Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Blue_Passion    28/06/2018    1 recensioni
E se fosse tutto un sogno? E se fosse realtà, perduta nel tempo, tramandata nella memoria e raccolta nel sonno, cosa ne sarebbe dell'umanità?
Ma... l'umanità ha ancora bisogno di essere salvata?
Se la speranza, se è vero che è l'ultima a morire, lo stesse facendo in questo momento?
_______________________________________________________________________________________________
No non so il motivo per cui l'ho scritta...
Seconda OS su Attack on Titan
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Eren Jaeger
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Take my life away

 
Cos’è l’umanità, alla fine? Migliaia di vite, deboli e traballanti anime che lottano per vivere, anime infuocate che infuriano contro il nemico, anime fiduciose, che credono in un futuro, anime distrutte, che a stento si rialzano per guardare un’altra volta in faccia la morte. Anime di ogni tipo, vite di ogni genere. Persone diverse, culture differenti, credenze, sentimenti, sogni, passati, presenti, futuri.
 
Cos’è l’essere umano, se non una foglia in primavera, in estate e in autunno, che crolla quando cade su di lei l’inverno? C’è chi si aggrappa con forza all’albero, c’è chi viene strappato via prima da mani o da temporali violenti, c’è chi si lascia andare, c’è chi fa tardi, c’è chi fa presto, c’è chi sorride e accetta la sua ora, c’è chi, c’è chi…
 
L’essere umano è debole, l’essere umano è fragile, l’essere umano, miglior modo non c’è per descriverlo, è umano. Un tripudio di colori, sentimenti, ricordi, sogni, convinzioni, disperazioni, speranze… l’essere umano è umano.
 
Per continuare ha bisogno di qualcuno. I genitori. Gli amici. I mentori. L’amore.
 
Per continuare ha bisogno della forza che tutte le persone che ha incontrato nel corso della vita gli donano.
 
Per continuare ha bisogno di ferite, morti, tradimenti, dolore.
 
Per continuare deve aprire gli occhi sul mondo.
 
Per continuare deve essere vivo, non sopravvivere.
 
Per continuare, deve avere speranza.
 
Quindi come, come? Se la forza è morta, se i sentimenti negativi hanno eliminato tutti quei granelli di gioia che un tempo risiedevano all’interno di ogni corpo, se l’innocenza è andata perduta, se gli occhi sono stanchi di rimanere aperti, se la vita è stanca di rimanere dentro di te? Se la speranza, se è vero che è l’ultima a morire, lo stesse facendo in questo momento?
 
Come, come, come? Come, come, come, come, come, come, come, come, come, come, come, come, come?
Come può un essere umano continuare a vivere se non può più? Se non vuole?
 
La guerra è persa. Gli amici sono morti. I mentori stanno crollando. I genitori non sai nemmeno più come erano fatti, che faccia avessero, con che voce ti dicevano che ti volevano bene. Non ti ricordi nemmeno più le ultime parole di tua madre… non è per lei che hai iniziato?
 
L’amore è sparito fra le tue braccia.
 
Per cosa sei ancora lì, poi? Per cosa lotti ora? Per sapere la verità, che nessuno sa perché nessuno ha mai voluto dirla? Per la libertà, che tanto non avresti da nessuna parte? Per vendetta, che si è ormai consumata? Per te stesso, che nel percorso per arrivare dove sei ti sei perso? Per la tua famiglia, che è morta? Per chi conoscevi, che è sparito? Per chi ami, che hai ucciso? Perché è colpa tua se siamo arrivati a questo. Se questo sangue ti circonda, se questi corpi a malapena si riconoscono.
 
Ricordi quelle foreste? Quelle che qualche anno addietro hai visitato dopo la caduta del “nemico”? Quella in cui hai perso la tua prima squadra?
Non ci sono più. Ardono fuoco rosso, fumano lacrime nere, che troppo leggere salgono al cielo.
 
Ricordi le mura? Quelle che avevi protetto con tutto te stesso, pur odiandole e volendo sapere cosa c’era dall’altra parte? Quelle dove erano morti centinaia di amici, compagni, persone. Quelle da cui avevi scorso la vita.
Sono crollate, distrutte dal tuo potere che con tanta innocenza pensavi di poter controllare.
 
Ricordi le città? Quelle con tutte le persone? Chi ti odiava e chi ti ammirava? Chi ti vedeva come un mostro, chi come un salvatore. Quelle in cui sei cresciuto. Quelle in cui sei quasi morto. Quelle che hanno deciso il tuo futuro.
Sono state distrutte. Rase al suolo da quelle armi che voi avete portato qui, che tu hai portato qui.
 
Ricordi il quartier generale? Il rifugio? Dove hai fatto più di qualche macello? Posti in cui sei maturato, dove hai imparato ad amare e fidarti. Posti che erano ormai casa, per te.
Non restano che macerie. Distrutte dalla furia titanica di quei mostri contro cui lottavate e lottate, quel mostro che sei diventato.
 
Ricordi? I nomi? I volti? I momenti? I sentimenti? Ricordi? Ricordi come non c’era nemmeno il tempo per un abbraccio? Come però volevi assolutamente baciare quelle labbra perché il giorno dopo avrebbero potuto essere fredde e immobili, e non appena l’hai fatto ti sei scusato e sei fuggito? Di come lui tre giorni dopo, con qualche futura cicatrice in più e la faccia stanca ti ha afferrato e ha finalmente ricambiato quel gesto tanto sconsiderato?
Ricordi i sorrisi dei tuoi amici? Le risate alle buffonate di alcuni di loro? Le litigate con altri? Il tradimento? Le sue sgridate, i suoi sogni, la sua pazzia, il suo comando… ricordi?
 
