato dal ricordo fantasma dei Malandrini
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Avete visto questo mago?” La scritta è così grande e così, così ovunque che non puoi far finta di niente. Non puoi ignorare quella foto enorme di quel fantasma del tuo passato.
Sirius Black è diventato letteralmente un fantasma, pensi, circondato da quei giornali che vorresti solo bruciare, pur di non rivedere più quella faccia. È magro, scheletrico, ha gli occhi infossati e il viso scavato. I capelli sono arruffati, non più in una maniera attraente, quella che aveva contribuito alla nomea di “ragazzo tenebroso” che aveva conquistato metà castello.
“Nonostante i 12 anni ad Azkaban non hai perso il tuo fascino” è stata una delle prime cose che hai pensato, vedendo quelle foto. È buffo come a volte vengano in mente le cose più strane, quando sono anni che ti sforzi di non pensare a qualcosa e all’improvviso essa ti torna in mente.

“Hai già scaricato la tipa di Tassorosso? Ma siete stati insieme neanche un’ora!” gli chiedi sconvolto, mentre Sirius è tranquillamente sdraiato sul tuo letto – sa quanto odi che qualcuno ci si siede e lui lo fa sempre, puntualmente
“Non mi soddisfa” replica Sirius, come se questo spiegasse tutto, alzando le braccia com’è solito fare lui
“Secondo me ti ha lasciato lei perché sei troppo brutto” interviene James, impegnato in una disperata ricerca del libro di Erbologia – punti tutto sul fatto che sia sotto il letto di Peter, lì sotto c’è di tutto
“Prima o poi attaccheranno la mia fotografia ovunque perché sono troppo bello, altroché!” ribatte Sirius, scompigliandosi i capelli e mettendosi ancora più comodo sul tuo letto “Aspettate e vedrete”

Avevi ragione, la tua fotografia l’hanno appesa dappertutto. Non c’è un solo mago che non sappia chi tu sia. Ma d’altronde ti è sempre piaciuto metterti in mostra.
Hai lottato 12 anni, Remus, per non pensare più a lui, a loro, a tutto. Hai visto come basta poco per farti tornare alla mente tutto?
Hai bisogno di prendere un giornale, devi avere tra le mani la faccia di quel traditore. Ti nascondi in un vicolo di Diagon Alley e, con un rapido colpo di bacchetta, dai fuoco ad un angolo del foglio. Le fiamme catturano presto l’immagine – è davvero grande – e tu la guardi bruciare, con le lacrime agli occhi, mentre Sirius non smette di ridere, di urlare, di farti ricordare.
 
 




Non pensavi avresti avuto di nuovo l’occasione di salire sul treno per Hogwarts, ma forse, più di tutto, non pensavi lo avresti preso da solo.
Sei arrivato prestissimo in stazione, perché volevi essere sicuro di stare in quello scompartimento

“Ragazzi, penso che dovremmo firmarci” esclama James, il solito sorriso porta-guai ad increspargli le labbra. Siete nello scompartimento che è vostro ormai da cinque anni e lo sarà anche per il sesto e la brillante idea avuta da James Potter è quella di intagliare il tavolino alla finestra e scriverci “Malandrini”
“Così resteremo sempre qui” era stata la spiegazione strampalata di James. Ma d’altronde, quando mai James dava spiegazioni intelligenti?
“Ci sto!” aveva subito concordato Sirius – strano che quei due concordasse su qualcosa. Finché c’era da fare qualcosa di anche minimamente illegale, sciocco, folle o pericoloso avevano sempre due voti su quattro – perché si, loro erano una democrazia, ma alla fine decidevano sempre James e Sirius.
Qualsiasi intervento di Remus sarebbe stato inutile – come al solito – perché James stava già iniziando il suo lavoro con un paio di forbici e prima ancora che qualcun altro potesse dire qualcosa la scritta era già lì, nascosta ma non troppo.

