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Autore: Larksunset    03/07/2018    1 recensioni
Piccola one-shot sui nostri adorati Sterek.
Dal capitolo:
Quella mattina Stiles si svegliò infreddolito, con gli occhi ancora chiusi allungò una mano accanto a lui per sfiorare il caldo corpo del compagno, ma trovò il vuoto. Si alzò di colpo spalancando gli occhi: dov’era finito Derek? Si chiese con disappunto. Aveva fantasticato su loro due… e sapeva che il fidanzato non si sarebbe certo tirato indietro, nel realizzare le sue fantasie.
Doveva farsene una ragione: alzarsi e affrontare il freddo da solo, pensò ironicamente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek/Stiles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cold night
 
 
Stiles Stilinski lavorava alla Hale Corporation computer da qualche anno. Era uno dei migliori programmatori informatici della società, la sua specializzazione era nell’intercettare e neutralizzare hacker e virus.
Il presidente della società Peter Hale, non ci aveva pensato due volte ad assumerlo dopo il colloquio. Era rimasto colpito da questo ragazzo giovanissimo, di appena 22 anni, ma dal talento innato se si trattava di informatica.
E proprio sul posto di lavoro conobbe anche il suo fidanzato: Derek Hale.
Derek era il nipote del suo capo. Giovane, moro con gli occhi verdi, e una sexy barba ben curata.
Per Stiles fu amore a prima vista, lo stesso non si poté dire per l’altro… ma in amore non bisogna mai arrendersi, e dopo un lungo corteggiamento, il cuore del moro cedette, con grande disapprovazione dello zio. Una storia così intensa che ora vedeva i due giovani convivere felicemente.
 
San Valentino era alle porte, e l’aria nella cittadina della California si stava riempiendo di cuori e sdolcinatezze varie, piacevoli per chi era innamorato, da voltastomaco per chi era ancora solo.
Quella mattina Stiles si svegliò infreddolito, con gli occhi ancora chiusi allungò una mano accanto a lui per sfiorare il caldo corpo del compagno, ma trovò il vuoto. Si alzò di colpo spalancando gli occhi: dov’era finito Derek? Si chiese con disappunto. Aveva fantasticato su loro due… e sapeva che il fidanzato non si sarebbe certo tirato indietro, nel realizzare le sue fantasie.
Doveva farsene una ragione: alzarsi e affrontare il freddo da solo, pensò ironicamente. Dirigendosi verso la cucina udì strani rumori. Si affacciò dalla porta e lo spettacolo che gli si presentò non lo fece scoppiare a ridere per poco: Derek Hale, l’avvocato più terribile della California, era alle prese con pentole e fornelli, e non stava avendo la meglio! La cucina era un immenso disastro, con pastella di pancake nei posti più impensati. Posò una mano alla fronte: avrebbe ripulito più tardi, o avrebbe chiamato la signora delle pulizie… sembrava un macello pazzesco! Ma aveva fatto davvero tutto da solo? Riuscì a trattenere le risate fino a quando non si rese conto che Derek era ricoperto dalla testa ai piedi di farina!
 
“Mi hai lasciato tutto solo in quel grande letto al freddo!” disse attirando l’attenzione del fidanzato che non si era accorto della sua presenza: “ Lo sai che non dovrei aiutarti?... ma sono caritatevole, giusto perché sei adorabile con questo grembiulino!” detto questo gli rubò la padella dalle mani.
 
Con tono imbarazzato gli rispose: “Volevo farti una sorpresa e prepararla io questa mattina la colazione. Ma a quanto pare questa cucina ce l’ha con me!” e gli diede un bacio a fior di labbra andandosi a sedere e lasciandogli campo libero.
 
“Tesoro, lo sappiamo tutti e due che non è colpa della cucina: è che tu sei veramente negato!” lo derise il compagno.
 
“Non sono negato! Questa cucina è un mostro!”
 
“Certo, certo! Come dice lei avvocato Hale. Ma stia tranquillo gliela faccio vedere io a questo mostro! Difenderò il suo onore!” scherzò ancora il più piccolo.
 
I due si scambiarono uno sguardo complice e scoppiarono a ridere.
Finito di preparare il tutto Stiles si sedette accanto al fidanzato ed iniziarono a fare colazione, lasciandosi alle spalle il disordine in cucina. Ci avrebbe pensato dopo.
 
“Ieri ho visto Scott, mi ha chiesto che cosa faremmo per san Valentino…”
 
Stiles alzò la testa: “Lui ha in mente di fare qualcosa?”
 
“Abbiamo parlato poco, ma mi ha accennato che desiderava prenotare al Roscol’s House… sembra stiano organizzando una serata romantica per le coppie.”
 
“Tu cosa vorresti fare?” chiese malizioso.
 
“Io voglio stare con te… se tu lo vuoi, possiamo unirci a loro per cena ma…” gli prese una mano tra le sue. “Dopo sei mio!” disse quelle parole con tono roco da far venire la pelle d’oca a Stiles, immaginandosi tra le sue braccia a farsi coccolare.
 
Era deciso, cena fuori e poi… bé il poi era una loro faccenda privata.
 
La festa degli innamorati era l’occasione perfetta, pensò Stiles, stava con Derek da cinque anni, vivevano insieme da due, e lo amava alla follia, si quello era il giorno giusto per chiedergli di sposarlo! Era emozionato al solo immaginarlo! C’era solo una cosa da fare nell’imminenza, recarsi dal suo capo e chiedere un permesso per uscire prima da lavoro. Tutto sarebbe andare liscio come l’olio a san Valentino, anche se mancava ancora qualche giorno.
La segretaria lo fermò prima che entrasse nell’ufficio di Peter.
 
“Dove pensi di andare? Il signor Hale è impegnatissimo!” disse con voce stridula.
 
Con Marisol non riusciva ad andare d’accordo, i due litigavano continuamente.
 
