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Autore: egypta    06/07/2009    6 recensioni
"Ormai erano ore che camminavo per il bosco, con gli occhi consumati della lacrime che ancora adesso continuano a scendere, solcandomi le guance ormai arrossate e scheletriche.
Non mangiavo, non bevevo, mi limitavo solo a continuare a esistere, sperando che l’angelo della morte si accorga di quest’anima in pena e la porti con se, in un mondo fatto di felicità e spensieratezza, dove mi auguro possa essere più felice.
Ma ormai anche la felicità è voltata via, con il nome di Edward Cullen, che se l’è portata via con se. La mia vita, si è portato via con se. E ormai non c’è modo di riprendermela."
Una Bella consumata dalla perdita di Edward, si ritroverà nel filo di una parentela di vampiri molto speciali, che perfino i vampiri stessi credevano fossero leggenda, o solo un altro modo per identificare i Volturi... Ma forse le cose stavano diversamente...
Mia seconda ficcy su Twilight... Spero che vi possa piacere^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hunters


Come immobilizzata, continuavo a fissare con occhi vitrei la figura pallida di una ragazza, invocare il nome di chi con lei non c'era più.
Vagava per il bosco, ormai per un tempo indefinito, con la solita espressione catatonica a indurirne i lineamenti e la mano protesa in avanti, come per cercare qualcuno che non c'era più.
I suoi passi pesanti, la mente che le diceva di correre, correre anche in capo al mondo pur di ritrovarlo.
E il corpo che, come bloccato, faceva tutto il contrario.
Era molto precaria, tremava. Ma non di freddo.
Aveva paura. Ma non del buio.
E io la seguivo.
Ogni suo passo, ogni suo movimento.
Era il mio, medesimo.
Tutto il suo dolore.
Era il mio.
Provavo tutto quello che sentiva, che provava lei e che avevo provato in passato anche io.
Il senso di solitudine, quell'amara consapevolezza che piano piano stava prendendo il possesso della mente e del corpo.
Lo provavo anche io, come allora.

Erano ore che vagavamo per il bosco, lei con gli occhi rossi e gonfi, saturi di lacrime da rilasciare e rilasciate, e io poco distante da lei sul'orlo di una crisi di nervi.
Era calata la notte.
Non c'era luce, solo la luna illuminava gran parte del cielo, riflettendolo di poco sulla terra.
Si fermò nel centro di uno spiazzo verde libero da alberi e altre piante.
Mi fermai quasi contemporaneamente con lei.
Si lasciò cadere a peso morto sull'erba.
Mi sedetti ai piedi di un albero.
Si portò le ginocchia al petto, e in una posa apparentemente autoconfortante se le strinse al petto, continuando a piangere e a singhiozzare.
Ai singhiozzi presto si unirono parole sconnesse, urlate, tra cui alcune di disprezzo, colme di rabbia e amore e tristezza.
Tra quelle, solo un nome spiccava, particolarmente riconoscibile: Edward.

Continuava a chiamarlo, totalmente singhiozzante e disperata.
Io mi limitavo a guardarla, con gli occhi socchiusi, senza pensare a niente, senza alcuna espressione sul viso.
E in quel momento, successe una cosa strana.
Qualcosa dietro la sua schiena, all'altezza dell'Osso Sacro, cominciò a rilasciare una debole luce nera.
Dapprima non capii cos'era, ma poi, riconoscendo il calore della luce familiare, capii che la trasformazione, l'ultima tappa della trasformazione, stava per avvenire.
Era solo questione di tempo.
Sentivo il suo cuore battere impazzito, e man mano che i battiti andavano ad aumentare, la luce si faceva sempre più intensa.

Un qualcosa che strusciava per terra, però, attirò immediatamente la mia attenzione.
Scanzionai la fitta boscaglia con cura, archiviando da una parte del mio cervello il processo di trasformazione in attivazione, e specialmente un punto attirò infine la mia attenzione.
Erano poco distanti alla ragazza, solo qualche metro li separava.
Immediatamente, mi immobilizzai sul posto, in attesa.
Non riuscivo a capire chi erano, ero solo riuscita a riconoscere due sagome dalle mantelle rosse.
Mi calmai un po'.
E quando da sotto i cappucci riconobbi due croci rosse su occhi dorati, e un paio di volti familiari, mi calmai completamente.