La sfiori con le dita, appoggiandoti al finestrino con la testa. Era sempre James a mettersi al finestrino, Sirius di fronte a lui. A James faceva comodo, comprava sempre tantissimi dolcetti che appoggiava sul tavolo e divideva con tutti – gli lasciava sempre tutte le Cioccorane. A Sirius invece piaceva semplicemente guarda il panorama.
Ti chiedi quanti ragazzi abbiano visto la scritta, in quanti ci abbiano realmente fatto caso, chiedendosi cosa significasse. La leggenda dei Malandrini è morta da anni ormai, solo i professori possono ricordarsi chi fossero e rabbrividire.
 
 




Fa freddo, all’improvviso. Non ti eri neanche accorto di esserti addormentato in realtà, ma ora il freddo pungente ti entra nelle ossa ed è impossibile non notarlo. Ti senti come se non potessi più essere felice e ci metti un po’ a capire che non è perché effettivamente ti senti così da anni, ma perché c’è qualcosa che non va. Gli allenamenti e i duelli ti tornano in mente in pochissimo tempo, anche se sono passati così tanti anni da quando hai fatto incantesimi veramente complicati, ti alzi in piedi e, con un incantesimo Non Verbale, mandi via il Dissennatore.

“Ci si scambiano le informazioni tramite Patronus e nomi in codice. Sapete evocare tutti un Patronus?” Alastor Malocchio Moody non è mai stato un tipo gentile o che amasse andare per le lunghe. Spiccio e schietto probabilmente sarebbe stati i primi aggettivi con cui Remus lo avrebbe descritto, specie ora che stava spiegando alle nuove reclute – cioè i Malandrini e Lily – cosa significasse far parte dell’Ordine. Guardi i tuoi amici: James sembra attentissimo – come forse non l’hai mai visto – perché fa tutto questo per ciò gli sta a cuore, perché vuole sul serio proteggere i suoi amici, Sirius sa che lui, più di tutti, è quello tenuto d’occhio per via del suo cognome – un cognome che da tanto tempo non sente più suo, Peter trema spaventato e Lily è attenta.
La solita Lily, che non si perde una parola dei professori e ora più che mai è concentrata ad imparare tutto ciò che può.
Alla domanda di Malocchio, i Malandrini annuiscono, mentre Lily scuote la testa – nessuno ha dubbi sul fatto che lo imparerà molto in fretta
“Mostrateli agli altri, così sapranno riconoscerli” ordina Malocchio e in poco tempo un cervo e un cane d’argento iniziano a rincorrersi e a giocare tra loro
“Tipico” pensi
Il topo di Peter è un po’ più titubante, il quarto Malandrino ci mette un po’ di più ad evocarlo e quando finalmente ci riesce se ne sta in disparte.
Sai che ora è il tuo turno perciò inizi a pensare ai ricordi più belli che hai. Ormai li hai selezionati con cura, sai benissimo che giorni devi richiamare: l’arrivo della lettere per Hogwarts e la visita del professor Silente – “Sarai uno studente normalissimo” ti aveva detto, facendoti l’occhiolino – il primo giorno di scuola, quando avevi conosciuto i tuoi compagni di stanza, la prima volta che si erano trasformati tutti e tre nei loro rispettivi Animagi, solo per stare con te.
Un lupo argentato si unisce al cane e al cervo.

Non serve un Patronus completo, fortunatamente. Non sai se sarai mai più in grado di produrre uno, se hai ancora un ricordo sufficientemente felice o sono stati rovinati tutti. Forse è meglio così, però, ora non sei più costretto a vedere quel lupo che ti ha seguito anche lì, anche nell’Incanto Patronus. A ricordarti che quel lupo correrà sempre da solo, d’ora in poi.
 