“E non potresti farmi la cortesia di chiedere se adesso ha un momento libero da dedicarmi?” chiese in modo sarcastico Stiles.
 
La donna di malavoglia premette il pulsante dell’interfono.
 
“Signor Hale, c’è qui Stilinski… lo avevo già avvisato che lei era impegnato, ma non vuole sentire ragioni!” e sorrise malignamente al ragazzo davanti a lei, che vedendola alzò gli occhi al cielo.
 
Peter rispose subito: “Marigold tesoro, lo sai che per Stiles sono sempre libero. Fallo entrare!”
 
Stiles da persona matura qual era fece una linguaccia alla segretaria e si diresse verso l’ufficio del loro superiore,e lasciando la donna con la bocca aperta e furente di rabbia entro.
Peter lo accolse a braccia aperte, adorava quel ragazzo, li aveva salvati dal fallimento miliardi di volte.
 
“Stiles qual buon vento? Non vieni mai a parlare con me nel mio ufficio. E’ successo qualcosa?”
 
Il ragazzo lo tranquillizzò: “No no signor Hale… si tranquillizzi, la sua azienda non è mai andata così bene. Sono qui per motivi personali. Volevo un permesso per andar via prima oggi”
 
Peter si accigliò un po’: “E’ successo qualcosa tra te e Derek?”
 
“No. Al contrario! Ho delle commissioni da fare. Naturalmente se non è un problema per lei!”
 
Ma il suo capo non voleva demordere, era un tipo molto curioso, e desiderava capire cosa stava accadendo tra il nipote e il suo pupillo.
 
“No figurati, con tutti gli straordinari che fai, è il minimo! Ma posso chiederti che genere di commissioni devi fare? Posso esserti d’aiuto?”
 
Stiles non aveva intenzione di rivelare a nessuno la sua idea, tanto meno allo zio del suo fidanzato, che poteva farsi scappare qualcosa.
 
“Signor Hale sono cose private che riguardano mio padre, mi scusi se preferisco non parlarne.”
 
Mentì ma a fin di bene. E davanti a quella risposta Peter diede il via libero al ragazzo, anche se aveva intuito che gli stava nascondendo qualcosa.
 
 
++++++
 
Stiles una volta uscito dall’azienda si diresse in una gioielleria nei pressi della società. Entrato si sentiva un poco impacciato, e si avvicinò al primo bancone libero.
 
“Posso esserle d’aiuto?”gli chiese quasi subito una commessa.
 
Il ragazzo che era sovrappensiero si spaventò.
 
“Oh mi ha fatto venire un colpo!” e posò una mano sul petto con fare teatrale.
 
La signorina mortificata si scusò: “Mi perdoni, non era mia intenzione. Posso darle una mano?”
 
Adesso più che spaventato si sentiva impacciato, non sapeva davvero da dove iniziare.
 
“Le sarei davvero grato. Mi servirebbe un anello di fidanzamento.”
 
La commessa sorrise come una scema, adorava aiutare i clienti per quel genere di dono.
 
“La sua ragazza deve essere molto fortunata. Sa, anche io sono fidanzata da molti anni, ma lui non vuole proprio decidersi a farmi la proposta.”
 
Cominciò a parlare a ruota libera, lasciando Stiles basito, aveva trovato una persona con una parlantina peggio della sua. Decise che era meglio fermarla, ma in tono gentile.
 
“Non perda la speranza, magari lo farà per San Valentino. Ma adesso possiamo tornare al mio anello?”
 
“Forse ha ragione, quale migliore occasione della festa degli innamorati! Infondo il mio Jason è un romantico!”
 
“Possiamo tornare al mio anello?” le ripetè.
 
“Ha ragione, mi scusi. Le mostro subito i nostri anelli più belli!”
Era ora, pensò Stiles.
 
“Signorina ma niente di appariscente, vorrei una fascetta semplice!”
 
Lei lo guardò delusa: “Neanche con un diamantino sopra?”
 
“No, vorrei una fascetta semplice!” fu la sua ultima risposta.
 
Senza aggiungere altro la commessa prese un plico sotto il banco e glieli mostrò.
C’erano anelli a fascia per tutti i gusti, ma una attirò subito l’attenzione di Stiles.
 
“Ecco prendo questa!” disse soddisfatto, indicando un anello d’argento con una fascia nera nella parte centrale.
 
La ragazza era sorpresa: “Ma questo è un modello maschile!”
 
“Allora è perfetto!” rispose sorridendo.
 
La commessa ricambiò il sorriso. Aveva capito il disguido: “E’ per il suo fidanzato allora!”
Lui annuì.
 
“Lo osservi, questo anello è in acciaio inossidabile con finitura lucida nera e argento. Mi permetta di dirle che è perfetto per un fidanzamento!”
 
Mentre la ragazza continuava a descriverlo, Stiles già lo immaginava al dito di Derek.
Quando uscì dal negozio era sorridente e soddisfatto, e completamente ignaro che qualcuno lo stesse osservando.
 
 
++++++++
 
 
San Valentino era alle porte.
La mattina del 12 febbraio Stiles era come al solito nel suo ufficio, stava lavorando al suo pc, quando, come un uragano, entrò la segretaria del suo capo.
 
“Stilinski il signor Hale ti vuole immediatamente nel suo ufficio. Chissà cosa avrai combinato!” gli disse malignamente Marisol.
 
Lui alzò lo sguardo verso la donna con aria infastidita più che preoccupata. Non vedeva l’ora di poter tornare a casa. Si alzò dalla sua scrivania per avviarsi verso l’ufficio del suo superiore.
Non riusciva davvero a capire cosa potesse aver combinato, per quella improvvisa convocazione. Con Marisol aveva finto di essere tranquillo, ma era un po’ preoccupato. Bussò con mano tremanti.
 
La voce dall’altra parte non tardò a dire: “Avanti!”
 
Il ragazzo entrò.
 
