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Autore: Corvonero_mancata    01/07/2018    1 recensioni
Lily era stanca del ruolo ritagliatole su misura, e tutto ciò che faceva era dettato dal desiderio di evadere dal futuro già programmato che gli altri ponevano davanti a lei. Come se vedesse le persone costruirsi la propria strada pietra dopo pietra, e ai piedi avesse un sentiero dorato, pronto ed estraneo, con il suo nome scritto sopra. Stava fuggendo da quel percorso con tutta se stessa, ma ovunque andasse il posto era occupato, e finiva con il ritrovarsi al punto di partenza. Ogni volta.
Scorpius la capiva davvero.
Le leggeva dentro, ma non accettava i suoi comportamenti. Fuggire, lui lo sapeva bene, non ti porta in alcun luogo. Fuggire non è -ironia della sorte- una via di fuga. Per togliersi dalla pelle il tatuaggio del pregiudizio e delle aspettative, era necessario sradicare ogni pietra dal selciato e sostituirla con una nuova. Era un lavoro arduo, ma non impossibile. Forse, se Lily non l’avesse detestato, lui avrebbe potuto insegnarle come cambiare le cose. Ma lei preferiva vederlo come la persona che quasi tutti gli altri gli leggevano addosso, e Scorpius non aveva più le forze di intraprendere una lotta contro le convinzioni altrui. Anche se si trattava di Lily Potter.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Dominique Weasley, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le maschere'
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La Sala Comune di Serpeverde era pervasa dall’eccitazione, come se un leggero strato di polvere ne avesse coperto ogni sfaccettatura e ridefinito i contorni. Gli studenti, raccolti in piccoli gruppi, chiacchieravano l’un con l’altro, chi programmando un invito, chi scommettendo beffardamente con un compagno, chi tentando d’indovinare il tema della festa. I divani di pelle erano occupati da ragazzini alle prime armi, alle prese con la novità, mentre gli alunni del sesto e settimo anno parlottavano con ostentata indifferenza alle loro spalle, ormai abituati ai famosi festeggiamenti organizzati puntualmente dai gemelli Scamander e il loro gruppo.
Seduto davanti al camino, con la camicia fuori dai pantaloni e i capelli arruffati, c’era Scorpius Malfoy. Il biondo manteneva il suo ghigno con superiorità, scoccando di tanto in tanto occhiate ammiccanti a povere ragazze indifese, in una perfetta imitazione di James Potter negli anni migliori, senza distogliere l’attenzione dal moro con gli occhi smeraldo appollaiato sul bracciolo della poltrona. Albus Potter, dal canto suo, fingeva di non accorgersi degli sguardi desiderosi e invadenti che gran parte della popolazione femminile Serpeverde gli lanciava. A differenza del suo migliore amico, a lui non interessavano a tal punto le ragazze e le loro richieste. Certo, in quanto fratello di James Sirius Potter, non disdegnava le attenzioni a lui rivolte, e non rifiutava la popolarità ma, proprio come suo padre, cercava qualcosa di più. Lui voleva esistere davvero, non essere sulla bocca di tutti solo per l’eredità che portava addosso. Scorpius invece, sembrava non aspettarsi altro che fama e pregiudizi, e si lasciava trascinare dagli eventi senza che questi lo scalfissero davvero.
Quando si erano incontrati sul treno, al primo anno, Albus aveva subito pensato che quel ragazzino biondo sarebbe diventato un ottimo alleato. Sapeva il suo nome, la storia della sua famiglia, e aveva visto i numerosi sguardi che come calamite si erano ancorati a lui, mentre i sussurri si diffondevano nel vento come tante piccole e dolorose punture. Scorpius, come Al, era nato con un peso sulle spalle che, con il tempo, avrebbe dovuto allontanare. Entrambi avevano un compito e, quella mattina di settembre, inconsciamente avevano deciso di portarlo a termine insieme. Quando il giovane Potter era stato smistato in Serpeverde, tutti coloro che lo conoscevano e gli volevano bene -i suoi genitori, i nonni, persino lo zio Ron- avevano accettato l’accaduto dipingendolo come un segno.