 




Quando vedi quel ragazzino magro e dai capelli scarmigliati, con gli occhiali storti sul naso, svenuto sul sedile, ti sembra di rivivere un sogno. Inizi a guardarlo, ma non sai cosa cerchi, di preciso. Forse un segnale, un'azione, un semplice gesto.
Perché lo sai, sai che quel ragazzo è Harry e non è James. Ha i suoi capelli, il suo naso, le sue labbra, le sue dita ma ha anche quegli occhi verdi che ti ricordano che non è lui. È questa la prima cosa che a cui pensi quando Harry si sveglia, prima ancora di offrirgli la cioccolata.
Ignori tutto e fingi, fingi che quello sia il tuo migliore amico, fingi di stare ancora con lui. Fingi che lui sia vivo. Ma non è vero.
Quanto ti sono mancati quegli occhi – gli occhi della tua migliore amica. Eppure, se ora non ci fossero, vorrebbe dire che quel ragazzo è sul serio James, è sul serio il tuo migliore amico e gli ultimi 12 anni non sono stati che un orrendo incubo. Ma non è così.
Offri a Harry un pezzetto di cioccolato, quasi aspettandoti una battuta

“Ma quanta cioccolata mangi Lunastorta?” ti chiede James, stravaccato sul sedile e circondato da carte di caramelle. Stai mordicchiando un’altra Cioccorana – l’ennesima, come ti ha fatto giustamente notare Ramoso
“Felpato credo che dovremmo trovare una ragazza a Remus. Almeno l’affetto glielo darebbe lei e non un dolcetto” ridacchia James
“Sai, credo che continuerebbe a preferire la cioccolata” commenta Sirius, che invece è appoggiato contro il finestrino, i piedi sul sedile “Però sarebbe un’impresa epocale. Immagino già i titoli sulla Gazzetta del profeta: i Malandrini lanciati in un’impresa disperata, una ragazza per Lunastorta”
Lo ignori, lanciandogli una cartaccia, mentre Felpato inizia a ridere con la sua solita risata-latrato che lo contraddistingue.

Ti senti in dovere di spiegare a Harry ed agli altri due ragazzi chi era quella creatura – dopotutto, sarà questo il tuo compito quest’anno “Perlustravano il treno alla ricerca di Sirius Black”
Non pronunciavi il suo nome da anni. E il suo nome completo da ancora più tempo – così tanto che non te lo ricordi sinceramente nemmeno più. Quando il Cappello Parlante lo aveva Smistato a Grifondoro era diventato Sirius, solo Sirius.
Ti fa un certo effetto dire il suo nome e sei costretto ad uscire rapidamente prima che questo e la vista di Harry ti faccia totalmente dimenticare in che anno sei e ti risbatta violentemente nel passato.
 
 




Ti eri scordato quanto fosse meraviglioso il castello illuminato, che si rifletteva sul Lago Nero. Non potrai mai dimenticare invece la prima volta che l’hai visto, con gli occhi nascosti dai capelli troppo lunghi e la paura folle di non fare amicizia con nessuno.
Ma invece degli amici li avevi trovati – gli amici migliori che potessi desiderare.
Ti fa un certo effetto rimettere piede nel castello e la prima persona che vedi è la professoressa McGranitt. Non riesci a non chiamarla così, nonostante da anni non sia più la tua professoressa. Ora che ci pensi Sirius e James non la chiamavano quasi mai professoressa, quando ovviamente lei non era presente. Era sempre Minnie – quei due erano convinti che più punizioni lei dava loro e più significava che li amava. Ma d’altronde chi non era innamorato di James Potter e Sirius Black.
“Remus Lupin, che piacere vederti” ti accoglie la McGranitt con un sorriso. Ricambi il sorriso
“Anche per me è un piacere, professoressa”
“Lo sai, vero, che siamo colleghi e mi puoi dare del tu?”
“Lo so, professoressa, ma non credo che potrei mai riuscirci”
La McGranitt ti fa un altro sorriso – non l’hai mai vista fartene così tanti “Bentornato ad Hogwarts, Remus”
Con queste parole si allontana, mentre tu bisbigli, con gli occhi bassi “Grazie professoressa…”
Alzi lo sguardo e vedi Piton che ti sta fissando: ti ha stupito sapere che fosse diventato professore, ma per il resto il suo comportamento non ti sorprende. Non è cambiato per nulla.
E tu, Remus, sei cambiato?
 
