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Autore: Cocever    03/07/2018    0 recensioni
Riflessioni random di una nonmorta alle prese con il duro mondo di Dark Souls. A cosa ti aggrappi se non vuoi diventare vuoto?
-Dopotutto non poteva fare entrambe le cose, restare determinata e al contempo sana di mente-
-Non era forse pazzo chiunque sperasse e si aggrappasse alla speranza in un mondo come quello?-
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sieve si avventurò per il corridoio guardinga, non aveva più estus, era scampata per miracolo a quei due cavalieri che gli lanciavano contro frecce grosse quanto una sua gamba ed era caduta in quel cornicione più per fortuna che perché ci avesse mirato, non poteva permettersi un altro scontro. Il camminatoio che aveva davanti sembrava pensato per umani, visto come erano bassi i soffitti e piccole le porte, ce n'erano due per lato, in fondo quasi al limitare del suo campo visivo, per altro mezzo coperto dall'elmo, si intravedevano delle scale. 

Se ne restò lì in piedi a spostare il peso da una gamba all'altra, lì sembrava relativamente tranquillo ma aveva imparato a non fidarsi nemmeno della sua stessa ombra, non dopo che quel baule l'aveva attaccata, masticata e rispedita al falò vicino al fabbro. Per l'ennesima volta.  

Era stata davvero vicina ad abbandonare tutto alla fortezza di Sen, ogni volta che le sue carni venivano dilaniate da spade di nemici che non sapeva perché la affrontavano, o che cadeva precipitando per attimi interminabili, si risvegliava li al falò, come se nulla fosse accaduto, alcuni avversari li aveva affrontati decine di volte, ma ad ogni sua dipartita quelli si rialzavano e se ne tornavano al loro posto. Che gioco crudele era?  

Eppure lei non aveva alcuna intenzione di diventare vuota, di starsene seduta a una parte ad aspettare un cambiamento come faceva quel ciccione vestito da cipolla o quell'altro smosciapalle al santuario. Pensare al santuario le fece venire una stretta allo stomaco, per quanto il suo essere un cadavere ambulante doveva aver designato uno scopo alquanto ristretto ai suoi organi interni, continuava a somatizzare in qualche bizzarra maniera. 

Cosa era successo al santuario? Se ne era andata alla città Infame perché non aveva molta scelta, aveva ucciso quella donna ragno, per poi scoprire che l'anello, quello con il quale si era svegliata, era il suo, aveva appreso la storia della sorella e si era resa conto che Quelaag non stava facendo altro che proteggere la sua famiglia. Provata, triste e piena di rammarico si era spinta avanti, senza più un briciolo di determinazione, aveva suonato la campana, non l'aveva nemmeno notata entrando, aveva passato così tanto tempo in quell' inferno velenoso che si era dimenticata perfino che la stava cercando. 

Il suono della campana le aveva dato una scossa, forse si poteva fare qualcosa, forse c'era un barlume che quell'incubo avesse fine. Le aveva ridato speranza. Ma nulla come rendersi conto qualche scalinata più avanti di essere di ritorno al santuario l'aveva resa felice, un luogo sicuro, abitato da... come definirli? Amici? Colleghi? Avventori? Bhe non l'attaccavano, le insegnavano quello che sapevano fare e soprattutto le parlavano, a lei andava più che bene.  

E invece ad accoglierla c'era altra desolazione, la guardiana del falò uccisa, Lautrec sparito. Che l'avesse ammazzata lui? Ma perché? Ad ogni modo la sua unica fonte di tranquillità il suo rifugio il suo santuario, ora aveva il falò spento e non c'era modo di riaccenderlo. 

Si diede una scossa, non poteva certo rimanersene ferma lì per sempre, doveva trovare un falò a cui riposarsi. Si arrischiò qualche passo, avvicinò la testa a una delle porte, cercando di sentire rumori, ma non sentiva nulla. A quanto ne sapeva potevano esserci dieci cavalieri d'argento, che tanto alcune se ne stavano immobili finché non gli andavi a pestare i piedi.  

Deglutì si tolse l'elmo, sistemò i capelli, si aggiustò lo scudo sulla carne macilenta del braccio e aprì la porta. 

-Tanto è chiusa - pensò tra se e se, tutte le porte che trovava erano chiuse di solito e doveva perlustrare ogni pericolante cornicione e ogni stanza per trovarne le chiavi. La sua esperienza in questo senso rese oltremodo autentica la sorpresa quando invece la porta, docile, si aprì con un rumore lieve, tirò su lo scudo sul viso e si affacciò la stanza aveva pezzi di mobilio vario un camino e, infondo, un falò. Vederlo la pervase di contentezza, avrebbe potuto riposare! Ma ancora di più fu contenta di riconoscere la figura che vi era seduta accanto, Solaire. 