Come la possibilità di diventare qualcuno anche agli occhi del mondo. Albus l’aveva accolta. Si era trasformato in una Serpe con i fiocchi, seppur seguendo le orme del nonno paterno e di Harry, cacciandosi nei guai e giocando a Quidditch. E Scorpius l’aveva seguito. Loro due erano inseparabili. La preside McGrannitt aveva perso il conto delle volte in cui li aveva colti in flagrante, l’anziano custode Argus Filch era stato costretto a rivedere la sua storica lista di punizioni -troppo breve ed inefficace-, non c’era ragazza che non avesse desiderato un incontro ravvicinato con il magico duo. E le loro feste erano indimenticabili. Sir Nicholas sosteneva che i fantasmi ne avrebbero parlato in eterno. Nessuno stentava a crederci. Ciò che avevano preparato quell’anno insieme ai gemelli Scamander si prospettava essere l’occasione perfetta per dimostrare ai Grifondoro che i migliori organizzatori erano proprio i Serpeverde, e non c’era studente che pensasse di perdersi l’evento. Erano mesi che Albus e Scorpius lavoravano insieme per avere sotto controllo ogni minimo particolare. Le scorte di alcolici erano pronte grazie agli elfi domestici e allo zio George, mentre Malfoy Senior aveva messo a disposizione il suo intero staff per il catering, mostrandosi ben lieto di partecipare alla sconfitta dei Grifoni; squadre di pattuglia erano state ingaggiate grazie al fascino di Dominique Weasley, e Lorcan e Lysander si erano dimostrati assai disposti a collaborare per la scelta del tema. Era la festa del secolo.
Nonostante ciò, Albus non sembrava affatto felice. Gesticolando vistosamente, con i capelli corvini arruffati che brillavano alla luce dei sotterranei, parlava concitato con l’amico, stringendo gli occhi verdi e fermandosi di tanto in tanto per prendere fiato, le guance arrossate. L’attenzione di buona parte degli studenti gravitava attorno a loro.
Scorpius, dal canto suo, lo guardava con apparente indifferenza, senza perdersi però una parola di ciò che il compagno stava dicendo. Si passò una mano tra i capelli biondi, e i riflessi dorati si amalgamarono alle sfumature più chiare come raggi di sole che s'intrecciano a raggi lunari. A quel gesto molte ragazze sospirarono, chi lisciandosi i vestiti, chi sistemandosi i capelli, nella speranza che un giorno avrebbero sfiorato con le dita quel piccolo angolo di paradiso, e qualcuna di loro si diresse coraggiosamente verso i due, con le gonne sollevate e i fianchi ondeggianti. L’aria, carica di sussurri e risatine, si fece gradualmente più satura di voci, borbottii ed esclamazioni, ma Albus Potter continuò imperterrito il suo discorso, infervorandosi ogni attimo più del precedente, con le sopracciglia aggrottate e un -adorabile- broncio dipinto sul volto. Scorpius, in un vago tentativo di sfuggire agli inviti, lo interruppe all’improvviso. All’espressione assunta dal moro, la curiosità nella stanza salì alle stelle. I rumori si affievolirono, lasciando il posto ad un leggero sottofondo creato più per nascondersi che per intrattenimento, e tutti si misero in ascolto. Non capitava spesso un'occasione del genere, e nessuno voleva farsela scappare.
Ad un tratto l’entrata della sala comune si aprì, facendo piombare l’intera stanza nel silenzio più totale. Una ragazza dalla pelle diafana cosparsa d’impalpabili efelidi, con le guance arrossate ed i capelli ramati che s’incatenavano gli uni agli altri creando spirali lucenti, entrò correndo come una furia, incurante degli sguardi e dei sussurri. Nell’impeto del movimento, la gonna le si era leggermente sollevata, lasciando intravedere la parte superiore delle gambe, mentre la camicia le cadeva ormai scompostamente addosso. Lily Potter aveva ereditato gli occhi dorati della madre, e il sorriso del padre. Era la piccola di casa. La principessa di Harry, la sorellina di Jamie. E una Serpeverde nata.