 




“Diamo un caldo benvenuto al nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, il professor Lupin”
È così che il professor Silente ti presenta: professor Lupin. Suonano così strane quelle parole alle tue orecchie. James ti avrebbe preso in giro e Sirius ti avrebbe chiesto se fossi diventato uno di quei pervertiti che guardano le scolarette.
Ti chiedi se sarai in grado di tenere d’occhio una classe di alunni, quando non riuscivi a tenere sotto controllo una coppia di scalmanati – una coppia che avrebbe dato, e che dava, del filo da torcere a chiunque.
Sì, pensi, ne sarai perfettamente in grado, proprio perché hai avuto a che fare con loro. E che possono essere una manciata di ragazzini, quando eri abituato a convivere con James Potter e Sirius Black?
Il discorso di Silente parla di Sirius – parla di Black, ti correggi – e tu non puoi fare a meno di pensare quanto tutto ciò avrebbe lusingato Felpato, a quanto adorasse avere i riflettori addosso. Tra lui e James erano due primedonne. Pensi a tutto questo con un sorriso, che ti si cancella subito dal viso, quando ti ricordi che sono passati 12 anni, 12 anni da quando tutto questo era finito.
 
 




Ti piace fare lezione. Ti è sempre piaciuto studiare e ora speri di poter far appassionare i ragazzi a quella che era sempre stata la tua materia preferita – anche se non riuscivi mai ad essere il migliore, James e Sirius erano sempre un passo avanti, anche senza studiare.
Ricordi quante ore passassi sui libri, a provare incantesimi e a capire i modi migliori per affrontare le creature magiche, mentre James e Sirius passavano i pomeriggi a ridere. Minimo impegno, massima resa era il loro motto. E gli riusciva così tremendamente bene seguirlo.
Quando vedi Neville non puoi far altro che pensare quanto sia simile anche lui ad Alice e Frank Paciock e non riesci a far altro che chiamarlo e metterlo alla prova. Ricordi la tenacia dei genitori e vuoi vedere quanta ne abbiano trasmessa al figlio.
“Se non sbaglio tu vivi con tua nonna” non riesci a non pensare ad Alice e a Frank. Non li vai a trovare da tanto, troppo tempo. È il caso che tu ci torni, anche se non se ne ricorderanno; tu ti ricordi chi sono loro, non serve altro.
“Il professor Piton, si… spaventa tutti” mormori, pensando a quanto James avrebbe riso, sentendo queste parole. Probabilmente avrebbe riso ancora di più però vedendolo vestito con un abito verde, una borsetta rossa e un enorme cappello con un uccello morto sopra. Sirius avrebbe commentato che era un vestito che gli si addiceva, almeno avrebbe coperto i capelli unti e i vestiti stracciati.
È più facile del previsto trattenere una risata vedendo Piton in quelle condizioni e l’unica cosa che increspa le tue labbra è un sorriso triste.
 
 




“Ho sentito una donna urlare” ti si gela il sangue quando senti queste parole da Harry. Siete sul ponte del castello, solo tu e lui, ed è tremendamente difficile ricordarti che tu sei il suo professore e che non sei tu ad essere uno studente di Grifondoro.
Lily. È morta urlando, proteggendo Harry. Il suo grido ti rimbomba nelle orecchie, ghiacciandoti.
“La prima volta che ti ho visto, ti ho riconosciuto immediatamente. Non dalla cicatrice, ma dagli occhi” ti escono le parole prima ancora che tu possa ragionare su cosa tu stia effettivamente dicendo.
Non ti saresti mai potuto dimenticare di quegli occhi verdi, quegli occhi che ti guardavano come se valessi qualcosa e non fossi solo un Lupo Mannaro crudele. Non pensava che li avrebbe mai più rivisti.
“Era una strega singolarmente dotata ed era una donna gentile, fuori dal comune. Sapeva vedere la bellezza negli altri, perfino quando una persona non riusciva a vederla in se stessa” ed era la mia migliore amica.
“Mentre tuo padre aveva un certo diciamo talento per i guai. Assomigli a loro più di quanto credi” e tu sai bene quanto questa frase sia incredibilmente vera.
 