“Stiles! Vieni! Ho notizie terribili! La nostra filiare di New York è stata prersa d’assalto da un hacker. Tutti i computer delle banche centrali sono intasati da un virus che non permette di eseguire nessuna operazione. Domani mattina dobbiamo partire per la grande mela e risolvere il problema immediatamente!”
 
Stiles rimase a bocca aperta.
 
“Domani? Signore ma quanto impiegheremo più o meno? Avrei degli impegni per San Valentino!”
 
Peter sentendo la sua risposta sembrò alterarsi: “Io non so quanto impiegheremo ragazzo, questo è lavoro tuo! San Valentino è solo una stupida festa commerciale, se hai impegni dovrai rimandarli, non so se hai compreso quanto sia serio questo problema!”
 
Era mortificato: “Ha ragione, scusi. Ma non ha provato a chiedere a qualcun altro?”
 
“Stiles, sai più che bene che tu sei l’unico di cui mi fidi ciecamente. E’ una situazione troppo delicata per chiedere a qualcun altro! Rischiamo di perdere milioni di dollari!”
 
Aveva stramaledettamente ragione: “La capisco! E la ringrazio per la fiducia. Spero di non deluderla. A che ora partiamo domani mattina?” concluse.
 
“Ho prenotato l’aereo alle 8,00. Per le dieci dovremmo essere a New York!”
 
A testa bassa Stiles annuì. I suoi piani per chiedere a Derek di sposarlo sembrava fossero saltati. Chissà come l’avrebbe presa il fidanzato.
 
 
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Quella stessa sera Stiles , tornato a casa, decise di  informare Derek del suo viaggio di lavoro.
Erano in cucina e stavano cenando, quando decise di affrontare il discorso immediatamente.
 
“Der domani mattina dovrò partire per New York con tuo zio.”
 
All’uomo per poco non andò di traverso il boccone che aveva in bocca: “Cosa? E perché?”
 
“La filiare newyorkese della Hale Corporation ha subito un attacco hacker. Bisogna risolverlo il prima possibile!”
 
“E non ci poteva andare qualcun altro?” chiese con tono molto irritato.
 
“Gli ho detto la stessa cosa, ma ha risposto che si fida solo di me…”
 
“Lo so io perché vuole te!” disse a bassa voce Derek, ma Stiles lo sentì comunque.
 
“Che vorresti dire?” chiese confuso il ragazzo.
 
“Ma dai! Non dirmi che non ti sei accorto di niente! E’ da quando ti ha assunto che vuole portarti a letto!” finalmente buttò fuori quel pensiero che lo tormentava da tempo.
 
“Ma di che diavolo stai parlando?”
Si sentiva confuso dalle parole del fidanzato.
 
“Capisco che sei arrabbiato perché sarebbe il primo San Valentino che non passiamo insieme, ma dire che tuo zio ci prova con me è semplicemente una cosa assurda!”
 
“Non sarai qui per San Valentino? E agli altri cosa dico?”
 
“Mi dispiace Der, non so come prenderanno le cose, e non so se troverò subito un volo! Ma poi spiegami perché pensi che mi venga dietro.”
 
Derek si alzò dal tavolo e poggiò i palmi delle mani al lavabo dandogli inizialmente le spalle, poi si voltò verso di lui dicendogli: “Non c’è niente da dire, io so che ti viene dietro, e da molto tempo!”
 
Stiles perse le staffe e lo rispose a tono: “Derek Hale stai dicendo un sacco di scemenze! Tuo zio non mi viene dietro: primo perché è etero, lo vedo fare il cascamorto con la sua segretaria ogni momento; secondo perché si è sempre comportato bene con me! Sei geloso ma non ne vedo nessun motivo!”
 
Quelle parole mandarono su tutte le furie il bell’avvocato, che gli urlò: “Geloso? Pensi che ti stia dicendo queste cose solo per gelosia? Ti sbagli amore mio, io sono sicuro di quello che dico!”
 
“No, non sai quello che dici! E non ti voglio nemmeno ascoltare!” rispose alzando anche lui la voce.
 
“No! Adesso mi ascolti eccome! Non ti sei mai chiesto il motivo per cui sei stato assunto?”
 
A quelle parole perse completamente le staffe. “Per la mia preparazione in campo informatico!” e poi sbottò ancora più furente: “Stai forse insinuando che non sono bravo nel mio lavoro? E che sono stato assunto per dare dei favori sessuali al mio capo?”
 
Derek si rese conto della gaffe fatta, e cercò di riparare all’errore commesso, ma il compagno non gli permise di giustificarsi.
 
“Non importa…” disse alla fine con sguardo triste. “Sarà meglio che stanotte vada a dormire sul divano, così non ti disturberò domani mattina.”
 
Stava per andarsene ma il moro lo bloccò prendendolo per un polso: “Aspetta Stiles…”
 
“Derek sono stanco, vado a dormire. Ne riparliamo quando torno.”
E detto questo lasciò Derek da solo in cucina, affranto e arrabbiato.
 
 
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Quella mattina Stiles si era alzato stanco e depresso. Non aveva mai avuto un litigio così violento con Derek. Si, i battibecchi mon mancavano mai, ma mai si erano tenuti il muso per così tanto tempo. E pensare che desiderava chiedergli di sposarlo! E lui cosa aveva fatto? Si era dimostrato geloso, dello zio perdi più! E pensare che Peter Hale non aveva mai dato cenno delle cose di cui lo accusava Derek.
 
Erano appena arrivati a New York. Vide il suo capo allontanarsi col cellulare in mano. Pregò e sperò che le cose non avessero preso una brutta piega. Era preoccupato per quell’attacco hacker così improvviso. Aveva una fervida immaginazione in lui c’era sempre il timore che potesse esserci un attacco terroristico, in quei tempi erano opzioni da valutare purtroppo! Peter non tardò ad arrivare e lo guidò verso un taxi.
 