Tutti l’avevano immaginata in Grifondoro, essendo coraggiosa e testarda come la degna erede di Ginny Weasley e del Ragazzo-che-è-sopravvissuto, ma Lily era anche astuta e senza scrupoli, soprattutto nel Quidditch. Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, i suoi fratelli lo sapevano bene. Questo, però, non aveva impedito loro di trasformarsi nei suoi paladini, una volta arrivata ad Hogwarts, in una versione non troppo diversa dei fratelli Weasley all’epoca in cui sua madre frequentava il castello. Respirando affannosamente e stringendo i pugni, la ragazza si diresse verso Albus, che alla vista della sorella aveva spalancato gli occhi e socchiuso le labbra, e attraversò con indifferenza la folla. Lorcan e Lysander le lanciarono un’occhiata carica d’interesse, e si avvicinarono. Lily raggiunse il fratello in un attimo e, consapevole di aver gli occhi di tutti puntati addosso, si mise le mani sui fianchi e lo fulminò con lo sguardo.
— ALBUS SEVERUS POTTER! — gli urlò addosso — SI PUÒ SAPERE COSA CREDEVI DI FARE?! Sei un’idiota! Un grandissimo e infantile idiota! Come ti è saltato in mente di comportarti COSÌ? Pensavo che fossi diverso! — Socchiuse gli occhi e riprese fiato — Hai sempre sostenuto di non condividere i metodi di James, che impediva a qualsiasi ragazzo nel raggio di chilometri anche solo di guardarmi, e non hai mai esitato a difendermi quando esagerava.. Ti ho cercato se le cose non andavano, persino quando non avrei voluto farlo. Mi sono FIDATA di te, ALBUS! — Aveva gli occhi lucidi, ma non versò una lacrima. — Cos’è cambiato? Pensavo davvero di potermi fidare di te! A quanto pare mi sbagliavo.. sei ancora un bambino. — S’interruppe vedendo il fratello che tentava di ribattere — E NON DIRMI CHE L’HAI FATTO PER DIFENDERMI! So badare a me stessa, nel caso non te ne fossi accorto. Non ho bisogno di un altro fratello iperprotettivo che impedisce alle persone di rivolgermi la parola. — Si fermò, in attesa di una risposta. Sembrava calma, ma gli occhi dorati erano colorati da una luce oscura e carica di tempesta, come un uragano nel deserto.
Faceva quasi paura. Nessuno si muoveva: come ad uno spettacolo cui assistere era più interessante di qualsiasi altra cosa, pendevano tutti dalle loro labbra, le ragazze in cerca di armi da sfruttare per infastidire Lily o attrarre Albus, i ragazzi calamitati dalla piccola Potter come api con un fiore particolarmente profumato.
Scorpius Malfoy era l’unico che apparentemente non apparteneva a nessuna delle due categorie. Fissava la rossa percorrendo il suo profilo come una carezza che ne sfiora ogni angolo, e sorrideva beffardo alla vista dei capelli scarmigliati e della camicia stropicciata, spostando talvolta i suoi occhi grigi sul suo migliore amico, che sembrava senza parole. Ad un tratto il ragazzo si passò una mano nell’ammasso arruffato color inchiostro ereditato dal padre e, incatenando le iridi smeraldo a quelle della sorella, rispose.
— Un bambino? Davvero, Lils? Non sono io quello infantile tra noi. Sei TU che mi hai appena fatto una scenata solo perché mi preoccupo per te. SONO TUO FRATELLO, per le mutande di Merlino! Hai ragione, ho sempre biasimato James per il suo comportamento fin troppo protettivo, perché tu eri ancora una bambina di dodici anni e lui già t’immaginava tra le braccia di mezza Hogwarts. MA adesso le cose sono cambiate, ed io sono responsabile di te! Hai quindici anni, i ragazzi ti guardano e vogliono.. e vogliono.. — Arrossendo dalla frustrazione, iniziò a balbettare.
— Cosa vogliono Al? SEI RIDICOLO! Sono tua sorella, non una delicata bambola di cristallo! Ѐ vero, ho quindici anni, ma so badare a me stessa, non ho bisogno di un protettore. Credi davvero che mi lascerei portare a letto da tutti i ragazzi del castello? Perché se la pensi così.. allora non abbiamo più niente da dirci. — Tutti trattennero il fiato, e persino i gemelli Scamander assunsero un’espressione seria. Albus, tornato al suo solito colorito pallido, lanciò un’occhiata disperata a Scorpius, chiedendogli d’intervenire.