-Oi-
Alzi lo sguardo. Forse questo, dopo tutto, sarà davvero il tuo ultimo momento. L’ultimo da lucido. O lucido nell’ultimo. Chissà…
 
Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato lui, eh? L’avevi davvero trovato simpatico, una volta. Non lo trovi male nemmeno ora, in realtà.
 
O è lei? No, lei te l’aspettavi. Forse non ti aspettavi l’altra.
 
Non ti muovi, non ne hai né la voglia né la forza. A che servirebbe, poi? I tendini e i muscoli delle tue gambe sono stati tagliati, la rigenerazione sembra non essere nemmeno iniziata, sei in ginocchio di fronte al nemico… ma lo sono davvero? O lo eravamo noi? Oppure… oppure è solo la vita, e in fondo il bene e il male sono concetti umani. Ma chissenefrega, poi. Stai morendo, pensa a qualcosa di felice invece.
 
È il tuo ultimo giorno… fra pochi minuti sarà il tuo compleanno, gioisci.
Da piccolo festeggiavi, perché ora no?
 
Chiudi gli occhi… non importa più. Davvero.
 
-Solo… aspetta quei pochi minuti che mancano al nuovo giorno. Poi fa’ di me quello che vuoi-
 
-Mi aspettavo un qualche tipo di lotta dal demone dell’isola. Il più temuto-
 
Si. Ricordo. Ricordo e sorrido. Perché no, la vita non mi sta scorrendo davanti agli occhi. Perché no, ancora non ricordo né mia madre né mio padre. Perché ho finito per dimenticare anche molti altri volti. Ma tiro fuori tutti i ricordi che riesco, e ricordo.
 
La speranza è l’ultima a morire, ma ora che è morta dove andremo a finire?
 
 
 
-Ah! –
Apro gli occhi, sudore freddo, respiro pesante e veloce, battito a mille. Le lenzuola sono a terra e il pigiama mi si è appiccicato addosso. Entra una leggera brezza dalla finestra, aperta probabilmente da mia madre dopo averla trovata di nuovo chiusa.
È estate, che cosa la tieni chiusa a fare?! Non teniamo mica acceso sempre il condizionatore in questa casa! Dai su, ha appena piovuto, c’è una bella arietta fuori
 
Giro la testa. I capelli sono bagnati quasi quanto la schiena, la fronte e il petto.
Mi siedo, deciso a farmi una doccia perché fa piuttosto schifo tornare a dormire così.
 
Guardo la mia stanza nella penombra dei primi raggi di sole, le foto di classe alla parete, le foto anche con i professori perché quell’anno mia madre aveva comprato una nuova macchina fotografica e voleva provarla su tutto.
I miei due migliori amici ed io. Il datore (o la datrice?) di lavoro di quel piccolo cafè dove racimolo un po’ di soldi per me. I miei genitori. La persona che amo, con quel suo broncio storico e il mio sorriso accanto.
 
Porto una mano al cuore, stringendo il tessuto umido e sospiro. Forse mi sta venendo la febbre? Chiedere a papà o a mamma? Mamma, perché papà è un chirurgo ed è sinceramente meglio se non chieda a lui per un’influenza.
 
Tiro sul letto il lenzuolo, metto i piedi a terra rabbrividendo leggermente per il freddo delle assi di legno del parquet, mi tiro traballante in piedi e mi stiracchio.
 
Passo una mano sul collo fradicio, facendo una smorfia.
 
Che strano sogno.
 
Come se i giganti fossero mai esistiti e io gli avessi combattuti, ah!
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Non dico nulla, perché non so che dire né il perché abbia scritto questo.
Ho solo immaginato Eren che muore e si risveglia, al sicuro e con tutti i suoi morti vivi e nella sua vita. Forse lo sto pensando come finale (che Isayama non farà accadere perché è un cattivo ometto e ci vuole tutti morti di crepacuore e dai! Non so mica leggere nel futuro e ho solo fantasticato un po’) per tirarmi su il morale.
 
Ho immaginato come potrebbe finire la guerra che si sta svolgendo, e seppure credo di non aver messo spoiler perché non accenno davvero a nulla delle nuove ambientazioni e dei nuovi personaggi, ho messo comunque l’avviso perché non si sa mai.
 
Interpretate voi a chi si rivolge. Fate quello che volete di questa storia. Davvero.
 
Credo tutti abbiano capito che chi racconta, o comunque il personaggio centrale della storia sia Eren.
 
Sono morti tutti? No? Io l’ho scritta come io l’ho immaginata, ma come ho detto prima la si può leggere in diverse maniere.
 
L’unica coppia presente è così sottile che mentre la scrivevo a malapena l’ho considerata, ma penso che la mia OTP mi piaccia inserirla ovunque… eheh.
 
 
Okay, credo di dileguarmi con questo e mi scuso se ci sono pessimi errori (vi prego di sergnalarmeli).

P.S: tutti i crediti dell'immagine all'atrista (che non so chi sia quindi se lo sapete ditemelo per favore)

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Blue_Passion