“Mi hanno chiamato dalla società. A quanto pare sono riusciti a risolvere da soli il problema. Quindi abbiamo la giornata libera! Contento?”
 
Stiles rimase perplesso. Da una parte era contentissimo, perché così poteva tornarsene presto a casa per far pace con Derek; ma dall’altra si domandava come fosse stato possibile che in una notte avessero risolto un problema tanto grave. Era un tecnico informatico di alto livello, dovevano aver assunto un genio dei pc per far sì che l’attacco fosse sventato. Avrebbe indagato, si disse, ma per ora rispose semplicemente a Peter: “Sinceramente si. Possiamo fare il biglietto di ritorno?”
 
Il signor Hale sorrise per l’entusiasmo del ragazzo, ma lo fermò subito: “Già fatto. Sapevo che avevi fretta di tornare. Ma il primo volo riparte questa sera, quindi rilassati e abbi un po’ di pazienza. Nel frattempo ti va di scoprire la grande mela insieme?”
 
Stiles si rabbuiò alla notizia, ma l’idea di fare il turista a New York era invitante. Infondo lui era un tipo frenetico e curioso di scoprire posti nuovi, era un invito a nozze, anche se la metafora non era appropriata per quella occasione, pensò sorridendo.
 
“Si, sarebbe un sogno!” rispose.
 
Peter guardò sorridente il ragazzo: “Bene, ne sono felice!” poi si rivolse al tassista, chiedendogli di accompagnarli a Central Park. L’auto gialla si avviò verso il cuore di New York, mentre il cielo si copriva con dei grossi nuvoloni bianchi.
 
 
Central Park era meraviglioso. Ogni cosa sembrava affascinare Stiles, e spesso Peter era costretto a fermarsi perché il giovane potesse ammirare qualcosa che attirava la sua attenzione: una statua, un laghetto, persino un albero visto in un vecchio film.
L’Hale invece era affascinato dal suo giovane sotto posto, e dalla sua voglia di scoprire di tutto.
Durante il loro girovagare iniziò a nevicare. I fiocchi cadevano lenti e soffici, Peter e Stiles alzarono gli occhi al cielo per ammirare quello spettacolo della natura, dalle loro parti era molto raro che nevicasse.
D’improvviso il più grande tra i due si accorse che l’altro stava tremando.
 
“Che ne dici se andiamo a pranzare in uno dei ristoranti qui vicino? Così ci scaldiamo. Poi nel pomeriggio torniamo in aeroporto per fare i biglietti di ritorno.”
 
Stiles lo guardò con gratitudine ed annuì.
Sotto la neve che imperterrita continuava a scendere, i due si avvicinarono verso un ristorante lì vicino: il Morini.
 
Era un ristorante molto elegante, al posto delle sedie aveva delle comode poltrone, sembrava di gran lusso, e infatti il ragazzo si preoccupò dicendo al suo capo:
“Signor Hale, ma possiamo permettercelo?”
 
Peter scoppiò a ridere!
“Ma certo! Stai sereno Stilinski, sei mio ospite! Infondo se ci troviamo qui è colpa mia! Dai sediamoci…”
 
Stiles arrossi sentendosi in imbarazzo e chiedendosi quanto ricco fosse l’uomo per cui lavorava.
Durante il pranzo parlarono molto, e il giovane si ritrovò a confidarsi sul litigio avuto con Derek la sera precedente, omettendo, ovviamente, il reale motivo.
Peter lo aveva ascoltato in silenzio, e stava per dargli il suo parere sulla faccenda quando si rese conto, guardando dalla finestra, che il tempo era peggiorato drasticamente. Stiles seguì lo sguardo del superiore e vedendo quello spettacolo immacolato spalancò gli occhi.
 
“Caspita! Ma quando è iniziata questa tempesta di neve?”
 
“Suppongo mentre parlavi di mio nipote! Sarà meglio che vada a chiamare in aeroporto. Aspettami qui!” e si alzò per fare una telefonata.
 
Il giovane era in preda ad emozioni contrastanti, era felice di assistere a quella meraviglia, ma era preoccupato. Se continuava a nevicare a quel ritmo, avrebbero bloccato tutti i voli. Lui doveva tornare a casa per chiarirsi col fidanzato, e chiedergli di sposarlo. Derek era la cosa più importante della sua vita.
I suoi pensieri furono interrotti da Peter, che gli si sedette di fronte, aveva l’aria abbattuta.
 
“E’ successo qualcosa?”
 
“Credo di avere brutte notizie. Con questa tempesta di neve, i voli in partenza da New York sono stati sospesi. Non riusciremo a ripartire che tra due giorni!”
 
Stiles si alzò di botto, facendo strisciare la poltrona! Il suo presentimento si era avverato, dannazione!
 
“Cosa? E adesso cosa facciamo?”
 
“Siediti, e calmati per favore. Non lo so purtroppo. Per il momento ho prenotato una stanza nell’hotel più vicino. Ovviamente sarai mio ospite.”
 
“No signor Hale, ho approfittato già abbastanza della sua ospitalità. Non posso accettare.”
 
“Ragazzo mio non chiamarmi signor Hale, ormai sei di famiglia! E poi mi fai sentire vecchio!” rise.
 
“E’ normale che tu sia mio ospite, sei qui per colpa mia! E poi tranquillo, rientra tutto nelle spese dell’azienda, siamo qui per lavoro, no?” disse strizzandogli l’occhio.
 
Stiles non poté fare altro che annuire.
“Signor Ha… ehm Peter, grazie, ma mi sento di approfittare!”
 
“Non essere sciocco dai…”
 
“Grazie…” rispose arrossendo ancora di più.
 
Finito il pranzo si avviarono verso l’albergo.
Aveva prenotato al Ritz, uno dei più sfarzosi nella grande mela, ed a pochi passi da Central Park. Stiles si domandò se c’era tutta quella necessità di alloggiare in un hotel tra i più cari della città. Ma sapeva che Peter non vi avrebbe mai rinunciato.
 