— Non penso che andresti con il primo che capita, Lils. E non credo neppure che tu sia una bambola di cristallo, — fece una pausa — ma sei la mia sorellina, e so cosa passa per la testa ai ragazzi. Di te mi fido abbastanza, è di loro che non mi fido. — Lily assunse, se possibile, un’espressione ancora più infuriata.
— Ti fidi ABBASTANZA? — Urlò l’ultima parola, mulinando i lunghi capelli rossi con aria minacciosa.
— Beh, se tu fossi ubriaca non saprei proprio cosa potrebbe succedere.. Lily — disse, vedendo la faccia della sorella — non sto dicendo che sei una cattiva ragazza o una poco di buono, né tantomeno una bambina. Penso semplicemente che a quindici anni sia arrivato il momento di essere protetta da chi ha più esperienza di te. Ti voglio bene, lo sai. — Concluse, guardandola con gli occhi colmi di riflessi verdi, e di speranza. Lily ghignò, sfoderando il suo miglior sorriso da Serpeverde fino al midollo.
— Anch’io ti voglio bene, Albus.. ma questo non mi dà il diritto di commentare le ragazze con cui esci, nonostante non mi piacciano. E, credimi, vorrei tanto farlo. Come hai detto anche tu, ho quindici anni e c’è chi ha maggiore esperienza di me, lo riconosco, però.. non credi che la colpa sia anche di chi m'impedisce di prendere decisioni con la mia testa? Si tratta solo di una festa, Albus! Niente di più! Tu saresti nei paraggi, e Dom verrebbe con me.
— NON Ѐ COSÌ SEMPLICE! Se qualcuno ti facesse del male.. se ti ubriacassi.. se ti succedesse qualcosa.. Non potrei perdonarmelo. Sei mia sorella. — Albus guardò Scorpius, che nel frattempo seguiva con interesse celato la discussione, gustandosi ogni attimo, in cerca di sostegno dal suo biondo amico.
— Quindi adesso non vuoi neanche farmi partecipare alla festa? Pensavo che avessi raggiunto il limite impedendo a tutti i ragazzi del castello d’invitarmi al ballo ma, a quanto pare, MI SBAGLIAVO! Non puoi rinchiudermi, lo sai vero? Verrò alla festa, che tu lo voglia o no. — Fece per andarsene.
— Non avevo intenzione d’impedirti di partecipare, Lils. Puoi venire alla festa, ti controllerò io. MA non ci verrai accompagnata! Nessun ragazzo potrà ballare con te, né toccarti, né offrirti da bere. Ci siamo capiti? — Si guardò intorno, sfidando gli altri studenti a contrastarlo.
— NON PUOI FARMI QUESTO! NON SEI MIO PADRE, ALBUS! Ritira subito ciò che hai detto, altrimenti scriverò a mamma e papà la verità su ciò che è successo quest’estate con quella ragazza. — Concluse, enfatizzando le ultime sillabe. Albus sembrava senza parole. Lentamente annuì.
— Va bene, hai vinto tu. Puoi venire alla festa accompagnata da un ragazzo.. scelto da me. Ci andrai con Scorpius. — A quell’affermazione, due paia di occhi si puntarono su di lui. Le iridi dorate sembravano infuocate, mentre lo sguardo gelido del ragazzo parve sciogliersi.
— NON andrò alla festa con lui! Puoi scordartelo. Non ci andrei neanche se fosse l’ultima persona sulla faccia della Terra. Solo perché l’ultima volta che sono uscita con qualcuno è finita male, questo non ti dà il permesso di programmare la mia vita. Non puoi proteggermi sempre. — Aggiunse le ultime parole con dolcezza.
— Strano a dirsi, ma concordo con la rossa. Non andrò alla festa con lei solo perché me lo chiedi tu, ho una reputazione da difendere. Sei il mio migliore amico, Al, ma puoi scordarti di vedermi insieme a Lentiggini!
— Carino come sempre, Malfoy. Devo darti una brutta notizia, sai? Il mondo non gira intorno a te! Perciò.. smetti di darti tutte queste arie e scendi dal piedistallo. Non verrò alla festa con TE perché non ti sopporto. Pensi di essere irresistibile? Beh, non lo sei! — Lily fremeva dalla rabbia. Quando l’anno prima Ethan Finnigan le aveva chiesto di uscire insieme, lei si era sentita libera.