Erano Maya e Trent Supplicius, i due Stregoni Benefici, nomadi Europei dagli occhi dorati e la croce rossa.
Ricordai immediatamente che furono loro a trovarmi e ad accudirmi per tutta la durata del cambiamento per la trasformazione, riconoscendomi immediatamente in una di loro, la loro famiglia cugina, l'ultima ancora non creata, e di cui io ne avrei fatto parte.
Sopportarono i miei ripetutivi sbalzi d'umore, cullandomi con affetto quando mi sentivo spaesata e triste, per un qualcosa che a quel tempo non conoscevo ancora.
Dopo cento anni che le cinque famiglie dei Benefici si crearono definitivamente, mi raccontarono una volta Alexia e Maya, la famiglia dei Supplicius si unì a quella dei Terranova, costituita come loro da due persone: Jared ed Alexia, dalle croci bianche.
Lo fecero perlopiù per comodità, per essere pari e per non rimanere soli, ma senza nessuno scopo amoroso.
Tra noi famiglie non ci poteva essere un sentimento d'amore che legava due persone, ma solo fratellanza e amicizia.

I due Supplicius rimasero pazienti dietro la coltre di alberi, in attesa del momento opportuno per intervenire.
La me stessa di una volta, intanto, non si era accorta di nulla.
Ne del tatuaggio, ne degli osservatori.
Continuava a piangere e singhiozzare, malendendo e implorando Edward di tornare.
Io alternavo lo sguardo da lei a loro, da lei a loro...
Poi, finalmente, accadde.
La ragazza si contorse dal dolore, spalancando di botto gli occhi, sottolineando maggiormente il rossore e il gonfiore deovuto alle lacrime.
Si portò la mano al tatuaggio, mentre un'altra fitta le fece deformare in una smorfia dolorosa la bocca e tutta la faccia, costringendo la schiena ad inarcarsi indietro.
Ci fu un susseguirsi di fitte e dolori da ogni parte, che lei visse sdraiata per terra e contorta per il dolore provato.

Tutto questo sotto gli occhi miei e dei Supplicius.
Alla fine, dopo qualche minuto di agonia, si lasciò sprofondare nel terreno, come crocefissa.
In quel momento, i Supplicius uscirono dal loro nascondiglio, per avvicinarsi a lei e portarla via di lì, e portarla accanto ai suoi fratelli, che vivevano lo stesso, medesimo, dolore.


§


Mi svegliai di soprassalto, facendo tremare il letto dal piumone dorato sul quale ero sdraiata.
Ero tornata al mondo reale?
Lanciai velocemente un occhiata nella stanza in cui mi trovavo.
Ero su un letto grande, col piumone dorato, in una stanza piena di dischi musicali e una grande vetrata.
Di certo quella non era camera mia.
In un lampo di lucidità, però, mi ricordai dove l'avevo già vista.
E quando realizzai, mi pietrificai all'istante.

Oh, no.

Fu il mio unico pensiero.
Ero a casa dei Cullen. Più precisamente nella camera di... Edward.
Feci una smorfia.
Dopo la bella esperienza passata, di certo, era l'ultima persona che volevo vedere.

Bene, chi è il genio che mi ha portata qui?

Ringhiai sommessamente, irritata.
Il nostro ringhio era del tutto diverso da quello dei vampiri normali.
Era più animale, più roco e acuto. Sembrava un mix tra tutti i ringhi animali del mondo.
Decisamente spaventoso.

In quel momento, mi sentivo molto irritata e stanca psicologicamente.
E ce ne voleva per far stancare una di noi.
Tutto quello da cui mi ero appena svegliata aveva contribuito sia al mio malumore, sia a risucchiare parte della mia energia mentale.
Cautamente, tirai giù le gambe dal letto, e alzatami, diedi uno sguardo al bosco, oltre la vetrata.
Era buio.
Mi irritai ulteriormente, ricordandomi che l'ultimo pezzo appena vissuto, era situato nella notte.
Assottigliai gli occhi, e mi specchiai nel mio riflesso nella grande vetrata, perfettamente lucida.
Logicamente opera di Esme.