Purtroppo avevano trovato una sola camera disponibile. Era il giorno prima di San Valentino, cosa ci si poteva aspettare? Davanti la vetrata della loro stanza, il giovane informatico era immerso nei suoi pensieri: guardava la neve cadere giù, e il vento che la spingeva da tutte le parti.
 
Peter gli si avvicinò piano, posandogli una mano sulla spalla.
“A cosa stai pensando?”
 
Stiles che era sovrappensiero sobbalzò: “Peter mi hai spaventato!” e girandosi di nuovo verso la finestra continuò a dire: “Mi manca… non riesco a non pensare che a lui!”
 
Peter si rabbuiò, ma non disse niente a riguardo, anzi gli suggerì di chiamare Derek.
 
“Chiamalo se ti manca! Io nel frattempo vado a fare una doccia, così ti lascio alla tua privacy!”
 
Sorrise. Aveva una grande voglia di sentire la sua voce. E poi che sbadato era stato! non lo aveva avvisato che sarebbe rientrato il giorno dopo. Corse a prendere il cellulare nella tasca del cappotto, ma diamine, non c’era campo. Stava seriamente iniziando ad odiare la neve! Decise che sarebbe sceso nella hall per usufruire del telefono dell’albergo, addebitare le sue chiamate personali all’azienda lo metteva in forte disagio.
Sceso giù, chiese di poter telefonare, e venne accompagnato in una stanza privata. Provò a chiamare il fidanzato sia a casa che al cellulare, ma niente, non rispondeva. Decise di avvisare suo padre, per non farlo preoccupare. Finito tornò in camera.
La scena che si trovò davanti lo lasciò a bocca aperta: Peter finito di fare la doccia, era rientrato nella stanza con un asciugamano intorno alla vita, ed uno nelle mani con cui si stava frizionando i capelli.
 
Resosi conto di essere osservato, l’uomo si voltò: “Stiles sei tornato? Hai sentito Derek?”
 
Stiles si riprese dalla visione, cavolo se era sexy il suo capo! Era pur sempre un ragazzo ed era normale che vedere un bell’uomo gli facesse un certo effetto.
 
“Non sono riuscito a rintracciarlo. In compenso ho avvisto mio padre!” ed abbassò il viso lasciandosi sfuggire un sospiro di tristezza.
 
Peter vedendo il suo pupillo con quell’aria affranta cercò di tirargli su il morale.
“Non ti dispiace se ho fatto venire la cena su in camera, vero?”
 
Sentito quella frase, si rese conto della tavola imbandita. Vedendo quel ben di dio gli venne una certa acquolina.
 
“Hai fatto bene. Ho un po’ di appetito.” E fece un sorriso a trentadue denti.
 
Peter vedendolo sorridere non riuscì a resistere a tale tentazione e gli si avvicinò, facendolo girare verso di sé. Stiles non capì cosa stava accadendo, perché quel gesto? Ma non riuscì a parlargli per chiedergli una spiegazione perché le labbra di Peter si posarono quasi con impazienza sulle sue, lasciandolo sgomento.
Cercò di allontanarlo, ma era troppo sopraffatto dal momento e da Peter che adesso lo stava spingendo verso il letto. L’uomo con una certa delicatezza lo fece distendere sulla morbida coperta, mettendosi sopra di lui, non aveva smesso un solo attimo di baciarlo, neanche per riprendere aria. Ma lui non voleva quel bacio, e con una spinta lo capovolse alzandosi in fretta.
 
“Che stai facendo?” chiese con affanno e uno sguardo arrabbiato. Poi d’improvviso iniziò a fare avanti e indietro, parlando tra sé, come gli capitava spesso di fare quando era nervoso.
 
“Derek aveva ragione, ed io che non volevo credergli!” poi la sua attenzione ricadde su Peter che era ancora sdraiato sul letto: “Spiegami perché lo hai fatto?”
 
L’Hale che aveva visto il siparietto del giovane si alzò sentendosi interpellato:
“Perché mi piaci! Mi piaci dalla prima volta che ti ho visto. E mentre io volevo saltarti addosso, tu che fai? Ti innamori di mio nipote! E sei anche ricambiato! Ma io non lo posso sopportare, perché ti voglio solo per me!” e dettogli questo lo sbatté contro il muro della lussuosa camera, cercando di baciarlo di nuovo, ma questa volta lui non lo lasciò fare, lo spinse lontano urlandogli con tutta la rabbia che aveva in corpo.
 
“Lasciami Peter! Io non ti voglio, e non ti vorrò mai! Io sono innamorato di Derek, lo amo profondamente!” e detto ciò si allontanò, prese cappotto e borsone e si chiuse la porta alle spalle, lasciando il suo superiore col cuore infranto, e dispiaciuto oltre ogni dire.
 
Solo, Peter si sedette sul letto coprendosi il viso con le mani: si vergognava tantissimo per il suo comportamento, aveva agito d’istinto, si era fatto prendere dalla gelosia… ma aveva sbagliato tutto, perché ora aveva davvero perso Stiles per sempre!
 
Stiles era a pezzi. Derek aveva ragione, lo aveva avvisato, e lui non gli aveva dato retta. Ma come poteva solo pensare una cosa del genere? Era uscito di corsa dall’hotel, aveva preso un taxi e si era fatto accompagnare in aeroporto. Ma Peter aveva ragione: non c’erano aerei in partenza da New York, a causa della tempesta di neve.
Rimase seduto nella sala d’attesa. Perso a guardare il vuoto.
Ripensava ancora a quello che era successo in albergo. Si sfiorò le labbra: il suo capo, lo zio del suo fidanzato lo aveva baciato! Cercando di sedurlo! Eppure Peter non gli aveva mai dato l’idea che potesse avere un debole per lui, cavolo era convinto che volesse portarsi a letto la sua odiosa segretaria! DannazioneDerek lo aveva avvisato, la sua non era stupida gelosia, e lui che aveva fatto? Si era comportato da sciocco come al solito, trattandolo male, e deridendolo dell’assurdità della cosa.
Mentre pensava e ripensava a questo con un gesto casuale sfiorò la tasca del cappotto, sentendo un rigonfiamento: la scatola dell’anello. Non aveva voluto separarsene! La aprì osservando quel cerchio… vi era racchiusa la sua felicità in quel semplice gioiello. Prese una decisione: avrebbe fatto assolutamente tutto per tornare a casa dal suo amore e chiedergli di sposarlo!
Con furia uscì fuori dall’aeroporto fiondandosi sotto la neve che continuava a cadere. Chiamò un taxi alzando il braccio.
 