Entrò contenta abbassando lo scudo "Solaire! Non mi aspettavo di trovarvi qui!" Lui alzò la testa producendo un rumore metallico "Oh ma guarda chi c'è! Non ti sei fatta sentire questi giorni, il tuo silenzio non era mica dovuto al fatto che non vuoi aiuto vero? Ogni qualvolta vedi la mia scintillante firma dorata, vorrei tu non evitassi a chiamarmi, mi hai fatto un'ottima impressione sai? Mi piacerebbe avere l'opportunità di assisterti!" 

Sieve si lasciò sfuggire un sorriso, se non fosse stata molto impegnata a portare tutta la sua umanita alla sorella di Quelaag magari ne avrebbe avuta un po' per andarsene in giro da umana e non da sacchetto di ossa, l'aiuto le avrebbe fatto davvero comodo in svariate situazioni... Con un brivido le rivenne in mente quando aveva evocato il fantasma di quel tale contro il gigante alla fortezza, Tarkas Ferronero, chissà chi era. 

"Grazie Solairevi assicuro che se potessi non esiterei a chiamarvi, è bello avere compagnia" si sedette accanto al falò e si sentì in pochi secondi rigenerata. Aveva un gran voglia di chiacchierare con qualcuno che non fosse se stessa, visto che Solaire non accennava si sforzò di trovare un argomento prima di rialzarsi ed andarsene a prendere pizze in faccia da qualunque cosa la aspettasse. 

"Allora, non avete niente da raccontare? Come mai vi siete spostato? Il Sole era tramontato da quel balconcino? 

Lui ridacchiò "Ma quante domande, ti piace proprio chiacchierare con me eh? Se non ti conoscessi bene direi che provi qualcosa per me! Oh hem" si mosse a disagio davanti a Sieve che era troppo basita per rispondere qualcosa. 

"Oh, nopovero me. Fai finta che non tu non abbia sentito niente. Hah Hah Hah." Girò la testa dall'altra parte e prese a sistemarsi le cinghie su un braccio.  

Sieve era ancora a bocca aperta da dietro l'elmo. Cos'era quello? Solaire sembrava genuinamente imbarazzato. Ci stava provando con lei? O magari era solo una battuta mal riuscita. Lei non riusciva a ricordarsi niente della sua vita prima di svegliarsi non morta in quella cella, ma aveva idea di come funzionasse, abbracciarsi nella notte, lontano da sguardi indiscreti... Non gli aveva dedicato un pensiero che fosse uno da quando aveva iniziato quel ripetersi senza senso di morte ma ora che l'argomento le era ritornato così improvvisamente in testa sentiva la mancanza di quel tipo di intimità. Guardò Solaire che stava ancora armeggiando con le cinghie. Doveva tornare umana e fare almeno un tentativo. 

"Va bene o vado a vedere che mi aspetta qui fuori, voi resterete qui? Ho la sensazione che mi serviranno i vostri servigi"  

Se lui le sorrise con l'elmo non si capì ma gli occhi, che si intravedevano dalla fessura dell'elmo sembravano luminosi "aiutarti è sulla mia lista priorità, se non ci diamo una mano tra non morti..." Ridacchiò di nuovo. 

"Bene, in ogni caso allora ci vedremo dopo, così magari mi illustrate che intendevate dire prima, visto che non ho sentito" azzardò lei mentre si girava e attraversava veloce la stanza. 

Magari non ci aveva capito niente, magari sarebbe morta e diventata vuota. O magari lo sarebbe diventato lui. Si sentiva confusa e non riusciva bene a capire che le fosse preso, stordita si incamminò per il corridoio. 

Fu una pessima idea. Era tutta presa a pensare quel mucchio di cazzate che quando il cavaliere d'argento le fu addosso lei ci mise un secondo di troppo a schivare, il colpo le arrivò dritto in faccia sbilanciandola quasi del tutto, si rimise in posizione e tentò di usare lo scudo per sbilanciare il suo avversario, ci riuscì ma fu poi troppo lenta a reagire e perse la sua finestra d'attacco, saltò indietro quel che bastava per bere un estus. 

-Andiamo prescelta nonmorta non vorrai mica riapparire al falò dopo due minuti?- 

Prese a girargli intorno per colpirlo alle spalle, in quello era molto più brava che nel resto, gli conficcò la spada nella parte bassa della schiena e quello crollò a terra come si rialzò lo finì. Tre colpi in totale, guardò orgogliosa la sua katana.  

L'aveva presa al mercante, dopo averlo ucciso. Una delle poche persone che in quel posto non l'attaccava. Ma non poteva continuare a morire in quella maniera becera contro il Demone Capra. L'avrebbe comprata se solo quell'idiota gliela avesse venduta, ma no non ne voleva sapere. Le era costata la vita del mercante certo, ma da quel momento aveva smesso di incassare colpi e basta e aveva iniziato a proseguire, finalmente.  