Tremai leggermente.
La mia pelle era più pallida della luna, e i miei occhi erano dorati con sulle pupille la croce nera dei Crucis.
Le unghie erano perticolarmente lunghe e molto affilate, color della pece.
I capelli leggermente più scuri e più lunghi.
I denti bianchissimi e affilati come rasoi, con i canini lunghi e appuntiti; neri anch'essi.
E le mie labbra... Sfioravano il bianco.
Affamata e innervosita.
Alla grande.
Avevo un assoluto bisogno di cacciare.
E alla svelta, visto che dovevo riversare la mia collera su qualcosa di vivo. Sennò rischiavo sinceramente di spedire innocenti all'altro mondo, dopo una morte lunga e molto, ma molto dolorosa.

Percepii la presenza dei miei fratelli e degli altri vampiri giù di sotto, nel salotto.
Senza fare il minimo rumore, a passo umano mi diressi giù per le scale.
Quando arrivai, erano tutti lì, e al gran completo.
I cullen più Chris e famiglia erano seduti in un divano, l'opposto di quello in cui erano i miei fratelli.
Quest'ultimi, avevano i volti tirati, senza espressione e osservavano con veemenza i vegetariani di fronte a loro.
Come d'altra parte facevano anche loro. Avevano gli occhi fissi sul loro viso, chi con un espressione proccupata chi con una più calma.

La bionda, Rosalie, guardava con disprezzo mia sorella Rosemary, in ovvia competizione con lei. Per bellezza, di sicuro.
Jasper, fissava Alicia, con le sopracciglia aggrottate, mentre lei gli rispondeva con un sorrisetto compiaciuto.
Di sicuro per via del suo potere di empatico bloccato dallo scudo di mia sorella.

Ben fatto, sorellina.

Quando mi soffermai a guardare Alice ed Edward, un'impeto d'ira mi colse alla sprovvista.
Ce l'avevo con lui per avermi abbandonato, e con lei per essersene andata senza nemmeno rivolgermi una parola. Senza nemmeno salutarmi.
Sentii un ringhio nasciermi dal fondo della gola, che repressi subito, premendo la lingua sui denti e sdrusciandola sui canini con forza.

<< Alice non tornerà >>

<< Voleva salutarti anche lei, ma l'ho convinta che un taglio netto sarebbe stato per te meno doloroso >>

Repressi un'altro ringhio.
Cosa credeva? Di poter scegliere quello che era giusto per me? Cosa ne sapeva lui, se non riusciva neanche a leggermi nel pensiero?
Cercai di calmare il tremolio che mi era preso alle mani per la rabbia.
Mi accorsi, però, anche di un'altra cosa.
Una femmina del clan di Chris stava letteralmente incollata al braccio di Edward.
Strinzi di scatto le mani a pungno.
Com'è che si chiamava? Tatia?... Ta...Tana... Ah, si, Tanya.
L'altra Barbie bionda rossiccia che corteggiava Edward.
Sentii dentro di me qualcos'altro oltre la rabbia, un qualcosa che la superava, persino.
Ero gelosa?
Ero gelosa se lei gli stava appiccicato? Ero gelosa se lei lo toccava e lo sfiorava? Ero gelosa le lei lo guardava e lui guardava lei?
Ci pensai un momento sù.
Si, ero gelosa.
E molto.

Non riuscivo a capire quel sentimento.
D'altronde, lui non era mio, non stavamo ormai più insieme... Ma c'era ancora quella sensazione di possesso legato a lui... E forse, sotto sotto, anche qualcos'altro.
Ma per il momento l'unico sentimento che spiccava in me era la rabbia.
Non capivo.

Senza volerlo lasciai sfuggire un ringhio leggermente più udibile, per i vampiri ovviamente. L'essere umano non si sarebbe accorto di nulla.
Si voltarono tutti nella mia direzione, molto rapidamente.
Parvero sollevati che mi fossi svegliata, ma il sollievo fu presto ceduto alla irrigidità.
D'apprima, i miei fratelli, vedendomi, mi sarebbero venuti incontro, abbracciandomi e chiedendomi come stavo. Ma poi, capendo lo stato in cui ero, rimasero buoni ai loro posti, senza togliermi gli occhi dal viso.
Alcuni dei Cullen, invece, stavano per alzarsi, specialmente Edward ed Alice, che sembravano i più sollevati di tutti.
Ma dovettero risedersi immediatamente, vista l'occhia ben poco rassicurante con cui li fulminai.