“Io dovrei arrivare a Beacon Hills, in California. Quanto mi costerebbe il viaggio?”
 
Il tassista lo guardò con sgomento, e anche con un sorriso derisorio sul volto: “Ragazzo lei mi sta prendendo in giro? Ci sono quasi 4500km da qui a Los Angeles, e sta nevicando da pazzi. I metereologi dicono che sta per aumentare ancora di più. Sarebbe un suicidio! Le consiglio di aspettare che smetta questa tempesta di neve!”
 
Stava per ripartire ma Stiles lo bloccò!
 
“Sono disposto a pagare qualsiasi cifra, devo tornare a casa entro domani! Ho una proposta di matrimonio da fare! Mi aiuti la prego, glielo chiedo in ginocchio!” disse disperato.
 
L’uomo le guardò tristemente: “E’ pericoloso ragazzo! Credo che se vuoi davvero sposarti dovrai stare qui buono buono e aspettare che smetta di nevicare. Perché la persona a cui devi fare la tua proposta sarà vedova prima del matrimonio! E’ un consiglio figliolo!” e ripartì.
 
Stiles si afflosciò sul marciapiedi e cominciò a disperarsi, parlando tra sé sé.
 
“Accidenti! E adesso come faccio? Volevo arrivare in tempo per chiedergli di diventare mio marito proprio nel giorno degli innamorati! Stupida neve! Stupida tempesta!” prendeva a schiaffi il manto bianco. “Stupido Peter che stava per saltarmi addosso! Ma stupido me che mi sono cacciato in questa assurda situazione!”
 
E intanto la neve continuava a scendere a fiotti senza dare tregua alla città.
Era ancora seduto sul marciapiedi quando gli si avvicinò un auto. Il passeggero tirò giù il finestrino e gli sorrise:
“Ciao. Perdonaci ma non abbiamo potuto fare a meno di ascoltarti, e assistere alla scena col tassista. Lo so che non si fa, ma credo che mezzo aeroporto ti abbia sentito… sei stato davvero poco indiscreto!”
 
Stiles alzò un sopracciglio ed osservò i tre ragazzi all’interno del mezzo.
 
“Come dicevo, non abbiamo potuto fare a meno di ascoltarti, ed a quanto abbiamo capito devi andare a Los Angeles!”
 
“Veramente Beacon Hills!” precisò.
 
Il ragazzo nell’auto scoppiò a ridere. “Fa lo stesso! Noi stiamo andando a Las Vegas, se vuoi puoi venire con noi fino a lì, e prendere un aereo per tornare a casa tua!”
 
Stiles era sorpreso del gesto di quei perfetti sconosciuti. Poteva fidarsi? Ma al diavolo tutto, sarebbe tornato a casa da Derek ad ogni costo! Accettò subito la proposta. Prese il borsone e salì a bordo.
Si presentarono e partirono.
 
“Ragazzi, grazie di cuore, mi salvate la vita!”
 
“Ma non dirlo nemmeno! Ti abbiamo visto disperato, e visto che si andava più meno nella stessa direzione, perché non darti una mano? Anche noi avevano il tuo stesso problema fino ad un’oretta fa circa. Poi abbiamo deciso di affittare una macchina.”
 
I tre gli raccontarono che stavano andando a Las Vegas perché Ethan, uno dei due gemelli (si perché erano due fratelli gemelli, ed un altro ragazzo), e Danny, il moro che gli aveva parlato all’inizio, volevano sposarci proprio nel giorno degli innamorati, ma la tempesta di neve aveva bloccato i loro progetti.
Anche Stiles si trovò a confidarsi: parlò di Derek, e dell’assurda situazione col suo capo, e zio del suo fidanzato. E vista l’imbarazzante situazione era fuggito via, con quel brutto tempo. I suoi nuovi amici trovarono le parole per consolarlo: il suo ragazzo non si sarebbe lasciato scappare una persona meravigliosa come lui, si sarebbero certamente chiariti, soprattutto dopo la sua proposta di matrimonio!
 
Durante le lunghe ore che seguirono, i ragazzi si diedero il cambio alla guida, mentre gli altri riposavano. Per fortuna le strade venivano pulite dagli spazzaneve. Erano abituati a quelle situazioni meteorologiche. Unico problema era il traffico un po’ rallentato. Ma meglio di restare in una sala d’attesa a disperarsi.
Superarono il New Jersey e la Pennsylvania, e la neve scendeva ancora. Era notte fonda quando stavano per raggiungere l’Ohio, e dei rumori sospetti li fecero preoccupare. Provenivano dall’automobile! Ma nessuno voleva fermarsi e proseguirono questa loro odissea sotto il manto bianco.
Entrati a Cleveland, mentre alla guida c’era Danny, apparve una strana spia rossa e subito dopo la macchina si fermò sbuffando del fumo dal motore. I ragazzi che dormivano si destarono, cosa mai era successo? Ma il loro autista non aveva spiegazione, anche lui ignorava il perché. Provarono e riprovarono a mettere in moto ma niente! si poteva dare un’occhiata al motore, proposero. Uscirono fuori, ed il vento pungente li colpì violentemente. Faceva davvero freddo!
Aprirono il cofano anteriore per guardarvi dentro. I due gemelli masticavano un po’ di meccanica, essendo appassionati di moto, ma nonostante la loro passione, il loro divertirsi a montare e smontare motociclette, impiegarono quasi un’ora per rimettere in sesto quella macchina. Ahimè c’era un combustibile alterato dalla presenza di acqua, ed era plausibile con la neve che scendeva dalla mattina precedente!
Lo tolsero, lo ossigenarono e finalmente poterono ripartire! Consci che bisognava cambiarlo appena fosse loro possibile.
 