Finalmente poteva comportarsi come una ragazza qualsiasi, senza il peso della fama sulle spalle, né i giornalisti davanti a casa. Era Lily, Lily e basta. Si erano baciati sulla riva del lago, e le era parso di toccare il cielo con un dito. Dopo qualche settimana, fatta di sogni e sorrisi, la bolla si era infranta nel peggiore dei modi, ma la piccola Potter non aveva versato una lacrima vedendo il suo “ragazzo” baciare con foga Melanie Vane. Pur non essendo mai stata davvero innamorata -era ancora troppo piccola- si era sentita tradita. Ma restava una Serpeverde con l’eredità di Grifondoro, una Potter con geni Weasley. Si era rialzata in fretta, testarda, e vendicativa, grazie al supporto di Albus e Dominique, e dopo poche settimane era tornata la ragazza di sempre, la rossa dal sorriso che incastrava tutti, fratelli compresi. Da quel momento però, non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi abbastanza da poterle entrare nel cuore e pugnalarla da dentro. Voleva fare le sue esperienze, divertirsi, essere se stessa.. ma nel profondo temeva che qualcuno, prima o poi, sarebbe riuscito a farle del male. A ferirla.
Ethan non contava così tanto, ma Lily non avrebbe dimenticato facilmente la sensazione di vulnerabilità provata vedendolo baciare un’altra. Lei voleva il controllo. Della sua vita, delle sue esperienze, delle sue emozioni. Permettere a qualcuno di sottrarle, anche se per poco, l’egemonia significava aprirsi, ed aprirsi significava rischiare di soffrire, e soffrire.. beh, soffrire significava perdere il controllo, perdere se stessa.
Temeva che un giorno si sarebbe guardata allo specchio ed avrebbe visto una sconosciuta con gli occhi stanchi. Ne era terrorizzata. Solo in pochi la conoscevano a tal punto da comprendere questo lato del suo carattere così immerso nel profondo che persino lei se ne dimenticava, alle volte. Albus era uno di loro. Ma -pensò Lily amaramente- non avrebbe cambiato le cose obbligandola ad andare alla festa del secolo con Scorpius Malfoy.
Quel ragazzo la innervosiva. Era sempre distante, come se le rare volte in cui si toglieva la maschera di superficialità non riuscisse ad unire se stesso alla realtà. Solo suo fratello sapeva leggergli dentro. Quei due erano persino divertenti. Se si trattava d’ideare uno scherzo ai danni dei Grifoni, o di giocare a Quidditch, nessuno poteva batterli: Al, Scorpius, Lorcan e Lysander erano i ragazzi più ambiti di tutta la scuola, il quartetto dei miracoli, l’anima del castello. Lily, essendo cresciuta alla Tana con i suoi cugini e gli amici di famiglia, li conosceva da sempre.
Se Dominique si poteva definire la sua migliore amica, allora gli Scamander erano come fratelli, fastidiosi, adorabili fratelli. Soltanto Scorpius si era aggiunto al gruppo con il tempo. Tutti, a partire da suo padre, lo stimavano. I Malfoy erano sempre i benvenuti ai pranzi di famiglia, e il ciuffo biondo del loro primogenito la perseguitava da anni, popolando più i suoi incubi che i suoi sogni. La sfrontatezza di Lily faceva letteralmente a pugni con l’impulsività del ragazzo, il suo fare misterioso faceva infuriare la rossa, la tenacia ereditata dai Potter si scontrava con l’ostentata -seppur indifferente- superiorità del figlio di Draco.
Non erano i pregiudizi a dividerli, bensì l’incapacità di entrambi di lasciar correre una provocazione. Erano la tempesta nel deserto e il temporale sul mare, come aveva detto un giorno Dominique. Simili. Incompatibili. Non stupidi però. Lily non era una bambina che aspetta la più insignificante occasione per attaccar briga, e Scorpius non passava le giornate a punzecchiarla inutilmente. Si evitavano, il più delle volte, consapevoli del loro rapporto e troppo testardi per ammettere che, in fondo, sarebbero andati d’accordo. Malfoy era il miglior amico di Albus, una persona da cui proteggersi.