<< Bella >>, mi sentii chiamare.

Voltai immediatamente lo sguardo verso Alicia, che non sembrava minimamente provata dallo sguardo d'ammonimento che le lanciai.

<< è meglio se vai a nutrirti, potresti perdere il controllo. E non sarebbe una buona cosa.. Per loro >>, mormorò rassicurante, buttando uno sguardo davati a sè.

Arricciai il labbro superiore, poi lo rilasciai, e lo riarricciai di nuovo.
In quel momento, sembravo un vero e proprio animale.
Bellissimo, etereo. E letale.
Ripassai di nuovo lo sguardo su ognuno di loro, e quando vidi l'espressione irritante della bionda, Rosalie, parlai per la prima volta da quando ero entrata.

<< Cos'hai da guardare in quel modo, bionda? >>, sussurrai, con la voce arrochita dall'irritazione.

Non mossi nemmeno le labbra per pronnciare quella frase, mi bastò solo dischiudere di poco le labbra che avrei potuto dire un discorso intero senza mai fermarmi.
In risposta lei si rannicchiò da seduta e ringhiò appena, in quello che doveva essere un ringhio minaccioso.
Forse, avevo trovato una preda con cui divertirmi.

Sorrisi, maliziosa e pericolosa, in direzione della bionda.
Passai la ligua sulle labbra: prima su quello superire poi in quello inferiore.

<< Sei sempre stata una seccatura, per tutti! Un pericolo di cui non tenevano conto, un'umana insignificante e cocciuta... E ora un'essere spregevole e senza cuore >>, assottigliò gli occhi, nell'espressione più rabbiosa che riuscì a fare, << Guarda come hai ridotto mio fratello, guardalo! Se non fossi esistita tu a quest'ora saremmo tutti quanti più sereni! >>

Sentii un ringhio uscire prima dal petto di Edward, poi di Alice, mentre Emmett, il suo povero e disgraziato compagno, la trattenava per le spalle, implorandomi con lo sguardo di non farle del male.
Sbattei per due volte di fila le palpebre, poi piegai di poco la testa di lato e mantenere uno sguardo freddo e il volto glaciale.

<< Tuo fratello ha scelto da solo il suo destino. è stato lui che mi ha avvicinata e mi ha permesso di avvicinarmi a sè stesso e a tutti voi; ed è stato lui, con le sue stesse mani, a creare questa situazione >>, mi fermai un momento, pensierosa << E comunque, anche se non ci fossimo conosciuti, ci saremmo incontrati di certo, in quanto è stato segnato che io diventassi una Strega Benefica, e voi vampiri qualunque... Tsè, anzi, se non vi avessi conosciuti, non avrei vissuto l'ultimo mio tempo da umana a piangere e disperarmi per un illuso qualunque.  >> . Gettai una rapida occhiata a Edward, che chinò il capo, mortificato.

A quel punto, negli occhi di Rosalie vidi una scintilla di rabbia repressa, improvvisamente liberata, che come una bomba nucleare si espanse fulmineamente su tutta lei.
Scattò, liberandosi dalle braccia di suo marito, e si avventò verso di me.
La rabbia cieca che provava in quel momento la indusse a trasformarsi nell'animale caratteristico della loro natura.
Il volto deformato dalla rabbia, gli occhi saettanti, i denti affilati ben in mostra...

Ghignai, un secondo prima di bloccare il suo polso sinitro nella mano destra.
Provò ad assettarmi un calcio in pieno stomaco, ma la bloccai con il gomito della mano con cui tenevo il suo polso.
Ringhiò più forte e con la mano ancora libera cercò di tirarmi un pugno in piena faccia.
Ovviamente non ci riuscì. La fermai ad un centimetro dal mio naso, la sua mano stretta a pugno dentro la mia.
Righignai di nuovo, e mi avvicinai al suo orecchio.

<< Se non esistessimo noi la vostra razza spazzerebbe via l'intera umanità dalla faccia della Terra. E le creature degli inferi vi eliminerebbero tutti quanti... Sarebbe un vero spreco... >> mi avvicinai ancora di più a lei << .. con che cosa ci ciberemo, noi, dopo? >>, e la lasciai, picchiando due dita sopra il petto, dove una volta si trovava il cuore.