Erano le 6,00 del mattino. San Valentino! Mentre i tre ragazzi facevano colazione in una tavola calda, Stiles provò a chiamare Derek. Aveva accesso il cellulare, aveva deciso di spegnerlo per non sprecare batteria. Ricevette circa una ventina di messaggi di Peter: si scusava per il suo comportamento, e gli chiedeva di tornare in albergo, perché con quel tempo non poteva stare da solo in una città a lui sconosciuto. Ma dopo aver ascoltato un penoso messaggio dove gli diceva di amarlo, e di essersi comportato così solo per il suo bene, spense il telefono furioso. Ci mancava che lo chiamasse. Ma con che faccia gli diceva quelle cose? Era il fidanzato di suo nipote, non aveva nessuna vergogna? Non era neanche riuscito ad ascoltare gli altri quindici messaggi. Era nauseato! Avrebbe chiamato Derek più tardi da un telefono pubblico.
Raggiunse gli altri per fare anche lui colazione.
Ripartirono per le 11,30. Cambiare il pezzo all’auto aveva fatto perdere loro molto tempo! Ma ben presto si avviarono per il Colorado.
 
Stiles era più sereno, dimenticate le cavolate sentite da Peter nei suoi messaggi, ora era certo che tutto sarebbe andato bene, mancavano poche ore perché arrivasse a Las Vegas, e da lì lo aspettava l’aereo prenotato da Aiden, uno dei suoi nuovi amici. Aveva raccontato della spiacevole sorpresa avuta nell’aprire il suo cellulare, così il nuovo amico lo aiutò. Che strano, a volte si trovavano dei veri amici quando meno ci si aspettava, e lui era certo che quelle tre fantastiche persone erano state un dono divino. Tre angeli custodi inviate a soccorrerlo per coronare il suo sogno d’amore.
Ma la fortuna non era proprio dalla loro parte perché si bucò anche una ruota!
Stiles scese dalla macchina arrabbiato, dando un calcio ad una piccola montagnetta di neve.
 
“Maledizione!”
 
“Stiles dai un po’ più di fiducia. Ti prometto che arriverai dal tuo Derek!” disse Ethan sorridendo.
“Io devo sposarmi tra poche ore, non mi lascerò rovinare tutto da questo catorcio!”
 
Sorrise anche lui e attese che cambiassero la ruota. Anche se ci volle quasi una mezz’ora.
Ma se la giornata era iniziata male, non poteva aspettarsi che andasse meglio. Stavano per raggiungere lo Utah e si ritrovarono col serbatoio in riserva, e toccò spingere l’auto fino al distributore di benzina.
 
“Ethan sei ancora fiducioso?” disse Danny, in preda ad una crisi di nervi.
 
“Tesoro è Cupido che ci sfida, ma noi siamo più forti!”
 
Finalmente raggiunsero Las Vegas, che era sera inoltrata.
 
“Ho perso l’aereo!” si disse Stiles disperato.
 
“No hai dieci minuti per raggiungere lo scalo 24. C’è un posto vacante dell’ultimo minuto. L’aereo parte alle 22,30.” Danny stava trafficando col suo smartphone, ed era serissimo.
 
“Ragazzi non so come ringraziarvi!”
 
Stiles aveva gli occhi lucidi.
 
“Purtroppo non potrai assistere al nostro matrimonio, ma speriamo di esserci al tuo!”
 
“Potete contarci!”
 
E abbracciandosi si salutarono.
Seduto in un posto di fortuna, prese l’astuccio dell’anello tra le mani. Ancora non era tutto perduto! Ma si fermò a rimuginare sul loro ultimo litigio. E se non volesse più stare insieme a lui?
E come dargli torto? Lo aveva avvertito sulle intenzioni di suo zio, e lui che aveva fatto? Aveva preso le difese di Peter, ed era andato a New York senza cercarlo prima per fare pace.
No, non l’avrebbe perdonato! Sospirò pesantemente e aspettò di giungere a Beacon Hills, una volta lì avrebbe visto cosa sarebbe successo.
 
 
++++++++
 
 
 
Mancava un quarto d’ora alla mezzanotte, ed il giorno di San Valentino sarebbe giunto al suo termine, per lasciar spazio a quello che veniva definito il giorno dei single.
Stiles era davanti la porta di casa sua. Quell’appartamento che condivideva col suo Derek. Era tutto buio, come se non vi fosse nessuno al suo interno. Si disperò pensandolo fuori con chissà chi. Lo aveva già dimenticato? Qualcun altro aveva preso il suo posto nel suo cuore? Quante sciocchezze andava a pensare.
Sospirò, mise la chiave nella toppa e girò…
Era tutto avvolto dall’oscurità e dal silenzio. Solo dalla cucina proveniva un lieve bagliore. Posò il borsone all’entrata e si diresse verso quella luce.
Rimase sorpreso nel trovarsi davanti quella scena.
C’era il suo fidanzato seduto intorno al tavolo, con in una mano il suo cellulare, e davanti un piatto di cibo precotto mezzo bruciacchiato.
Era davvero uno spettacolo comico vedere il grande avvocato osservare il suo telefono muto in attesa di chissà che, mentre giocherellava con la sua forchetta, martoriando qualcosa che si poteva definire anche cibo.
Restò ad osservarlo per qualche minuto, non lo aveva sentito rientrare. Ma poi si schiarì la voce in attesa di una reazione dal fidanzato.
Derek appena udì il rumore si girò spalancando i meravigliosi occhi verdi. Si alzò di botto lasciando cadere sedia e cellulare, correndo ad abbracciare Stiles, che rimase immobile non aspettandosi una tale reazione.
 