Lui, con i suoi occhi grigi e gli sguardi penetranti, comprendeva Lily Potter. Avrebbe potuto ferirla. Magari non volontariamente -suo fratello l’avrebbe impedito- e forse non inevitabilmente. Ma restava un pericolo. Loro si capivano fin troppo, la rossa lo sapeva bene.. da quel giorno alla Tana. Non avrebbe voluto ascoltare la conversazione, non era sua intenzione. Lei era semplicemente scesa in cucina per bere un bicchiere d’acqua, nel mezzo di una notte afosa come tante altre, lui era lì, seduto nel portico con suo fratello. “A volte vorrei non portare il mio cognome, essere una persona qualunque. Credi che resterei lo stesso? Sarei sempre la persona che sono adesso, con le mie abilità ed i miei -pochi, vero Al?- difetti? Esisterebbe uno Scorpius senza il cognome Malfoy? Come sarebbe non sentire l’obbligo di essere all’altezza, e dimostrare il mio valore? Tu lo sai Albus?”
Lily era rimasta immobile, nella sottile penombra, con un bicchiere in mano e tanti interrogativi in mente. Era la prima volta che sentiva Scorpius parlare con voce sincera. Sembrava vulnerabile. Privo di difese, di doppi sensi, d'indifferenza. Sembrava umano, molto più di quanto lo fossero tutti gli altri. Molto più di quanto lei fosse ogni giorno. Sentendo suo fratello rispondere con una battuta -che idiota!- e proporgli di rientrare, era fuggita. Ma quelle parole le erano rimaste impresse nella memoria, come un sogno da cui non puoi svegliarti.
— Scendi dalle nuvole, Potter! Non penso di essere irresistibile, lo sono. Forse, se tu non fossi così impegnata a farti detestare, l’avresti già capito. Inoltre tuo fratello ha ragione, devi crescere: il mondo non è perfetto, e finché continuerai a comportarti come una bambina, lui continuerà a vederti come tale. Ci sono cose ben più importanti di una stupida festa. — Tutta la sala comune li stava guardando, chi con aria preoccupata, chi esaltata e chi, come Albus, stupito. Scorpius aveva colto l’occasione per pungere la ragazza nel vivo, lì dove era più fragile, ma con quelle parole -il suo migliore amico era l’unico a saperlo- stava parlando anche di se stesso. Lo scrutò alla ricerca di un indizio, un qualcosa che gli spiegasse perché all’improvviso Malfoy avesse abbandonato la sua maschera, ma non trovò niente. Possibile che il rifiuto di Lily l’avesse ferito a tal punto da togliere l’indifferenza dal suo volto? Ma no, non era quello il problema.
Scorpius era stanco, si disse Al, di essere visto come la pallida copia dell’uomo che un tempo era stato Draco. Era stanco del ruolo che gli avevano cucito addosso con pregiudizi pungenti e aguzzi. Era stanco di essere il figlio di un ex mangiamorte, e colui che avrebbe purificato l’onore di famiglia dall’oscurità. Voleva bene a suo padre, ma spesso sentiva il peso del passato -un passato che neanche gli apparteneva- gravargli sul petto come un macigno. Forse il vero problema era che, sotto tutta la corazza, Scorpius pensava che Lily l’avrebbe compreso.
I fratelli Potter erano.. particolari. James aveva accolto la sfida di rappresentare i suoi omonimi portandola a termine con successo, tra partite di Quidditch, punizioni e ragazze. Albus era finito in Serpeverde e somigliava al padre più di quanto fosse disposto ad ammettere. Per lui contava la sua famiglia. Nonostante questo però, era il degno erede di Severus Piton: coraggioso, ma anche astuto e senza scrupoli. Infine c’era Lily. Impulsiva, testarda, e perfida. La piccola di casa e, senza alcun dubbio, la più forte. Era cresciuta in un mondo fatto di amore e valori, circondata da zii e cugini, ma al tempo stesso era distante. La prima volta che l’aveva vista non avrebbe scommesso uno zellino su di lei. Poi si era ricreduto. Nessuno poteva vincere contro la rossa Potter. Solo la fama di suo padre, forse. Sembrava alla costante ricerca di felicità, come un vagabondo nel deserto che non cerca l’acqua ma il mare.