 




E così Sirius – Black, devi chiamarlo così – ce l’ha fatta. Si è introdotto nel castello. Silente ha avvisato tutti i professori e siete incaricati di trovarlo. Ma tu sai che non sarà così facile.
“Potresti essere nascosto dappertutto. Nessuno conosceva il castello bene come te e James” pensi, mentre guardi – senza farti vedere – tutti i passaggi segreti che conosci e tutti i posti in cui Sirius adorava andare.
Guardi nelle cucine, nella Stanza delle Necessità, nei vari passaggi segreti, nella Torre di Astrononia, perfino in Guferia, ma non lo trovi. Non che ti aspettassi di trovarlo in realtà. Se Sirius Black non voleva essere trovato, nessuno ci sarebbe riuscito. Te ne eri accorto fin troppe volte.

“Dove si sarà cacciato, James? Ho paura che faccia qualche sciocchezza” mormori. Sirius è scomparso da ore ormai. Non avevi mai capito quanto ancora fosse importante Regulus per Sirius, nonostante il ragazzo cercasse di negarlo fino alla nausea, fino ad autoconvincersene. E invece adesso, saputa la sua unione con i Mangiamorte, era semplicemente svanito nel nulla
“Tornerà presto, Lunastorta. Non servirà a niente cercarlo. Se Sirius non vuole farsi trovare, nessuno lo troverà”
Sirius era tornato quella notte, lo avevi sentito mentre facevi finta di dormire. E James aveva avuto come al solito ragione.

Avresti dovuto dire tante cose a Silente, pensi, mentre cerchi Black in lungo e in largo. Dei passaggi segreti, della Mappa del Malandrino, degli Animagi, di ogni cosa. Ma non ne hai il coraggio. Oltre al fatto che avrebbe significato aver tradito la sua fiducia, tanti, tanti anni fa, sei l’ultimo Malandrino rimasto – Black non si poteva più considerare tale – e non avresti potuto disonorare così la loro memoria. Nonostante tutto.
 
 




Fa male, Remus? Erano anni che non passavi una notte di Luna Piena da solo ad Hogwarts. Dal quinto anno, per la precisione, da quando Sirius e James – i migliori studenti della scuola – erano riusciti a diventare Animagi solo per te. Il professor Piton ti ha preparato la Pozione Anti-lupo e riesci distintamente a sentire la voce di James che ti dice di non berla, che è solo una trappola di Mocciosus. Non ci crederebbe, James, se sapesse dove sei finito, dove è finito Piton, dove siete finiti tutti. Dov’è finito il suo migliore amico, suo fratello.
Quasi vorresti poter diventare un lupo Mannaro e farti tanti graffi, così tanti da dimenticare, almeno per un po’, tutto il resto e preoccuparti solo delle ferite e del sangue che ti sporca e ti appiccica.
Un lupo Mannaro accucciato tranquillo nel suo studio. Sirius avrebbe decisamente riso.
 
 




C’è appena stata la Luna Piena e tu sei stanco, molto stanco. Ma c’è la partita di Grifondoro e, anche se sai che sarà peggio guardarla, ti senti in dovere di farlo. Devi guardare il figlio di James giocare nella squadra di suo padre

“Avremo 7 bambini, Evans, e formeranno la squadra di Quidditch di Grifondoro” urla James, come se questo potesse in qualche modo attirare l’interesse di Lily nei suoi confronti.
“Preferirei uscire con la Piovra Gigante, Potter” risponde Lily, secca. E non puoi fare a meno di sorridere e di essere orgoglioso del fatto che quella ragazza tanto tosta sia la tua migliore amica.

“Voli bene quasi come tuo padre, Harry” ti ritrovi a pensare “Però James era totalmente ossessionato dal Quidditch. Da quello, da Lily Evans e dai Malandrini. Le cose a cui teneva di più al mondo”
All’improvviso ti senti molto più stanco di qualsiasi altro giorno post Luna Piena e vuoi solo andare a riposare un po’. Ma rimani comunque fino alla fine della partita, a guardare di nuovo James giocare.
 