Provò a dire qualcosa, ma il bellissimo avvocato lo baciò avidamente, dicendogli a fior di labbra: “Quell’idiota di mio zio mi ha raccontato tutto… ero così in pensiero. Avevi il cellulare staccato! Come sei arrivato qui? New York ha un’allerta meteo!”
 
Stiles lo guardò sorpreso: “Peter ti ha raccontato ogni cosa?” chiese con sguardo colpevole.
 
Derek iniziò a tormentargli il collo mentre diceva: “Si… tutto. Del suo stupido piano per portarti lontano da me il giorno di San Valentino, del bacio che ti ha dato, e del suo fallito tentativo di conquistarti mostrandoti il lusso sfarzoso a cui lui è abituato…” il tono era rabbioso. “E mi ha raccontato anche di come lo hai respinto, dicendogli chiaramente in faccia che è me che ami… me solo me!” e lo baciò con passione, premendolo contro la parete della loro cucina.
 
Stiles sorrise, stare contro un muro ma, con Derek a baciarlo, era decisamente meglio!
 
“Lo hai fatto infuriare quando sei scappato. Che tocco di classe amore mio!”… poi divenne serissimo: “Ma come sei arrivato qui?” ripetè preoccupato.
 
Peter gli aveva detto che non c’erano voli, e che, avendo il cellulare spento, non era riuscito a contattarlo.
Il giovane era felice, tutta quella sua odissea lo aveva riportato dall’uomo che amava. Non riusciva a smettere di guardarlo con occhi adoranti. Derek sapeva tutto, e non voleva affatto lasciarlo! All’improvviso fissò l’orologio appeso alla parete: mancava poco a mezzanotte! Si allontanò a malincuore dalle braccia del suo bellissimo fidanzato, e prese il suo tesoro dalla tasca del cappotto.
 
“Immagino che questa sia la prima di una lunga serie di domande che desideri pormi… e giuro che risponderò a tutto…” fece una pausa emozionato. “…ma prima devo chiederti una cosa…”
 
Aprì la scatolina e la porse a Derek…
“Derek Hale… so che sono un casino vivente… imbranato… iperattivo… logorroico… non ne combino mai una giusta. A volte vorrei prendermi a schiaffi da solo… ma di una cosa sono assolutamente certo: ti amo con tutto il mio cuore, e spero che prima che scocchi la mezzanotte tu accetterai di diventare mio marito!”
 
Lo guardava con occhi lucidi, in attesa della sua risposta…ma Derek iniziò a ridere.
“Dici davvero?”
 
Stiles che era serissimo chiuse la scatolina ed abbassò lo sguardo:
“Hai ragione ad essere arrabbiato con me, ma arrivare a ridere di me è troppo. Ho passato una delle notti peggiori della mia vita per arrivare da te,,, e credimi non sono mai stato così serio, lungi da me l’idea che questo sia uno scherzo.”
 
Il bell’avvocato era senza parole, e lo lasciò solo dirigendosi in un’altra stanza.
Stiles cadde a terra deluso… lo aveva perso per colpa di Peter e delle sue macchinazioni? Era davvero riuscito a separarli?
Ma d’improvviso Derek rientrò… lo vide triste… gli si avvicinò con anch’egli una medesima scatolina.
 
 Gli prese il mento tra due dita, e lo alzò dolcemente perché potesse guardarlo negli occhi:
“Non ridevo di te, sciocco. Ridevo perché abbiamo avuto la stesse idea e mi hai anticipato. Anche io stasera volevo farti la stessa proposta. Qualche giorno fa sono andato da Peter, per prendere l’anello di famiglia da donarti. E credo che in quell’istante mio zio abbia perso le staffe, portandolo ad inventarsi quello stupido viaggio per tenerti lontano da me.
Sapevo della sua ossessione nei tuoi confronti, fin da quando ti ho conosciuto. Ed era questo il motivo per cui inizialmente non volevo uscire con te.
Ma poi mi sono innamorato senza che me ne rendessi conto… e al diavolo mio zio… tu eri mio… poteva farsela passare!”
 
Gli diede un leggero bacio sulla bocca, e poi con un gioco di sguardi lo invitò ad osservare l’orologio.
 
“E’ quasi mezzanotte, ed io ho una gran voglia di dire di si alla tua proposta, ma solo se tu farai lo stesso!”
 
Stiles aveva sul volto un’espressione indecifrabile che fece preoccupare l’avvocato, perché non riusciva ad intuire i suoi pensieri.
 
“Sai è la prima volta che parli così tanto…” detto questo si accucciò tra le sue braccia: “Io accetto amore mio…”
 
E mentre disse queste parole si udì scoccare la mezzanotte. Rise della cosa, seguito subito da Derek,che lo strinse forte a sé.
 
“Che stupido sei…” e lo baciò con tutto il fiato che aveva in corpo.
 
E mentre le loro bocche si esploravano avidamente, fuori dalla loro casa, nella loro cittadina dove la neve non cadeva mai, iniziarono a cadere dei candidi fiocchi bianchi, sospinti forse dal vento, che in quel momento si era alzato.
 
Così mentre in quel nido d’amore i due innamorati si erano ritrovati facendo esplodere la loro passione, piccoli bagliori bianchi danzavano in quella gelida notte di san Valentino, quasi a far loro da cornice, perché a volte l’amore è più forte di qualsiasi cosa, e fa fare cose improbabili ed impossibili.
 
 
 
 
Questa piccola one-shot è per farci perdonare della nostra lunga assenza.
Comunque siamo tornate e al più presto aggiorneremo le altre due storie.
Nel frattempo fateci sapere se questa storia vi è piaciuta.
A risentirci presto.
Alice e Lark.
   
 
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