Aveva trapassato il Demone Capra i suoi cani del cazzo e pure quel gruppo di stupidi assassini incappucciati, quella era la sua arma. Poi aveva incontrato Andre e l'aveva anche potenziata. Ad ora era la sua unica vera alleata, la riparava con cura ogni volta che tornava ad un falò e ad ora, nessun nemico era stato troppo per lei. Al massimo era Sieve che si prendeva colpi come una scema. 

Aveva capito una cosa molto importante ad un certo punto dei suoi vagabondaggi in quel mondo su cui non aveva informazioni: se moriva, la colpa era solo la sua. E se non voleva impazzire e perdere quel briciolo di vita, di umanità, che le rimaneva doveva morire molto meno. 

Precisamente l'aveva capito alla fortezza di Sen. Prima di allora, nel Borgo, nella Città Infame dava la colpa al mondo ed era arrivata così pericolosamente vicina al lasciar perdere che solo ripensarci le faceva venire la nausea. Alla fortezza non erano i nemici il problema, erano le trappole, i macigni che le tiravano contro, le asce, l'altezza, la disattenzione, le frecce. Dopo un po' di botte, troppe morti per poterle contare e innumerevoli bestemmie, aveva realizzato. Qualunque fosse il mondo in cui era finita, la morte qui non era spaventosa, la morte era il suo nemico, l'aveva presa divorata e risputata, coloro che lei doveva affrontare non erano morti, erano semplicemente stanchi, l'avevano fatta vincere, e lei non era una disposta a perdere le sfide. Lei non sarebbe diventata vuota, non sarebbe diventata uno degli ennesimi nemici del prossimo tizio nella sua situazione. 

Ma la frustrazione era tanta, e lei non avrebbe corso ulteriori rischi di ritrovarsi così vicina al baratro. Aveva imparato l'importanza del mantenere l'equilibrio in situazioni di pericolo, cadendo e rompendosi le ossa. Non potevano ucciderla. Era immortale. Magari una maledizione, magari una fortuna, magari era davvero la prescelta, ma era immortale. 

Si aggrappò forte al manico della katana, e proseguì lungo il corridoio, quella spada era la sua amante, la sua confidente e un memento, impazzita gliela avrebbero portata via. Se la avvicinò al volto "nessuno ci separerà tesoro" le disse con voce morbida. 

Ormai era un po' che ci parlava, le aveva perfino dato il nome Yulia, sicuramente il mercante avrebbe apprezzato il gesto. Tanto infondo chi c'era li che potesse pensare che era pazza? Non era forse pazzo chiunque sperasse e si aggrappasse alla speranza in un mondo come quello? 

Entrò in una nuova stanza e affrontò il cavaliere che c'era dentro con rinnovata determinazione, gli estrasse la spada da corpo inveendogli contro "non puoi uccidermi cazzone di metallo" le venne perfino da ridere. Dopotutto non poteva fare entrambe le cose, restare determinata e al contempo sana di mente  

"Solo io e te Yulia, e magari Solaire se non mi fa di nuovo sentire come una ragazzina idiota"  

Proseguì nelle altre stanze, erano bastati un paio di combattimenti a farle riprendere la lucidità, correre su quei cornicioni con quegli stronzi che le tiravano addosso quelle frecce mastodontiche doveva averla rincoglionita, c'era morta troppe volte probabilmente. 

"Tranquilla Yulia, non lo farò succedere più, starò più attenta, forza Sieve. Focus."  

Sieve non era manco il suo nome, se l'era costruito con sillabe di quello che mormoravano gli altri non morti nella prigione dove si era svegliata. Siii...ehhh...veeen. Magari poteva cambiarlo e riferirsi a se stessa come Prescelta, poteva farle bene all'umore 

Si guardò intorno e notò una finestra che dava su un altro corridoio, o una stanza ma completamente al buio, sogghignò tra sé e sé "sembra proprio che ci sia qualcosa nascosto nella stanza!" Rientrò e si mise ad esaminare le pareti, finché non ne trovò una che ad un colpo di Yulia si mosse, rivelando una stanzetta con dei bauli, li colpì tutti per non fare la fine ingloriosa dell'ultima volta, quella fu un'idea talmente buona da compensare quella idiota di prima di andarsene in giro pensando alle notti in compagnia. Si permise perfino di esultare mentre il cadavere del baule linguacciuto cadeva 

"Non mi fregate due volte, pezzi di merda!" Gli urlò rabbiosa mentre controllava gli altri due, contenevano un'armatura gigantesca e pesantissima e un'arma altrettanto grossa e pesante, chissà magari quando avrebbe avuto abbastanza anime da fortificarsi avrebbe anche potuto usare l'armatura. Ma di certo non avrebbe rimpiazzato Yulia. 

Uscì dalla stanzetta e guardò torva le scale  

"Vediamo che altro avete in programma per me bastardi"  

Ridacchiando iniziò a salire i gradini. 

   
 
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