 



“Ho sentito mio padre” mormora Harry “È la prima volta che lo sento... ha cercato di affrontare Voldemort per dare a mia madre il tempo di fuggire...”
Credi che stia piangendo, ma in realtà non ti importa molto in quel momento. Stai rivivendo un momento che credevi sepolto, quando ti avevano annunciato la morte di James.

Ti eri Smaterializzato di corsa a casa Potter, ma ormai era tardi. La casa era piena di persone, di poliziotti, tra babbani e maghi. Ti passano davanti due barelle coperte e tu sai che cosa significano, lo sai e non riesci a trattenere le lacrime, che scivolano calde lungo le tue guance. Non le vuoi fermare, non vuoi fare più niente, vorresti solo riavere indietro i tuoi migliori amici

“Hai sentito James?” chiedi meccanicamente, stupendoti di non aver balbettato nel dire queste poche parole
“Si... Perché... lei non conosceva mio padre, vero?” chiede Harry, asciugandosi le lacrime che gli hanno effettivamente rigato le guance
“Io... sì, in realtà” mormori “Eravamo amici a Hogwarts”
Eravate amici? No. Lui era il tuo miglior amico. L’unico che non ti avesse mai abbandonato, che non ti avesse mai tradito. L’unico che c’era sempre stato per te. Non era un amico. Era molto molto di più.
 
 




“Professor Lupin” chiede Harry “Se conosceva mio padre, allora deve aver conosciuto anche Sirius Black”
Ti volti in fretta, sentendo quelle parole. Suona così strano sentire quel nome, pronunciato da Harry. Non sarebbe dovuto suonare così vuoto, freddo, sconosciuto. Sarebbe dovuto essere il nome del suo padrino.
“Che cosa te lo fa pensare?” il tuo tono è asciutto, cerchi di non far trasparire ciò che pensi
“Niente... voglio dire, so solo che anche loro erano amici qui a Hogwarts...”
Lo conoscevi Remus? Conoscevi l’uomo che ha ucciso dodici persone innocenti e il tuo amico Peter? Che ha tradito il suo migliore amico – suo fratello – vendendolo a Lord Voldemort? No. Tu conoscevi un ragazzo dagli occhi grigi e dal cuore grande, sempre pronto ad offrirti una coperta, quando ti addormentavi in quel baldacchino sfondato nella Stamberga Strillante.
Conoscevi il ragazzo che era l’ombra di James Potter. Conoscevi un ragazzo che era il tuo migliore amico. Conoscevi un ragazzo che era Sirius. Solo Sirius. Ma Sirius non esisteva più.
“Sì, lo conoscevo” rispondi brevemente “O almeno così credevo. È meglio che tu vada, Harry, si sta facendo tardi”
E tu vuoi solo che il figlio di James e Lily si allontani da te perché ti ha riportato alla mente troppi ricordi.
 
 