Scorpius l’aveva capito subito: Lily era stanca del ruolo ritagliatole su misura, e tutto ciò che faceva era dettato dal desiderio di evadere dal futuro già programmato che gli altri ponevano davanti a lei. Come se vedesse le persone costruirsi la propria strada pietra dopo pietra, e ai piedi avesse un sentiero dorato, pronto ed estraneo, con il suo nome scritto sopra. Stava fuggendo da quel percorso con tutta se stessa, ma ovunque andasse il posto era occupato, e finiva con il ritrovarsi al punto di partenza. Ogni volta. Scorpius la capiva davvero. Le leggeva dentro, ma non accettava i suoi comportamenti. Fuggire, lui lo sapeva bene, non ti porta in alcun luogo. Fuggire non è -ironia della sorte- una via di fuga. Quando Lily litigava con i fratelli, o prendeva posizione, ecco che si avvicinava al cambiamento. Malfoy sapeva che, per togliersi dalla pelle il tatuaggio del pregiudizio e delle aspettative, era necessario sradicare ogni pietra dal selciato e sostituirla con una nuova. Era un lavoro arduo, ma non impossibile. Forse, se Lily non l’avesse detestato, lui avrebbe potuto insegnarle come cambiare le cose. Ma lei preferiva vederlo come la persona che quasi tutti gli altri gli leggevano addosso, e Scorpius non aveva più le forze di intraprendere una lotta contro le convinzioni altrui. Anche se si trattava di Lily Potter. Anche se loro due erano simili.
In fondo, cos’avrebbe potuto guadagnarci?
— So benissimo che ci sono questioni più importanti di una festa, Malfoy! Non sono una bambina testarda, ti sbagli. Soltanto perché non piango e non corro da te ogni volta che qualcosa non va, questo non ti dà il diritto di trattarmi come una stupida insensibile. I miei problemi sono solo miei! E non vengo certo a dirli a te. — Ormai la situazione era degenerata. Si respirava un’aria pesante, carica di pensieri e opinioni, del tutto diversa rispetto a quella che poco prima avvolgeva gli studenti. Sembrava che tutta la leggerezza fosse stata spazzata via, ma solo tre persone in quella stanza ne soffrivano davvero. Gli altri erano intenti a soffocarsi nei loro stessi commenti, come se vivessero di discussioni e tragedie, ostentando però un dispiacere palpabile, da perfetti ipocriti quali erano.
— Senti Lils, perché non vieni alla festa con me? Albus, tu saresti d’accordo? — Lysander si frappose tra la rossa ed il biondo, cercando di placare gli animi e di salvare i suoi migliori amici da quella che -ne era certo- si sarebbe trasformata in una catastrofe. Era molto legato alla piccola Potter, l’unica a conoscenza del suo segreto, ma insieme a suo fratello aveva instaurato un solido legame anche con Scorpius. Certo, il rapporto tra lui ed Albus non aveva niente di simile a quello con i gemelli, ma loro erano un bel gruppo. Affiatato, divertente.
— Va bene Lys, vai tu con lei. Per quel che conta, saresti stato la mia seconda scelta. — Rispose il moro, provando a diffondere un pizzico di leggerezza. Era preoccupato per sua sorella, ma anche per Scorpius. Possibile che a diciassette anni ancora rispondesse con un’alzata di spalle alle sue domande?
— Non che questo sia importante, Severuccio. — ribatté Lily. — Ah, Lysander, accetto molto volentieri il tuo invito.. e sii puntuale. Non vorrai far aspettare la tua magnifica dama, vero? — aggiunse con un sorriso beffardo indirizzato a Malfoy ed uno appena accennato e molto più sincero al gemello. Scorpius le lanciò un’occhiata di sufficienza, e la seguì con lo sguardo mentre si dirigeva a passo di marcia verso i dormitori, trascinando con sé una Dominique Weasley senza parole. La giovane Potter sentiva i suoi occhi glaciali puntati addosso come tanti piccoli aghi, ma non si voltò.
Salì le scale scuotendo la chioma con innata maestria, e si chiuse la porta alle spalle.
   
 
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