Si piegò in due dal dolore, tossendo, e rapidamente trovò sicurezza tra le braccia di suo marito, spaventato a morte per lei.
Scoppiai a ridere rigorosamente, piegando la testa indietro e chiudendo gli occhi.
Quando finii, mi voltai di nuovo verso di lei.

<< Spero che la lezione ti sia bastata. Non ti ci provare mai più a metterti contro uno di noi... Non ne usciresti viva >>, mormorai, con voce suadente e con una punta di malizia nell'ultima frase.

Poi mi leccai le labbra con la lingua, di nuovo.
Mi voltai verso i miei fratelli.

<< Vogliamo andare? >>, chiesi, ilare.

Sghignazzarono, divertiti dalla mia performance appena compiuta.
Non ci vedevo più dalla fame e avevo voglia matta di mandare all'Inferno qualcuno.
Feci per voltarmi, ma una mano affusolata mi costrinse a girarmi di nuovo.
Era Edward, che mi guardava con uno sguardo afflitto.
Buttai un'occhiata dietro di lui, e vidi i Cullen intorno a Rosalie che la sorreggevano, mentre lei era sopraffatta dal dolore.
Riportai lo sguardo su Edward.

<< Non ti preoccupare: tua sorella si riprenderà presto. Sentirà... Solo un po' di dolore... Eheh >>, lo rassicurai, soddisfatta di me.

Scosse lievemente il capo, e lasciò scivolare la sua mano dal mio polso fino alla mia mano, intrecciando le mie dita alle sue.
In quel momento, una scossa molto potente ci attraversò entrambi, con la sola differenza che io non lo feci vedere, mentre lui tremò leggermente.

<< Dimmi la verità... >>, cominciò, tentennando, e aspettando una reazione da parte mia, che però non avvenne. Allora continuò: << Ti ricordi di me, vero? La tua frase di prima... >>, non concluse la frase, intuendo dal mio sguardo che comunque avevo capito cosa voleva dire.

Decisi di giocare un po' a fare la cattiva. << Forse si... Forse no... A te l'ardua sentenza >>, e lo immobilizzai con un sorriso gelido e carico di rabbia.

L'espressione che assunse alle mie parole fece tentennare di poco la mia sicurezza.
Ma mi riscossi subito, quando lasciò la mia mano e la portò rigida lungo un fianco.
Ma soprattutto, quando la Barbie Tanya gli si accostò, rimanendo sempre dietro di lui, sfiorando la stessa mano con cui lui aveva toccato me.
A quel punto, se non volevo schiacciare quel bel visino tra le mie mani, mi conveniva andarmene.
Mi voltai, senza guardare più nessuno in faccia, ed uscii alla velocità della luce dalla porta, seguita dai miei fratelli.
Ma prima fulminai entrambi con lo sguardo più glacialmente fulminante che possedevo.


:Angolino:

Salve^^
Wow ragazze!! Appena ho viato tutti quei commenti del capitolo scorso mi è preso quasi un colpo!! Soprattutto leggendoli!! Mamma mia... Non so che dire... Davvero... Grazie, grazie di cuore, per il sostegno e l'appoggio che mi date, senza di voi questa storia non sarebbe andata avanti... Grazie davvero^^
E sono particolarmente lusingata da chi ogni volta mi dice che scrivo bene... Be', in verità, il desiderio di farvi capire bene la storia e la trama influisce molto nel mio lavoro, quindi mi spinge a dare il meglio di me... E pensare, che ogni volta che scrivo un capitolo, ho paura di scrivere un qualcosa di non chiaro, o che si possa capire male, ma visto che ricevo ogni volta commenti bellissimi, be', mi fanno capire che la mia scrittura non è poi così malaccia^^
Quindi, grazie, grazie infinite, a tutte voi^^
Okay, dopo questo sfogo sentimentale, posso annunciare che siamo arrivati a 101 preferiti e 28 seguite... Sarò un po' ripetitiva ma.. Wow!
 Che dire, immagineranno le scrittrici come me come mi senta, quindi ragazze, potete ben capirmi^.-
Mi raccomando, continuate a commentare, che arriviamo a 100 anche lì.. xD
Little Bites,
Egypta
  
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