“Il signor Lunastorta porge i suoi ossequi al professor Piton e lo prega di tenere il suo naso mostruosamente lungo lontano dagli affari altrui”
“Il signor Ramoso è d'accordo con il signor Lunastorta, e ci tiene ad aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota”
“Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo stupore per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore”
“Il signor Codaliscia augura buona giornata al professor Piton, e gli dà un consiglio: lavati i capelli, sporcaccione”
Non ti pare vero di poter rivedere queste scritte, questi nomi, quella vecchia pergamena rovinata che ti è stata in tasca per così tanto tempo. Era stato probabilmente il colpo più grosso di Gazza di tutti i loro 7 anni ad Hogwarts quando, all’ultimo anno, gliela aveva requisita. Ma ormai era troppo tardi, avevano ormai assimilato tutte le informazioni che potevano. E la scuola stava anche per finire.
La mappa è esattamente come ti ricordavi, stesso peso, stessa forma, stesse misure, stesse scritte. Stessi ricordi.
“Credi che un negozio di scherzi potrebbe vendergli una cosa del genere? Non credi che sia più probabile che l'abbia avuta direttamente da chi l'ha fatta?” Piton ha capito, sa benissimo che c’entrate voi con quella pergamena. Ma non può neanche lontanamente immaginare che cosa sia. Harry, invece, non può capire
“Vuoi dire dal signor Codaliscia o da un altro di questi signori?” chiedi ad Harry. Non ce la fai a pronunciare il tuo vecchio soprannome o quello di James. Né tantomeno quello di Sirius “Harry, conosci qualcuna di queste persone?”
“No” risponde Harry.
Lo sai bene che ciò non è possibile, quelle persone non esistono più.
“I tuoi genitori hanno dato la loro vita per salvare la tua. E sperperare il loro sacrificio, andando in giro per il castello, non protetto e con un assassino in circolazione mi sembra un modo vergognoso per ripagarli” sei così arrabbiato con Harry. È tutto ciò che rimane di James e di Lily, non può morire anche lui. Non sei pronto a perdere di nuovo quegli occhi verdi, quei capelli spettinati e quegli occhiali sempre storti.
Gli confischi la Mappa, ma forse più che per dovere, per stringerla ancora un po’ tra le mani.
 
 




Hai di nuovo con te la Mappa del Malandrino. Non pensavi sarebbe mai più successo ed è assurdo come quella semplice pergamena riesca a farti andare fuori di testa. Come una Passaporta che ti fa muovere nel tempo invece che nello spazio, ti riporta con la mente alla sera della creazione della Mappa

“Ora dobbiamo solo firmarla con i nostri soprannomi” esclama James, entusiasta. Non lo hai mai visto così eccitato per un progetto o per uno scherzo come per quella sciocca pergamena. Chissà poi se funzionerà.
Ma James è così, pensa che rivoluzionerete il mondo degli scherzi, potendo sapere dove sono e cosa fanno tutte le persone, tutti i giorni, tutto il giorno.
Ci sono volute tutte le tue conoscenze magiche, le abilità di Sirius con gli incantesimi, l’entusiasmo di James e il tifo di Peter per realizzarla e anche tu devi ammettere che non ti sei mai divertito così tanto. Avete passato settimane a pianificare, pensare e immaginare tutto ciò che avreste voluto che quella Mappa facesse e alla fine ci siete riusciti. Siete riusciti a fare tutto.
È James l’incaricato a provarla per la prima volta.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” pronuncia, con un colpo di bacchetta. Subito la pergamena si disegna di linee rosse e piano piano il castello prende vita e con esso le persone.
Non riuscite a trattenere un urlo – non che sia una novità, i vostri vicini sono ormai abituati – ma questa volta ci vuole proprio, ve lo meritate.
“I SIGNORI LUNASTORTA, CODALISCIA, FELPATO E RAMOSO, CONSIGLIERI E ALLEATI DEI MAGICI MALFATTORI, SONO FIERI DI PRESENTARVI LA MAPPA DEL MALANDRINO”
Non potreste essere più orgogliosi.
Vorresti provarla, senza usare la formula di apertura, solo per sentirti preso in giro, ancora una volta dai tuoi amici. Ma non lo fai, non sei ancora pronto per aprirla. Per adesso ti basta riaverla con te e riavere Ramoso, Felpato e Codaliscia un’altra volta.
 
 




Sai che Harry vorrà uscire con Ron ed Hermione per assistere all’esecuzione dell’Ippogrifo. È una cosa totalmente sciocca e sconsiderata, ma dopotutto lui è il figlio di James e Ron è un Weasley. Non ci si può aspettare qualcosa di diverso. Sai però cosa puoi fare tu per tenerlo d’occhio e in un attimo hai tra le mani la pergamena stropicciata – da cui non ti sei separato neanche per un momento – e sai di essere pronto a riaprirla, un’altra volta. Ti senti emozionato mentre sei lì lì per pronunciare la formula.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” mormori. Avresti voluto farti insultare, è vero, ma sei troppo eccitato per aspettare – ora che è di nuovo in mano tua, avrai altre occasioni.
Le linee rosse appaiono, esattamente come te le ricordavi. Stringi un po’ più forte la pergamena quando vedi “I SIGNORI LUNASTORTA, CODALISCIA, FELPATO E RAMOSO, CONSIGLIERI E ALLEATI DEI MAGICI MALFATTORI, SONO FIERI DI PRESENTARVI LA MAPPA DEL MALANDRINO”
In un attimo l’intero castello è nelle tue mani, ogni persona, in ogni angolo. Aspetti un attimo prima di cercare Harry e i suoi amici, ti eri dimenticato di quanto fosse ben fatta la Mappa e di quanto fosse immenso il castello, ma di quanto sembrasse piccolo, una volta rappresentato in quella loro creazione.

“Avremo tra le mani tutto il castello” esclama Sirius, una volta visto che la loro mappa funzionava, funzionava sul serio.

Avevi ragione Sirius – proprio non ce la fai a chiamarlo Black – pensi con nostalgia. Pensando a lui ti viene in mente il motivo per cui hai aperto la Mappa, oltre che per malinconia. È facile per te trovare i ragazzi – hai passato decisamente troppo tempo a studiare quella mappa – ma quando li trovi non riesci a credere a ciò che vedi. Pensi che la Mappa sbagli, ma sai benissimo che la Mappa non mente mai. Probabilmente sei ancora più pallido di quanto tu non sia già di solito e il tuo labbro trema leggermente.
Credevi di essere l’ultimo Malandrino e invece hai appena scoperto che siete rimasti in tre.
 
 




Corri più veloce che puoi, cercando di fermare i tuoi pensieri che stanno impazzendo. Sono uno più confuso dell’altro, tu sei confuso, ma stai anche capendo tante cose. Sirius non è lì per Harry.
Ti è facile entrare nella Stamberga Strillante – ci sei entrato così tante volte che ormai sapresti farlo ad occhi chiusi – e sai bene dove sono, non tanto per le voci, quanto per il fatto che quella era la stanza più larga della catapecchia. Butti giù la porta con un Expelliarmus, sei impaziente, curioso, vuoi sapere la verità. Vuoi risposte.
Entri senza preoccuparti di nulla, vedi i ragazzi – li osservi solo per un attimo, per assicurarti che ci siano tutti e non siano feriti gravemente – e poi sposti lo sguardo su Sirius. Prendi le loro bacchette, cosicché non possano intervenire e guardi il tuo migliore amico. Lui ti parla e tu capisci. Capisci tante cose e ti dai dello stupido per tutto ciò che hai pensato in tutti questi anni, per aver anche solo potuto pensare tutto quelle cose cattive su Sirius, la persona più leale a James Potter, che sarebbe morto pur di tradire i suoi amici. Abbassi la bacchetta, avvicinandoti al tuo vecchio amico e dandogli la mano, aiutandolo a rialzarsi ed abbracciandolo come un fratello.
Hai una gran voglia di piangere: sotto le dita senti le sue ossa – un tempo era il fisico più bello del castello, tocchi i vestiti sporchi e stracciati, senti la barba non fatta piccarti il collo, avverti quanto anche Sirius sia contento di quel contatto. Per la prima volta, da quando sei tornato ad Hogwarts, ti senti di nuovo a casa. Hai appena ritrovato Felpato, i Malandrini non sono morti. E tu, Remus Lupin, sei felice, per la prima volta da 12 anni.






Spazio Autrice
Ciao a tutti! Era da tantissimo che non scrivevo su questo sito e ho ripreso per caso in mano delle vecchie storie che avevo scritto e dalle quelle è nata questa piccola one-shot, un'unione confusa dei pensieri di Remus al terzo anno di Harry Potter.
Spero che la storia vi sia piaciuta - sicuramente a me è piaciuto tornare a scrivere dopo tanto tempo - e non ci siano errori (scrivetemi in caso e provvederò a correggerli). Sarei contenta se mi lasciaste una recensione con commenti o critiche :)
A presto,
Felpie
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Felpie